La tenerezza |
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Un film di Gianni Amelio.
Con Elio Germano, Giovanna Mezzogiorno, Micaela Ramazzotti, Greta Scacchi.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 103 min.
- Italia 2017.
- 01 Distribution
uscita lunedì 24 aprile 2017.
MYMONETRO
La tenerezza
valutazione media:
3,57
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Come amare e scegliersi una famiglia
di Paolo D'Agostini La Repubblica
Bel titolo, tanto poco descrittivo quanto appropriato. Nel nuovo film di Gianni Amelio La tenerezza figurano due degli elementi che spesso ricorrono nel suo cinema. Il primo sembrerà di poco rilievo. Il frequente ricorso, salvo alcune eccezioni come Il ladro di bambini, a precedenti letterari: qui La tentazione di essere felici di Lorenzo Marone (Longanesi 2015). Ricorso che però non sacrifica l'intima autorialità dei film. Il secondo è un carattere fondativo, e molto insistito, del cinema di Amelio. La relazione, non necessariamente di sangue o diretta, tra una figura paterna e una filiale. Ripensiamo a Così ridevano, a Le chiavi di casa, a L'intrepido.
Qui ingrediente decisivo. Lorenzo (Renato Carpentieri) è un avvocato napoletano che si è ritirato per salute malferma e per disgusto, con un passato di successo ma di non specchiata moralità professionale, e un presente di bisbetica solitudine. Vedovo di una donna che ha sistematicamente tradita, padre di due figli che tiene ostinatamente alla larga: Elena (Giovanna Mezzogiorno) soffre di questa ostilità, Saverio (Arturo Muselli) coltiva l'indifferenza e va per la sua strada. Lorenzo trae piacere familiare solo dal nipotino, figlio senza padre della figlia Elena, esortandolo a comportamenti trasgressivi come marinare la scuola o abbuffarsi di porcherie. Capita un fatto nuovo. L'appartamento di fianco del nobile palazzo viene occupato dalla giovane famiglia di Fabio (Elio Germano), ingegnere navale abituato al nomadismo che tradisce qui e là abissi di sofferenza, di sua moglie Michela (Micaela Ramazzotti, perfetta) cordiale e scombinata (la tenerezza del titolo), e dai loro due bambini. Un tempo il loro appartamento faceva tutt'uno con quello dell'avvocato e la terrazza che condividono diventa risorsa provvidenziale per la sbadataggine di Michela che dimentica sempre le chiavi in casa. Inizialmente fermo nella sua misantropia, l'avvocato si abitua al via vai.
Di più: quella vicinanza, e il filo di intesa con la giovane donna irresistibilmente esuberante, diventa ragione di vita. L'epilogo è sconvolgente. Un film intriso di dolore e di familiarità con il dolore, ma anche inno alla vita: senza contraddizione. La famiglia non è automatismo di consanguineità ma scelta, applicazione, ascolto. Difficile, se non fidando nella santa pazienza, è scovare le vie per esprimere aiuto e sostegno tra genitori e figli, nei due sensi. E spesso troppo tardi si capisce, se lo si capisce, che la felicità va cercata in ciò che si è e si ha.
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