samuelemei
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venerdì 18 aprile 2014
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la coppia allen-turturro infiamma new york
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Prendete l’apparentemente improbabile coppia John Turturro e Woody Allen. Immaginate che un fiorista di mezza età (Turturro) e un anziano libraio (Allen), entrambi sul lastrico, diventino all’improvviso rispettivamente un gigolò richiestissimo e un “pappa” dal forte senso degli affari. Collocateli nel quartiere ebraico di una Brooklyn scintillante, chiamateli “Virgilio e Bongo” e avrete, in estrema sintesi, l’asse portante di “Gigolò per caso”, la nuova commedia scritta, diretta e interpretata da John Turturro.
Gli affari andrebbero a gonfie vele (grazie alle sensuali quanto danarose clienti Sharon Stone e Sofia Vergara) se non fosse per il “grande amore”, tenero e sincero che nasce tra Virgilio e Avigal (Vanessa Paradis), una fragile vedova in cerca disperata di affetto e compagnia.
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Prendete l’apparentemente improbabile coppia John Turturro e Woody Allen. Immaginate che un fiorista di mezza età (Turturro) e un anziano libraio (Allen), entrambi sul lastrico, diventino all’improvviso rispettivamente un gigolò richiestissimo e un “pappa” dal forte senso degli affari. Collocateli nel quartiere ebraico di una Brooklyn scintillante, chiamateli “Virgilio e Bongo” e avrete, in estrema sintesi, l’asse portante di “Gigolò per caso”, la nuova commedia scritta, diretta e interpretata da John Turturro.
Gli affari andrebbero a gonfie vele (grazie alle sensuali quanto danarose clienti Sharon Stone e Sofia Vergara) se non fosse per il “grande amore”, tenero e sincero che nasce tra Virgilio e Avigal (Vanessa Paradis), una fragile vedova in cerca disperata di affetto e compagnia. Il sentimentale “gentiluomo” Turturro si lascia coinvolgere in una relazione platonica e romantica con la timida Avigal ma i problemi non tardano ad arrivare. Infatti la donna appartiene ad una rigida famiglia di rabbini. L’intera comunità ebraica del quartiere, indignata, reagirà allo scandalo, provocando una marea di guai alla premiata ditta “Virgilio e Bongo”.
In “Gigolò per caso” il versatile John Turturro ha saputo seguire brillantemente le orme del maestro, ricalcando in larga parte gli ambienti e il mood di molte pellicole di Woody Allen. Nel complesso ha saputo ricreare una classica commedia agrodolce, quasi un incrocio perfetto tra la melanconia di “Manatthan” e l’esplosività satirica di “Basta che funzioni”, per citare due titoli di Allen. L’operazione di Turturro, non senza rischi, è nel complesso riuscita. Tre sono i pilastri su cui si erge l’edificio di “Gigolò per caso”: in primo luogo la comicità debordante del vivacissimo Woody (con indimenticabili stoccate alla cultura ebraica); in secondo luogo la malinconia stralunata e quasi attonita di John Turturro, che fornisce un naturale controcanto alla vis comica di Allen; in terzo luogo i bellissimi scenari di una Brooklyn autunnale quanto mai romantica. Come spesso accade nei film di Woody Allen, la città palpitante è forse la vera protagonista “umorale” del film. Il grande pregio di “Gigolò per caso” sta nella raffinatezza e nella leggerezza che pervade la pellicola. Contribuiscono in questo senso l’impeccabile fotografia patinata (dal gusto vintage) giocata tutta sui colori pastello, sul rosso e sul giallo delle foglie e sulla luce soffusa (quasi crepuscolare) che filtra dalle ampie vetrate di New York. Contribuisce inoltre la sofisticata colonna sonora, punteggiata di musica jazz, brani francesi e persino un classico della canzone napoletana (Tu sì na cosa grande). E per finire contribuisce quel magnetico gioco di sguardi finale tra due grandi come Woody Allen e John Turturro, capaci di confezionare un film brillante e nostalgico al contempo, in una New York ammaliante fatta di lunghi viali alberati e di scarpe che calpestano le foglie cadute prematuramente.
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[+] appassionato e aggraziato film turturro non delude
(di antonio montefalcone)
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vanessa zarastro
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domenica 20 aprile 2014
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una commedia alleniana
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Il film è un tentativo di John Turturro di fare un film alla Woody Allen. Di origini siciliane Turturro nasce a Brooklyn, da un immigrato siciliano carpentiere e una cantante di jazz, da cui eredita la passione per la musica; cresce in quell'ambiente dove si mischiano insiemetradizioni italiane, ebraiche e africane.Sperimentatore dei generi Turturro si è cimentato nell’ambiente più consono: New York descritta in vari e diversi quartieri e l’ebraitudine sono materiali tipici della comicità alleniana. L’assurdo e il grottesco sono le categorie da lui seguite. Ma mentre Woody Allen presenta tipologie esistenti e situazioni realistiche, anche se esasperate – basti pensare alle figure nel recente Blu Jasmine – Turturro gioca tutto sull’inverosimile; l’improbabile dermatologa Sharon Stone e la sua amica Sofia Vergara ne sono esempi.
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Il film è un tentativo di John Turturro di fare un film alla Woody Allen. Di origini siciliane Turturro nasce a Brooklyn, da un immigrato siciliano carpentiere e una cantante di jazz, da cui eredita la passione per la musica; cresce in quell'ambiente dove si mischiano insiemetradizioni italiane, ebraiche e africane.Sperimentatore dei generi Turturro si è cimentato nell’ambiente più consono: New York descritta in vari e diversi quartieri e l’ebraitudine sono materiali tipici della comicità alleniana. L’assurdo e il grottesco sono le categorie da lui seguite. Ma mentre Woody Allen presenta tipologie esistenti e situazioni realistiche, anche se esasperate – basti pensare alle figure nel recente Blu Jasmine – Turturro gioca tutto sull’inverosimile; l’improbabile dermatologa Sharon Stone e la sua amica Sofia Vergara ne sono esempi. Così pure tutta la parodia del clan di ortodossi mi è sembrata banale e senza particolari caratterizzazioni. Il risultato è di comicità modesta ma riesce a strappare qualche sorriso.
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[+] tre stelle
(di francesco2)
[ - ] tre stelle
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nino pell.
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lunedì 21 aprile 2014
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commedia agrodolce dalle tinte nerorealistiche
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Questo film del regista John Turtutto si presenta, a livello di facciata, come una commedia gradevole, ricca di gustose situazioni umoristiche che danno vivacità soprattutto alla prima metà del film e questo soprattutto grazie al personaggio intepretato da Woody Allen. Ma poi lo spettatore attento si successivamente ci si accorge che il senso di questa pellicola è quello di trasmettere un messaggio diretto, cinico e senza vie d'uscita: la solitudine in epoca contemporanea nell'ambito dei rapporti affettivi. Tematica questa ovviamente non affatto nuova in tutti queli film dove compare Allen. Un profondo senso di solitudine, appunto, che i personaggi di questa storia cercano di attenuare tuffandosi in rapporti passeggeri e di tipo veniale.
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Questo film del regista John Turtutto si presenta, a livello di facciata, come una commedia gradevole, ricca di gustose situazioni umoristiche che danno vivacità soprattutto alla prima metà del film e questo soprattutto grazie al personaggio intepretato da Woody Allen. Ma poi lo spettatore attento si successivamente ci si accorge che il senso di questa pellicola è quello di trasmettere un messaggio diretto, cinico e senza vie d'uscita: la solitudine in epoca contemporanea nell'ambito dei rapporti affettivi. Tematica questa ovviamente non affatto nuova in tutti queli film dove compare Allen. Un profondo senso di solitudine, appunto, che i personaggi di questa storia cercano di attenuare tuffandosi in rapporti passeggeri e di tipo veniale. Alla fine sembra che nessuno ne esce vincitore ma che anzi un pò tutti i personaggi della vicenda sprofondano in una perenne infelicità: chi per timore reverenziale del proprio credo religioso (la protagonista vedova intepretata da Vanessa Paradis che è costretta a rinunciare al vero amore per scegliere forzatamente un uomo della sua stessa dottrina) e chi per il disincanto di una grande storia d'amore e di sentimenti mai concretizzata (appunto, il personaggio Fioravante che nel finale, ritornato solo, preferisce continuare a fare il gigolò). Paradossalmente l'unico che alla fine ci risulta essere come il meno infelice è il sig. Murray (Woody Allen) , faccendiere di incontri casuali a pagamento, il quale si ritrova comunque "coccolato" dal grande affetto di una donna di colore e dei suoi quattro figlioletti. Un film che, dunque, solo apparentemente risulterebbe essere una simpatica commedia da passatempo ma che in realtà la si può senza dubbio classificare come una pellicola dalle tinte neorealistiche, proiettate in questa nostra epoca contemporanea e con un finale, pertanto, senza mezze vie di uscite.
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flyanto
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martedì 29 aprile 2014
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una singolare alternativa attività al fine di risc
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Film in cui si racconta di due amici (Allen e Turturro), di età ben differente, i quali decidono, al fine di ottenere dei guadagni extra, di intraprendere la professione di "gigolò" o, meglio, di far sì che il più anziano (Allen, appunto) gestisca al più giovane ed aitante (Turturro) gli incontri a sfondo sessuale. La singolare "società" riscuoterà sin dall'inizio un enorme successo, dovuto alla frequentazione ed alla soddisfazione di molte donne di svariata età e pertanto i due "soci" riusciranno a guadagnare ingenti somme di denaro. Ma l'improvviso innamoramento dello gigolò verso una giovane donna ebrea vedova, causerà la fine del'intero business o, quasi.
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Film in cui si racconta di due amici (Allen e Turturro), di età ben differente, i quali decidono, al fine di ottenere dei guadagni extra, di intraprendere la professione di "gigolò" o, meglio, di far sì che il più anziano (Allen, appunto) gestisca al più giovane ed aitante (Turturro) gli incontri a sfondo sessuale. La singolare "società" riscuoterà sin dall'inizio un enorme successo, dovuto alla frequentazione ed alla soddisfazione di molte donne di svariata età e pertanto i due "soci" riusciranno a guadagnare ingenti somme di denaro. Ma l'improvviso innamoramento dello gigolò verso una giovane donna ebrea vedova, causerà la fine del'intero business o, quasi....
Questa commedia di John Turturro, da lui sia diretta che scritta su prezioso consiglio di Woody Allen stesso, risulta molto divertente e, nonostante il tema trattato, non possiede alcun accenno di volgarità, anzi, il contrario e dunque l'effetto sortito e cercato di divertire il pubblico in maniera leggera ma intelligente è ampiamente raggiunto. Sicuramente, però, non possiede l'originalità ed il brio e soprattutto la maestria nel genere comico trattato nelle sue opere da Woody Allen, sebbene lo scimmiotti molto, ma come esercizio e prodotto esilarante, peraltro un genere del tutto nuovo per Turturro che ha sempre recitato in pellicole più drammatiche o diretto films di tematica differente (vedi "Passione" sulle origini della musica e della canzone napoletana), sicuramente possiede i suoi pregi e dunque il film è da giudicarsi encomiabile.
Entrambi, Allen e Turturro, risultano inoltre perfettamente a proprio agio nei loro singolari ed inusuali ruoli in modo tale da consegnare allo spettatore due ritratti di personaggi assai simpatici, forse non del tutto credibili nella realtà, ma spiritosi e dunque pienamente accettabili.
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marinabelinda
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mercoledì 7 maggio 2014
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dove c'è dolore c'è amore
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Gli imprevisti del cuore sono sempre dietro l'angolo. E tra la seduzione patinata di due donne mature e disinibite e il pudore di una donna semplice e senza sorriso può essere scontato immaginare cosa prevalga.Ma non è scontato il finale, sia per la scelta narrativa (e qui mi fermo), sia per la scelta del protagonista: cosa farà Fioravante non è dato sapere0. E va bene così.
Un film garbato ma eccitante (nel senso più ampio del termine).
Fioravante incarna quello che ogni donna vorrebbe: sensibilità, virilità, ironia, ottimi gusti musicali, culinari e botanici.
Si sorride volentieri, con lo stesso garbo che ha il protagonista nell'approcciarsi con la sua nuova realtà di 'squillo' (come si definisce lui stesso): gigolò per caso (forse per necessità), ma del tutto consapevole.
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Gli imprevisti del cuore sono sempre dietro l'angolo. E tra la seduzione patinata di due donne mature e disinibite e il pudore di una donna semplice e senza sorriso può essere scontato immaginare cosa prevalga.Ma non è scontato il finale, sia per la scelta narrativa (e qui mi fermo), sia per la scelta del protagonista: cosa farà Fioravante non è dato sapere0. E va bene così.
Un film garbato ma eccitante (nel senso più ampio del termine).
Fioravante incarna quello che ogni donna vorrebbe: sensibilità, virilità, ironia, ottimi gusti musicali, culinari e botanici.
Si sorride volentieri, con lo stesso garbo che ha il protagonista nell'approcciarsi con la sua nuova realtà di 'squillo' (come si definisce lui stesso): gigolò per caso (forse per necessità), ma del tutto consapevole. Regala magia, e non necessariamente a pagamento.
Il tutto nel contesto di un bellissimo autunno a New York, di una colonna sonora elegantissima e di un messaggio finale che fa sicuramente riflettere e sa dare speranza da qualsiasi punto di osservazione lo si interpreti.
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ruger357mgm
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lunedì 21 aprile 2014
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sophisticated urban comedy
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John Turturro,caratterista di pregio,indimenticabile nel grande Lebowsky,autore sensibile e curioso del mondo,il suo "Passione" da lezione a molti nostrani sopravvalutati tromboni,ci regala una New York comedy a metà strada tra Brooklyn e Upper Manhattan,con una deviazione yiddish che tutto sommato non guasta.Sarebbe come se la libreria che vende libri antichi in galleria a Milano stesse per chiudere ,cosa vera peraltro,e il proprietario si inventasse un mestiere per sbarcare il lunario.Trasformandosi in un prosseneta,un lenone ossia un "pimp", nel gergo newyorkese,ma offrendo un prodotto diverso,non le solite portoricane sculettanti ma un verace ibrido latino,mediterraneo,con vaghe origini marrane,che spaccia, in prova,alla sua dermatologa,una Sharon Stone bisex e conturbante che ambisce ad un ménage a trois.
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John Turturro,caratterista di pregio,indimenticabile nel grande Lebowsky,autore sensibile e curioso del mondo,il suo "Passione" da lezione a molti nostrani sopravvalutati tromboni,ci regala una New York comedy a metà strada tra Brooklyn e Upper Manhattan,con una deviazione yiddish che tutto sommato non guasta.Sarebbe come se la libreria che vende libri antichi in galleria a Milano stesse per chiudere ,cosa vera peraltro,e il proprietario si inventasse un mestiere per sbarcare il lunario.Trasformandosi in un prosseneta,un lenone ossia un "pimp", nel gergo newyorkese,ma offrendo un prodotto diverso,non le solite portoricane sculettanti ma un verace ibrido latino,mediterraneo,con vaghe origini marrane,che spaccia, in prova,alla sua dermatologa,una Sharon Stone bisex e conturbante che ambisce ad un ménage a trois.La ditta si avvia subito bene,con incassi adeguati e soddisfazione della clientela ma solo sino alla comparsa sulla scena della chassidica Avbigail,vedova di una rabbino, osservante e pudica.La giovane vedova ignara della reale attività di intrattenitore per signore del commesso di fiorista, presentatole dal subdolo Woody Allen con ben altri scopi, abbandona la sua ritrosia per cedere al sentimento,ottenendo di guastare il festino alle clienti del nostro gigolò che fa cilecca sul più bello.Fotografia "alleniana" ma originale,musiche super, interpreti ben mixati e in parte.Menzione d'onore per il vecchio Woody che da attore riesce ancora ad essere meglio che come regista.Turturro sempre valido nelle scelte poetiche,una garanzia.Prevedibile un volgare remake italiano.
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antonietta dambrosio
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sabato 1 novembre 2014
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una storia sussurrata
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Una storia sussurrata e come tale si respira, lieve come una carezza e buona come un sorriso, accompagnata da una costante e raffinata melodia jazz, per alcuni tratti struggente, dove si mescolano culture e stili di vita differenti con delicatezza, ironia e sano umorismo. Il filo conduttore di questa pellicola scritta, diretta ed interpretata da John Turturro, è il valore dell'amicizia che si riconosce sin dall'esordio da cui prende forma, e potrebbe sembrare improbabile ed alquanto grottesco, ma è il pretesto che avrà la forza di ridisegnare ed unire i confini di mondi distanti e solo apparentemente in contrasto.
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Una storia sussurrata e come tale si respira, lieve come una carezza e buona come un sorriso, accompagnata da una costante e raffinata melodia jazz, per alcuni tratti struggente, dove si mescolano culture e stili di vita differenti con delicatezza, ironia e sano umorismo. Il filo conduttore di questa pellicola scritta, diretta ed interpretata da John Turturro, è il valore dell'amicizia che si riconosce sin dall'esordio da cui prende forma, e potrebbe sembrare improbabile ed alquanto grottesco, ma è il pretesto che avrà la forza di ridisegnare ed unire i confini di mondi distanti e solo apparentemente in contrasto. Siamo nelle atmosfere autunnali di un quartiere ebraico di New York dove Woody Allen dà il meglio di sé interpretando Murray, un libraio che, costretto a cessare l'attività in tempo di crisi, prende spunto da una strana richiesta della sua dermatologa, la dottoressa Parker (Sharon Stone), e si propone come manager al suo amico di vecchia data Fioravante (John Turturro), lasciando a lui il ruolo di gigolò. Forte si avverte l'identità di Woody Allen che nel ruolo di Murray, si sente libero di interpretare se stesso, geniale, goffo e autoironico, in una famiglia multietnica, e per le strade e le case di New York alla ricerca di donne disposte a generose ricompense in cambio della cura di solitudini diverse. Nulla scade nella volgarità che potrebbe esserci nel "mestiere più antico del mondo" perché Fioravante (il nome non è un caso) è l'uomo visto dalla prospettiva di Murray, l'amico che lo osserva da sempre e sa quanto non abbia paura di sporcarsi le mani, e quanto la cura e la delicatezza che danno vita ad autentiche opere floreali, avranno la forza di entrare piano e portare magia nella solitudine del mondo femminile, un mondo nel quale sente il richiamo lontano di sua madre. E con arte e sapienza John Turturro confonde e mescola le razze, il mondo maschile con quello femminile, sorride ed allunga i confini dell'ortodosso e rigido mondo ebraico; tutto ciò che sembra non è, e molto racchiude in sé l'opposto. Così come l'amore è dolore, sentimento che entra in scena quando Fioravante dischiuderà delicatamente l'animo di Avigal (Vanessa Paradis), vedova di un rabbino, mentre i suoi occhi gli rapiranno il cuore. E questo amore sarà capace di sfumare anche l'erotismo della dottoressa Parker e di Selima (Sofia Vergara). Turturro ci regala una commedia delicata che pur non avendo una forte struttura narrativa, ci lascia un sapore agrodolce, dove ogni parola chiave ci riporta alla scena che ne traduce il senso e la malinconia si trasforma in sorriso.
(Antonietta D'Ambrosio)
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nino pell.
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lunedì 21 aprile 2014
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commedia agrodolce dalle tinte neorealistiche
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Questo film del regista John Turtutto si presenta, a livello di facciata, come una commedia gradevole, ricca di gustose situazioni umoristiche che danno vivacità soprattutto alla prima metà del film e questo soprattutto grazie al personaggio interpretato da Woody Allen. Ma poi successivamente ci si accorge che il senso di questa pellicola è quello di trasmettere un messaggio diretto, cinico e senza vie d'uscita: la solitudine in epoca contemporanea nell'ambito dei rapporti affettivi.
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Questo film del regista John Turtutto si presenta, a livello di facciata, come una commedia gradevole, ricca di gustose situazioni umoristiche che danno vivacità soprattutto alla prima metà del film e questo soprattutto grazie al personaggio interpretato da Woody Allen. Ma poi successivamente ci si accorge che il senso di questa pellicola è quello di trasmettere un messaggio diretto, cinico e senza vie d'uscita: la solitudine in epoca contemporanea nell'ambito dei rapporti affettivi. Tematica questa ovviamente non affatto nuova in tutti queli film dove compare Allen. Un profondo senso di solitudine, appunto, che i personaggi di questa storia cercano di attenuare, tuffandosi in rapporti passeggeri e di tipo veniale. Alla fine sembra che nessuno ne esce vincitore ma che anzi un pò tutti i personaggi della vicenda sprofondano in una perenne infelicità: chi per timore reverenziale del proprio credo religioso (la protagonista vedova intepretata da Vanessa Paradis che è costretta a rinunciare al vero amore per scegliere forzatamente un uomo della sua stessa dottrina) e chi per il disincanto di una grande storia d'amore e di sentimenti mai concretizzata (appunto, il personaggio Fioravante che nel finale, ritornato solo, preferisce continuare a fare il gigolò). Paradossalmente l'unico che alla fine ci risulta essere come il meno infelice è il sig. Murray (Woody Allen) , faccendiere di incontri casuali a pagamento, il quale si ritrova comunque "coccolato" dal grande affetto di una donna di colore e dei suoi quattro figlioletti. Un film che, dunque, solo apparentemente risulterebbe essere una simpatica commedia da passatempo ma che in realtà la si può senza dubbio classificare come una pellicola dalle tinte neorealistiche, proiettate in questa nostra epoca contemporanea e con un finale, pertanto, senza mezze vie di uscite.
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pincenzo
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lunedì 5 maggio 2014
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dall'altra parte
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Per rimediare alla cronica mancanza di denaro due amici decidono di buttarsi sul mercato della prostituzione maschile, ottenendo insperati e lucrosi proventi. Ma la scarsa professionalità di uno dei due, il gigolò, fa sì che una cliente diventi per lui una possibile e auspicabile fidanzata. Per sapere come la storia va a finire è consigliata la visione di questo film garbato, elegante, spesso ironico, in cui Woody Allen si esibisce nella parte naturale di ebreo newyorkese e John Turturro in quella del gigolò. Abituati a vedere la prostituzione femminile in azione, con tutto il relativo cerimoniale, si osserva con imbarazzo e sorpresa questo uomo, normale come potrebbe esserlo uno di noi, affrontare un ruolo difficile, tutto basato su sguardi, poche parole, movimenti felpati.
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Per rimediare alla cronica mancanza di denaro due amici decidono di buttarsi sul mercato della prostituzione maschile, ottenendo insperati e lucrosi proventi. Ma la scarsa professionalità di uno dei due, il gigolò, fa sì che una cliente diventi per lui una possibile e auspicabile fidanzata. Per sapere come la storia va a finire è consigliata la visione di questo film garbato, elegante, spesso ironico, in cui Woody Allen si esibisce nella parte naturale di ebreo newyorkese e John Turturro in quella del gigolò. Abituati a vedere la prostituzione femminile in azione, con tutto il relativo cerimoniale, si osserva con imbarazzo e sorpresa questo uomo, normale come potrebbe esserlo uno di noi, affrontare un ruolo difficile, tutto basato su sguardi, poche parole, movimenti felpati. Un'inversione che ci mostra il mondo dall'altra parte.
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great steven
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sabato 10 settembre 2016
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pappone e gigolò per necessità economiche
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GIGOLò PER CASO (USA, 2014) diretto da JOHN TURTURRO. Interpretato da JOHN TURTURRO, WOODY ALLEN, SHARON STONE, LIEV SCHREIBER, VANESSA PARADIS, SOFIA VERGARA
A New York vivono e lavorano il fiorista Fioravante e il libraio Murray. Malgrado non siano coetanei (il primo è sessantenne, il secondo quasi ottuagenario), la loro amicizia procede sincera e serena da tanto tempo. Quando si ritrovano in condizioni economiche di cui non riescono a prevedere un futuro tranquillo, Murray propone all’amico di fargli da manager per il lavoro più antico del mondo. Come soprannomi rispettivamente per pappone e gigolò, si scelgono Bongo e Virgilio Howard.
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GIGOLò PER CASO (USA, 2014) diretto da JOHN TURTURRO. Interpretato da JOHN TURTURRO, WOODY ALLEN, SHARON STONE, LIEV SCHREIBER, VANESSA PARADIS, SOFIA VERGARA
A New York vivono e lavorano il fiorista Fioravante e il libraio Murray. Malgrado non siano coetanei (il primo è sessantenne, il secondo quasi ottuagenario), la loro amicizia procede sincera e serena da tanto tempo. Quando si ritrovano in condizioni economiche di cui non riescono a prevedere un futuro tranquillo, Murray propone all’amico di fargli da manager per il lavoro più antico del mondo. Come soprannomi rispettivamente per pappone e gigolò, si scelgono Bongo e Virgilio Howard. Fioravante, benché non si sia mai ritenuto affascinante né fisicamente prestante, scopre in sé stesso una dote eccezionale nel mestiere della prostituzione, e le sue clienti rimangono molto soddisfatte delle sue prestazioni, in particolar modo la dottoressa Parker, apatica e viziosa donna separata dal marito, e la sua amica Selima, spagnola dal sangue caldo. Dal canto suo, Murray capirà che il mestiere del protettore è meno semplice di quanto si aspettava, nonostante gli ingenti introiti, e dovrà fare i conti con un poliziotto ebreo che lo tiene costantemente d’occhio, sospettoso che si stia occupando di affari poco puliti. I suddetti affari procedono a gonfie vele finché non compare Avigal, inibita vedova di un rabbino ebraico ancora legata agli obblighi opprimenti e restrittivi a cui la sottoponeva il burbero marito, di cui Fioravante si innamorerà, felicemente ricambiato, sebbene poi non eserciti mai con lei la sua "professione accessoria". Dopo un improbabile quanto imprevedibile processo al quale interverrà la stessa Avigal in difesa di sé stessa, Murray e Fioravante non dovranno più temere l’ombra sinistra delle forze dell’ordine e della comunità israelitica locale e potranno proseguire con la loro ben più che fruttuosa collaborazione. Alla sua quinta regia, Turturro si ripropone positivamente anche come sceneggiatore e interprete, e dimostra di aver ormai imparato e acquisito i ferri del mestiere. Quello di cineasta a tutto tondo, intendiamoci. Perché riesce in maniera splendida il suo esperimento di realizzare una commedia che, dietro le apparenze fatue e leggere, rivela un’analisi profonda dell’animo umano e, tramite una galleria di personaggi eterogenei che comunque si somigliano fra loro per il desiderio di schietti e puri contatti relazionali, costruisce un mondo misterioso solo in superficie, i cui misteri possono infatti essere disciolti tramite l’amore e l’amicizia e tutto ciò che ruota intorno ai due sentimenti che dalla notte dei tempi definiscono l’aspetto preponderante e ottimistico dei rapporti umani. Il film, perfetto anche nella durata contenuta, commuove, diverte, fa riflettere, pone domande senza la pretesa ossessiva di fornire troppo presto risposte definitive, apre lo sguardo su argomenti che troppo spesso finiscono nel becero e per non meritare la dovuta attenzione, riscalda il cuore evitando di ricorrere a ricatti emotivi e si merita un accorato applauso per svariati motivi: la critica feroce ma lucida ai precetti della religione ebraica ortodossa, la non-distinzione fra uomini e donne quando s’affronta il dialogo dei sentimenti e della ricerca di un completamento fisico, il bisogno di conoscersi per potersi giudicare e anche rapportare come amici o amanti nei migliori dei casi, l’intelligenza del discorso umanitario nei momenti in cui rivolge la propria concentrazione alla tenerezza e alla lealtà. Una fotografia sobria e limpida integra l’ottima qualità delle immagini, abbindandosi ad un’eccellente colonna sonora che privilegia le musiche jazz quiete per accompagnare lo scandire dell’evoluzione umana dei due simpatici protagonisti. E la loro simpatia non nasce dalla stravaganza, anche se le apparenze sembrano suggerirlo: è vero, la loro è innanzitutto una necessità di denaro, dunque una voglia materialistica e pratica da soddisfare e un mezzo per sbarcare più comodamente il lunario, ma le loro intenzioni, col progredire di un mestiere improvvisato che si rivela poi funzionante e funzionale, poco a poco si intensificano e si nobilitano. Un Turturro sotto le righe, flemmatico e paziente, deciso nell’ottenere i suoi scopi e capace di sconfiggere le incertezze. Un Allen nevrotico, timido e imbranato come sempre, ma anche "padre" di una famiglia di ragazzini neri col vizio dei giochi all’aperto e co-inquilino di una formosa donna di colore, e divertentissimo per l’abituale parlata nervosa e sciolta (cui giova anche la voce italiana di Leo Gullotta, che doppia l’attore-regista newyorkese dopo la scomparsa di Oreste Lionello). Una S. Stone più introversa e misurata del solito, attratta dai piaceri della vita carnale e persa nel tormento di una solitudine che desidera colmare con la compagnia dell’altro sesso. Nota di merito finale a L. Schreiber, agente di polizia con cappello nero tipico della tradizione semita, innamorato della vedova del rabbino, che cerca con fatica di conciliare un amore apparentemente impossibile, ma che poi si rivela opportuno e contraccambiato, con le esigenze di un mestiere inviso alle brave persone, rispettato dai colleghi e anche incline a qualche sbandata, in caso di sbadataggine. E poi Fading Gigolo è anche un esempio ormai piuttosto raro di commedia made in USA che non ricorre al registro medio stupido per innescare le risate: un prodotto di una qualità così ricercata, perché ormai scarseggia, merita senza riserve né mezze misure di fare da caposcuola ad un nuovo sottogenere cinematografico d’oltreoceano che sappia reinventarsi grazie alla sagacia, all’abilità dei suoi fautori, alla ponderatezza dei temi e alla lungimiranza degli sguardi che indagano le profondità dell’anima umana quando si realizzano lungometraggi che la pongono al centro della propria storia. Come dovrebbero fare tutte le commedie di serie A. Non resta che augurarsi il meglio dal futuro venturo.
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