dinoroar
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giovedì 10 gennaio 2019
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un capolavoro mancato
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Mi viene in mente JFK ... ma siamo lontani. Fatto salvo la bella prova degli attori, il film non si decide mai se film restare o saltare nel docu-film. Troppi avanti ed indietro nel tempo con inserti di guerra (vera o finta) che però hanno il merito di infrangere il leggero torpore che a tratti prende lo spettatore. Lacunosi alcuni passaggi ormai (quasi) storicizzati, soprattutto nella parte che riguarda l'inizio della carriera del protagonosta. Si passa da semi-analfabeta ubriacone ad avere un ufficio nella sede del Governo in tre balletti per poi invece indugiare fino all'ossessione su i tratti loschi di questo personaggio che ha, alla fin fine, un ha grande merito: aver fatto quello che il Popolo americano gli chiedeva esplicitamente e tra le righe.
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Mi viene in mente JFK ... ma siamo lontani. Fatto salvo la bella prova degli attori, il film non si decide mai se film restare o saltare nel docu-film. Troppi avanti ed indietro nel tempo con inserti di guerra (vera o finta) che però hanno il merito di infrangere il leggero torpore che a tratti prende lo spettatore. Lacunosi alcuni passaggi ormai (quasi) storicizzati, soprattutto nella parte che riguarda l'inizio della carriera del protagonosta. Si passa da semi-analfabeta ubriacone ad avere un ufficio nella sede del Governo in tre balletti per poi invece indugiare fino all'ossessione su i tratti loschi di questo personaggio che ha, alla fin fine, un ha grande merito: aver fatto quello che il Popolo americano gli chiedeva esplicitamente e tra le righe. Il benessere e la sicurezza ad ogni costo. Ed ogni costo è stato pagato. Da vedere ma non lascia il segno in quanto parla di fatti troppo recenti e conosciuti. Fra qualche anno forse, saranno rese note molte più informazioni secretate, ed allora si che si potrà scrivere, vedere, qualcosa di veramente interessante.
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doctorcinema
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giovedì 10 gennaio 2019
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una grande occasione sprecata
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"Vice" si propone di raccontare la storia (verosimile, come si premura di specificare il regista durante i titoli di testa) di Dick Cheney, importantissima figura della politica americana che ha saputo rimanere per decenni sulla cresta dell'onda, seppur costantemente dietro le quinte.
Viene narrata, anche attraverso iniziali flashback, la storia di un uomo che seppe dare una svolta alla propria vita quando da giovane, in preda ai tormenti dell'alcolismo e di comportamenti da sbandato, rischiò di perdere tutto: lavoro, moglie, famiglia.
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"Vice" si propone di raccontare la storia (verosimile, come si premura di specificare il regista durante i titoli di testa) di Dick Cheney, importantissima figura della politica americana che ha saputo rimanere per decenni sulla cresta dell'onda, seppur costantemente dietro le quinte.
Viene narrata, anche attraverso iniziali flashback, la storia di un uomo che seppe dare una svolta alla propria vita quando da giovane, in preda ai tormenti dell'alcolismo e di comportamenti da sbandato, rischiò di perdere tutto: lavoro, moglie, famiglia.
L'incontro decisivo è quello con Donald Rumsfeld, altro importante uomo della politica repubblicana americana. Sarà proprio Rumsfeld a introdurre Cheney negli ambienti che contano, permettendogli di scalare la vetta della politica e facendolo arrivare fino ai piani più alti di quest'ultima. Cheney, infatti, diventerà dapprima Capo di gabinetto della Casa Bianca sotto la presidenza Ford, poi un membro della Camera in modo costante per quasi 10 anni e infine, dagli anni '90 in poi, riuscirà a ritagliarsi ruoli importanti sia durante la presidenza di Bush Senior (diventando Segretario della Difesa), sia durante quella di Bush figlio (assumendo la carica di vicepresidente).
Sarà proprio durante la presidenza di George W. Bush che Cheney assumerà un ruolo centrale nella gestione degli Stati Uniti in tanti aspetti fondamentali: economia, politica, relazioni internazionali. Questo lo mise nella posizione di "controllare il mondo" senza però mai dare visibilità di se stesso e rimanendo sempre nell'ombra.
Per quanto riguarda il film in sè, devo essere sincero nel dire che mi sarei aspettato qualcosa di più dalla pellicola di Adam McKay. Il regista è qui anche sceneggiatore del film e tutto ciò mi aveva già preparato ad aspettarmi un determinato tipo di pellicola, sulla scorta di ciò che avevo già visto con "La grande scommessa".
La narrazione di "Vice", infatti, è molto rapida, a tratti frenetica, si avvale anche della rottura della quarta parete e di una voce fuori campo che in determinati momenti descrive ciò che sta accadendo o ciò che si è appena visto.
I personaggi ci vengono presentati senza grandi fronzoli, partendo dallo stesso Cheney, passando per la moglie Lynne e arrivando poi a Rumsfeld e George W. Bush.
Voglio innanzitutto analizzare i punti positivi di questo che non reputo una brutta pellicola, tutt'altro, ma neanche quel gran film che in molti stanno descrivendo in questi primi giorni di proiezione.
Tra gli aspetti positivi abbiamo innanzitutto una bravissima Amy Adams. La Adams continua a confermarsi su altissimi livelli da ormai diversi anni a questa parte. L'avevo adorata in "Arrival", l'ho apprezzata ancora prima in "Big eyes" e poi anche in "Animali notturni" (per rimanere ai suoi film più recenti). Anche in "Vice" dimostra nuovamente la sua bravura e il fatto di essere una delle migliori attrici della sua generazione. A mio modesto parere, facendo le dovute proporzioni tra i personaggi, è anche superiore a Bale e al suo Cheney.
Un altro aspetto che mi ha convinto è il montaggio. Come anche ne "La grande scommessa", McKay si avvale della collaborazione con Hank Corwin e la scelta si rivela secondo me azzeccata. Il film scorre veloce, non annoia, grazie anche ad alcuni pregi della sceneggiatura (soprattutto i dialoghi, che sono ben costruiti, a tratti frizzanti e anche divertenti).
Ho anche apprezzato alcune scelte registiche (a metà film ce n'è una clamorosa che mi ha fatto sobbalzare sulla poltrona, in sala), così come anche l'utilizzo di alcune immagini dal sapore metaforico che hanno evitato così inutili e noiosi spiegoni.
Un altro punto forte è la colonna sonora, volutamente sopra le righe e in grado di accompagnare in modo potente le scene narrate.
Passiamo ora ai punti negativi.
Iniziamo con quello che ho trovato più eclatante e che probabilmente risalterà maggiormente in questa recensione, dato che non l'ho citato tra gli aspetti positivi: Christian Bale.
Non voglio essere frainteso, personalmente reputo Bale uno dei migliori attori al mondo in questo momento, lo adoro in ogni suo film e sono convinto che riesca sempre a dimostrare la propria bravura. In parte riesce a farlo anche qui in "Vice", ma è proprio questa sensazione di incompletezza che mi ha lasciato perplesso. E' innegabile come sia stato bravo nel portare avanti una trasformazione fisica eccezionale (e non è la prima volta) e con un buon lavoro di make up la somiglianza con Cheney è risultata molto buona. Solo che io, da uno come Bale, mi sarei aspettato molto di più. Non credo sia stato in grado di calarsi totalmente nei panni di Cheney, a tratti ho avuto quasi la sensazione che si stesse lasciando andare ad una versione quasi caricaturale del politico americano. Più il film andava avanti e più sentivo che il suo Cheney non stava convincendomi, non riuscivo a trovarlo realistico (e approfondirò il discorso parlando della sceneggiatura). A tratti, come ha detto qualcuno, mi sembrava di vedere semplicemente un Christian Bale ingrassato, imbolsito, non il personaggio di Dick Cheney. Il problema importante è che, in un film biografico, la sensazione di "non vedere" il personaggio mostrato per me è un difetto non irrilevante. Quindi, con grande dispiacere, devo purtroppo far rientrare Bale tra gli aspetti meno convincenti della pellicola.
Tra gli aspetti negativi, probabilmente devo citare paradossalmente la stessa sceneggiatura che avevo in parte preso in esame tra gli aspetti positivi.
Mi spiego.
I dialoghi sono ben costruiti, la narrazione è scorrevole e non noiosa, ma ci sono alcuni aspetti che poco mi hanno convinto. Innanzitutto, l'utilizzo di una voce fuori campo. Non ho mai amato questo espediente narrativo e credo che in un film che vuole raccontare una storia reale (o comunque realistica) la voce fuori campo debba essere utilizzata con molta cautela e in maniera tale da non rompere quell'incanto di cui ho già parlato: se da spettatore inizio a capire che davanti a me ho degli attori che stanno semplicemente interpretando alcune parti di un film, la situazione è destinata a degenerare. Anche l'utilizzo della rottura della quarta parete rientra in questo stesso discorso e per lo stesso identico motivo. Nel complesso, credo che espedienti come questi siano molto più funzionali per altri tipologie di film: gli action, le commedie brillanti per esempio. E comunque, devono essere utilizzati sempre in modo accurato, contestualizzandoli adeguatamente. Ciò, secondo me, non avviene in questa pellicola.
Un altro punto debole del film è rappresentato dagli altri co-protagonisti: mi aspettavo una conferma da parte di Sam Rockwell e di Steve Carell, ma purtroppo non l'ho trovata da nessuno dei due. Per Carell attendo, nel momento in cui sto scrivendo, il film "Benvenuti a Marwen", che potrebbe essere quello in grado di garantirgli una decisiva svolta nella carriera. Entrambi, purtroppo, mi hanno dato la sensazione di aver calcato troppo la mano sulla costruzione dei propri personaggi, portando ad un risultato molto caricaturale e inverosimile (che poi è il problema principale che ho riscontrato in tutto il film).
Un ultimo, e forse più importante, aspetto negativo di cui voglio parlare è la totale assenza della libertà di interpretazione di ciò che sta accadendo e di ciò che viene narrato. Sono il primo a dire che un film biografico non debba essere un documentario (tanto che ho risposto in tal modo a chi ha mosso critiche, secondo me ingiuste, al film "Bohemian Rhapsody"), quindi che ci siano degli aspetti romanzati o che si preferisca tenere una specifica linea di pensiero ritengo sia una cosa corretta. Ma in "Vice" sembra quasi di assistere ad un lungo, enorme spot anti-repubblicano facendo passare Cheney per qualcuno di molto vicino a Satana. Non voglio rivelare nulla su ciò che viene narrato, anche se siamo davanti a fatti storici e quindi esenti dal rischio spoiler, ma quello che ho visto è una descrizione a senso unico del personaggio di Cheney e di tutto ciò che ha orbitato attorno a lui durante la sua vita (soprattutto politica).
Anche il finale e i titoli di coda, da questo punto di vista, mi hanno lasciato perplesso. Io sono un grandissimo amante dei film biografici e tendenzialmente riesco a cogliere aspetti positivi anche lì dove quelli negativi predominano. Però con "Vice" mi sono trovato in netta difficoltà, perchè alla fine della proiezione ho avuto la percezione di aver assistito ad una commedia nera, ad un action satirico, ma non ad un film biografico.
Probabilmente è anche questo che ha sminuito, in larga parte, la prova di Bale. Il suo personaggio lo si poteva e doveva costruire in maniera nettamente migliore. Tutto il film poteva essere concepito in modo diverso e con ogni probabilità ne avrebbe giovato la storia (molto interessante), Christian Bale (che mi è quasi sembrato come una splendida aquila, costretta però a volare dentro una piccola gabbia) e soprattutto ne avrebbe giovato lo spettatore.
Nel complesso, quindi, "Vice" appare ai miei occhi sì come un buon film, ma principalmente come una grandissima occasione persa e che poteva essere sfruttata in modo migliore.
p.s. Non sono solito fare paragoni tra film o tra prove attoriali, ma per poter rendere meglio la mia idea voglio citare un film e una prova attoriale dell'anno scorso: "L'ora più buia" e Gary Oldman. Ribadisco che, ovviamente, "Vice" è un film totalmente diverso (perlomeno per come è stato concepito), ma a mio parere avrebbe potuto rendere molto di più se fosse stato scritto e diretto con uno stile più simile a quello del film di Joe Wright. In questo modo, forse anche lo stesso Bale avrebbe avuto a disposizione uno script più adeguato alle sue capacità attoriali e avrebbe potuto costruire una prova recitativa diversa, più incisiva e convincente. Se l'anno scorso guardando Gary Oldman io avevo la netta sensazione di aver davanti il vero Churchill, quest'anno invece questa percezione non l'ho avuta. E non dico che i film debbano essere copia e incolla l'uno dell'altro, ma mi dispiace che non sia accaduto perchè penso che Christian Bale avrebbe avuto (e abbia) tutte le possibilità per sfornare una prova analoga a quella data da Oldman con il suo Churchill. Se non addirittura superiore.
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inesperto
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mercoledì 9 gennaio 2019
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il potere della quiete
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La prestigiosa e sanguinaria carriera politica di un uomo tranquillo: Dick Cheney. Raccontato ottimamente, il film narra della vita privata e pubblica del vice presidente più potente della storia degli Stati Uniti d'America. A tratti la sceneggiatura sembra ispirarsi alla serie tv House of Cards, cosa apprezzabile consideratane la qualità. Geniale il falso finale rappresentante quella che sembrava la fine politica di quest'uomo; il quale, invece, ritorna prepotentemente alla ribalta dapprima con la vittoria farsesca delle elezioni presidenziali da parte di George W. Bush ed in seguito con l'attacco terroristico alle torri gemelle dell'11 settembre 2001. Eccellenti le interpretazioni della splendida Amy Adams e del simpatico Steve Carell.
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La prestigiosa e sanguinaria carriera politica di un uomo tranquillo: Dick Cheney. Raccontato ottimamente, il film narra della vita privata e pubblica del vice presidente più potente della storia degli Stati Uniti d'America. A tratti la sceneggiatura sembra ispirarsi alla serie tv House of Cards, cosa apprezzabile consideratane la qualità. Geniale il falso finale rappresentante quella che sembrava la fine politica di quest'uomo; il quale, invece, ritorna prepotentemente alla ribalta dapprima con la vittoria farsesca delle elezioni presidenziali da parte di George W. Bush ed in seguito con l'attacco terroristico alle torri gemelle dell'11 settembre 2001. Eccellenti le interpretazioni della splendida Amy Adams e del simpatico Steve Carell. Fenomenale quella di Christian Bale.
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mercoledì 9 gennaio 2019
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film entusiasmante
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Il film, girato da McKay in maniera non standard, è un assoluto capolavoro, brillante, arguto e magnifico nel rappresentare tale vicenda storica. Amy Adams e Christian Bale primeggiano su tutti con un'eccezionale prova di recitazione.
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emanuele 1968
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martedì 8 gennaio 2019
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vi piace la politica?
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Se vi piace e seguite la politica credo che questa pellicola possa piacervi, contrari oppure favorevoli penso che sia un buon prodotto; certo che 9 euro in multisala e un po caro.
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enrico speranti
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lunedì 7 gennaio 2019
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negare l'evidenza?
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Beh, mi pare evidente che è un film di parte.
Persino i documentari, di fatto, sono di parte.
E quindi?
Non è un dibattico pubblico dove si propone il punto di vista delle parti in causa, è una opinione, raccontata come storia, in modo accattivante e non banale.
Recitata ancora meglio, che tiene incollati alla poltroncina.
Che fa riflettere, che puo dare fastidio, che però non si nasconde dietro obiettività di maniera.
Un gran bell'affresco del decadente impero americano visto da dentro.
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samanta
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lunedì 7 gennaio 2019
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la storia che fa comodo
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Il problema di questo film è duplice: è un film noioso e storicamente scorretto.
Vediamo il primo giudizio è un film prolisso, noioso, che l'uso continuo di flash back e di flash forward fa sì che l'azione sia in continuazione spezzettata, intervallata da locandine in cui vengono scritte alcune vicende del racconto, che appare così frammentario. La regia e la sceneggiatura sono di Adam McKay un cinquantenne che ha un modesto curriculum cinematografico e ha lavorato di più come produttore. L'interpretazione fatta Chistian Bale del vicepresidente Cheney (l'attore ha ricevuto il Golden Globe anche se il film non ha avuto gran successo negli altri premi) mi ha lasciato perplesso , lo ha reso un personaggio di poche parole.
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Il problema di questo film è duplice: è un film noioso e storicamente scorretto.
Vediamo il primo giudizio è un film prolisso, noioso, che l'uso continuo di flash back e di flash forward fa sì che l'azione sia in continuazione spezzettata, intervallata da locandine in cui vengono scritte alcune vicende del racconto, che appare così frammentario. La regia e la sceneggiatura sono di Adam McKay un cinquantenne che ha un modesto curriculum cinematografico e ha lavorato di più come produttore. L'interpretazione fatta Chistian Bale del vicepresidente Cheney (l'attore ha ricevuto il Golden Globe anche se il film non ha avuto gran successo negli altri premi) mi ha lasciato perplesso , lo ha reso un personaggio di poche parole. di poca espressività e non quella persona sanguigna e autoritataria che era veramente, sicuramente migliore l'interpretazione della moglie fatta da Amy Adams. Complessivamente il film è lento, la trama non è ricca di avvenimenti o meglio questi si accavallano confusamente, risulta quindi poco avvincente. Faccio riferimento a due film sulle vicende irakene: Giochi di potere del 2108 sulla più grande tangente della storia (oltre 20 miliardi di $) in cui fu anche coinvolto l'ONU che è ben più interessante di questo e soprattutto Fair Game (con Sean Penn e Naomi Watts) del 2010 che racconta una vicenda affrontata di striscio in questo film: la storia di un'agente CIA sottocopertura che aiutata dal marito diplomatico rivela che Saddam non aveva affatto armi di distruzione di massa nel caso materiale radioattivo e che per vendetta del capo di gabinetto di Cheney con l'assenso di questi, rivelò per vendetta che era un agente segreto, un caso di alto tradimento che causò il defenestramento del capo di gabinetto.
E' un film scorretto perché non racconta bene la storia, ma la vede da parte dei democratici, affermare che i repubblicani controllino i media è una barzelletta. La realtà è che l'America è controllata da due forze simili (conservatori e liberal) profondamente corrotte ed entrambe convinte che la guerra sia la soluzione ai problemi interni. Nel film si fà un accenno ad Hilary Clinton che era favorevole all'intervento in Irak di Bush, ma dimentica che la stessa con l'assenso di Obama ha scatenato una serie di guerre (in Libia, Siria ad esempio) che hanno causato centinaia di migliaia di morti. Imputare a Cheney la creazione dell'Isis è un falso, il califfato fu proclamato nel giugno del 2014 e l'Isis si formò nel periodo 2007-20013 in piena presidenza di Obama. Cheney e il suo entourage (Rumsfeld, Wolfowitz) erano convinti che la guerra all'Irak avrebbe comportato grandi vantaggi economici sia per il petrolio che per la ricostruzione, il che non avvenne, anzi per l'eterogenesi dei fini andarono al potere gli sciiti che si saldarono con queli dell'Iran e e della Siria di Assad. Il film ha avuto al momento uno mediocre successo di critica.
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maurizio.meres
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lunedì 7 gennaio 2019
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ritratto di un'amministrazione disastrosa
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Il bravissimo regista Adam Mackay inquadra perfettamente uno dei periodi più brutti della storia degli Stati Uniti d'America,sotto la presidenza dell'incapace Bush un uomo venuto dal nulla ma con fortissima ambizione di arrivare al potere,sostenuto da una moglie intraprendente è sempre pronta al suo fianco nel sopperire le sue incertezze il vice presidente Dick Cheney manovrò a suo piacimento ma soprattutto nei suoi interessi l'eccidio del popolo Iracheno e dei soldati Americani deceduti.
Il ritratto diventa secondo il mio punto di vista poco gradevole anche nei confronti del popolo Americano in quanto lo stesso Cheney con un affermazione storicamente vera affermò che avrebbe agito secondo il desiderio del popolo nel film il regista molto abile sottolinea come invece furono camuffati i vare sondaggi.
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Il bravissimo regista Adam Mackay inquadra perfettamente uno dei periodi più brutti della storia degli Stati Uniti d'America,sotto la presidenza dell'incapace Bush un uomo venuto dal nulla ma con fortissima ambizione di arrivare al potere,sostenuto da una moglie intraprendente è sempre pronta al suo fianco nel sopperire le sue incertezze il vice presidente Dick Cheney manovrò a suo piacimento ma soprattutto nei suoi interessi l'eccidio del popolo Iracheno e dei soldati Americani deceduti.
Il ritratto diventa secondo il mio punto di vista poco gradevole anche nei confronti del popolo Americano in quanto lo stesso Cheney con un affermazione storicamente vera affermò che avrebbe agito secondo il desiderio del popolo nel film il regista molto abile sottolinea come invece furono camuffati i vare sondaggi.
Il film tecnicamente è perfetto il montaggio direi eccezionale con sovrapposizioni temporali che danno un perfetto ritratto ai vari personaggi,con un pizzico di grottesco per rendere il film gradevole e ridicolizzare tutta l'amministrazione Bush,la voce fuori campo diventa essenziale nella sceneggiatura facilitando lo spettatore nel ricordare gli eventi.
Un riconoscimento speciale va all'eccezionale Christian Bale,adattabilità,espressività ne fanno un attore completo,grande padronanza nel muoversi adattandosi al personaggio con una magistrale conoscenza di ciò che interpreta,bravissima direi alla pari come interpretazione Amy Adams interpreta la classica donna Americana moglie di un politico che diventa la vera mattatrice della politica del coniuge,spingendolo ovunque nel conquistare soldi e potere facendo diventare queste famiglie inumane.
Assolutamente da vedere
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[+] della serie pareri a caso
(di michele voss)
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alexlaby
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lunedì 7 gennaio 2019
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christian bale da oscar
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Bel film, originale nella regia e a tratti inquietante, e magistrale interpretazione di Christian Bale che in questo film ricorda grandi attori del passato. Le ricostruzioni sono abbastanza verosimili e documentate.
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flaw54
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domenica 6 gennaio 2019
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originale
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Al di là delle posizioni politiche chiaramente antirepubblicane, ma spesso suffragate dai fatti il film è brillante, originale e con un Christian Bale immenso. Il montaggio è veramente spiazzante e alcune trovate, come la finta conclusione, rendono addirittura più chiaro lo svolgimento del film. Tra ironia e serietà, ma fa riflettere. Da vedere
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