gianleo67
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martedì 9 gennaio 2024
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animali selvatici...e dove trovarli
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Abbandonato il lavoro in Germania dopo aver picchiato un suo superiore, Matthias ritorna nel piccolo villaggio transilvano da cui proviene per ritrovare una situazione gravida di latenti conflitti etnici e sociali pronti ad esplodere. Continua l'analisi delle contraddizioni e della frammentazione culturale della società rumena da parte di uno dei suoi autori maggiormente rappresentativi, qui alle prese con la rielaborazione in chiave simbolica e romanzata, di un recente fatto di cronaca xenofoba e delle sottostanti recriminazioni economiche. Il tema dello straniero in terra straniera è il nucleo centrale attorno a cui si sviluppa la rete di relazioni di un microcosmo da presepio vivente che proprio sotto Natale decide di dare una pessima rappresentazione di sé, sottolineando le molteplici stratificazioni di una polarizzazione ideologica (il conflitto tra la maggioranza rumena e la minoranza ungherese) che non tarda a svilupparsi sui diversi piani del comportamento sociale e degli equilibri di potere; coinvolgendo blandizie religiose, recriminazioni classiste, sperequazioni economiche, dominio patriarcale, strumentalizzazione della paura e chi più ne ha più ne metta fino ad un finale dove la minaccia alla biodiversità intesa come attentato ecologico alla libera convivenza delle sue diversificate componenti finisce per rivoltarsi contro il vero, unico, molesto usurpatore di regioni selvagge mai realmente addomesticate dalla tracotanza umana.
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Abbandonato il lavoro in Germania dopo aver picchiato un suo superiore, Matthias ritorna nel piccolo villaggio transilvano da cui proviene per ritrovare una situazione gravida di latenti conflitti etnici e sociali pronti ad esplodere. Continua l'analisi delle contraddizioni e della frammentazione culturale della società rumena da parte di uno dei suoi autori maggiormente rappresentativi, qui alle prese con la rielaborazione in chiave simbolica e romanzata, di un recente fatto di cronaca xenofoba e delle sottostanti recriminazioni economiche. Il tema dello straniero in terra straniera è il nucleo centrale attorno a cui si sviluppa la rete di relazioni di un microcosmo da presepio vivente che proprio sotto Natale decide di dare una pessima rappresentazione di sé, sottolineando le molteplici stratificazioni di una polarizzazione ideologica (il conflitto tra la maggioranza rumena e la minoranza ungherese) che non tarda a svilupparsi sui diversi piani del comportamento sociale e degli equilibri di potere; coinvolgendo blandizie religiose, recriminazioni classiste, sperequazioni economiche, dominio patriarcale, strumentalizzazione della paura e chi più ne ha più ne metta fino ad un finale dove la minaccia alla biodiversità intesa come attentato ecologico alla libera convivenza delle sue diversificate componenti finisce per rivoltarsi contro il vero, unico, molesto usurpatore di regioni selvagge mai realmente addomesticate dalla tracotanza umana. Se è vero che il realismo allegorico dell'autore rumeno si sforza sempre di trovare un punto di equilibrio tra ragioni contrapposte da cui viene naturalmente bandita qualsiasi censura etica, è anche vero che nessuna di esse finisce per avere una piena giustificazione come perturbatrice del patto sociale, della pacifica conivenza di una comunità che si ritrova nei riti collettivi di un centro culturale che diventa presto la sede d'elezione per un confronto democratico in cui darsele di santa ragione, in una delle scene centrali della narrazione, e dove persino il lutto finisce per cessare di essere un elemento di aggregazione e solidarietà umana. Come il protagonista del film, un energumeno fedifrago che vorrebbe educare il figlio alla strenua sopravvivenza contro la minaccia dell'altro, sia esso uomo o bestia, rischiamo di ritrovarci a rigirare fra le mani l'immagine digitale di una scansione cerebrale (la R.M.N. del titolo originale) senza capirci un'acca, quando ad una visione più attenta e ponderata salterebbero subito agli occhi le magagne che si celano sotto la sua superficie, alla stregua di quelle che peraltro minacciano l'integrità di una comunità dove ricchi e poveri, rumeni e ungheresi, autoctoni e stranieri, preti e sindaci finiscono per avanzare ciascuno il proprio diritto alla sicurezza economica ed all'autodeterminazione politica. Una terra silvestre piantata al centro dell'Europa ma comunque distante da essa, da sempre landa di scorrerie di popoli invasori, che ha preservato intatta la sua vocazione alla convivenza con la natura e la sua incrollabile fede nella cristianità, ormai orfana di una artificiosa unificazione autocratica è soggetta alla forze disgregatrici di una economia globale che impoverisce e divide, umilia e amareggia, emargina e allontana, in un gioco al massacro che scarica sui più deboli i giochi di potere che si svolgono in un altrove remoto e civilissimo che si cela alla vista. In concorso per la Palma d'oro al Festival di Cannes 2022 (vinta dall'altrettanto politico Triangle of Sadness dello svedese Ruben Ostlund) e miglior film al Festival del cinema europeo Palic 2022.
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maria teresa
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giovedì 10 agosto 2023
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analisi di una società che si autodistrugge
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Il film mi ha davvero colpita il regista riesce con le persone, le immagini le parole a descrivere, in uno spaccato di quotidianità, il dramma della dissoluzione sociale, in Romania, ma che si ripete puntualmente e allo stesso modo, in ogni angolo del mondo è in modo particolare qui in Italia. Le persone ormai sono ossessionate dal diverso, dallo straniero e si conduce una vita di ripiegamento su stessi, combattendo con armi subdole tutto ciò che non corrisponde agli schemi e agli stereotipi che offuscano la mente e impediscono di ragionare! Addirittura la paura del diverso, dell' altro paralizza, toglie la parola, l'incomunicabilita' impedisce le relazioni, toglie il respiro, è il cervello si ammala.
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Il film mi ha davvero colpita il regista riesce con le persone, le immagini le parole a descrivere, in uno spaccato di quotidianità, il dramma della dissoluzione sociale, in Romania, ma che si ripete puntualmente e allo stesso modo, in ogni angolo del mondo è in modo particolare qui in Italia. Le persone ormai sono ossessionate dal diverso, dallo straniero e si conduce una vita di ripiegamento su stessi, combattendo con armi subdole tutto ciò che non corrisponde agli schemi e agli stereotipi che offuscano la mente e impediscono di ragionare! Addirittura la paura del diverso, dell' altro paralizza, toglie la parola, l'incomunicabilita' impedisce le relazioni, toglie il respiro, è il cervello si ammala. Il bambino, sua mamma, papà Otto sono annichiliti: sono gli unici che si rendono conto che gli umani non esistono più: lo spavento è enorme:Rudi non parla più, papà Otto si arrende, non riconosce più i suoi simili, prevalgono gli istinti più bassi a cui lui non era abituato. Molto bravo il regista, è un film da divulgare anche nelle scuole
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martedì 18 luglio 2023
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e il finale?!?
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Commento perfetto e condivisibile…ma il finale mi è risultato incomprensibile è spiazzante
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aizram
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lunedì 17 luglio 2023
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delusione
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Sono andata a vedere l’ultimo film di Mungiu perché avevo visto e molto apprezzato i suoi lavori precedenti e per le critiche positive lette su questo. Ma sono rimasta un po’ delusa.
Il film si apre con la bellissima scena di un bambino che cammina lieto nel bosco, affondando i piedi nelle foglie secche, e che all’improvviso sgrana gli occhi fissando qualcosa che lo spaventa e fugge via in direzione opposta. Da qui, lo spettatore è portato a immaginare che il film proseguirà in maniera altrettanto interessante e invece il plot successivo non ha alcuna presa.
Il protagonista maschile è un uomo rude, che torna a casa dal lavoro in Germania con l’idea di dare una dritta ben diversa all’educazione che la moglie sta impartendo al loro figlio.
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Sono andata a vedere l’ultimo film di Mungiu perché avevo visto e molto apprezzato i suoi lavori precedenti e per le critiche positive lette su questo. Ma sono rimasta un po’ delusa.
Il film si apre con la bellissima scena di un bambino che cammina lieto nel bosco, affondando i piedi nelle foglie secche, e che all’improvviso sgrana gli occhi fissando qualcosa che lo spaventa e fugge via in direzione opposta. Da qui, lo spettatore è portato a immaginare che il film proseguirà in maniera altrettanto interessante e invece il plot successivo non ha alcuna presa.
Il protagonista maschile è un uomo rude, che torna a casa dal lavoro in Germania con l’idea di dare una dritta ben diversa all’educazione che la moglie sta impartendo al loro figlio. Bisogna insegnargli a cacciare e magari anche a vedere come si maltratta una moglie, visto che tanto c’è un’amante ben disposta che aspetta in un’altra casa. Quest’ultima, che è la protagonista femminile, è una donna-manager di azienda, a cui interessa acquisire fondi europei e che dietro la maschera di una fine suonatrice di violoncello, cela una personalità a dir poco disinibita. Le interessa che la comunità accolga i 3 lavoratori cingalesi, solo perché sono funzionali al raggiungimento dei parametri necessari a ricevere i fondi per l’azienda.
Questi 3 lavoratori stranieri fanno esplodere una mal sopita intolleranza generale per il “diverso”, anche se si tratta di 3 persone che non provocano nessun tipo di effettiva problematica sociale. La reazione, quindi, alla loro presenza in città è veramente esagerata, con iniziative addirittura alla Ku Klux Klan.
Chiaro che il messaggio del film è chiaro, e cioè che i veri animali selvatici non sono le creature del bosco, ma sono gli esseri umani, che manifestano più istinto che raziocinio e più egoismo che solidarietà. Ma questo messaggio è portato da un film privo di trama, con un andirivieni di vicende affastellate, di scene surreali e personaggi poco attraenti (detto non in senso estetico).
Il film si chiude poi su un finale del tutto incomprensibile, così come mai si chiarisce cosa abbia visto di terrifico il bambino nel bosco, tanto da togliergli la parola (il presagio del suicidio del nonno, trovato pochi giorni dopo appeso ad un albero proprio in quel punto del bosco? E quindi il presagio di un futuro privo di bellezza e luce, come sono prive di bellezza e luce tutte le inquadrature del film? Bho).
Non mi spiego le critiche superpositive per questo film, così lontano dalle intense opere precedenti dello stesso autore.
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