andrea giostra
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mercoledì 25 settembre 2013
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il potere della seduzione!
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Bel film. Da vedere se si vuol ricevere un “contributo culturale” per comprendere il potere della seduzione anche se priva di talento, di cultura, di scrupoli, ma traboccante di sete di potere, di danaro e di vana gloria. La sceneggiatura, tratta dal secondo e bellissimo romanzo “Bel Ami”, di Henri-René-Albert-Guy de Maupassant, pubblicato in Francia nel 1885, che in solo quattro mesi raggiunse le trentasette ristampe, primato assoluto non solo per l’ottocento, ben rappresenta altri strumenti per la conquista del potere. La sceneggiatura di Rachel Bennette, infatti, con grande astuzia narrativa, si sofferma spesso sull’immenso potere mediatico già noto nell’ottocento, e di come questo potere, ben maneggiato da “menti raffinate” e senza alcuno scrupolo per l’interesse pubblico, domina la scena del potere politico ed economico di allora – come di adesso! - mietendo vittime scomode e spesso apparentemente ingenue.
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Bel film. Da vedere se si vuol ricevere un “contributo culturale” per comprendere il potere della seduzione anche se priva di talento, di cultura, di scrupoli, ma traboccante di sete di potere, di danaro e di vana gloria. La sceneggiatura, tratta dal secondo e bellissimo romanzo “Bel Ami”, di Henri-René-Albert-Guy de Maupassant, pubblicato in Francia nel 1885, che in solo quattro mesi raggiunse le trentasette ristampe, primato assoluto non solo per l’ottocento, ben rappresenta altri strumenti per la conquista del potere. La sceneggiatura di Rachel Bennette, infatti, con grande astuzia narrativa, si sofferma spesso sull’immenso potere mediatico già noto nell’ottocento, e di come questo potere, ben maneggiato da “menti raffinate” e senza alcuno scrupolo per l’interesse pubblico, domina la scena del potere politico ed economico di allora – come di adesso! - mietendo vittime scomode e spesso apparentemente ingenue.
Ed allora, quello che lo spettatore vedrà rappresentato in “Bel Ami”, non è la semplice e scontata storia di un seduttore seriale che diabolicamente e cinicamente sottomette e domina donne potenti, sole ed insoddisfatte al solo fine di ottenere denaro e potere, ma vedrà ben rappresentata la spietata lotta per il dominio assoluto, conquistato con ogni mezzo, privilegiando l’utilizzo delle ancora poco raffinate armi non convenzionali della carta stampata di fine ottocento, oggi definito a ragione “potere mediatico”!
Come profeticamente aveva previsto Guy de Maupassant, oggi come allora, il “soggetto” non è cambiato. E questo non ci è affatto di conforto.
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orpheo incantatore
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martedì 17 aprile 2012
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la rivalsa di pattinson
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Pattinson non aveva un ruolo facile. George suscita una marea di sentimenti contrastanti, che spaziano dall'odio, all'amore, alla pena, alla commiserazione e tutto questo Robert è riuscito a portarlo magnificamente in scena. Ho letto di alcuni che hanno trovato la scenografia troppo sfarzosa ma è evidente che non hanno preso visione della Parigi dell'epoca perché tale era: ingombrante massaia di figli venali, donne insoddisfatte ed avventurieri in cerca di gloria.
Non conosco Robert minuziosamente come voi donne ma vi assicuro che tracce del vampiro non ne ho scorte. Il sorriso. Pungente, ingannatore, diversamente tormentato, capace di sfogliare il corpo di una donna quasi fosse un pudico kamasutra.
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Pattinson non aveva un ruolo facile. George suscita una marea di sentimenti contrastanti, che spaziano dall'odio, all'amore, alla pena, alla commiserazione e tutto questo Robert è riuscito a portarlo magnificamente in scena. Ho letto di alcuni che hanno trovato la scenografia troppo sfarzosa ma è evidente che non hanno preso visione della Parigi dell'epoca perché tale era: ingombrante massaia di figli venali, donne insoddisfatte ed avventurieri in cerca di gloria.
Non conosco Robert minuziosamente come voi donne ma vi assicuro che tracce del vampiro non ne ho scorte. Il sorriso. Pungente, ingannatore, diversamente tormentato, capace di sfogliare il corpo di una donna quasi fosse un pudico kamasutra. La gestualità, sempre fine a se stessa. L'andatura fiera, impostata come impostati erano i canoni dell'epoca. Le espressioni tipiche dell'uomo che dell'amore sa che farsene all'occorrenza ma che all'amore preferisce i luigi. Tuttavia, la donna non risente di quel marchio che alcuni vogliono per forza calcare a pelle. la femmina del 1890 è una femmina che sa quel che vuole e mantiene intatta la sua grazia, differentemente da quella di oggi che la grazia l'ha perduta nelle baraccopoli...con tutto il rispetto...il mio è un discorso generico.
Perfetta Uma, controllata, gelida come un ghiacciolo, vogliosa di quel successo al quale aspira George.
Equilibrata la Thomas, nel suo vagheggiare tra fedeltà coniugale e trasgressione per l bel giovine.
Spregiudicata e cucciolosa la Ricci, davvero intensa nella recitazione.
Il ritmo è stato quello giusto che ci si aspetta da un film che sfora nella psiche umana ed ha la necessità di spiegarci i vari processi evolutivi e involutivi.
Non è da oscar ma con un Pattinson fuori da ogni compromesso con la saga, sicuramente in crescita e per nulla senza speranza di riscatto. Quello c'è e lo si vede in ogni inquadratura. Ci godranno poco i critici che mai come adesso vedo abbassare le mannaie per ritrovarsi tutti d'accordo con Cronenberg il 25 maggio.
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gabriele marolda
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domenica 15 aprile 2012
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l'antieroe bel ami
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Il personaggio di George Duroy, arrampicatore sociale della Parigi di fine del diciannovesimo secolo, è stato già oggetto delle attenzioni di non pochi registi più volte nella storia del cinema. La realizzazione ora godibile nelle sale cinematografiche italiane è certamente abbastanza aderente al testo del bel romanzo di Guy de Maupassant.
Dopo una non esaltante esperienza militare in Algeria, il protagonista della nostra storia torna senza il becco di un quattrino in Francia, non più nel piccolo paese della Normandia, dove il padre vive coltivando un piccolo podere, ma a tentare la sorte nella capitale.
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Il personaggio di George Duroy, arrampicatore sociale della Parigi di fine del diciannovesimo secolo, è stato già oggetto delle attenzioni di non pochi registi più volte nella storia del cinema. La realizzazione ora godibile nelle sale cinematografiche italiane è certamente abbastanza aderente al testo del bel romanzo di Guy de Maupassant.
Dopo una non esaltante esperienza militare in Algeria, il protagonista della nostra storia torna senza il becco di un quattrino in Francia, non più nel piccolo paese della Normandia, dove il padre vive coltivando un piccolo podere, ma a tentare la sorte nella capitale.
In un locale equivoco incontra un vecchio commilitone, che ha fatto fortuna nell'editoria, tale Charles Forestier, divenuto caporedattore di un quotidiano di grande successo, La Vie Française. Grazie a questo felice incontro, George trova lavoro come redattore nel giornale, aiutato nello scrivere un primo pezzo dalla signora Forestier, moglie dell'amico, donna affascinante e dotata di grande acume nell'interpretazione della situazione politica. Bello e dotato di irresistibile fascino negli ambienti disinvolti delle signore bene dell'alta società parigina, notoriamente all'avanguardia nella libertà sessuale, riesce ad utilizzare il suo ascendente sul bel sesso per raggiungere presto una posizione di prestigio economico e di potere nella società.
Duroy è un antieroe, ancora attuale perché volutamente racchiude in sé molti dei disvalori e della sfrenata ambizione che spesso caratterizzano in ogni tempo tanti personaggi nel mondo della finanza, dell'imprenditoria e/o della politica, che hanno di mira il raggiungimento di posizioni di potere, non tenendo in conto il giudizio dei giusti, e tanto meno quello di Dio.
Il film è nel suo complesso molto bene narrato e riesce a trasportarti con maestria nella società parigina di fine secolo XIX, grazie ad un sapiente utilizzo di un cast di ottimi attori, dei costumi e degli interni, in cui si rivive l'aria di quei tempi opulenti ma corrotti della società parigina. Il ruolo del protagonista è interpretato da Robert Pattinson, del quale la critica rivela che con questo film si sarebbe scrollato di dosso il personaggio lugubre e raccapricciante del vampiro, che si era guadagnato nella saga di Twlight, da me volutamente sconosciuta. Affascinante come sempre la deuteragonista, Uma Thurman, nel ruolo della moglie di Forestier, principale autrice dell'ingresso nella bella società di George.
Trovo però, a differenza di altri lavori cinematografici di registi forse più innamorati della meravigliosa capitale francese, una certa cupezza degli ambienti,quasi sempre esibiti nelle ore serali o comunque con scarsa luce, forse un espediente dei suoi autori per meglio riflettere il carattere cinico e calcolatore del protagonista.
Chi ha letto il libro e almeno per sommi capi lo ricorda non resterà deluso dalla visione di quest'opera cinematografica.
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orpheo incantatore
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martedì 17 aprile 2012
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finalmente un george all'altezza!
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Pattinson non aveva un ruolo facile. George suscita una marea di sentimenti contrastanti, che spaziano dall'odio, all'amore, alla pena, alla commiserazione e tutto questo Robert è riuscito a portarlo magnificamente in scena. Ho letto di alcuni che hanno trovato la scenografia troppo sfarzosa ma è evidente che non hanno preso visione della Parigi dell'epoca perché tale era: ingombrante massaia di figli venali, donne insoddisfatte ed avventurieri in cerca di gloria.
Non conosco Robert minuziosamente come voi donne ma vi assicuro che tracce del vampiro non ne ho scorte. Il sorriso. Pungente, ingannatore, diversamente tormentato, capace di sfogliare il corpo di una donna quasi fosse un pudico kamasutra.
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Pattinson non aveva un ruolo facile. George suscita una marea di sentimenti contrastanti, che spaziano dall'odio, all'amore, alla pena, alla commiserazione e tutto questo Robert è riuscito a portarlo magnificamente in scena. Ho letto di alcuni che hanno trovato la scenografia troppo sfarzosa ma è evidente che non hanno preso visione della Parigi dell'epoca perché tale era: ingombrante massaia di figli venali, donne insoddisfatte ed avventurieri in cerca di gloria.
Non conosco Robert minuziosamente come voi donne ma vi assicuro che tracce del vampiro non ne ho scorte. Il sorriso. Pungente, ingannatore, diversamente tormentato, capace di sfogliare il corpo di una donna quasi fosse un pudico kamasutra. La gestualità, sempre fine a se stessa. L'andatura fiera, impostata come impostati erano i canoni dell'epoca. Le espressioni tipiche dell'uomo che dell'amore sa che farsene all'occorrenza ma che all'amore preferisce i luigi. Tuttavia, la donna non risente di quel marchio che alcuni vogliono per forza calcare a pelle. la femmina del 1890 è una femmina che sa quel che vuole e mantiene intatta la sua grazia, differentemente da quella di oggi che la grazia l'ha perduta nelle baraccopoli...con tutto il rispetto...il mio è un discorso generico.
Perfetta Uma, controllata, gelida come un ghiacciolo, vogliosa di quel successo al quale aspira George.
Equilibrata la Thomas, nel suo vagheggiare tra fedeltà coniugale e trasgressione per l bel giovine.
Spregiudicata e cucciolosa la Ricci, davvero intensa nella recitazione.
Il ritmo è stato quello giusto che ci si aspetta da un film che sfora nella psiche umana ed ha la necessità di spiegarci i vari processi evolutivi e involutivi.
Non è da oscar ma con un Pattinson fuori da ogni compromesso con la saga, sicuramente in crescita e per nulla senza speranza di riscatto. Quello c'è e lo si vede in ogni inquadratura. Ci godranno poco i critici che mai come adesso vedo abbassare le mannaie per ritrovarsi tutti d'accordo con Cronenberg il 25 maggio.
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@fearlessmore
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martedì 17 aprile 2012
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e non chiamatelo più "il vampiro"!
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E' un bel film. La scenografia è sontuosa, sfavillante e fa sapientemente e deliberatamente da contraltare al buio dell'anima dei personaggi,perché tutti sono a loro modo corrotti .
La prima parte è più lenta,ma non ho notato mancanza di fluidità ; Georges è il perno della storia , ogni suo rapporto personale con gli altri personaggi serve di volta in volta a caratterizzarlo e le espressioni del viso, le atmosfere, le luci la fanno da padrone sui dialoghi che servono da semplice supporto alla trama.
Gli attori sono tutti bravissimi e la Ricci è forse quella che ho preferito.Riesce a dare al personaggio quel misto di superficialità e profondità insieme, di spensieratezza e disperazione. Il suo tradimento coniugale non cerca mai assoluzione, nè pretende in cambio l'amore eterno di Georges e trova riscatto nella silenziosa e assoluta dedizione, nel suo essergli vicino sempre, anche quando lui le dice "neanche il tuo amore mi basta".
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E' un bel film. La scenografia è sontuosa, sfavillante e fa sapientemente e deliberatamente da contraltare al buio dell'anima dei personaggi,perché tutti sono a loro modo corrotti .
La prima parte è più lenta,ma non ho notato mancanza di fluidità ; Georges è il perno della storia , ogni suo rapporto personale con gli altri personaggi serve di volta in volta a caratterizzarlo e le espressioni del viso, le atmosfere, le luci la fanno da padrone sui dialoghi che servono da semplice supporto alla trama.
Gli attori sono tutti bravissimi e la Ricci è forse quella che ho preferito.Riesce a dare al personaggio quel misto di superficialità e profondità insieme, di spensieratezza e disperazione. Il suo tradimento coniugale non cerca mai assoluzione, nè pretende in cambio l'amore eterno di Georges e trova riscatto nella silenziosa e assoluta dedizione, nel suo essergli vicino sempre, anche quando lui le dice "neanche il tuo amore mi basta".
Uma è perfetta...Abile, fredda, calcolatrice. La scena di lei che "lo violenta" è molto forte, ma per me è una scena chiave...Georges non brilla per intelligenza, non è scaltro...è un passionale, un istintivo...non ha capito ancora il disegno di Madeleine e il significato del loro matrimonio e lei lo rimette al suo posto, senza cerimonie, senza amore, brutalmente...lui ne esce "materialmente" contuso e moralmente umiliato.
La Scott Thomas è magistrale.I suoi timidi ammiccamenti, la sorpresa nel sentirsi desiderata, i vezzi civettuoli che irritano Georges,la petulante richiesta di amore, la rinuncia alla propria dignità, la mercificazione che fa di se stessa pur di tenerlo legato disegnano una parabola perfetta.
Georges scaccia Virginie...scena violenta e quasi eccessiva,ma Georges ha subìto l'ennesima umiliazione scoprendosi di nuovo beffato e vede la sua meta allontanarsi. Esce fuori tutta la sua animalità, tutta la rabbia repressa e la frustrazione.Manca il corteggiamento a Suzanne, ma in realtà Suzanne ha rilievo non come personaggio, ma come "meta".Secondo me con la scena del suo ammiccamento a Georges (e il sorriso vincente di lui di rimando) il ruolo di Suzanne era espletato completamente. Nel libro il suo personaggio non ha alcuna importanza, nè la sua personalità, nè la sua bellezza...poteva essere bella o brutta, intelligente o stupida, non avrebbe fatto alcuna differenza...non c'è alcuna interazione affettiva o sessuale tra i due, semplicemente è il mezzo attraverso il quale Georges raggiunge il suo scopo e opera la sua vendetta, non c'era alcun bisogno di raccontare la seduzione o le tappe attraverso le quali giungono al matrimonio.
E parliamo finalmente di Rob! E' un Georges convincente. In alcuni momenti E' Georges DuRoy...nell'aria di sfida col sopracciglio alzato, in certi sorrisi ammiccanti, nei gesti e nell'espressione quando spoglia Virginie, nell'umiliazione, nella rabbia, nel rapporto speciale con Clotilde...ma c'è qualche momento in cui è Robert che "recita"...poco naturale, immedesimato nel ruolo, ma poco spontaneo, un po' troppo impostato. La telecamera e i primi piani lo braccano e se la cava quasi sempre egregiamente, ma una certa fissità espressiva lo condanna quando non deve mostrare emozioni forti.
Finale splendido e intenso...impagabile l'ultimo sguardo tra lui e Clotilde...una comprensione infinita, una complicità speciale, ti fa quasi sperare che lui possa un giorno imparare ad amare.
Bel Ami non è da oscar, ma è un bel film.
Il doppiaggio è stato deludente...
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tom61
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lunedì 23 aprile 2012
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la bellezza per un attore non è tutto!
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Film godibile grazie all'ottima recitazione delle tre attrici comprimarie, fra le quali primeggia una superba Kristin Scott Thomas nella parte di Virginie, e da una ottima ricostruzione scenografica di una Parigi fin e secolo, sarebbe potuto diventare una perla del cinema in costume se il ruolo di George Duroy non fosse caduto sulle fragili spalle di Robert Pattinson, il quale sembra - poveretto - essere stato catapultato dalla saga di Twilight sul set di Bel Amì senza nemmeno essersene reso conto.
Il giovane e indubbiamente bell'attore (oltretutto non in ottima forma fisica) cerca di destreggiarsi nel vortice interpretativo di alterne emozioni fra tremolii mascellari, sudorazioni frontali incontrollate e alzate di volitive sopracciglia fino al punto di risultare stucchevole anche per la più accanita delle fan.
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Film godibile grazie all'ottima recitazione delle tre attrici comprimarie, fra le quali primeggia una superba Kristin Scott Thomas nella parte di Virginie, e da una ottima ricostruzione scenografica di una Parigi fin e secolo, sarebbe potuto diventare una perla del cinema in costume se il ruolo di George Duroy non fosse caduto sulle fragili spalle di Robert Pattinson, il quale sembra - poveretto - essere stato catapultato dalla saga di Twilight sul set di Bel Amì senza nemmeno essersene reso conto.
Il giovane e indubbiamente bell'attore (oltretutto non in ottima forma fisica) cerca di destreggiarsi nel vortice interpretativo di alterne emozioni fra tremolii mascellari, sudorazioni frontali incontrollate e alzate di volitive sopracciglia fino al punto di risultare stucchevole anche per la più accanita delle fan. Tanto più che nel libro di Maupassant il personaggio di George è irriverente e sarcastico, mentre l'interpretazione romantica (nel senso deteriore del termine) data da Pattinson - e dal regista che lo ha diretto - rende il personaggio più vicino al turbato Torless di Musiliana memoria.
Immagino cosa sarebbe potuto diventare il film se al posto di un Pattinson ci fosse stato un Di Caprio: è proprio il caso di dirlo, una pellicola azzoppata dalle scelte del casting!
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spike
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lunedì 23 aprile 2012
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un vampiro in francia
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Il film non sarebbe male se non fosse per l'interpretazione del protagonista assolutamente non degna di un film americano. Il successo di Pattinson è legato solo al film vampiresco di cui è protagonista, come attore è veramente mediocre: le espressioni del viso in alcune scene sono ridicole. Pattinson è destinato a diventare una meteora nel firmamento di Hollywood. Tutto nel film è sottotono tranne la storia che possiede un energia propria che la pellicola non rovina.
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angelacustode
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martedì 24 aprile 2012
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un bel "bel ami"
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premetto che da sempre il cinema -e la lettura- nei suoi vari aspetti, è la mia passione tra hobbies. bel ami l'ho letto a 15 anni e riletto qualche anni fa.
BEL AMI
ho trovato il film molto ben fatto e molto ben recitato da tutti. perfetti i costumi, gli ambienti, i dialoghi. bravissimo il protagonista ,altro che recitare vampiri ruolo dal quale con questo film si è fortunatamente svincolato.
l'epoca e quegli anni sono ben resi, le scene di gruppo erano cosi' ben fatte e belle che mi sembrava di veder spuntare da un momento all'sltro touluse lautrec e i pittori dell'epoca.non so se, come ho letto, c'è un richiamo all'oggi.
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premetto che da sempre il cinema -e la lettura- nei suoi vari aspetti, è la mia passione tra hobbies. bel ami l'ho letto a 15 anni e riletto qualche anni fa.
BEL AMI
ho trovato il film molto ben fatto e molto ben recitato da tutti. perfetti i costumi, gli ambienti, i dialoghi. bravissimo il protagonista ,altro che recitare vampiri ruolo dal quale con questo film si è fortunatamente svincolato.
l'epoca e quegli anni sono ben resi, le scene di gruppo erano cosi' ben fatte e belle che mi sembrava di veder spuntare da un momento all'sltro touluse lautrec e i pittori dell'epoca.non so se, come ho letto, c'è un richiamo all'oggi. non credo
se cosi' è ,si è vero la storia si ripete. è cosi', ma da essa questa volta non abbiamo imparato nulla, se pur si è sempre detto che la storia insegna.
angelacustode
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(di clara1944)
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lucyelisa
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giovedì 6 giugno 2013
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ben costruito ma senza slanci
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Si resta quasi sempre delusi dalle trasposizioni cinematografiche delle opere letterarie per l’ inesorabile semplificazione del linguaggio e del ritmo narrativo che deve rispondere alle regole dell’adattamento scenico.
Ancora più delusi in questo film in cui , nella riproduzione di un capolavoro della letteratura francese, un personaggio controverso e complesso come Georges , squattrinato militare in congedo alla ricerca disperata del successo e dell’affermazione sociale , è affidato ad un inespressivo e rigido Pattinson .
Il film, nel suo impianto essenziale, è abbastanza fedele al romanzo ma i temi dell’ambizione sfrenata , del cinismo ,della seduzione utilizzata come strumento di conquista e di ascesa sociale , dei sentimenti di rivalsa verso un passato di miseria , sono affrontati con una certa superficialità ; insomma il film non spicca il volo .
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Si resta quasi sempre delusi dalle trasposizioni cinematografiche delle opere letterarie per l’ inesorabile semplificazione del linguaggio e del ritmo narrativo che deve rispondere alle regole dell’adattamento scenico.
Ancora più delusi in questo film in cui , nella riproduzione di un capolavoro della letteratura francese, un personaggio controverso e complesso come Georges , squattrinato militare in congedo alla ricerca disperata del successo e dell’affermazione sociale , è affidato ad un inespressivo e rigido Pattinson .
Il film, nel suo impianto essenziale, è abbastanza fedele al romanzo ma i temi dell’ambizione sfrenata , del cinismo ,della seduzione utilizzata come strumento di conquista e di ascesa sociale , dei sentimenti di rivalsa verso un passato di miseria , sono affrontati con una certa superficialità ; insomma il film non spicca il volo .
Discreta la fotografia ed i costumi nella ricostruzione storica della società parigina di fine ottocento ,alquanto libertina e dominata da intrecci tra passioni , speculazioni finanziarie ,spregiudicato calcolo politico e già fortemente influenzata dal potere mediatico della carta stampata sul cui sfondo si muove un variegato ed influente universo femminile ( in quest’ultima prospettiva il film coglie abbastanza bene l’aspetto di modernità del romanzo ); la colta e volitiva Madeleine , interpretata da Uma Thurman è il prototito delle donna colta e indipendente che non si lascia soggiogare dal proprio compagno ma anzi lo domina, così nella professione giornalistica come nell’intimità ; ottima anche l’ interpratazione della Scott Thomas nei panni della matura Virginie( moglie dell’editore di Georges e madre della giovanissima Suzanne ) che mostra tutti i tormenti, sussulti , rimorsi e slanci di una donna attempata, fino ad allora pia e fedele, sedotta dall’ avvenente Georges , fiero di aver conquistato la moglie dell’ ( odiato ) editore ,Altrettanto valida Cristina Ricci nei panni della tenera Clotilde , animata da un sentimento genuino verso il protagonista, amato quando non aveva ancora iniziato la scalata verso il successo di cui, in qualche modo, comprende la cinica scalata sociale . Anche se la recitazione di Pattinson appare poco convincente alcune sequenze raggiugono una certa intensità come quella in cui rivela come il desidero di esorcizzare la miseria lo spinga alla spasmodica e spregiudicata ascesa sociale che culmina nella scena finale del matrimonio con Suzanne ,dopo la preordinata e simulata fuga d’ amore , volta a provocare lo scandalo e le nozze riparatrici alle quali partecipano le sue ex ed il ben mondo parigino , in un apoteosi di cinismo e spregiudicatezza .
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donni romani
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domenica 6 maggio 2012
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bel ami, vampiro di anime
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Alcuni capolavori letterari sono stati trasportati al cinema più di una volta, in versioni fedeli, o completamente reinventate, o addirittura destrutturate. Il Bel Ami di Guy de Maupassant è sicuramente uno di questi perchè è un personaggio ambiguo, concentrato su se stesso, capace di calpestare chiunque pur di far carriera ed entrare a far parte dell'alta società, specchio dei tempi (la Parigi di fine 800) ma anche terribilmente universale e contemporaneo. George Duroy, tornato dalla guerra di Algeria e in difficoltà economiche, riesce a farsi accettare dalle signore dell'alta società grazie al suo fascino e alla capacità di corteggiare donne annoiate e trascurate dai mariti.
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Alcuni capolavori letterari sono stati trasportati al cinema più di una volta, in versioni fedeli, o completamente reinventate, o addirittura destrutturate. Il Bel Ami di Guy de Maupassant è sicuramente uno di questi perchè è un personaggio ambiguo, concentrato su se stesso, capace di calpestare chiunque pur di far carriera ed entrare a far parte dell'alta società, specchio dei tempi (la Parigi di fine 800) ma anche terribilmente universale e contemporaneo. George Duroy, tornato dalla guerra di Algeria e in difficoltà economiche, riesce a farsi accettare dalle signore dell'alta società grazie al suo fascino e alla capacità di corteggiare donne annoiate e trascurate dai mariti. Riuscirà a fare carriera nel giornalismo e a partecipare ai giochi politici e sociali di chi conta, ma non sarà mai accettato fino in fondo, anzi, verrà sempre tenuto all'oscuro delle mosse politiche decisive come dei rapporti privati che hanno determinato fortune e carriere. Le tre donne che George sfrutterà senza legarsi veramente a nessuna e da cui verrà talvolta umiliato talvolta aiutato sono specchio della fragilità e della forza dell'universo femminile, e i ruoli sono stati affidati a tre attrici di forte personalità come Uma Thurman, la donna forte e dominatrice, Kristin Scott Thomas, la donna ingenua e fragile, e Christina Ricci, la donna passionale e volitiva, tutte e tre capaci di dare sfumature adeguate a caratteri che senza la loro compostezza recitativa avrebbero potuto risultare stereotipate. George Ha invece volto e fisicità di Robert- vampiro - Pattison, che tenta di togliersi di dosso la scia dell'eroe romantico succhiasangue per approdare ad un arrampicatore sociale succhiaanime, amorale e subdolo quanto basta per dare al suo personaggio una buona credibilità. I confronti migliori sono quelli con la Thurman, tesi e sempre in bilico fra attrazione fisica e disprezzo morale, mentre gli incontri con la Scott thomas e la Ricci restano un po' sbiaditi e scontati. Siamo sicuramente lontani anni luce da capolavori come "Le Relazioni Pericolose" di Stephen Frears o "L'età dell'innocenza" di Scorsese (del resto Pattison non è John Makovich nè Daniel Day Lewis) ma il film si mantiene su un buon livello sia come ricostruzione d'ambiente sia come rappresentazione di un personaggio che oggi come all'epoca di Maupassant attraversa la vita senza scrupoli e senza porsi limiti morali. E si apprezza il desiderio di Pattison di non voler vivere di rendita e di tentare la strada di film più adulti e di personaggi più ambigui.
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