Silence |
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Un film di Martin Scorsese.
Con Andrew Garfield, Adam Driver, Liam Neeson, Tadanobu Asano, Ciarán Hinds.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 161 min.
- USA 2016.
- 01 Distribution
uscita giovedì 12 gennaio 2017.
MYMONETRO
Silence
valutazione media:
3,68
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il silenzio di DiodiFeedback: 13464 | altri commenti e recensioni di |
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lunedì 23 gennaio 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Questo interessante film si ispira al romanzo storico ''Silenzio'' di Shsaku End, che tratta delle persecuzioni subite dai cristiani durante il periodo Tokugawa nella prima metà del XVII secolo in Giappone. Il regista Scorsese ha dichiarato di aver avuto in regalo il libro nel 1988 e di averlo trovato molto inquietante, capace di muovere le corde più profonde del suo essere. E’ iniziato allora per lui un lunghissimo processo di elaborazione e di riflessione sulla fede a partire da quei temi, un vivere insieme a quella storia, che si è concretizzato alla fine nella realizzazione di ''Silence''. Questo coinvolgimento profondo è evidente e costringe prepotentemente lo spettatore a condividere problemi morali così estremi che generalmente si preferisce aggirarli, piuttosto che tentare l’impresa disperata di dare delle risposte. Il regista non arretra di fronte al compito: in un contesto di violenza estrema (e la violenza ti può mettere alla prova in qualsiasi momento) come agire coerentemente con i propri valori? L’estrema fedeltà al proprio credo può diventare esaltazione dell’ ego e sofferenza e morte per altri? Che fare di fronte al silenzio di Dio quando devi comunque scegliere tra bene e male e non capisci più con i tuoi miseri mezzi dove è il bene e dove è il male? Quando non riesci più a capire se quel che credi o fai è frutto di raziocinio, o di fede, o semplicemente di umanissima debolezza? E’ l’angoscia crescente del giovane padre gesuita portoghese Rodrigues, all’inizio baldanzoso nell’assolutezza della sua fede, poi progressivamente distrutto dentro fino all’accettazione esteriore dell’abiura, perché i persecutori hanno deciso per lui la più terribile delle torture, non il suo personale martirio, ma il martirio di altri innocenti che la sua abiura può evitare. Intorno a lui gira lungo tutto il film la figura chiave di Kichijiro, un debole poveraccio che sente il richiamo di Dio, che potrebbe essere un cristiano fedele in tempi ‘normali’, ma che è incapace di resistere alla violenza e ha già tradito una volta. Kichijiro diventerà l’ombra di Rodrigues, attratto da ciò che il gesuita rappresenta, ossessionato dal rimorso, ma sempre incapace di riscatto. Tornerà a tradire ancora e ancora, ma sempre poi esigerà la confessione e l’assoluzione. E’ in lui che Rodrigues riconosce il simbolo del dilemma che progressivamente lo divora, nel confronto tra debolezza umana e bisogno di assoluto, tra coerenza e necessità di aver compassione degli altri e di se stessi. Man mano che si perdono le certezze, le parole lasciano il campo al silenzio e sono piuttosto le immagini a parlare con grande intensità, partecipando allo smarrimento del cuore di fronte alla continua violenza fisica e psicologica. Questa interiorizzazione toglie ogni formalismo alla cura filologica della ricostruzione d’ambiente e ogni traccia di estetismo alla bella fotografia, in cui pure sentiamo gli echi di antiche stampe giapponesi. La macchina da presa crea infatti atmosfere che sono stati d’animo: confronto visivo tra ritualismo estremo di costumi e gesti e violenza degli atti, sfondi in cui estesi paesaggi si misurano con figurine smarrite, nebbiose atmosfere d’albe e crepuscoli, distese increspate di acque in cui la presenza umana si perde, notturni appena illuminati da bagliori di luci. Buona la recitazione di Andrew Garfield (Rodrigues) e dei coprotagonisti, anche se, soprattutto all’inizio, ha un tono un po’ troppo enfatico e apodittico.
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