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Un bel film, una classica commedia americana che sai già come andrà a finire, ma bello perché ridendo e con un po' di romantico trasporto si parla delle nevrosi. I nostri protagonisti sono affetti da gravi sindromi nervose, ma non solo loro, tutti i personaggi del film hanno qualche atteggiamento particolare. Penso che ognuno di noi possa riflettere e riconoscersi in atteggiamenti compulsivi, piccole manie, scongiuri scaramantici. Così, parlando del bello e del brutto, accostando il dramma alla commedia, si ride e si pensa: si pensa a quanto siamo buffi quando mettiamo gli oggetti in un certo ordine, quando reagiamo inconsciamente con violenza a particolari atteggiamenti, quando ripetiamo quotidianamente e all'infinito gli stessi gesti, quando pesiamo gli ingredienti al milligrammo, situazioni che si propongono ogni giorno in casa e per la strada. È anche un film sul l'amore, sul vero amore, quello che non riconosci, ma che hai davanti agli occhi, non lo riconosci, sbagliando, perché vorresti sempre qualcosa che ti da sicurezza, ma che in fondo ti destabilizza. David O. Russell è bravissimo con gogliarderia a farci vedere e intravedere le cose, ci accompagna per mano in questa storia e, mentre ridiamo, ci schiaffeggia per la nostra dabbenaggine. I violenti vengono puniti, ma sono i buoni, in un paradosso che diviene reale perché ci abbandoniamo a voler bene ai nostri protagonisti, che sono soprattutto bravi, accattivanti e dolcissimi. E anche la gara di ballo, culmine di deliranti scommesse (piaga sociale reale), diviene una splendida espressione dei limiti e della gioia non riconosciuta da chi vive nel conformismo. Forse le nevrosi e la pazzia sono l'unica reale fuga da tante false verità.
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