francesco izzo
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domenica 24 maggio 2020
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un bellissimo film su rapporti veri e fine vita
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Non ricordo di aver visto nell'arco di più decenni un film paragonabile a questo: così toccante nel tema, interpretato così magnificamente da due attrici da premio, così essenziale, vero e profondo contemporaneamente, e persino divertente in alcune battute salaci. Tra Kate e Bec, appartenenti a due classi sociali diverse, si instaurano fin dall'inizio un rapporto ed un'intesa sempre più profondi, che le porterà entrambe a considerare i veri valori, essenziali per la vita.
Nemmeno nel momento clou, quello del commiato fra le due donne, in cui la possibilità di scivolare verso l' esposizione di buoni sentimenti all'americana era dietro l'angolo, il film esce dal binario della sobrietà e della delicatezza.
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Non ricordo di aver visto nell'arco di più decenni un film paragonabile a questo: così toccante nel tema, interpretato così magnificamente da due attrici da premio, così essenziale, vero e profondo contemporaneamente, e persino divertente in alcune battute salaci. Tra Kate e Bec, appartenenti a due classi sociali diverse, si instaurano fin dall'inizio un rapporto ed un'intesa sempre più profondi, che le porterà entrambe a considerare i veri valori, essenziali per la vita.
Nemmeno nel momento clou, quello del commiato fra le due donne, in cui la possibilità di scivolare verso l' esposizione di buoni sentimenti all'americana era dietro l'angolo, il film esce dal binario della sobrietà e della delicatezza. Riesce davvero difficile, persino a chi a questo non è avvezzo, non commuoversi.
Il tema della SLA, di come riuscire a conviverci (fin tanto che ti lascia in vita) e la scelta libera della ventilazione assistita o di concludere la propria vita possono essere temi opinabili, su cui avere posizioni diverse e tutte ugualmente rispettabili. Il rapporto autentico fra le persone, l'affetto vero tra amici e l'amore vero tra partners, invece, non sono temi opinabili; sono verità che purtroppo troppo spesso solo la malattia e la sofferenza ci fa riscoprire.
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venerdì 30 novembre 2018
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una storia di estrema attualità
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Non è un film senza pretese, perché, oltre alla storia delle due donne, c'è il tema della scelta: è il malato che deve scegliere il suo percorso, mentre spesso lo si priva anche di questa possibilità, visto che non ha la forza materiale per opporsi. A me è piaciuto molto: una impara a vivere e l'altra a morire.
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emanuele 1968
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venerdì 19 agosto 2016
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malattia irreversibile
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Ne so qualcosa di malattia, in ogni casa ci sta la sua, purtroppo le cose non vanno come vogliamo noi. Non concordo con la madre
di Bec, in realta non sappiamo neppure se ci siamo domani, il futuro? i progetti? pensione? mah.... vai dove ti porta il cuore, che e
meglio.
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no_data
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martedì 7 giugno 2016
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meglio "qualcosa di certo" a "qualcosa di buono"
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Kate ha avuto moltissimo dalla vita, ma non tutto.
HA una bellezza raffinata, una casa bellissima, un marito bellissimo, un prestigio bellissimo, ma a un certo punto NON ha il cosiddetto bene più prezioso, la Salute.
Ma proprio la progressiva, degenerativa perdita della salute le fa scoprire che NON aveva quell'altro, sommo, Bene: l'Amore.
Soltanto a quel punto si arrende e vorrebbe imprimere un'accelerazione al corso degli eventi ineluttabili.
Bec, che vive in modo emotivamente Precario, entra nella vita di Kate e ne sovverte l'ordine.
Dall'osmosi vengono fuori due donne diverse rispetto alle loro immagini iniziali.
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Kate ha avuto moltissimo dalla vita, ma non tutto.
HA una bellezza raffinata, una casa bellissima, un marito bellissimo, un prestigio bellissimo, ma a un certo punto NON ha il cosiddetto bene più prezioso, la Salute.
Ma proprio la progressiva, degenerativa perdita della salute le fa scoprire che NON aveva quell'altro, sommo, Bene: l'Amore.
Soltanto a quel punto si arrende e vorrebbe imprimere un'accelerazione al corso degli eventi ineluttabili.
Bec, che vive in modo emotivamente Precario, entra nella vita di Kate e ne sovverte l'ordine.
Dall'osmosi vengono fuori due donne diverse rispetto alle loro immagini iniziali.
Kate vedrà il Bello anche dove esteriormente non c'è e Bec scoprirà che esistono Certezze che possono ancorarci, pur nella precarietà.
Due conquiste importanti di due donne diversissime, che non a caso hanno in comune la passione per la Musica, l'Arte.
La trama appare a prima vista piuttosto prevedibile, ma promuove riflessioni più profonde se si riesce a superare il pregiudizio che istintivamente insorge nei confronti di Kate, che ha troppo e, giustamente, non tutto.
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rongiu
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domenica 13 marzo 2016
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“polacca in la bemolle maggiore”
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Kate \ Hilary Swank /, Bec \ Emmy Rossum /, Evan \ Josh Duhamel /, una nefasta diagnosi identificata con la sigla SLA conosciuta anche con il nome di malattia di Lou Gehrig e per ultimo ma non meno importante “Lei” l’INTERIORITA’; ovvero, la realtà più intrinseca di ogni essere umano. Dove il “vero”, il quasi sempre “taciuto”, il “latente”, sempre presente e vivo, ha la sua sede. Una sede con un suo nome -CUORE - ed una precisa allocazione - la parte più intima dello stesso. Ed è proprio in questo luogo, che prima o poi, tutti s’incontreranno col Perfetto, l’Immenso, l’Assoluto.
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Kate \ Hilary Swank /, Bec \ Emmy Rossum /, Evan \ Josh Duhamel /, una nefasta diagnosi identificata con la sigla SLA conosciuta anche con il nome di malattia di Lou Gehrig e per ultimo ma non meno importante “Lei” l’INTERIORITA’; ovvero, la realtà più intrinseca di ogni essere umano. Dove il “vero”, il quasi sempre “taciuto”, il “latente”, sempre presente e vivo, ha la sua sede. Una sede con un suo nome -CUORE - ed una precisa allocazione - la parte più intima dello stesso. Ed è proprio in questo luogo, che prima o poi, tutti s’incontreranno col Perfetto, l’Immenso, l’Assoluto.
Con tali premesse, intendo entrare nel rapporto tra due diversi tipi di donna, naturalmente ognuna con il proprio bagaglio di esperienze, ma entrambe esploratrici, mi par di capire. Razionale e perfezionista la prima, Kate. Alla ricerca di una propria identità, sovversiva ed esplosiva la seconda, Bec. Le due saranno amiche “vere”. Ma perché? Perché imparano l’una dall’altra a sondarsi, a rendere comprensibile ciò che fino a non molto tempo prima era incomprensibile. Imparano a Conoscere e conoscersi ad Amare ed amarsi per essere Libere di decidere. “Ma cavoli!" ci si potrebbe dire "Un altro fine settimana a contatto con malattie strappalacrime!” Non è così, "Qualcosa di buono", diretto da George C. Wolfe adattamento del romanzo di Michelle Wildgen “You’re Not You”, 2006 (Qualcosa di Buono, edito in Italia da Vallardi) è l’evoluzione a ranghi più elevati di un genere il cui prototipo rimane e risale al 1983 come campione d'incassi, di James L. Brooks, "Voglia di tenerezza". Come tutti sicuramente sanno la SLA colpisce le cellule nervose del cervello che controllano il movimento dei muscoli volontari. Il peggioramento delle cellule, aumenta nei pazienti la difficoltà nel camminare, parlare e respirare. Molti muoiono per insufficienza respiratoria.
Meticolosa, spietata, straziante è la rappresentazione di Hilary Swank, proveniente sicuramente dal profondo. Vicino a lei, ma non meno brava Bec. La sua iniziale imbarazzante professionalità, attira immediatamente Kate che con il suo modo di percepire persone, situazioni e compagnia bella, impiega men che meno ad assumerla. (quanto poco valgono i curriculum in certi momenti della vita). Bec è impacciata, non sa cucinare e non ha esperienza di assistenza al malato al di là di un periodo di volontariato durante la frequenza del liceo. Un'indicazione della sua incapacità domestica è il caos che segue nell’utilizzare un frullatore. Nonostante il disprezzo di sua madre, Bec è presa da suo nuovo umano lavoro. Impara, aiutata da Kate come cucinare e tante altre cose, diventandone avvocato e medico.
Il film ha inizio col 35° compleanno di Kate. Lei e suo marito Evan, innamoratissimi, lo trascorrono in casa circondati dagli amici. Quando Kate, invitata dagli amici ed un po’ controvoglia si siede al pianoforte, pian piano si scioglie. Il brano che esegue è il famosissimo “Polacca in La bemolle maggiore” di Chopin. I brillanti, vivaci, sciolti virtuosismi mostrati durante l’esecuzione del “pezzo” si spengono diventando impacciati, insicuri, imbarazzanti. Un tremito involontario attraversa le dita della mano di Kate. Non è più in grado di continuare. Col tempo diventa sempre più debole, la ritroveremo poi, su di una sedia a rotelle. Impara a riconoscere e registrare ogni sottile cambiamento del suo corpo. Alla disperazione di una musicista le cui capacità sono portate via, si aggiungono rabbia ed umiliazione quando scopre che Evan la tradisce.
Le esperienze drammatiche dell’essere umano, proiettano l’uomo in un’altra dimensione quella della ricerca del senso dell’esistere; del cosa sei stato; del cosa volevi essere, del cosa sei. Ed è cos’ che inizia lo “scontro” o il “dialogo” tra la parte di noi ascetico/illuminista – contemplativa/razionalista – spirituale/ terrena.
Nota: Le elevate esigenze tecniche della Polacca in la bemolle maggiore consentono ai pianisti di mostrare le loro abilità. Le battute iniziali, che annunciano l'ingresso della Polacca, rappresentano una «audacia del gesto, così come dignità e forza», spiega Mieczysław Tomaszewski, dell'istituto polacco. Chopin arriva in questa maniera a una «sonorità assoluta» sorprendente. Buona visione.
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rampante
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venerdì 26 febbraio 2016
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una pianista
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Kate, pianista di successo, insieme al marito Evan ha una vita perfetta improvvisamente stravolta dalla SLA.
Bec è una universitaria disordinata, improvvisa tutto, sentimenti, abbracci, affetti, amore, sempre in cerca di avventure da una notte, ma ha qualcosa di unico e raro, è tra le persone più sincere e spontanee, non usa mai un copione, usa solo il cuore.
La malattia di Kate le farà incontrare e contrariamente ad ogni aspettativa troveranno un accordo ed un aiuto reciproco.
Perfette entrambe, da Oscar
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kyotrix
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domenica 17 gennaio 2016
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bel film, non un capolavoro.
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Prima parte abbastanza leggera e gradevole, seconda parte per forza più drammatica ed intensa. Brave le attrici ( Hilary si cala bene in queste parti ). Come hanno detto altri forse un pò troppo zuccheroso forzato, e poi la parte della ragazza scapestrata è stata troppo forzata all'inizio, troppo ragazza sbandata incompetente e grezza, che diventa l'amica, badante e "compagna di viaggio" perfetta fino all'ultimo. Faccio notare che un malato di sla nel suoi ultimi periodi, fa decisamente pù fatica a parlare, non si capirebbe quello che dice, ma ovviamente questo non sarebbe stato molto cinematografico. Peccato non ci fossero i sottotitoli nella canzone cantata alla fine prima dei titoli di coda, immagino testo dedicata all'amica.
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Prima parte abbastanza leggera e gradevole, seconda parte per forza più drammatica ed intensa. Brave le attrici ( Hilary si cala bene in queste parti ). Come hanno detto altri forse un pò troppo zuccheroso forzato, e poi la parte della ragazza scapestrata è stata troppo forzata all'inizio, troppo ragazza sbandata incompetente e grezza, che diventa l'amica, badante e "compagna di viaggio" perfetta fino all'ultimo. Faccio notare che un malato di sla nel suoi ultimi periodi, fa decisamente pù fatica a parlare, non si capirebbe quello che dice, ma ovviamente questo non sarebbe stato molto cinematografico. Peccato non ci fossero i sottotitoli nella canzone cantata alla fine prima dei titoli di coda, immagino testo dedicata all'amica.
Anche se non molto originale, film decisamente consigliato.
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nike22
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lunedì 30 novembre 2015
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qualcosa di buono....
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Se il cinema prettamente maschile esalta il corpo e anche quando lo colpisce o lo sottopone ad incredibili massacri è solo per esaltarlo ancora di più, lo affossa per ammirarlo mentre risale, il cinema prettamente femminile (quello che tutto ciò che ha da dire preferisce comunicarlo assecondando tempi modi e punti di vista delle protagoniste) sceglie invece quasi sempre un rapporto di struggimento con il corpo, uno di umiliazioni e sua denigrazione finalizzato all’esaltazione dello spirito e della mente.
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Se il cinema prettamente maschile esalta il corpo e anche quando lo colpisce o lo sottopone ad incredibili massacri è solo per esaltarlo ancora di più, lo affossa per ammirarlo mentre risale, il cinema prettamente femminile (quello che tutto ciò che ha da dire preferisce comunicarlo assecondando tempi modi e punti di vista delle protagoniste) sceglie invece quasi sempre un rapporto di struggimento con il corpo, uno di umiliazioni e sua denigrazione finalizzato all’esaltazione dello spirito e della mente. Non fa eccezione Qualcosa di buono, film che rientra nella più ampia categoria del cinema del dolore e della malattia, quello che sfrutta la spirale degenerativa della malattia per ingrandire i sentimenti e potercisi accostare con maggiore facilità, affiancandosi così anche allo spettro della morte.
Hilary Swank è una specialista in questo, già pugile potente e poi inferma di Million Dollar Baby e ragazza che rifiuta il suo corpo femminile assumendo un’identità maschile in Boys Don’t Cry. Qui è una pianista classica dalla vita opulenta, sicura e perfetta a cui viene diagnosticata la SLA e che di conseguenza comincia a perdere sempre più l’uso della propria muscolatura. La degenerazione è davanti a lei e assieme al marito decide di prendere un aiutante che le stia accanto tutto il giorno. La trova in Bec, ragazza scapestrata e disastrata, completamente diversa da lei, apparentemente inaffidabile ma effettivamente vitale, l’unica a non vederla come una malata ma ancora come una persona.
L’evoluzione del loro rapporto è già nella testa di qualunque spettatore, un percorso ampiamente noto che viene attraversato senza nessuna vitalità, poichè sembra che a questo film interessi unicamente esaltare i rapporti tra donne (gli unici in grado di soddisfarle), senza avere però la capacità di comunicarne la peculiarietà. Mentre il corpo di Kate progressivamente viene a mancare, pezzo per pezzo, muscolo per muscolo, quello di Bec ha rapporti promiscui e disimpegnati, ma insieme le due donne scoprono dimensioni di sè che non conoscevano. Nuovamente i loro corpi passano in secondo piano, vengono sviliti per esaltare la complessità della loro interiorità, donne che possono assumere più identità, essere più di quel che gli uomini (mariti, ragazzi, padri) pensano possano essere. Anche il titolo originale (You’re not you) gioca con quest’idea del non essere più se stessi per la malattia ma anche non doversi rassegnare a vedersi come si è abituati a fare.
Eppure tutto è portato avanti con una passione per la dolcezza che conduce ben presto allo sfinimento. L’esagerata zuccherosità delle interazioni, dei sorrisini e delle dichiarazioni di affetto sfiancherebbe anche lo spettatore più appassionato.
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franci9292
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giovedì 24 settembre 2015
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cast adatto, storia già vista
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Sicuramente un film ben strutturato e pensato dal regista; anche perchè decidere di portare sul grande schermo una tematica tanto delicata ha richiesto sicuramente tempo e meticolosità nella scelta di come e con quali attori poterla raccontare al meglio.
Partiamo dall'inizio. Il film comincia con la proiezione di quella che è la vita perfetta dei due protagonisti: Kate, interpretata da Hilary Swank e Evan, interpretato da Josh Duhamel.
Entrambi molto belli, innamorati, ricchi, con una casa da sogno, un lavoro da fare invidia e amici con cui condividere le serate.
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Sicuramente un film ben strutturato e pensato dal regista; anche perchè decidere di portare sul grande schermo una tematica tanto delicata ha richiesto sicuramente tempo e meticolosità nella scelta di come e con quali attori poterla raccontare al meglio.
Partiamo dall'inizio. Il film comincia con la proiezione di quella che è la vita perfetta dei due protagonisti: Kate, interpretata da Hilary Swank e Evan, interpretato da Josh Duhamel.
Entrambi molto belli, innamorati, ricchi, con una casa da sogno, un lavoro da fare invidia e amici con cui condividere le serate. Insomma, la vita che tutti vorrebbero. Ma ecco che il sogno diventa ben presto realtà, quando a Kate viene diagnosticata la SLA( Sclerosi Laterale Amiotrofica). Nel contempo la giovane studentessa Bec, interpretata da Emmy Rossum, dopo aver letto la notizia su un giornale dove veniva richiesta assistenza per Kate, deicde di suonare al campenello di casa dei due coniugi per ottenere quell'impiego. Nonostante la diversità tra le due donne, Kate precisa, ordinata, vestita sempre con la massima cura e e Bec, più giovane, disordinata,ritardataria, pasticciona e trasanadata, assisteremo fin dall'inizio a un incredibile ed emozionante sodalizio tra le due. Probabilmente mi ero immaginata una pellicola che si distinguesse di più da altri drammi già visti e sentiti. Invece, anche in questo determinato caso, ho potuto riscontrare la solita pecca: perchè fare vedere sempre che all'inizio di tutto c'è la vita perfetta, quella tipica del mulino bianco, dove tutti sono felici, allegri, spensierati e dal momento in cui ci si trova di fronte a un disagio importante, in questo caso una grave malattia, tutto inizia a sgretolarsi come niente e la vita perfetta diviene il peggiore degli incubi? Perchè, invece, non fare partire la storia da quelli che erano già i piccoli problemi di coppia e di vita quotidiana? perchè tutto deve sorgere insieme alla malattia? perchè inizialmente c'è questo volere ostentare la perfezione per poi far percepire allo spettatore non solo il dramma della malattia, che già di per sè è terribile, ma anche tutte le altre problamatiche familiari? Il tradimento del marito Evan, per esempio. Che messaggio ci può dare? Il film inizia con quest uomo perdutamente innamorato della propria donna, ma che, poco dopo la diagnosi della malattia, finisce a letto con la segretaria. Avrei preferito vedere il tradimento prima, nella fase di vita apparentemente perfetta. Sempre questi tradimenti quando sorgono delle serie problematiche. Mai che si vada controcorrente facendo vedere l'amore vero di un marito che non si sgretola ma che si rafforza nelle difficoltà.
Per quanto riguarda la recitazione, niente da dire: cast adatto e capace.
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paolo73
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martedì 22 settembre 2015
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forti emozioni
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HO ANCORA IL CUORE CHE BATTE A MILLE...E NON SOLO PER L'ENNESIMA IMMENSA INTERPRETAZIONE DELLA SWANNK
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