liuk!
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domenica 8 gennaio 2017
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lasciamo perdere
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Filmetto melenso etero-omo teen sexual veramente da dimenticare. Oltrettutto l'utilizz della lingua mista al 30% italiano e 70% inglese è piuttosto sgodevole.
Sconsigliato.
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dhany coraucci
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martedì 27 settembre 2016
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l'estate che tutti abbiamo sentito addosso
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Tutti abbiamo nel cuore un'estate felice dove ogni cosa che accade, anche uno sguardo, un'intesa, un imprevisto sembrano fare parte di una bellissima magia. Di solito è irripetibile, perciò ancora più magica nei ricordi. E che sia stata la magia oppure no, prelude a un grosso cambiamento, anche per questo è l'estate più speciale della nostra vita. In tal senso il film per me è molto riuscito. Poi è vero che il protagonista ha diciott'anni e che il film ambisce a raccontare una storia di “formazione”, ma è anche vero che certe esperienze magiche è più facile viverle a diciott'anni che dopo. In fondo, non è affatto banale, i desideri dei ragazzi non si realizzano nonostante la magia e questo dà la misura di una certa profondità non scontata che è anche la prima lezione che impartisce la vita.
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Tutti abbiamo nel cuore un'estate felice dove ogni cosa che accade, anche uno sguardo, un'intesa, un imprevisto sembrano fare parte di una bellissima magia. Di solito è irripetibile, perciò ancora più magica nei ricordi. E che sia stata la magia oppure no, prelude a un grosso cambiamento, anche per questo è l'estate più speciale della nostra vita. In tal senso il film per me è molto riuscito. Poi è vero che il protagonista ha diciott'anni e che il film ambisce a raccontare una storia di “formazione”, ma è anche vero che certe esperienze magiche è più facile viverle a diciott'anni che dopo. In fondo, non è affatto banale, i desideri dei ragazzi non si realizzano nonostante la magia e questo dà la misura di una certa profondità non scontata che è anche la prima lezione che impartisce la vita. Ammetto che la ragazza di cui si innamora il protagonista ha una metamorfosi un po' affrettata durante questa estate, ma bisogna tenere conto che è osservata con gli occhi di un innamorato: il cuore enfatizza, altera, esagera, come una lenta d'ingrandimento, non è mai imparziale, soprattutto se lo fa per la prima volta. Ci sono delle “imperfezioni” che non sono solo quelle in cui si insinua la felicità, come il padroneggiare così abilmente da parte dei ragazzi italiani la lingua inglese (il film ha molti....sottotitoli): noi non siamo così bravi a parlarlo, per di più usciti da un liceo, anche se “internazionale”. E certe scene sono davvero melodrammatiche, ma è proprio questo il bello di Muccino, la sua mancanza di freni che assomiglia un po' a un Douglas Sirk dei nostri giorni.
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flaw54
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lunedì 26 settembre 2016
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film banale ma non disprezzabile
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Muccino torna ai suoi argomenti preferiti, dopo la melensa e inutile parentesi americana. Il film non offre niente di nuovo e si affida a molti stereotipi giovanilistici, ma è ben recitato e dà un ' immagine di freschezza talvolta apiuttosto coinvolgente. Affrettata la parte conclusiva ( l' episodio dii New York poteva anche essere evitato ) . Molto bravi i giovani attori che riescono a creare atmosfera e a rendere accattivante una storia che sa tanto di dejavu. Siamo in attesa di un Muccino che ritorni ai suoi momenti migliori e una certa speranza si può coltivare.
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lunedì 26 settembre 2016
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coerente incoerenza
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Muccino, abbandonate le angosce esistenziali della sua produzione americana, torna su temi che a lui sono senza dubbio congegnali. Torna con un film un po' ruffiano e un po' troppo costruito, dove non vengono lesinati luoghi topici di certa filmografia "giovanilista", ma ha il merito di una notevole freschezza e di lodevole leggerezza narrativa.
Veramente nel primo quadro il protagonista diciottenne si immagina su un tavolo di obitorio; ma, oltre che una citazione di se stesso, è solo un piccolo espediente per dare una nota aspra ad una materia che spesso confina con problemi glicemici. Si, ok, lo sappiamo: diciotto anni vengono una volta sola nella vita e se a diciotto anni non sei stato a San Francisco (mica a Centocelle: dico San Francisco), ospite di una simpatica coppia di bei ragazzoni americani, o non hai scorazzato per Cuba (dico Cuba, mica Scampia) su una Chevrolet bianca e amaranto anni '50, allora hai perso l'occasione della tua vita ed è meglio che ti spari subito.
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Muccino, abbandonate le angosce esistenziali della sua produzione americana, torna su temi che a lui sono senza dubbio congegnali. Torna con un film un po' ruffiano e un po' troppo costruito, dove non vengono lesinati luoghi topici di certa filmografia "giovanilista", ma ha il merito di una notevole freschezza e di lodevole leggerezza narrativa.
Veramente nel primo quadro il protagonista diciottenne si immagina su un tavolo di obitorio; ma, oltre che una citazione di se stesso, è solo un piccolo espediente per dare una nota aspra ad una materia che spesso confina con problemi glicemici. Si, ok, lo sappiamo: diciotto anni vengono una volta sola nella vita e se a diciotto anni non sei stato a San Francisco (mica a Centocelle: dico San Francisco), ospite di una simpatica coppia di bei ragazzoni americani, o non hai scorazzato per Cuba (dico Cuba, mica Scampia) su una Chevrolet bianca e amaranto anni '50, allora hai perso l'occasione della tua vita ed è meglio che ti spari subito.
Ma un film va giudicato, oltre che per la storia in sè, che non brilla per originalità, anche per la tecnica narrativa e per la coerenza stilistica. E qui Muccino va forte. Ci sa fare. Padroneggia la cinepresa con mano felice, dirige un cast azzeccato e bravo, e da il giusto contesto filmico ad un corredo di immagini azzeccate e ben calibrate (meno National Geographic, però, la prossima volta, eh?).
Noi che siamo dei vecchi rompiscatole sommessamente ricordiamo che il vecchio Bertolucci pochi anni fa ha fatto il medesimo film, tratto da un romanzo di Ammanniti, ma confinato in una tetra cantina sotterranea e senza dover evocare locations a metà tra un soggiorno erasmus e un villaggio vacanze. Ecco: preferiamo quest'ultimo.
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bizantino73
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lunedì 26 settembre 2016
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coi miei soldi?
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Una melassa incoerente e noiosa fra l'altro girata con il contributo ministeriale. Ma chi decide che queste storielle melensi sono di contenuto culturale? Risparmiate i soldi a meno che non abbiate tra i sedici e i diciassette anni ( e mezzo dai).
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maracaibo
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sabato 24 settembre 2016
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senz'altro una bella estate
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Bello,bello,bello e bello. Ti scorre davanti un'estate di ragazi con i loro sogni , incomprensioni, ricerche senza un attimo di noia. un vortice di belle senzazioni ed emozioni che solo Muccino sa così bene raccontare sul mondo giovanile. Racconta una storia di ragazzi senza simbolismi intellettuali o attività politiche , ma come sono i giovani spesso...più semplici e complicati insieme di come immaginiamo. Ma basta un amicizia , un amore sognato e già la vita è più attraente e dà un senso alla nuova vita ( piena di incertezze future)che si affaccia dopo gli esami di maturità. Diffidate gente dei detrattori che senza elementi politici ed intellettuali non reputano il film convincente sui giovani.
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Bello,bello,bello e bello. Ti scorre davanti un'estate di ragazi con i loro sogni , incomprensioni, ricerche senza un attimo di noia. un vortice di belle senzazioni ed emozioni che solo Muccino sa così bene raccontare sul mondo giovanile. Racconta una storia di ragazzi senza simbolismi intellettuali o attività politiche , ma come sono i giovani spesso...più semplici e complicati insieme di come immaginiamo. Ma basta un amicizia , un amore sognato e già la vita è più attraente e dà un senso alla nuova vita ( piena di incertezze future)che si affaccia dopo gli esami di maturità. Diffidate gente dei detrattori che senza elementi politici ed intellettuali non reputano il film convincente sui giovani. Ma i giovani sono ben altro e Muccino li sa raccontare magnificamente attraverso sogni etensioni. Che bell'estate e che bella e spendida colonna sonora.
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melville1970
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venerdì 23 settembre 2016
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melassa addosso
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La trama in sé non era malvagia, purtroppo il regista eccede nel sentimentalismo più scontato. Caro Muccino, studia i film di Pasolini, magari impari qualcosa.
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essegi98
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domenica 18 settembre 2016
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muccino...potevi fare di più...
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Estate... Mi manchi... Gabriele Muccino ha diretto una pellicola con storia semplice e con dei personaggi interessanti ma che non ti colpiscono appieno. Un adolescente seppellisce il suo cane, appena morto, facendo pensieri alati e condivisibili, ha un incidente in motorino e recupera con l'assicurazione i soldi necessari per andarsene a San Francisco, ospite di una coppia formata da due giovani uomini. Con lui vola verso la stessa meta la più antipatica delle sue compagne di classe, una con cui lui non ha mai parlato e che, sull'aereo, gli intima di parlare solo inglese perché lei va a San Francisco per migliorare la lingua.
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Estate... Mi manchi... Gabriele Muccino ha diretto una pellicola con storia semplice e con dei personaggi interessanti ma che non ti colpiscono appieno. Un adolescente seppellisce il suo cane, appena morto, facendo pensieri alati e condivisibili, ha un incidente in motorino e recupera con l'assicurazione i soldi necessari per andarsene a San Francisco, ospite di una coppia formata da due giovani uomini. Con lui vola verso la stessa meta la più antipatica delle sue compagne di classe, una con cui lui non ha mai parlato e che, sull'aereo, gli intima di parlare solo inglese perché lei va a San Francisco per migliorare la lingua. Ed eccoci a San Francisco, la discesa di Sausalito. vediamo il carosello della città, mentre il ragazzo porta a spasso il cane dei padroni di casa, mentre gira in bicicletta e mentre i giorni di permanenza diventano 21 nella felicità di cavalli cavalcati e di ravioli cucinati. I due ragazzi americani, presentati il primo giorno come due perfetti lavoratori dalle nove alle diciotto, si scopre poi che uno lavora malvolentieri e l'altro sta a spasso. In più nel carosello la ragazza algida si scioglie e si spoglia delle sue fisime, grazie a qualche bicchiere di troppo, si innamora del padrone di casa, lo bacia. Il Carosello prevede che lei baci proprio chi all'inizio aveva definito Frocio. Quindi fra dialoghi, che nemmeno nei baci perugina si trovano più, "Ti amo, ti voglio felice, siamo felici e simili", il quartetto, tre uomini e una donna, va a Cuba, tanto per mostrarci che a Cuba l'acqua è calda e un bagno si può fare. Mai stai tanto felici loro, mai stai tanto annoiati noi, per fortuna il film termina, lei va a studiare giurisprudenza e lui non la vede più però, dice lui, ricorderà sempre quell'estate addosso.
Le musiche di Giovanotti... Non sono un fanatico delle sue canzoni ma possibile che mi fate un intero marketing sulla sua musica portante del film e invece me la fate sentire quasi alla fine della pellicola e nei titoli di coda; è come se io acquisto un film con due DVD, lo apro e trovo solo un DVD ed è questo quello che è successo in questa estate addosso. Nel montaggio non ho riscontrato grossi problemi, il film è montato bene, però se c'è una cosa su cui devo proprio far leva è la scenografia del film che certe volte viene rovinata da dei filtri di luce troppo invasivi e che non ti fanno godere dei bellissimi paesaggi di San Francisco e New Orleans. Poi nel film ci sono alcuni dettagli che si potevano benissimo sistemare in post produzione, uno dei ragazzi quando è in spiaggia tira fuori una macchina fotografica e qui nulla di male, il problema è che quella macchina è recentissima e non credo che negli anni 90 esistevano modelli simili. Queste sono piccole cose che non vanno a incidere nella visione del film. Comunque il messaggio del film è molto chiaro e ne consiglio la visione per farsi delle risate con gli amici. Voto: 6
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kristiana
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domenica 18 settembre 2016
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la banalità addosso
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Un po' per caso a mio parere, ma Muccino ha fatto in America qualche film davvero carino: La ricerca della felicità, Sette anime... Non sempre gli è andata bene, ci riprova con questo, E' così attento a piacere che ne viene fuori un'opera superficiale e stentata, con attori in parte mummificati e irritanti, specie la ragazza, ma anche il ragazzo italiano. Così politically correct da vomitare
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paolo salvaro
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giovedì 15 settembre 2016
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una sfilata di incoerenza, follia e clichè
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Decimo film per Gabriele Muccino, il primo dei suoi che vedo e probabilmente avrei fatto meglio a girare al largo anche questa volta dalla sala in cui proiettavano il suo film; questo non perchè la commedia romantica non mi piaccia, ma perchè la commedia romantica condita da drammi esistenziali forzati e gratuiti è quanto di più irritante che un cineasta possa creare. Purtroppo, sembra essere proprio questo il genere in cui Muccino si muove più a suo agio. Peccato che proponendo tali contenuti insieme senza sapere come gestirli, in definitiva Muccino finisce con l'ottenere un film che non è romantico, che non fa ridere e che (cosa ancora peggiore) non è nemmeno credibile nei drammi che tenta di proporre allo spettatore.
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Decimo film per Gabriele Muccino, il primo dei suoi che vedo e probabilmente avrei fatto meglio a girare al largo anche questa volta dalla sala in cui proiettavano il suo film; questo non perchè la commedia romantica non mi piaccia, ma perchè la commedia romantica condita da drammi esistenziali forzati e gratuiti è quanto di più irritante che un cineasta possa creare. Purtroppo, sembra essere proprio questo il genere in cui Muccino si muove più a suo agio. Peccato che proponendo tali contenuti insieme senza sapere come gestirli, in definitiva Muccino finisce con l'ottenere un film che non è romantico, che non fa ridere e che (cosa ancora peggiore) non è nemmeno credibile nei drammi che tenta di proporre allo spettatore. Ciò che si ottiene è un pesante guazzabuglio nel quale cercare, armati di piccone e con grande pazienza, le poche pietre preziose che consentono alla struttura del film di non crollare come un castello di carte.
CONTIENE SPOILER!
La storia è semplice: un ragazzo vorrebbe andare in ferie ma non ha soldi; fortunatamente un auto lo investe mentre sta guidando lo scooter e con i soldi intascati dall'assicurazione parte per l'America. Per sua sfortuna parte con lui anche una sua compagna di classe con la quale non va molto d'accordo. I due restano a vivere da una coppia di gay che si era precedentemente offerta di ospitarli. Non succede più un cazzo, tornano a casa e finisce il film. Ricollegandomi ad una dichiarazione fatta da Muccino durante un'intervista, a suo dire voleva fare un film piccolo che parlasse di un momento di scelte importanti. Peccato che niente di quello che succede durante il viaggio che Marco e Maria compiono nel film è da intendersi come uno di quei lunghi percorsi di formazione che tante (troppe) volte il protagonista di un film compie, rendendosi conto di determinate cose, crescendo sotto certi aspetti e così via, ma bensì come una follia temporanea che citando Aldo, Giovanni e Giacomo, viene poi riposta nel cassetto "cazzate dell'esistenza" da un po' tutti i personaggi, i quali addirittura non si rivedranno mai più.
E qui mi torna in mente Y tu mamà tambien. Non posso entrare nel dettaglio, altrimenti rovinerei quel film a chi non lo ha visto, ma posso spiegare perchè lo si può usare come metro di paragone in positivo rispetto a L'estate addosso: nel film di Cuaron la protagonista è di una forza, sensualità e carisma indescrivibili, diventa il vero cuore o nocciolo dell'intera storia ed è nel corso del viaggio legittimamente l'unico interesse amoroso dei protagonisti. La protagonista nel film di Muccino, invece .... è una merda. Ma attenzione: non è Matilda Lutz ad interpretarlo male, anzi la sua recitazione è una delle poche cose buone del film, è proprio il suo personaggio a far cagare. Avete presente quelle ragazze giovani, intellettuali, occhialute, religiose, insicure, riservate e sulla carta pure cesse a pedali (interpretate però al cinema da attrici bellissime truccate come la nonna brutta di Dracula), ma che poi si scoprono essere solari, vivaci, ribelli e più attraenti di Jane Russell a 20 anni? Ecco. Lo hanno fatto di nuovo. Di nuovo! Ma non è solo questo: il suo personaggio dovrebbe incarnare una normale diciottenne italiana, fornire per così dire un ritratto verosimile di una giovane odierna, così come fa il protagonista. Il punto è che Maria è tutto fuorchè una comune ragazza italiana di diciotto anni appena uscita dal liceo, dato che parla fluentemente e con un accento invidiabile l'inglese. Ma dove accidenti l'ha mai vista Muccino un'italiana di 18 anni che parla l'inglese come fosse una seconda lingua? Ma se siamo talmente pieni di dialetti e parlate regionali da rasentare a mala pena l'italiano! Come fai a prenderlo sul serio un personaggio così? Maria sembra, anzi, è più a suo agio parlando in inglese che non in italiano, visto che è interpretata da un'attrice nata da padre americano e che ha studiato recitazione in america. Non a caso Matilda Lutz dà il meglio di sè recitando in inglese, essendo stata formata da quella scuola. Un paradosso assai fastidioso.
Come da titolo ho individuato nell'incoerenza, nella follia e nei clichè i tre mali principali del film.
L' Incoerenza: al personaggio di Maria basta una settimana per trasformarsi da rigida bigotta ad hippie incallita, ma il protagonista non è da meno: Marco parte odiandola e finisce con l'innamorarsi di lei senza apparente motivo. Ovviamente una battuta del tipo "ogni buco è trincea quando ce l'hai duro" sembrava poco romantica a Muccino, perciò ha dovuto infilarci per forza l'amore anche dove non c'era posto. Oltre a ciò, Marco prima si bomba un'americana rimorchiata in un bar e poi ha pure il coraggio di dare della puttana a Maria che ha fatto la stessa cosa con il tizio che ospitava entrambi a New York. Sentivamo proprio il bisogno di un altro film che ci ricordasse come agli uomini è consentito scopare quanto vogliono mentre le donne sono obbligate a reprimere ogni pulsione occasionale. Grande film sulla libertaaaà, grazie Muccino! Poi, non dimentichiamoci di Matt, il gay finto etero o meglio l'etero finto gay, che prima molla la sua fidanzata per seguire il suo nuovo amore nel viaggio attraverso l'America e poi rischia di mandare nuovamente tutto a puttane baciando Maria, una tizia che conosce da una manciata di giorni. E qui il mio facepalm ha risuonato per tutto il cinema. Vorrei citare anche il "tutto era così perfettamente imperfetto", ma sarebbe come sparare sulla croce rossa, per cui andiamo avanti.
La Follia: Paul, il gay puro e duro (nessun doppio senso), molla un lavoro sicuro e stabile per dedicarsi ai cavalli. Direi che ciò permette già di giustificare questo punto. Cioè. sul serio? Ti licenzi per andar dietro ai cavalli? Ma vaffanculo, chiamami che ti rimpiazzo io! Poi, giusto per non farci mancare niente, di colpo, dal nulla, viene sganciata la fatidica frase "la vita è troppo breve per non essere felici". Eh, si. Certo. Aspetta, dammi un attimo che devo andare a raccogliere i coglioni che mi sono rotolati un paio di file più avanti. Folle! La vita è sofferenza! E' la prima cosa, la prima che si impara! Folle! Esci da The Dreamers e ritorna nel tuo film (che poi il film di Bertolucci aveva più di un suo perchè, essendo ambientato nella Francia del '68)! Ma credo che comunque, la follia più grande sia sceneggiare una coppia di gay americani che in casa si ascoltano ... Jovanotti. Folli! Che ne è stato di Celine Dion? Libertaaaaà!
I Clichè: Sono infiniti! Abbiamo la coppia gay composta ovviamente da quello sicuro di sè, a suo agio con la propria sessualità fin da bambino, e da quello che ha scoperto di essere gay grazie all'aiuto dell'altro. Ormai è un must per qualunque regista che decide di trattare l'argomento. Abbiamo la scena di sesso tra il protagonista ed il suo interesso amoroso, che si rivela però non essere nient'altro che un sogno. Sul serio, lo ha fatto pure Ruffini. Ruffini! Non anche tu Muccini, no! Abbiamo lui e lei che inizialmente si detestano ma che poi finiscono per fare amicizia. Non si sa perchè, ma se all'inizio di una commedia romantica due personaggi si stanno sul cazzo stai pur sicuro che prima della fine come minimo si tireranno un limone a vicenda. Abbiamo lo straniero che parla bene del paese da cui proviene l'ospite e l'ospite che minimizza elencandone tutti i vari difetti. Se sceneggi una scena in cui un italiano sputtana il proprio paese, bisogna sempre che ci metti anche lo straniero di turno che ne elogia le qualità per controbilanciare, altrimenti fai la figura del comunista. Abbiamo la scena dell'urlo. Non so chi sia stato il primo ad inserirla, ma da quando è nato questo clichè, in ogni film commedia/romantico/drammatico in cui ci sono degli adolescenti, stai sicuro che prima o poi almeno due di loro si metteranno a gridare la loro voglia di ribellione ai quattro venti. Abbiamo la crisi di pianto femminile. E questa? Quante volte? Sempre! C'è un film romantico e sei un'attrice? DEVI piangere! Ancora meglio se sei sotto la doccia mentre lo fai, perchè è noto che le donne piangono solo in bagno per permettere alle lacrime di mimetizzarsi tra le gocce d'acqua ed a loro di nascondere il proprio dolore dal resto del mondo (??). Poi un sacco di altre che non ho voglia di aggiungere, perchè altrimenti più che una recensione diventerebbe un'enciclopedia.
In conclusione, il mio giudizio sul film è negativo. Troppo zuccheroso in alcuni punti (i discorsi di Maria e Matt dopo il loro bacio, bleah), troppo inutilmente drammatico in altri (vogliamo parlare del flashback in cui viene mostrato come si sono conosciuti Paul e Matt?) e forzatamente comico in diversi spezzoni (il cane che continua a saltare sul divano su cui cerca di dormire Marco. Proprio no). Tuttavia, ho assegnato due stelle al film, non solo per l'interpretazione di Matilda Lutz che nelle parti in inglese mi è davvero piaciuta, ma anche per la scena dell'addio, a mio avviso la sola pepita d'oro che si può estrarre dalla quasi vuota miniera di questo film. La sequenza in cui Marco, Maria, Matt e Paul sono costretti a salutarsi per non rivedersi mai più, nel suo piccolo è intensa e coinvolgente al punto giusto. Niente di eccezionale per carità, ma a mio avviso è davvero godibile. Magari se anche nel resto del film Muccino avesse avuto lo stesso senso dell'equilibrio sarebbe potuto venir fuori qualcosa di davvero buono. Invece, ciò che ci consegna L'estate addosso è un film poco più che sopportabile. Non certo un capolavoro.
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