Un divano a Tunisi

Portare Freud in trasferta araba

Da Parigi torna nel suo luogo natale, Tunisi, con un'idea intesta. La trentacinquenne Selma vorrebbe aprirvi un suo studio da psicanalista. Non mancano le ostilità né gli equivoci; nondimeno, l'attività poco a poco si avvia. Ma un poliziotto troppo zelante minaccia Selma di denunciarla perché sprovvista di autorizzazione ad esercitare. O forse le sta addosso perché da lei affascinato. E' curioso e divertente lo spunto di "Un divano a Tunisi", esordio della franco-tunisina Manele Labidi. Ed è frizzante la galleria di personaggi che si alternano sul divano della protagonista (una disinvolta Golshifteh Farahani): la parrucchiera procace e impicciona, l'imam dalla fede vacillante lasciato dalla moglie, un tipo dall'incerta sessualità perseguitato in sogno da dittatori arabi, e così via. [...]

di Claudio Fraccari, articolo completo (2160 caratteri spazi inclusi) su La Voce di Mantova 10 ottobre 2020