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Leonardo Di Caprio, in stato di grazia, che sta avanzando, imperterrito, sempre più nel percorso, doloroso ma “estetico”, di negazione della propria bellezza, in questo film, man mano che la sua carne viene martoriata dagli elementi, paradossalmente diventa sempre più bello, fino al nodo drammatico finale. In fondo la tempra di un uomo si può misurare solo in punto di morte o forse...quando la morte sta per darla a qualcun'altro!
Che si può aggiungere alla ormai lunga galleria di straordinarie performance di Tom Hardy?! Un talento immenso in un piccolo uomo tutto muscoli e arte...ma vi siete dimenticati lo stupore suscitato in “Warrior” (2011)? Come ha saputo declinare e in tutte le sfumature possibili, il destino del fratello minore...ma più forte, destinato a soccombere a un padre malnato, ma infine ritrovato.
Cosa si può dire di questo film, piccolo ma affilato come un coltello da “scout”: questo si è ridotto a fare Di Caprio-Glass, dopo che l'esercito dei suoi connazionali gli aveva strappato la stupenda e dolce squaw nativa: lì, in quel momento, per salvare il figlio mezzosangue, aveva gustato il sapore velenoso della vendetta, ma nulla era cambiato in lui, tranne il suo cuore che si era ormai frantumato irrimediabilmente. La sua vita era appesa al filo che lo legava al figlio adolescente, acnora troppo tenero per opporsi alla barbarie dei bianchi. Ormai Hugh Glass era divenuto un bicchiere di vetro, in mezzo a rocce e artigli di Grizzly e piombo e fuoco. Come avrebbe potuto resistere un misero pezzo di vetro fra quegli eventi tumultuosi e violenti?!
Eppure ci sono uomini ancora più feroci e indomabili degli elementi: più violenti e inarrestabili, più di una madre Grizzly che difende i suoi cuccioli. Ci sono uomini spietati che giungono a seppellire vivi i compagni feriti (che gli sono stati affidati) e ci sono ragazzi attoniti di fronte a tanto furore, che non hanno armi per opporsi...
Una natura meravigliosa, immensa e generosa, traboccante aiuto e misericordia, come i suoi figli, i pellerossa che condividono con essa i medesimi doni e la sua intima sapienza. Ogni volta che Glass giunge in fin di vita, il caso gli offre una preda per sfamarsi e riprendere le forze. Dai nativi egli ha appreso tutti i sentieri che provengono da Madre Natura, ne conosce intimamente la magia. Tra sogni, visioni, incubi e veglie dolorose si trascina Glass verso il suo destino...
Infine c'è sempre salvezza: è sufficiente un gesto inaspettato, come salvare un'altra squaw (ma della stessa tribù di sua moglie) che sta per essere violentata e uccisa...è sufficiente fermare la mano pronta a cogliere, finalmente, la vendetta finale che tanto agognava, come unica ragione di un'aspra e innaturale sopravvivenza.
È sufficiente forse, per una volta, non agire violenza.
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