Una prova d'attore per due stelle di prima grandezza del firmamento hollywoodiano...
Da qualche flashback si comprende che una coppia di giovani sposi (il truccatore non si è sprecato, hanno sempre la stessa età...) decidono di prendere una casetta "sbarazzina" nel Connecticut.
Lui è il classico americano che lavora (in un posto nel quale non si sa bene che lavoro faccia)e, come ogni self-made-man americano che si rispetti, riesce a diventare un "pezzo grosso" (almeno Frank Capra ci coinvolgeva in una escalation di ottimismo!), grazie ad un'intuizione geniale avuta per sbaglio o forse per noia.
Lei è la classica casalinga(quanto ho rimpianto la garrula Mamma Marion tutta-casa-amore-e-famiglia del mitico Happy Days di Ron Howard ed Henry Winkler!)già pronta al ruolo di protagonista di un Desperate Housewives degli anni Cinquanta, immersa in gioioso nulla.
La vicina (una splendida Kathy Bates, lei sì che avrebbe diritto all'Oscar per l'attrice non protagonista), tutta pettegolezzo e squittante serenità esteriore, con un marito inerte ed un figlio "folle" - oggi diremmo "libero pensatore" - devastato da 37 elettroshock.
Completano il quadro un'altra coppia, completamente integrata nella solitudine della campagna del Middle East, terrorizzati davanti al minimo sogno.
Un universo microscopico ed autoreferenziale difficilissimo da gestire, riuscito solo a Polanski nello splendido "Il coltello nell'acqua". Fin dall'inizio i due protagonisti, che rimarranno sempre in primissimo piano, sono in crisi: già prima dei titoli di testa si comprende che i sogni di grandezza di lei sono destinati saranno presto tarpati. Lei sogna di trasferirsi in una Parigi scintillate ed idealizzata, raccontata in tre parole a commento di una fotografia scattata al marito soldato durante la guerra. Non si capisce se Lui giochi ad acconsentire al sogno della moglie o realmente sogni una vita migliore in Europa... D'un tratto Lei rimane incinta: questo figlio rende impossibile il progetto al punto di farLe progettare di abortire.
Da quel punto in poi, secondo lo sceneggiatore, sarebbe dovuto esplodere tutto l'odio che covava sotto la cenere, un colpo di teatro... ma già dall'inizio era ovvio che non si sarebbero mai mossi. L'odio si manifesta al momento del ritrovamento dello strumento abortivo e dovrebbe raggiungere il suo apice nella fuga nel bosco: manca un climax... quanto ho rimpianto "Family Life" di Ken Loach! E l'indomani... tutto si placa in una bella e serena colazione, con Lui che le chiede "Mi odi?" e Lei risponde "No, non ti odio". Quanta nostalgia di "Scene da un matrimonio" di Bergman! Come sarebbe stato bello se fosse finito lì, lasciandoci nel dubbio di un futuro sospeso tra sogni di gloria e realtà opprimente!
E invece la storia continua, trascinandosi verso il melodramma a foschissime tinte: Lei abortisce in casa procurandosi un'emorragia fatale (e non finisce ancora...) Lui si dispera ma forse - e chi lo sa? - non perdona la moglie(e non finisce ancora...), Lui va a vivere in città diventando "un padre devoto"(e non finisce ancora...),i vicini li vogliono dimenticare (e non finisce ancora...) e arrivano nuovi inquilini (e finalmente finisce!).
Si è detto "un ritratto dell'America anni Cinquanta": non c'è una ricostruzione d'ambiente e se non vi fosse una semplice ricerca sui costumi e sulle acconciature non si capiva che erano gli anni del Maccartismo.
Quanto fumano e bevono! Alcool e tabacco a fiumi, senza nessuna ragione plausibile.
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