gianleo67
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lunedì 21 gennaio 2013
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el niño y el garrote
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Storia di Salvador Puig Antich, un militante anti franchista che da giovane studente si aggrega al Movimento Ibèrico de Liberaciòn, una formazione di ispirazione marxista che rapina banche per finanziare azioni di lotta contro il regime del 'Caudillo de España '. Catturato in seguito ad un'imboscata della polizia in cui un agente rimane ucciso a causa della sua reazione, viene incarcerato e giustiziato tramite la 'garrota' nel Marzo del 1974 dopo l'attentato in cui perde la vita Carrero Blanco. Sarà l'ultimo, insieme a Heinz Chez a morire tramite questa medievale forma di esecuzione capitale.
Il film di Manuel Huerga ripercorre come in una forsennata e rutilante corsa verso la libertà (di pensiero e d'azione) gli ultimi anni del regime franchista in cui lo spontaneismo 'armato' della militanza studentesca ingaggia una lotta senza quartiere contro il regime ed il sistema economico di una Spagna sotto libertà condizionata, declinando l'ideologismo anarchico degli anni di piombo in terra iberica nella forma accattivante e furbetta di una storia tragicamente esemplare.
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Storia di Salvador Puig Antich, un militante anti franchista che da giovane studente si aggrega al Movimento Ibèrico de Liberaciòn, una formazione di ispirazione marxista che rapina banche per finanziare azioni di lotta contro il regime del 'Caudillo de España '. Catturato in seguito ad un'imboscata della polizia in cui un agente rimane ucciso a causa della sua reazione, viene incarcerato e giustiziato tramite la 'garrota' nel Marzo del 1974 dopo l'attentato in cui perde la vita Carrero Blanco. Sarà l'ultimo, insieme a Heinz Chez a morire tramite questa medievale forma di esecuzione capitale.
Il film di Manuel Huerga ripercorre come in una forsennata e rutilante corsa verso la libertà (di pensiero e d'azione) gli ultimi anni del regime franchista in cui lo spontaneismo 'armato' della militanza studentesca ingaggia una lotta senza quartiere contro il regime ed il sistema economico di una Spagna sotto libertà condizionata, declinando l'ideologismo anarchico degli anni di piombo in terra iberica nella forma accattivante e furbetta di una storia tragicamente esemplare. Lo fa ricorrendo da un lato alle forme estetizzanti di un linguaggio ammiccante (l'uso di una fotografia sovraesposta e di un montaggio iperdinamico) e dall'altro allo schema consolidato di una dicotomia tematica tra l'azione di una prima parte dove prevale lo spirito di ingenua incoscienza di un imberbe ribelle catalano e la riflessione (etica e storica) di una seconda parte che ripercorre il tema classico di ambiente carcerario da 'miglio verde'. Sullo sfondo il clima di quegli anni sembra solo la confusa scenografia per un'estetica da romanzetto biopic edulcorato dalla banale superficialità di un ideologismo di maniera, dove si confondono le ragioni dei giusti (ragazzetti che balbettano generici e astratti proclami libertari durante le loro incursioni in banca) e quelle dei cattivi (biechi poliziotti di 'regime' e guardie carcerarie dal cuore tenero), dove la complessità di una vicenda storica travagliata come in tutte le guerre civili (sono gli anni del golpe di Pinochet alla 'Casa Rosada') viene banalizzata dalla retorica un pò tronfia della ammiccante proposta festivaliera. Non mancano tuttavia momenti di riuscita intensità drammatica (l'anziano boia che con meticoloso tempismo appresta la sua medievale macchina di morte) e la fresca presenza scenica di un ragazzotto di belle speranze (già protagonista del riuscito e divertente Good Bye Lenin!), ma nel complesso il risultato appare viziato da un insopportabile patetismo di seconda mano e da una sciatta progressione dei tempi drammatici. Per gli amanti del genere suggeriamo piuttosto la visione del piccolo capolavoro (di rigore e di etica) di Marco Bechis, quel Garage Olimpo che racconta di un'altra dittatura, qualche anno più tardi, in un altro paese di lingua spagnola dall'altra parte dell'oceano.
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andyflash77
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venerdì 20 luglio 2012
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morte ed utopia nella spagna di franco
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Agli inizi degli anni Settanta si forma in Spagna il Movimento Iberico de Liberacion, un gruppo di giovani militanti nel partito di estrema sinistra che si pone come obiettivo, attraverso una lunga serie di rapine e azioni provocatorie, quello di finanziare l'ala più militare del movimento. Tra loro c'è Salvador Puig Antich, un ragazzo introverso e lunatico, ma dal fine e sensibile intelletto. Inizialmente le azioni vanno tutte a "buon fine" dando al gruppo una sorta di invulnerabilità, ma quando in una rapina rimane ferito un impiegato le cose cominciano a precipitare. La polizia, frustrata dalle continue imprese del movimento, riesce a tendere un imboscata in cui perde la vita un giovane ispettore, ma che vale l'arresto di Salvador.
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Agli inizi degli anni Settanta si forma in Spagna il Movimento Iberico de Liberacion, un gruppo di giovani militanti nel partito di estrema sinistra che si pone come obiettivo, attraverso una lunga serie di rapine e azioni provocatorie, quello di finanziare l'ala più militare del movimento. Tra loro c'è Salvador Puig Antich, un ragazzo introverso e lunatico, ma dal fine e sensibile intelletto. Inizialmente le azioni vanno tutte a "buon fine" dando al gruppo una sorta di invulnerabilità, ma quando in una rapina rimane ferito un impiegato le cose cominciano a precipitare. La polizia, frustrata dalle continue imprese del movimento, riesce a tendere un imboscata in cui perde la vita un giovane ispettore, ma che vale l'arresto di Salvador. Da quel momento comincia una lotta contro il tempo per bloccare la condanna a morte del ragazzo, l'ultima avvenuta tramite la micidiale trappola della garrota... Grido di protesta e di denuncia verso uno dei fatti che più scosse la Spagna in quegli anni, e di cui si sente ancora oggi l'eco silenzioso e distante. Quello verso Salvador Puig Antich fu un atto criminoso quanto inutile compiuto da un regime militare che, messo sotto scacco dall'ETA, scelse il giovane come capo espiatorio. Il film di Manuel Huerga, qui alla sua seconda prova dietro una macchina da presa, racconta la difficile vicenda del Movimento Iberico de Liberacion concentrandosi sulla vita di Salvador, sui suoi rapporti con le donne, gli amici, la famiglia e, naturalmente, la politica. Per fare ciò, il regista divide il film in due parti ben precise: la prima in cui si racconta, attraverso gli occhi dello stesso protagonista (ottimamente interpretato da Daniel Bruhl), la vita di Salvador nel movimento; la seconda in cui vediamo gli ultimi momenti della sua vita passata in prigione in attesa della sentenza definitiva di morte. Dal punto di vista registico, sottolineando quegli anni con un accompagnamento sonoro rock duro e avvincente, si assiste ad una serie di intuizioni visive davvero interessanti (come l'utilizzo della dissolvenza in bianco atta a rendere le figure delle mere ombre di se stesse) che donano alla visione complessiva un curioso, quanto riuscito, senso di appartenenza a quegli anni. E così che nell'ottimo montaggio, incalzante e filmicamente corretto, appaiono immagini di "Valentina" o colorazioni psichedeliche. La musica, come accennato pocanzi, attinge a Bob Dylan, Jethro Tull, o King Crimson: scelte non scontate e di buon gusto. La recitazione, infine, si attesta su buoni livelli interpretativi, pur con attori giovani e non propriamente esperti.
"Salvador - Una vita contro" è un buon film di cronaca, denuncia, e riscatto con l'unico difetto di non raccontare davvero fino in fondo il background politico di quegli anni, invece tratteggiandolo appena: atteggiamento che avrebbe regalato alla pellicola quella completezza in più che ci si aspettava. Così com'è rimane un buon film (malgrado la retorica pacifista nei titoli di coda), ma forse un pò troppo indirizzato a quel pubblico che conosce bene la drammatica storia di Salvador Puig Antich e del suo Movimento Iberico de Liberacion.
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vincenzo8
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martedì 9 settembre 2008
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una storia vera che era giusto far conoscere......
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Un bellissimo film che vale davvero la pena vedere.
Ritmo incalzante, attori eccellenti, splendide colonne sonore che accompagnano i momenti brillanti e drammatici del film.
Racconta la avventure inizialmente entusiasmanti di Salvador, militante appartenente ad un movimento anarchico che combatte il regime franchista nella Spagna negli anni 70 oramai in lento ed inesorabile declino.
Una storia vera che si conclude il 2 marzo del 1974 quando Salvador verrà giustiziato barbaramente con la medievale "garrota".
Un film avvincente ed una bella storia sulla democrazia sulla libertà contro la pena di morte, che era giusto far conoscere.
Davvero emozionante, da non perdere!!
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vittorio
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lunedì 5 novembre 2007
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bel film!!
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Interessante ed avvincente anche se a volte leggermente pesante e prolisso....
Commovente il finale e l'interpretazione degli attori è straordinaria.
Complessivamente un film da vedere anche se la storia lascia in qualche punto leggermente a desiderare....
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adriano lotito
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lunedì 21 maggio 2007
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emozionante e sincero
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il film ripercorre la storia di Salvador Puig Antich, militante del Movimento di liberazione iberica e ultima vittima della garrota di Francisco Franco. La regia di Manuel Huerga è ottima e pulita resa avvincente, veritiera e mai noiosa anche grazie alle magistrali interpretazioni degli attori tra cui spicca il Daniel Bruhl di “Good bye, Lenin!” che veste i panni del protagonista immedesimandosi pienamente. Anche i comprimari non sono da meno, soprattutto Leonardo Sbaraglia e Tristàn Ulloa. Un merito speciale va alla straordinaria fotografia documentaristica di David Omedes. L’unico difetto va forse cercato nella durata che supera le due ore.
Un film molto simile a quelli di Costa Gravas specialmente durante l’inchiesta dell’avvocato di Salvador che sembra ripercorrere le indagini fatte dal coraggioso legale in “Z L’orgia del potere” del 1968.
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il film ripercorre la storia di Salvador Puig Antich, militante del Movimento di liberazione iberica e ultima vittima della garrota di Francisco Franco. La regia di Manuel Huerga è ottima e pulita resa avvincente, veritiera e mai noiosa anche grazie alle magistrali interpretazioni degli attori tra cui spicca il Daniel Bruhl di “Good bye, Lenin!” che veste i panni del protagonista immedesimandosi pienamente. Anche i comprimari non sono da meno, soprattutto Leonardo Sbaraglia e Tristàn Ulloa. Un merito speciale va alla straordinaria fotografia documentaristica di David Omedes. L’unico difetto va forse cercato nella durata che supera le due ore.
Un film molto simile a quelli di Costa Gravas specialmente durante l’inchiesta dell’avvocato di Salvador che sembra ripercorrere le indagini fatte dal coraggioso legale in “Z L’orgia del potere” del 1968.
Da vedere.
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stefania
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lunedì 21 maggio 2007
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un film sul coraggio di vivere senza paura
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Un film che fa riflettere,incentrato sul coraggio di scegliere e difendere fino alla fine i propri ideali, di vivere senza paura.
Splendida la lettera che Salvador scrive al padre.
Consiglio a tutti di dedicare una serata a un film che merita di essere visto,per non dimenticare il passato e un periodo storico non così distante dai giorni nostri.
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antonello villani
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giovedì 17 maggio 2007
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l'ultima esecuzione del caudillo
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Vite spezzate. L’ultima esecuzione capitale nella Spagna franchista raccontata senza retorica né sentimentalismi in un film asciutto e commuovente. “Salvador – 26 anni contro-“ paga il suo tributo ad un catalano che decise di abbracciare le ideologie libertarie per cambiare le sorti di un Paese soffocato dalla dittatura. Nel 1974 il giovane Salvador Puig Antich fu incarcerato, processato da un Tribunale militare e condannato a morte per mano del Caudillo che non volle concedergli la grazia nemmeno sulle insistenze di Papa Paolo VI. Cortei, movimenti studenteschi, manifestazioni di piazza, gli avvenimenti del Maggio francese, la convinzione di dover imbracciare il fucile quando nel mondo si respira aria di rivoluzione, il regista Manuel Huerga evita accuratamente la trappola della retorica consegnandoci un manifesto contro la pena di morte.
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Vite spezzate. L’ultima esecuzione capitale nella Spagna franchista raccontata senza retorica né sentimentalismi in un film asciutto e commuovente. “Salvador – 26 anni contro-“ paga il suo tributo ad un catalano che decise di abbracciare le ideologie libertarie per cambiare le sorti di un Paese soffocato dalla dittatura. Nel 1974 il giovane Salvador Puig Antich fu incarcerato, processato da un Tribunale militare e condannato a morte per mano del Caudillo che non volle concedergli la grazia nemmeno sulle insistenze di Papa Paolo VI. Cortei, movimenti studenteschi, manifestazioni di piazza, gli avvenimenti del Maggio francese, la convinzione di dover imbracciare il fucile quando nel mondo si respira aria di rivoluzione, il regista Manuel Huerga evita accuratamente la trappola della retorica consegnandoci un manifesto contro la pena di morte. “Nessuno tocchi Caino”, lo slogan delle più importanti associazioni internazionali impegnate nell’abolizione della pena capitale, testimonia ancora oggi l’abominio di cui sono vittime perseguitati politici e comuni cittadini. Perché tra storia e denuncia “Salvador -26 anni contro” mostra senza giri di parole uno Stato dove la libertà di pensiero poteva costare la vita, un regime autoritario che portò il popolo spagnolo alla negazione dei più elementari diritti della persona. Vibrante l’interpretazione di Daniel Bruhl e molto anni ’70 la colonna sonora –Leonard Cohen, Bob Dylan e co.-, il film si affida ai flash back per alternare le vicende di un idealista alle operazioni sovversive; l’amata compagna di università ritrovata poco prima del matrimonio, il sesso libero con una figlia dei fiori, il delicato rapporto con la sorelle e la piccola di famiglia, il processo farsa ed il triste epilogo. Momenti concitati che restano congelati poco prima dell’esecuzione: una mezz’ora che sembra interminabile, dilatata oltremisura, perché la morte porta con sé un gran mistero, provoca paura in chi la guarda e suscita rispetto persino nei carnefici. Da brividi l’esecuzione con la garrota –antico strumento medievale che spezzava le ossa del collo-, pietas cristiana con il secondino che si commuove dinanzi a tanta barbarie manifestando la sua rabbia contro il regime. Un film crudo, bello e soprattutto necessario.
Antonello Villani
(Salerno)
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serena
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giovedì 10 maggio 2007
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falsa lettura o coda di paglia? (gurpegi justicia)
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Vorrei tanto capire cosa c'entra la sua interpretazione. Sta per caso parlando a difesa dell'ETA? In questo caso, lo dica chiaro e tondo per far capire a tutti quanti da quale pulpito viene la "predica"! Per quanto mi riguarda, il terrorismo non è difendibile in nessun paese al mondo, e men che meno quello che ha insanguinato la Spagna per decenni.
Il Franchismo si avvalse della destabilizzazione creata dall'attentato a Carrero Blanco nel 1973 per far fuori Salvador Puig Antich. La condizione di prigioniero politico avrebbe salvato Salvador? E lei come fa a saperlo? Se i dinosauri non si fossero estinti, oggi saremmo su Venere? Io ritengo che il film faccia capire molto bene cosa accade ai popoli, quando la forza delle armi riesce a soffocare la giustizia, la legge, le regole democratiche e i diritti umani.
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Vorrei tanto capire cosa c'entra la sua interpretazione. Sta per caso parlando a difesa dell'ETA? In questo caso, lo dica chiaro e tondo per far capire a tutti quanti da quale pulpito viene la "predica"! Per quanto mi riguarda, il terrorismo non è difendibile in nessun paese al mondo, e men che meno quello che ha insanguinato la Spagna per decenni.
Il Franchismo si avvalse della destabilizzazione creata dall'attentato a Carrero Blanco nel 1973 per far fuori Salvador Puig Antich. La condizione di prigioniero politico avrebbe salvato Salvador? E lei come fa a saperlo? Se i dinosauri non si fossero estinti, oggi saremmo su Venere? Io ritengo che il film faccia capire molto bene cosa accade ai popoli, quando la forza delle armi riesce a soffocare la giustizia, la legge, le regole democratiche e i diritti umani. È proprio l'impero dello slogan franchista: "viva la morte". Riesce a immaginarselo?
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serena
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sabato 5 maggio 2007
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il film ricostruisce (per gab)
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1) Il divieto assoluto di parlare nelle lingue e/o dialetti regionali e quindi la negazione delle minoranze e del quotidiano/familiare; 2) La assoluta assenza di garanzie (giuridiche procedurali e democratiche); 3) La brutalità del sistema che adotta il garrote vil e sceglie "burocraticamente" di prolungare l'agonia del condannato. 4) La manipolazione politica della giustizia (l'attentato contro Carrero Blanco segna la fine di Salvador). Ma questo non è un documentario. In biblioteca di sicuro troverà i libri di Paul Preston sulla Guerra Civile spagnola e sullo stesso Franco. Si trova anche parecchio materiale su Internet.
Sono d'accordo sul silenzio italiano su questo film, ma non è il solo: la distribuzione italiana privilegia il prodotto americano e misconosce gli altri (anche Europei).
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1) Il divieto assoluto di parlare nelle lingue e/o dialetti regionali e quindi la negazione delle minoranze e del quotidiano/familiare; 2) La assoluta assenza di garanzie (giuridiche procedurali e democratiche); 3) La brutalità del sistema che adotta il garrote vil e sceglie "burocraticamente" di prolungare l'agonia del condannato. 4) La manipolazione politica della giustizia (l'attentato contro Carrero Blanco segna la fine di Salvador). Ma questo non è un documentario. In biblioteca di sicuro troverà i libri di Paul Preston sulla Guerra Civile spagnola e sullo stesso Franco. Si trova anche parecchio materiale su Internet.
Sono d'accordo sul silenzio italiano su questo film, ma non è il solo: la distribuzione italiana privilegia il prodotto americano e misconosce gli altri (anche Europei). In questo modo, l'occhio fa sempre più fatica a seguire altri linguaggi cinematografici (ritmi sopratutto, intrecci, inquadrature ecc.), ma ciò sta accadendo pure con tutta l'informazione in senso lato.
Vi segnalo anche Cronaca di una fuga (film argentino sulla dittatura del '76-'82). Andatelo a vedere: è molto ben fatto! È arrivato in Italia via Cannes.
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(di gurpegi justicia)
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