Titolo originale Der Baader Meinhof Komplex.
Drammatico,
durata 149 min.
- Germania 2008.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 31ottobre 2008.
MYMONETROLa banda Baader Meinhof
valutazione media:
3,13
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Ottimo film storico sulla nascita e la crescita della RAF (Rote Armee Fraktion), comunemente nota come Banda Baader- Meinhoff .
«La seconda guerra mondiale era finita solamente vent'anni prima. Molti responsabili della polizia, del sistema educativo e del governo erano gli stessi che avevano ricoperto incarichi durante il nazismo. Il cancelliere, Kurt Georg Kiesinger, era stato un nazista. Il popolo iniziò a farsi domande solamente negli anni '60. Noi eravamo la prima generazione del dopoguerra, e facevamo domande ai nostri genitori. A causa del passato nazista, ogni cosa malvagia veniva confrontata con il Terzo Reich.
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Ottimo film storico sulla nascita e la crescita della RAF (Rote Armee Fraktion), comunemente nota come Banda Baader- Meinhoff .
«La seconda guerra mondiale era finita solamente vent'anni prima. Molti responsabili della polizia, del sistema educativo e del governo erano gli stessi che avevano ricoperto incarichi durante il nazismo. Il cancelliere, Kurt Georg Kiesinger, era stato un nazista. Il popolo iniziò a farsi domande solamente negli anni '60. Noi eravamo la prima generazione del dopoguerra, e facevamo domande ai nostri genitori. A causa del passato nazista, ogni cosa malvagia veniva confrontata con il Terzo Reich. Se avessi sentito parlare di brutalità della polizia, sarebbe stato detto di essere proprio come al tempo delle SS. E nel momento in cui vedi il tuo Paese come la continuazione di uno stato fascista, dai il permesso a te stesso di agire in ogni modo contro di esso. »
(Stefan Aust, autore de Der Baader Meinhof Komplex)
Cito testualmente quanto scritto da Stefan Aust, perchè nessuna analisi storica risulta possibile, se non si capisce il conflitto interiore a cui tale generazione, soprattutto tedesca, era sottoposta. Il film tenta di descrivere, e secondo me ci riesce molto bene, il caotico susseguirsi di eventi di quegli anni (si pensi solo al Vietnam, alle olimpiadi di Monaco, ecc.), con tutte le lacune e dubbi, che neanche le innumerevoli commissioni indipendenti d'inchiesta sono mai riuscite a dipanare. Senza tanti fronzoli e dietrologie, con ottimi attori ed un ritmo avvincente, la storia coinvolge senza pause, stimolando la sete di sapere relativamente ad un periodo storico tanto travagliato quanto ancora controverso, ma che ebbe il gran merito - sull'onda del Che e dei Tupamaros, e degli ideologi (Da Gramsci ad Oh Chi Min) - di dare coscienza e voce al grande movimento popolare di protesta e guerriglia armata, se non di terrorismo istituzionale, che ne conseguì. [-]
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Il film tenta di coniugare l’analisi storico-politica (non si dimentichi che nasce sulla scia del monumentale libro omonimo uscito poco prima in Germania) colle emozioni del thriller d’autore buone a riempire le sale. Sotto questo secondo aspetto riesce bene, sotto il primo meno.
La successione degli attentati e delle sparatorie è al tempo stesso realistica ed emozionante; le ‘brigatiste’ sono tutte – contrariamente alla realtà – belle figliole e non mancano abbondanti scene di esso/nudo, ivi compreso quello di due bambine sulla spiaggia. Carente invece, specie dopo la prima mezz’ora, la ricostruzione del clima politico e ideale dell’epoca, che la preminenza attribuita alle scene d’azione costringe ad affidare a una serie di ‘flash’ che introducono filmati originari dell’epoca.
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Il film tenta di coniugare l’analisi storico-politica (non si dimentichi che nasce sulla scia del monumentale libro omonimo uscito poco prima in Germania) colle emozioni del thriller d’autore buone a riempire le sale. Sotto questo secondo aspetto riesce bene, sotto il primo meno.
La successione degli attentati e delle sparatorie è al tempo stesso realistica ed emozionante; le ‘brigatiste’ sono tutte – contrariamente alla realtà – belle figliole e non mancano abbondanti scene di esso/nudo, ivi compreso quello di due bambine sulla spiaggia. Carente invece, specie dopo la prima mezz’ora, la ricostruzione del clima politico e ideale dell’epoca, che la preminenza attribuita alle scene d’azione costringe ad affidare a una serie di ‘flash’ che introducono filmati originari dell’epoca. Il medium è troppo conciso e per comprenderne i rapporti col susseguirsi delle azioni militari bisogna avere una certa cognizione pregressa dell’argomento.
Da una parte il film non fa sconti alle forze di polizia e ai movimenti ostili ai comunisti combattenti, sottolineandone la brutalità in maniera anche un po’ unilaterale. Dall’altra tende a caricaturizzare numerosi personaggi: è certo che Baader avesse una personalità dominante e anche un po’ machista, ma farne una specie di bulletto di periferia è certamente riduttivo; ancor più riduttivo è pensare che la Meinhof abbia aderito alla lotta armata perché cornificata dal marito.
L’impressione è che il regista soggiaccia ad uno sforzo di spettacolarizzazione che lo spinge ad ‘insaporire’ le figure storiche dispensando tocchi di eccentricità, simpatia, antipatia o charme sessuale.
Ciò che rimane fuori da questo pastiche – come poi da quasi tutti i film apparsi sull’argomento – è una seria analisi storica e politica della lotta armata, che condurrebbe o ad enunziare la scomoda realtà (e a scorgere nell’impegno di questi giovani l’avanguardia d’una rivoluzione abortita) o a riproporre i clichés del regime: in ogni caso ne scaturirebbero polemiche senza fine. Di qui la quasi universale tendenza (in certa misura, bisogna ammetterlo, connaturata al medium cinematografico) a privilegiare di volta in volta la dimensione militare, poliziesca, esistenziale o addirittura onirica (come in Buongiorno notte di Bellocchio).
Va infine pesantemente pesantemente criticata la scelta del regista di accogliere acriticamente la tesi del suicidio finale dei compagni reclusi (in alternativa a quella dell’omicidio di regime), attualmente prevalente ma mai in nessun modo dimostrata in via definitiva. [-]
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Il cinema tedesco affronta il tema del terrorismo anni '70. In questo film lo fa con onestà, chiarezza, lasciando spazio alle (ovvie) dietrologie che in tutto il mondo occidentale (e non) da sempre si stagliano come enormi ombre sui sanguinosi fatti di quegli anni.
Questa pellicola si distingue, inoltre, per gli interessanti ritratti psicologici dei protagonisti e pèer la descrizione puntuale - anche se un po' sommaria, vista la durata del film - del periodo storico.
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"la banda Baader Meinhof" mi ha francamente deluso. E la delusione deriva dal fatto che da un film sul terrorismo ci si deve aspettare un'analisi del fenomeno, qualcosa che ne spieghi le cause certo economiche, politiche, sociali, psicologiche. Qua l'analisi viene fatta ma sembra non spingersi mai a fondo, rimanere sempre su un sottile velo di ambiguità, non riuscire mai a sciogliere il nodo di fondo, e cioè quello di che giudizio dare sull'operato dei terroristi e sul terrorismo in generale. Si condanna sì il dogmatismo, la spietatezza, ma senza mai un vero giudizio morale stroncante, dall'altra le cause dell'azione terroristica (la lotta contro l'imperialismo, lo sfruttamento e le ingiustizie) sono continuamente ricordate, quasi a voler fornire giustificazione a tanta violenza.
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"la banda Baader Meinhof" mi ha francamente deluso. E la delusione deriva dal fatto che da un film sul terrorismo ci si deve aspettare un'analisi del fenomeno, qualcosa che ne spieghi le cause certo economiche, politiche, sociali, psicologiche. Qua l'analisi viene fatta ma sembra non spingersi mai a fondo, rimanere sempre su un sottile velo di ambiguità, non riuscire mai a sciogliere il nodo di fondo, e cioè quello di che giudizio dare sull'operato dei terroristi e sul terrorismo in generale. Si condanna sì il dogmatismo, la spietatezza, ma senza mai un vero giudizio morale stroncante, dall'altra le cause dell'azione terroristica (la lotta contro l'imperialismo, lo sfruttamento e le ingiustizie) sono continuamente ricordate, quasi a voler fornire giustificazione a tanta violenza.
Viene quasi il dubbio che, forse involontariamente, si voglia fare dei componenti della Raf quasi delle icone pop. La drammaticità è solamente accennata, spesso stemperata da scene di omicidi e scontri a fuoco continui ma che quasi mai riescono nell'intento di dare una qualche suspanse al film: tutto o quasi tutto scorre come dovrebbe senza il minimo sussulto, almeno per chi conosce la storia del gruppo terroristico.
Più che a "buongiorno notte", l'occhio sembra rivolto a "romanzo criminale". Ma certo il terrorismo è qualcosa di più grande e pauroso rispetto alla semplice criminalità organizzata per ridurlo a semplice epica.
Da notare 2 cose: le splendidi attrici femminili del film, tutte o quasi bellissime donne (il che avvalora la mia tesi) e in secondo luogo l'assenza totale di qualsiasi riferimento alla questione delle 2 germanie o alla guerra fredda, quasi mai accennata.
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Germania, anni ’70. un gruppo di giovani guidati da Andreas Baader, Gutrum Ensslin e dalla giornalista Ulrike Meinhof, con il nome di RAF (Rote Armee Fraktion), lottano per creare una società nuova combattendo una guerra fatta di attentati, rapimenti ed omicidi contro quello che, secondo loro, era il nuovo fascismo.
Questo film racconta, anche se con qualche imprecisione storica, i fatti davvero accaduti in quel periodo nella Germania occidentale.
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Compito del regista è quello di fare una trasposizione sulla pellicola di un’idea, sia essa espressa in forma verbale che scritta; e, fin qui, direi che non ci sono discussioni. Le discussioni si aprono nel momento in cui si deve valutare la validità (concetto personalissimo) di tale trasposizione; io credo che la cosa più difficile sia quella di trasferire dall’uno all’altro contenitore l’afflato, il respiro primigenio (se esistono); ammesso e non concesso che un regista possa innamorarsi di qualcosa senza cuore al punto tale da decidere di farne comunque un film, deve in ogni caso riuscire a trasmettergli l’anima. Uli Edel, secondo me, non c’è riuscito.
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Film avvincente, ben girato, con una buona trama e delle ottime interpretazioni. Peccato però che sia troppo lungo e a volte ripetitivo.....a tratti noioso e alquanto scontato!!
Complessivamente è un film da vedere....
Peccato......poteva essere un piccolo capolavoro ma non lo è stato...
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Il film ha fatto del suo meglio nel fornire dettagli inediti ai più..non rappresentandoli ma presentandoli.
Resta l'amarezza di una impresa ai limiti dell'impossibile..quella di farci capire quel passato ai nostri tempi visto l'anestesia a cui siamo assuefatti rigurdo alle ingiudizie..cercando di salvare la nostra personale barca precaria. Erano tempi più semplici..l'ingiustizia era fonte di stupore e di bisogno di intervento soprattutto per i tedeschi reduci da un passato pesantissimo.
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mi riferisco in particolare ai dialoghi in carcere con la Meinhof..
in ogni caso i personaggi sono meno che approfonditi...le loro gesta assomigliano a quelli di teppisti improvvisati più che terroristi organizzati..a persone dominate dall'emotività più che a una "per quanto folle" serietà.Il film corre veloce come fosse un gioco su una giostra impazzita..mah..forse il tratteggio di Ulrike Meinhof si salva lievemente. Ma è vera l'intervista ai genitori della Essling? Mi è parso un film pasticciato..per nulla evocatore ma solo narratore di pura azione.
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