weach
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domenica 6 marzo 2011
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la metafora del male
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Parnassus l’uomo che voleva ingannare il diavolo.
Per la regia di Terry Gilliam , anche sceneggiatore unitamente a Charles McKeown.
Il film fu girato interamente fra Londra e Vancouver.
La compagnia “the imaginarium “ del dott. Parnassus promette al suo pubblico , “accattato” per le strade ,uno spettacolo unico attraverso uno specchi magico.
Ma quale è il potere del dott. Parnassus?Un potere di fare magie in cambio di un un patto con il diavolo Mr. Nick.
Il maligno offre magie speciali in "baratto" dell’anima della giovane Valentina , figlia di Parnassus (Lily cole ) al compimento del 16° anno.
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Parnassus l’uomo che voleva ingannare il diavolo.
Per la regia di Terry Gilliam , anche sceneggiatore unitamente a Charles McKeown.
Il film fu girato interamente fra Londra e Vancouver.
La compagnia “the imaginarium “ del dott. Parnassus promette al suo pubblico , “accattato” per le strade ,uno spettacolo unico attraverso uno specchi magico.
Ma quale è il potere del dott. Parnassus?Un potere di fare magie in cambio di un un patto con il diavolo Mr. Nick.
Il maligno offre magie speciali in "baratto" dell’anima della giovane Valentina , figlia di Parnassus (Lily cole ) al compimento del 16° anno.
Il tema del “Patto con il male” è stato ampiamente trattato in molte filmografie :vedi Devil.s Advocate,, Dorian Gray , oppure oppure Rosmarie Baby di Roman Polanski.
“la cosa grandiosa di Terry Gilliam è che consente sempre all’imprevisto di irrompere nel film e plasmare ciò che sta diventando …E’ grande dono questa libertà mentale, che spesso non trovi nei film “
Terry Gilliam con questo soggetto particolare ha l’occasione di giocare con la sua creatività smodata , generando un prodotto cinematografico grottesco, onirico, fantasioso, magico , fiabesco, dove la ricostruzione computerizzata fa da padrona; ci regala comunque un prodotto cinematografico a metà fra la filmografia classica ed il cartone animato.
Ambientazioni notturne suggeriscono un velo nel mistero della vita che viene raccontato con un senso magico ,attraverso una trama non sempre omogenea , ma con una sua liricità e poesia; è un viaggio verso il trascendete , oltre la dimensione materica, con squarci in mondi sognati o sfiorati.
La figura del diavolo ,Mr. Nick, interpretata da uno speciale Tom Weit, non ha nulla da invidiare alle interpretazioni del maligno di Robert Denirio in Angel Hert né a quella di Pacino in “Devil’s Advocate “
Ultima nota .
Direi. :” una favola, con un suo fascino, particolare, con dei punti che restano celati volutamente per concedere a noi spettatori sempre una nostra lettura “
Ottimo film che di gran lunga si invola verso una cinematografia eccellente.
Buona visione
Weach illuminati
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underskin_sevilla
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lunedì 26 ottobre 2009
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riflessi e riflessioni nel teatro di terry gilliam
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Terry Gilliam ha portato sullo schermo, per la prima volta nella storia del cinema, uno specchio. Ma qui non si tratta di quello che contende la scena agli attori sul palco improvvisato del dottor Parnassus. E’ lo schermo stesso ad assumere le sembianze di uno specchio: su di esso si riflette l’atrofizzata facoltà immaginativa di un pubblico disorientato al cospetto del costante divenire. E’ un viaggio iniziatico in cui lo spettatore si scopre, a seconda dei casi, logico intransigente o terreno fertile per la poesia.
L’iniziazione consiste essenzialmente nel lasciarsi ingannare dalle continue sostituzioni che avvengono sulla scena, lasciando da parte ogni pretesa di rigore logico-narrativo.
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Terry Gilliam ha portato sullo schermo, per la prima volta nella storia del cinema, uno specchio. Ma qui non si tratta di quello che contende la scena agli attori sul palco improvvisato del dottor Parnassus. E’ lo schermo stesso ad assumere le sembianze di uno specchio: su di esso si riflette l’atrofizzata facoltà immaginativa di un pubblico disorientato al cospetto del costante divenire. E’ un viaggio iniziatico in cui lo spettatore si scopre, a seconda dei casi, logico intransigente o terreno fertile per la poesia.
L’iniziazione consiste essenzialmente nel lasciarsi ingannare dalle continue sostituzioni che avvengono sulla scena, lasciando da parte ogni pretesa di rigore logico-narrativo. Oggi lo spettatore, ma più in generale l’uomo, è talmente cinico, smaliziato, compiuto, verrebbe da dire finito, che nel timore di rimanere ingannato dimentica la natura illusoria delle proprie certezze.
E’ per questo che - temo - “Parnassus” non riscuoterà il successo che merita.
Se ne “L’esercito delle 12 scimmie” Gilliam rappresenta un eterno temporale, in cui lo svolgimento dell’azione filmica si estende oltre la durata della pellicola, qui protagonista è l’irrazionalità della coscienza umana. Il “dottor Parnassus” non è un deus ex machina. Egli è piuttosto un medium, un tramite che realizza i pensieri di quanti entrano nella sua mente, a cui si accede attraverso lo specchio al centro dei suoi spettacoli itineranti. Desideri, timori e passioni avranno modo di liberarsi nello spazio fantastico e concreto di un teatrino ambulante. Nel mondo del dottor Parnassus (Christopher Plummer) non c’è trascendenza, ma immanenza: siamo tutti irrimediabilmente spaesati. Solo, è più comodo far finta di nulla. Heath Ledger, maestro del Caso/Caos, prima di andarsene ci aiuta a passare attraverso lo specchio, lasciandoci in compagnia di tre suoi amici: Johnny Depp, Jude Law e Colin Farrell.
Francesco Spinucci
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martedì 3 novembre 2009
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il caos di gilliam, fra narrazione e dannazione.
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Credo sia impossibile trovare della logica o una regola dietro la carriera artistica del troppo umano Terry Gilliam, evidentemente guidata dagli eventi, prima di tutto, e poi dagli umori, dall’ispirazione e dal caso. C’è chi prova a limitare l'influenza di questi fattori, mentre il cinema dell’ex Python è sempre una sorpresa dadaista, sempre giocato sulla confusione estetica e narrativa, e dalla confusione può emergere qualcosa di appena piacevole, oppure delle opere particolari e memorabili, significative forse al di là delle proprie intenzioni. The Imaginarium of Doctor Parnassus, lo dico con dolore, non rientra in questo secondo gruppo. È un film che aderisce perfettamente alle scelte caotiche del regista, dove si ritrovano atmosfere e immagini che richiamano I Banditi del Tempo, nel vagare cencioso dei personaggi, il Re Pescatore, nell’inserimento all’interno del contesto contemporaneo di eroi e idee favolistici e antichi, Il Barone di Münchausen, nel dare spazio a scene apertamente irreali, fino alle prime animazioni coi Monty Python, per le quali è stato probabilmente coniato il termine “grottesco”.
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Credo sia impossibile trovare della logica o una regola dietro la carriera artistica del troppo umano Terry Gilliam, evidentemente guidata dagli eventi, prima di tutto, e poi dagli umori, dall’ispirazione e dal caso. C’è chi prova a limitare l'influenza di questi fattori, mentre il cinema dell’ex Python è sempre una sorpresa dadaista, sempre giocato sulla confusione estetica e narrativa, e dalla confusione può emergere qualcosa di appena piacevole, oppure delle opere particolari e memorabili, significative forse al di là delle proprie intenzioni. The Imaginarium of Doctor Parnassus, lo dico con dolore, non rientra in questo secondo gruppo. È un film che aderisce perfettamente alle scelte caotiche del regista, dove si ritrovano atmosfere e immagini che richiamano I Banditi del Tempo, nel vagare cencioso dei personaggi, il Re Pescatore, nell’inserimento all’interno del contesto contemporaneo di eroi e idee favolistici e antichi, Il Barone di Münchausen, nel dare spazio a scene apertamente irreali, fino alle prime animazioni coi Monty Python, per le quali è stato probabilmente coniato il termine “grottesco”. A questa varietà d’impostazione ed ispirazione, si aggiungono importanti inserti in una computer grafica fantasiosa e colorata quanto poco curata, troppo grossolana per riuscire a diventare cifra stilistica.
Parnassus ha in sé i temi ed i nomi necessari ad ottimo film, richiamando ancora il fascino e l’ambiguità della narrazione, legato a quello della dannazione; un po’ quello che il regista era riuscito a fare con Tideland, in modo più semplice ed efficace. L’imaginarium si svela più del solito, ma non affascina, perché cerca di nascondere dietro lo stupore e l'eccentricità le debolezze di una storia scritta senza troppa ispirazione, frammentata in una miriade di eventi e di ruoli che non trovano il raccordo con le scene precedenti e non lo assicurano alle successive. È quindi impossibile, per gli interpreti, dare corpo a dei personaggi che possano esprimere quella forza, anche semplice e immediata, di cui le favole hanno bisogno. Più memorabili e convincenti sono i due attori meno attori di tutti, che possono portare in scena direttamente loro stessi: Tom Waits, che non può evitare di essere le sue storie e le sue canzoni, grazie alle quali può vestire i panni di un diavolo quanto quelli di un angelo, e Lily Cole, brava nella recitazione e affascinate in un modo inquieto, per la particolarità del viso e della figura.
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cassandra85
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mercoledì 22 settembre 2010
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teatralmente gilliam
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Il carro di Tespi approda al cinema con "Parnassus", l'ultima magia di Terry Gilliam. Un condensato e saputo rimando alla generazione delle compagnie di giro. La storia di un malfattore, affabulatore, venditore di sogni che dietro i suoi lustrini nasconde una presenza oscura. Il regista-capocomico Gilliam tira fuori dai bauli uno specchio, la cui presenza è un azzardo al teatro, come al cinema inteso a lungo "specchio dell'inconscio". Lungi dall'essere semplicisticamente un blockbuster, Parnassus è un manifesto ideologico, dove è possibile leggere a chiare lettere cos'è il cinema e chi è il regista per Terry Gilliam. Così "controllare e guidare l'immaginazione degli altri" concerne il Dott. Parnassus quanto il regista e lo specchio magico, come il telo cinematografico, consente agli spettatori l'ingresso in un mondo dove l'immaginazione non conosce limiti.
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Il carro di Tespi approda al cinema con "Parnassus", l'ultima magia di Terry Gilliam. Un condensato e saputo rimando alla generazione delle compagnie di giro. La storia di un malfattore, affabulatore, venditore di sogni che dietro i suoi lustrini nasconde una presenza oscura. Il regista-capocomico Gilliam tira fuori dai bauli uno specchio, la cui presenza è un azzardo al teatro, come al cinema inteso a lungo "specchio dell'inconscio". Lungi dall'essere semplicisticamente un blockbuster, Parnassus è un manifesto ideologico, dove è possibile leggere a chiare lettere cos'è il cinema e chi è il regista per Terry Gilliam. Così "controllare e guidare l'immaginazione degli altri" concerne il Dott. Parnassus quanto il regista e lo specchio magico, come il telo cinematografico, consente agli spettatori l'ingresso in un mondo dove l'immaginazione non conosce limiti. Una fantasia, giocata su luci e ombre, esplora le sfumature sfavillanti del colore e la piattezza del tetro grigio senza mai incrostarsi sull'una o l'altra via, mediando saggiamente tra il naif e il dark, perchè tutto è transitorio, come lo è l'umore, aristotelicamente gestito, così da guidare le emozioni dei fruitori. A stemperare ogni tensione è, appunto, il carattere transitorio, una cifra vincente che consente al regista una libertà espressiva di cui non molti godono e nel caso del film in questione, necessaria... "nulla è per sempre, neanche la morte". La recitazione assolutamente teatrale è garantita dall'indimenticabile e superba prova attorica di Heath Ledger e del cast d'eccezione pronto a servire il compagno non oscurando l'interpretazione di lui a discapito della propria, facendone così il protagonista assoluto, un omaggio sentito e condiviso. Il dott. Parnassus ha assolto egregiamente al suo ruolo trasportando il pubblico in mondi mai sognati, ma una volta richiuso il baule non è rimasto che un pugno di fumo.
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paolo bisi
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domenica 25 ottobre 2009
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un buon film in onore del grande heath ledger
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In un'epoca imprecisata e lontana il monaco Parnassus strinse un'accordo col diavolo: fare qualche scommessa con lui in cambio del desiderio più grande, quello della vita eterna. Arrivato fino ai nostri giorni il dottor Parnassus, per un nuovo accordo col demonio, sarà costretto a vedere partire per sempre la figlia Valentina, nel giorno in cui compirà 16 anni. La grande paura di perderla lo spingerà ad ingannare con tutte le sue forze il nemico che da secoli lo tormenta.
Ultimo film della carriera decennale di Gilliam, è prima di tutto un'opera portata a termine per dare omaggio al grande attore australiano, che ci ha lasciato troppo presto, a soli 28 anni. Il film è tutto incentrato sulla sua immagine, sul suo ricordo.
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In un'epoca imprecisata e lontana il monaco Parnassus strinse un'accordo col diavolo: fare qualche scommessa con lui in cambio del desiderio più grande, quello della vita eterna. Arrivato fino ai nostri giorni il dottor Parnassus, per un nuovo accordo col demonio, sarà costretto a vedere partire per sempre la figlia Valentina, nel giorno in cui compirà 16 anni. La grande paura di perderla lo spingerà ad ingannare con tutte le sue forze il nemico che da secoli lo tormenta.
Ultimo film della carriera decennale di Gilliam, è prima di tutto un'opera portata a termine per dare omaggio al grande attore australiano, che ci ha lasciato troppo presto, a soli 28 anni. Il film è tutto incentrato sulla sua immagine, sul suo ricordo. Il sapiente regista americano riesce perfettamente ad inserire i suoi elementi inconfondibili: grande immaginazione e fantasia, come sempre all'interno di una festa di luci e colori. Il riferimento con la vita reale è molto più forte che in passato: soprattutto il continuo contrasto tra vita e morte, che allude a Ledger, ma anche le varie sequenze dentro lo specchio del dottor Parnassus, contribuisce a dare al film una dimensione estremamente realistica e attuale. La Londra odierna è descritta come una terra cupa e malvagia, dove la violenza è il sentimento dominante. La visione comunque che emerge nel finale è estremamente positiva, come negli altri film di Gilliam, e sempre a sostegno dell'umanità: non solo all'interno dello specchio è possibile raggiungere la felicità, ma anche nella vita normale. Da sottolineare l'impegno degli attori, i quali per primi hanno voluto a tutti i costi terminare il film per ricordare il loro collega scomparso prematuramente: da ricordare soprattutto i tre volti che sostituiscono Ledger dentro lo specchio (Depp, Law e Farrell), ma anche uno straordinario Plummer.
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carmine antonello villani
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lunedì 9 novembre 2009
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fantasia a go go, film criptico e discontinuo
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Dono dell’immortalità per un vecchio che ha fatto un patto con il diavolo: il prezzo concordato è una figlia promessa al poco luciferino Tom Waits che si diverte a fare scommesse ad ogni piè sospinto. D’altra parte le regole del gioco non si possono cambiare, i patti scellerati devono essere osservati anche se la posta in gioco non è solo l’anima del disgraziato. Il regista Terry Gilliam firma sceneggiatura e regia di questo film visionario che disorienta persino i più volenterosi, il mondo onirico sospeso tra realtà ed immaginazione diventa un divertissement dai contorni sfuggenti. Criptico il moderno Faust che irretisce i passanti con la promessa dei desideri esauditi, la porta per la felicità ha un fascino irresistibile ma può persino diventare lo specchio di oscure ambizioni.
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Dono dell’immortalità per un vecchio che ha fatto un patto con il diavolo: il prezzo concordato è una figlia promessa al poco luciferino Tom Waits che si diverte a fare scommesse ad ogni piè sospinto. D’altra parte le regole del gioco non si possono cambiare, i patti scellerati devono essere osservati anche se la posta in gioco non è solo l’anima del disgraziato. Il regista Terry Gilliam firma sceneggiatura e regia di questo film visionario che disorienta persino i più volenterosi, il mondo onirico sospeso tra realtà ed immaginazione diventa un divertissement dai contorni sfuggenti. Criptico il moderno Faust che irretisce i passanti con la promessa dei desideri esauditi, la porta per la felicità ha un fascino irresistibile ma può persino diventare lo specchio di oscure ambizioni. Discontinuo e fuori da ogni schema, “Parnassus” si affida alle scenografie pittoriche che richiamano l’arte di Dalì e De Chirico, ma anche all’ultima interpretazione di Heath Ledger prima della sua prematura scomparsa. Ad affiancarlo Jude Law, Johnny Depp e Colin Farrell costretti a darsi il cambio in un teatro itinerante popolato da bizzarre creature. La poesia di alcune immagini e la voce calda di Gianni Musy non riescono però a coinvolgere un pubblico che si ritrova troppo spesso senza bussola: siamo nei meandri dell’anima infantile, un universo di cui solo il regista possiede la chiave di lettura.
Carmine Antonello Villani
(Salerno)
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fra diavolo
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lunedì 16 novembre 2009
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l'immagine o la storia?
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Se il cinema si è sempre diviso tra immagine e storia, come eterno polo dialettico e di scontro, Gilliam traccia un bilancio. E per farlo parte dalla povertà delle storie e da una ricchezza ancora inesplorata dell'immagine. Personalmente trovo di un fascino unico la scelta di Gilliam, vera e propria dichiarazione di poetica, di rifarsi a un filone che è sempre rimasto minoritario in un mondo come quello anglosassone, ma che è da considerarsi l'origine del cinema. L'atto del guardare, la visione, ipnotica e onirica, diremmo magica, sono da subito in primo piano in "Parnassus", film che gravita completamente attorno a un carrozzone povero e angusto, l'immagine prima - e qui è il primo tributo al "cinema delle attrazioni", che Gilliam sembra dirci non avere oggi più spazio, esattamente come il microcosmo di Parnassus - in grado di creare mondi fantastici, ancor più magici proprio perché di cartone: ricordiamo ancora i paesaggi del cinema espressionista e surrealista, con l'incertezza del dentro/fuori e la facilità di smarrire ogni logica attraverso questo diaframma che è lo specchio.
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Se il cinema si è sempre diviso tra immagine e storia, come eterno polo dialettico e di scontro, Gilliam traccia un bilancio. E per farlo parte dalla povertà delle storie e da una ricchezza ancora inesplorata dell'immagine. Personalmente trovo di un fascino unico la scelta di Gilliam, vera e propria dichiarazione di poetica, di rifarsi a un filone che è sempre rimasto minoritario in un mondo come quello anglosassone, ma che è da considerarsi l'origine del cinema. L'atto del guardare, la visione, ipnotica e onirica, diremmo magica, sono da subito in primo piano in "Parnassus", film che gravita completamente attorno a un carrozzone povero e angusto, l'immagine prima - e qui è il primo tributo al "cinema delle attrazioni", che Gilliam sembra dirci non avere oggi più spazio, esattamente come il microcosmo di Parnassus - in grado di creare mondi fantastici, ancor più magici proprio perché di cartone: ricordiamo ancora i paesaggi del cinema espressionista e surrealista, con l'incertezza del dentro/fuori e la facilità di smarrire ogni logica attraverso questo diaframma che è lo specchio. Lo spettatore che abbandona la logica e si lascia sedurre da queste immagini entra veramente nella mente di Parnassuss, e talvolta gli è poi difficile riemergere indenne, come per le anime contese in quel mondo appunto. Ma qui sta il pezzo di bravura di Gilliam. Il regista sembra accogliere in pieno la lezione per cui "la storia contiene molte immagini, ma l'immagine contiene molte storie": Parnassus non è una fantasmagoria caotica, ma un'immagine iniziale (il baraccone dei teatranti) da cui sorgono una moltitudine di storie (forse per questo qualcuno non riesce a tenerne il filo), che sono, come vuole appunto il cinema dello sguardo, possibilità, aperture: e si ritorna allo specchio del Dottor Parnassus, che al pari dello sguardo della macchina da presa, invita ad entrarvi non solo i personaggi, ma l'occhio dello spettatore curioso. Lo specchio è dunque metafora di questo cinema? Forse. Perché l'ironia di Gilliam, nelle parole di Parnassus stesso in una delle scene finali, dopo averci convinto per tutto il tempo che abbiamo assistendo davvero a qualcosa di sovrannaturale e alogico, ci rivela che esistono non magie ma solo trucchi (il fischietto d'oro, che potrebbe essere mezzo magico e fiabesco per eccellenza, si rivela davvero tale: solo l'abilità di Tony lo fa diventare astuzia tutta umana di sopravvivenza). E d'altra parte, a confondere ancora lo spettatore Gilliam si lascia andare a un finale davvero fiabesco: come a dire, lo spettacolo non finisce. E la narrazione? Complessa, frammentaria, distorta, ma straordinaria riproposizione di conflitti eterni (si va ovviamente da Faust alle tentazioni evangeliche, in chiave moderna, secondo il consiglio di Tony per lo spettacolo Imaginarium...) che si ricompongono naturalmente, come ci svela il flashback del monastero: tutte fanno parte di quell'unica grande Storia, che è la volontà umana di raccontare. E la Storia eterna, che racchiude tutte le narrazioni e tutte le immagini trova il suo ennesimo, finale modo di rappresentazione nel teatro di cartapesta per bambini, che restano unici possibili spettatori di uno spettacolo delle attrazioni ridotto ai minimi termini, ma che lo spettatore continua a guardare, a identificare come magico, per la Storia che ha raccontato e per la sua qualità di resistente microcosmo magico pronto a far risorgere altre storie. Non male per chi è partito da un'immagine logora.
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(di giancojazz)
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teo '93
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martedì 15 giugno 2010
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un carrozzone ricolmo di visionarietà e fantasia
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Siamo nella Londra dei giorni nostri. Impresario teatrale di una carovana composta da un nano, un giullare e sua figlia Valentina, il dottor Parnassus nasconde un terribile segreto: migliaia di anni prima riuscì a vincere una scommessa con Mr. Nick, il diavolo in persona, grazie alla quale ottenne la vita eterna. Ormai millenario e pentito della sua scelta, si innamora perdutamente di una giovane donna e per riuscire a conquistarla chiede a Mr. Nick di ritornare giovane come una volta; in cambio promette di cedergli l’anima di sua figlia il giorno stesso in cui questa compirà sedici anni. Allo scoccare del suo compleanno, ora, Valentina è in serio pericolo. La comparsa di un giovane smemorato, Tony, consentirà a Parnassus di risolvere l’arcano.
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Siamo nella Londra dei giorni nostri. Impresario teatrale di una carovana composta da un nano, un giullare e sua figlia Valentina, il dottor Parnassus nasconde un terribile segreto: migliaia di anni prima riuscì a vincere una scommessa con Mr. Nick, il diavolo in persona, grazie alla quale ottenne la vita eterna. Ormai millenario e pentito della sua scelta, si innamora perdutamente di una giovane donna e per riuscire a conquistarla chiede a Mr. Nick di ritornare giovane come una volta; in cambio promette di cedergli l’anima di sua figlia il giorno stesso in cui questa compirà sedici anni. Allo scoccare del suo compleanno, ora, Valentina è in serio pericolo. La comparsa di un giovane smemorato, Tony, consentirà a Parnassus di risolvere l’arcano. Complice uno specchio magico attraverso il quale il ragazzo viaggerà in mondi sconosciuti e impenetrabili, affascinanti quanto ingannevoli ed ambigui.
Sconfinato e imprevedibile, il mondo di Parnassus spalanca le sue fauci su di un presente ormai del tutto distante dalla sfavillante bellezza della fantasia. E l’impresario teatrale interpretato egregiamente da Christopher Plummer intrattiene quel mondo con “le regine, i suo fanti e i suoi re” forse per riportare (invano) la fiducia nei sogni, in quell’immaginario inestimabile che anima il mondo e lo sorregge. Una “storia infinita”, inesauribile e irrinunciabile, come insegna Parnassus ai suoi monaci. Il suo carrozzone è un baraccone ricolmo di angoli remoti, colori vorticosi, fascinosi congegni, dove l’immaginario si fonde all’angoscia dell’inspiegabile e alla paura dell’inconscio. Un viaggio paranormale, parossistico e vaporoso, inceppato forse troppo frequentemente da una sceneggiatura a tratti poco fluida. Il festoso meccanismo del resto perde tutta la sua sinuosità quando la storia prende un’insolita ed evitabile piega, sfociando persino nel thriller e sovrapponendo in un susseguirsi arruffato molteplici registri narrativi, pur conservando intatte inventiva e visionarietà. In questa congegnosa architettura, il film di Gilliam è fortemente sostenuto da recitazioni al di là del sublime, tra cui, oltre al gigantesco Heath Ledger, spicca il cinico e irresistibilmente beffardo Diavolo- Mr. Nick di Tom Waits. Johnny Depp (in un ruolo breve ma incisivo), Colin Farrell (che gigioneggia sotto le righe) e Jude Law (il più scialbo dei tre) sono le trasformazioni che Tony- Ledger subisce attraversando lo specchio magico di Parnassus e senza i quali, a detta dello stesso Gilliam, il film non si sarebbe mai potuto realizzare. Nonostante i quali, del resto, l’assenza incolmabile di Ledger ha per noi spettatori un peso insostenibile. Specialmente per coloro che serberanno la nostalgia del suo enorme talento.
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gianmarco.diroma
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mercoledì 5 gennaio 2011
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parnassus ovvero terry gilliam
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Il Dottor Parnassus è a tutti gli effetti un alter ego di Terry Gilliam; lo è perché come l'ex Monty Python nutre un'inossidabile fiducia nei confronti della fantasia e dei benefici che da essa si possono trarre. Lo è perché come l'autore di pellicole originalissime come La leggenda del re pescatore ha una passione sfrenata per le scommesse: solo che mentre Terry Gilliam si è trovato spesso a dover scommettere contro le sue stesse produzioni cinematografiche per poter portare a termine i propri film, il Dottor Parnassus è da sempre in guerra con il Diavolo in persona (Mr. Nick, interpretato da un mefistofelico Tom Waits, il quale a più riprese mima sé stesso in azione su un palco).
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Il Dottor Parnassus è a tutti gli effetti un alter ego di Terry Gilliam; lo è perché come l'ex Monty Python nutre un'inossidabile fiducia nei confronti della fantasia e dei benefici che da essa si possono trarre. Lo è perché come l'autore di pellicole originalissime come La leggenda del re pescatore ha una passione sfrenata per le scommesse: solo che mentre Terry Gilliam si è trovato spesso a dover scommettere contro le sue stesse produzioni cinematografiche per poter portare a termine i propri film, il Dottor Parnassus è da sempre in guerra con il Diavolo in persona (Mr. Nick, interpretato da un mefistofelico Tom Waits, il quale a più riprese mima sé stesso in azione su un palco). Il Dottor Parnassus rappresenta un mondo destinato a scomparire, fatto di storie, racconti, leggende, su cui la realtà si regge. Mr. Nick invece è molto più al passo coi tempi: essere stolti è la strada più breve per raggiungere la felicità, concedersi ai vizi più sfrenati, cadere in tentazione, scegliere sempre la strada più facile, quella meno faticosa, fatta di trucchetti e scorciatoie. L'idea di mondo del Dottor Parnassus e l'idea di cinema di Terry Gilliam combattono e scommettono su un uomo che possa ancora sognare, guardare in faccia i propri desideri, lottare per essi. Non importa che il prezzo da pagare siano la povertà e la miseria (per il Dottor Parnassus) o l'impossibilità di finire un film (il Don Chisciotte per Terry Gilliam). Lo specchio in questo senso diventa lo strumento paradigma attraverso il quale questa scommessa che vede in lotta tra loro due opposte idee di mondo (lo ripeto, una che vede nella fantasia e nell'immaginazione una strada per la propria realizzazione e un'altra invece che crede solo nello sfogo passionale di sé stessi, senza che vi sia alcuna struttura, nessuna storia, alcun racconto a fare da sostegno o da semplice cornice) si compie. Perché non c'è scommessa di questo tipo che possa avvenire senza che un uomo non accetti di guardarsi realmente per quello che è, varcando una soglia oltre la quale si erge una suprema scelta, dove i due termini di paragone finiscono per assumere i connotati del Bene (il Dottor Parnassus) e del Male (Mr. Nick). Altrettanto paradigmatica diventa la vicenda del personaggio attore Heath Ledger, la cui morte prematura aleggia su tutto il film. Il suo volto si fa maschera (c'è un eco di Joker in tutto questo), le sue sembianze mutano lungo il corso del film, la sua malvagità è celata. In questo senso sì: è orribile dirlo ma la morte di Heath Ledger assume un valore aggiunto per questo film, perché permette a Terry Gilliam di spingere ancora più in là il suo caleidoscopico gioco delle scelte tra Bene e Male, un gioco dove la stessa identità dei personaggi viene messa in discussione.
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dragonia
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venerdì 13 aprile 2012
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Ennesimo viaggio visionario di quel mattacchione di Terry Gilliam, Parnassus è un film che sprigiona un indubbio fascino, questo a causa di uno spunto di base intrigante e di uno sviluppo narrativo che, pur con qualche parte confusa e prolissa, scorre abbastanza fluidamente. Gli effetti speciali sono ottimi, e garantiscono sequenze in grado di lasciare decisamente ammaliati. I personaggi sono (quasi tutti) ben costruiti e tutto sommato riusciti, lo stile visivo è delizioso, gli attori decisamente adatti alla parte, non ultimo un Christopher Plummer versione vecchio rimbambito e un esilarante Tom Waits. L'unica cosa che stona un po' è il finale, che per essere compreso appieno necessita più di una visione della pellicola.
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Ennesimo viaggio visionario di quel mattacchione di Terry Gilliam, Parnassus è un film che sprigiona un indubbio fascino, questo a causa di uno spunto di base intrigante e di uno sviluppo narrativo che, pur con qualche parte confusa e prolissa, scorre abbastanza fluidamente. Gli effetti speciali sono ottimi, e garantiscono sequenze in grado di lasciare decisamente ammaliati. I personaggi sono (quasi tutti) ben costruiti e tutto sommato riusciti, lo stile visivo è delizioso, gli attori decisamente adatti alla parte, non ultimo un Christopher Plummer versione vecchio rimbambito e un esilarante Tom Waits. L'unica cosa che stona un po' è il finale, che per essere compreso appieno necessita più di una visione della pellicola. Tuttavia, questo resta un film sicuramente migliore di tanti altri "capolavori" del cinema recente, ammaliante, divertente e drammatico allo stesso tempo, interessante e atipico.
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