a.l.
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lunedì 20 febbraio 2006
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non offendere dio
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Deserti, sentieri tortuosi fra canyon e dirupi, serpenti a sonagli, maschi rudi di poche parole e donne silenziosamente o rabbiosamente asservite, mandrie e cavalli, sceriffi e pistoleri, leggi e fuorilegge, Dio e musica da ballo: sono le connotazioni di un paesaggio naturale e umano, immaginario e metaforico, quello del mitico west, capitolo fondamentale dell’enciclopedia tribale di una Nazione di pionieri conquistatori ed idealisti. La rivisitazione del genere western da parte di Tommy Lee Jones, attore e per la prima volta a 60anni in “Le tre sepolture” regista, è certo sentito tributo a una tradizione illustre, dal celebre “Sentieri selvaggi” di Ford a “Voglio la testa di Garcia” di Peckinpah, ma è, più di ogni altra cosa, un modo per mettere a nudo l’anima schietta dell’America, spogliandola dagli eleganti abiti civili metropolitani, costringendola a guardare allo specchio il suo volto più autentico e a fare i conti con i propri conflitti e sensi di colpa.
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Deserti, sentieri tortuosi fra canyon e dirupi, serpenti a sonagli, maschi rudi di poche parole e donne silenziosamente o rabbiosamente asservite, mandrie e cavalli, sceriffi e pistoleri, leggi e fuorilegge, Dio e musica da ballo: sono le connotazioni di un paesaggio naturale e umano, immaginario e metaforico, quello del mitico west, capitolo fondamentale dell’enciclopedia tribale di una Nazione di pionieri conquistatori ed idealisti. La rivisitazione del genere western da parte di Tommy Lee Jones, attore e per la prima volta a 60anni in “Le tre sepolture” regista, è certo sentito tributo a una tradizione illustre, dal celebre “Sentieri selvaggi” di Ford a “Voglio la testa di Garcia” di Peckinpah, ma è, più di ogni altra cosa, un modo per mettere a nudo l’anima schietta dell’America, spogliandola dagli eleganti abiti civili metropolitani, costringendola a guardare allo specchio il suo volto più autentico e a fare i conti con i propri conflitti e sensi di colpa. Le plaghe desolate, la zona intermedia fra il Messico e il Texas, sono una cruda raffigurazione della storia non ancora conclusa di un Paese dotato soprattutto di eserciti ma anche delle sue aspirazioni umane e culturali e di ciò che potrebbe essere e in parte è nel cuore delle sue donne e dei suoi uomini più generosi e vitali. Il lungometraggio scarno e enigmaticamente profondo come un passo biblico ruota tutto attorno al cadavere di un povero mandriano messicano Melquides, ucciso per sbaglio da una guardia di frontiera: l’amico Pete ha promesso di seppellirlo a Jimenes, un paradiso sperduto fra le montagne, e per farlo prende in ostaggio il suo casuale assassino e insieme diseppeliscono il morto e viaggiano portandolo sul dorso del cavallo e utilizzando il liquido antigelo come conservante fino a che non scoprono il luogo cercato. La vicenda, testimoniano le cronache, è quasi reale, anzi è simile a molte altre, ma Jones, privilegiando la prospettiva etica e sfumandola nella suggestione del non detto, la assume a simbolo di un percorso ideale di redenzione e riscatto: il confine è una linea da oltrepassare per conoscere e poi da attraversare una seconda volta, vivi o morti, per rimpatriare ovvero per recuperare e salvare se stessi dall’insignificanza e dall’oblio dell’anonimato, destino comune ai miserabili di questa terra. Ne “Le tre sepolture” di fatto il ruolo di primo attore lo ha la regione liminare, selvaggia e incolta, spirituale e fisica, in cui i personaggi, guardie e clandestini, moglie e mariti, si trovano a vivere, o irrimediabilmente prigionieri o decisi ad evadere o costretti a farlo dalle circostanze: i poveri emigranti in cerca di scampo dalla povertà e dal sottosviluppo, le donne, isolate e chiuse nelle roulotte e in blocchi/abitazione squallidamente geometrici, infelici, sempre in procinto di spiccare il volo nella fuga verso un’ipotetica libertà o verso le braccia di un amante, e i loro uomini, i difensori dei territori, disperatamente abulici, impotenti e persi in squallide avventure di sesso solitario, e infine il defunto Melquiades, morto per sé ma occasione di rinascita per gli altri. Un ritratto d’ambiente dunque, un punto di vista dolente su un angolo esemplare d’America, in cui si innesta con la forza di un barlume di ritrovata speranza la parabola religiosa sulla pietas umana a tutti dovuta e sulla necessità del perdono: non è importante sapere se Dio esiste, quanto cercare di non offenderlo.
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[+] boh...
(di anonimolacustre)
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(di brenno bertolini )
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cianoz
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lunedì 16 agosto 2010
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bellissimo
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Bellissimo film. Una storia semplice, ma dipinta, più che raccontata, con atmosfere altamente suggestive ed emozionanti. Paesaggi e personaggi caratteristici, dialoghi sapientemente ridotti (che fanno venire in mente un po' i western di Sergio Leone). Tommy Lee Jones si conferma un attore bravissimo, perfetto per incarnare personaggi di questo tipo. Le due ore del film scorrono piacevoli, grazie anche alla "tecnica" alla Tarantino di assemblare flash back di scene svoltesi in tempi diversi, che qui contribuisce molto e bene a dare al film un qualcosa di particolare in più. Bellissime le musiche dell'italo-americano Marco Beltrami, che contribuiscono non poco alla qualità complessiva del film.
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Bellissimo film. Una storia semplice, ma dipinta, più che raccontata, con atmosfere altamente suggestive ed emozionanti. Paesaggi e personaggi caratteristici, dialoghi sapientemente ridotti (che fanno venire in mente un po' i western di Sergio Leone). Tommy Lee Jones si conferma un attore bravissimo, perfetto per incarnare personaggi di questo tipo. Le due ore del film scorrono piacevoli, grazie anche alla "tecnica" alla Tarantino di assemblare flash back di scene svoltesi in tempi diversi, che qui contribuisce molto e bene a dare al film un qualcosa di particolare in più. Bellissime le musiche dell'italo-americano Marco Beltrami, che contribuiscono non poco alla qualità complessiva del film. Un film sull'amicizia in stile western moderno. Davvero particolare e ben fatto. Da vedere.
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achab50
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venerdì 12 dicembre 2014
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attualissimo per la situazione italiana
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Un film perfettamente costruito, con una regia sapiente, una fotografia che contribuisce ai dialoghi ed agli stati d'animo, interpreti perfettamente nella parte. Ma soprattutto una situazione, quella dei clandestini, che si attaglia quasi profeticamente alla strisciante forma di neorazzismo che si sta gonfiando in italia. Non voglio buttarla in politica, ma mi sembra giusto segnalare un film che induce a riflessioni profonde.
Non dirò una parola sulla trama, ma solo sul finale, straordinario, poetico ed appagante che ti lascia la bocca buona, nonostante la vicenda sia di per sè ustionante.
Chapeau!
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germinal
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sabato 24 febbraio 2007
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la faccia selvaggia e buona dell'america
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Sembra banale farlo notare, ma la faccia malinconica e tradizionale dell'America ci manca troppo. Qui un cowboy peckinpiano (non mi rifaccio alla recensione del critico giacchè la mano del grande Sam la avvertii la sera stessa in cui lo vidi, a Catania in un cinema gratis) scende all'inferno insieme al cadavere dell'amico messicano e del poliziotto yankee che lo uccise per isbaglio, percorrendo a rebours una nazione dove il selvaggio e la lontananza dalla civiltà diventano incubo, allucinazione più che sogno nostalgico.
Il corpo si va disfando strada facendo, Lee Jones deve seppellirlo nel villaggio edenico descrittogli dall'amico Melquiades in un profetico dialogo.
Ma il villaggio, così come la famiglia dell'uomo, si rivelano una chimera.
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Sembra banale farlo notare, ma la faccia malinconica e tradizionale dell'America ci manca troppo. Qui un cowboy peckinpiano (non mi rifaccio alla recensione del critico giacchè la mano del grande Sam la avvertii la sera stessa in cui lo vidi, a Catania in un cinema gratis) scende all'inferno insieme al cadavere dell'amico messicano e del poliziotto yankee che lo uccise per isbaglio, percorrendo a rebours una nazione dove il selvaggio e la lontananza dalla civiltà diventano incubo, allucinazione più che sogno nostalgico.
Il corpo si va disfando strada facendo, Lee Jones deve seppellirlo nel villaggio edenico descrittogli dall'amico Melquiades in un profetico dialogo.
Ma il villaggio, così come la famiglia dell'uomo, si rivelano una chimera.
Il poliziotto stronzo forse è un pò troppo bistrattato; ma che ne direste se la stessa terapia la applicassimo a Umberto Bossi e Gianfranco Fini?
Efferato e crudo, lirico e realista nell'illustrare il texas parafascista d'oggi, micragnoso nido di razzismo e conformismo.
Gli immigrati messicani trattati al pari degli animali? Non dimentichiamoli.
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franco
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sabato 11 febbraio 2006
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no dollar baby
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No Dollar Baby
Un film scabro essenziale : poche parole, molta sostanza.
Sembra di leggere Omero.
In "Million Dollar Baby" la straziante storia d'amore tra un padre e una figlia. Qui la storia di un burattino che, scoprendo un padre, diventa uomo. E insieme la storia di un uomo che, al termine di un viaggio attraverso l'odio e la vendetta, scopre un figlio. Capolavoro.
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(di goldy)
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filippo catani
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venerdì 21 giugno 2013
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e ora cosa farai?
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Confine USA- Messico. Un immigrato clandestino messicano riesce a trovare ospitalità e lavoro presso un abitante del luogo che finisce con l'affezionarsi a lui. Quando il messicano viene ucciso da una guardia di confine, l'amico decide di prendere le redini del caso da solo vedendo che la polizia cerca di insabbiare il caso. L'uomo rapirà quindi l'assassino per portarlo nel paese d'origine del giovane amico per dargli una degna sepoltura.
Un dramma intenso che sfocia nel western e che tocca da vicino l'annoso problema dell'immigrazione clandestina tra Messico e USA. L'opera è targata quasi per intero Lee Jones in quanto interprete principale, regista, produttore (insieme tra gli altri anche a Besson) e sceneggiatore.
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Confine USA- Messico. Un immigrato clandestino messicano riesce a trovare ospitalità e lavoro presso un abitante del luogo che finisce con l'affezionarsi a lui. Quando il messicano viene ucciso da una guardia di confine, l'amico decide di prendere le redini del caso da solo vedendo che la polizia cerca di insabbiare il caso. L'uomo rapirà quindi l'assassino per portarlo nel paese d'origine del giovane amico per dargli una degna sepoltura.
Un dramma intenso che sfocia nel western e che tocca da vicino l'annoso problema dell'immigrazione clandestina tra Messico e USA. L'opera è targata quasi per intero Lee Jones in quanto interprete principale, regista, produttore (insieme tra gli altri anche a Besson) e sceneggiatore. Un ragazzo esaltato si trasferisce sul confine per cercare di vincere una sorta di noia esistenziale uccidendo e imperversando su incolpevoli messicani. Il tutto mentre la sua compagna è più annoiata di lui lontana dalle amiche e soprattutto dagli amatissimi centri commerciali. Poi c'è il personaggio di Lee Jones che vive come un personaggio di un western e decide di applicarne la legge cercando di fare intraprendere al suo giovane rapito una sorta di viaggio di formazione. Lungo il cammino anche lo stesso protagonista avrà modo di riflettere su vari aspetti della sua vita aiutato anche dai vari personaggi incontrati lungo questa sorta di Via Crucis (il più malinconico è sicuramente il povero vecchio cieco che chiede solo di morire). Un film tosto e ben confezionato sul probelma dell'immigrazione che, anche alle nostre latitudini, troppo spesso viene liquidato con sufficenza o con l'invocazione dell'uso delle armi. L'invocazione finale della povera guardia di confine (ora cosa farai?) è il giusto epilogo di una catena di eventi che hanno lasciato un marchio indelebile sconvolgendone definitivamente i protagonisti che dovranno cercare di riprendere la loro vita.
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reservoir dogs
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martedì 26 ottobre 2010
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assassinio e redenzione di un poliziotto
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La storia di un poliziotto che sfoga le sue problematiche personali attraverso il suo lavoro, che ha una donna insoddisfatta del sui rapporto con lui.
Poliziotto che uccide per errore un messicano, l'unico amico del morto lo sequestra per portarlo insieme al cadavere in Messico nel paese del defunto.
Il viaggio che fa insieme all'unico amico della vittima è un percorso introspettivo dove apprende tra le tante cose il concetto di causa-effetto in più di un' occasione.
Tommy Lee Jones al suo esordo come regista firma un western sull'assassinio e la redenzione di un poliziotto dove lo stesso Jones si fa redentore.
Guillermo Alliaga ci propone una storia diversa dal suo solito per la sua struttura in quanto ci aveva abituato al montaggio parallello: Due o più storie separate che si incrociano per un unico evento(21 grammi - Babel - The burning plain) mentre in questo film è presente il montaggio alternato: La stessa storia che si ramifica in più parti.
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taniamarina
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mercoledì 7 settembre 2011
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film rude e raffinato
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Lee Jones dichiarò apertamente di odiare la musica logica, quella morriconiana che ha un filo conduttore e sai già dove ti porta. Jones è infatti un attore-regista rude, e lo è con tutta la raffinatezza che può permettersi. In questo suo film la morte viene vissuta senza mezzi termini, scarna e scarnificata, un mezzo efficacissimo per far riflettere su cosa siamo e, dopotutto, cosa dovremmo fare per sentirci vivi. Spesso nella pellicola Jones si confronta con il cadavere, e a volte sembra apparire più morto di lui. Lee Jones, insomma, grida al simbolo, al valore che ogni uomo dovrebbe portarsi dietro, una tacita critica (mica tanto) a ciò che si è oggi, tra paesaggi wester splendidi in cui suonano cellulari e sbraitano computers, tra persone che si vendono ed altre che non vogliono farsi comprare.
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Lee Jones dichiarò apertamente di odiare la musica logica, quella morriconiana che ha un filo conduttore e sai già dove ti porta. Jones è infatti un attore-regista rude, e lo è con tutta la raffinatezza che può permettersi. In questo suo film la morte viene vissuta senza mezzi termini, scarna e scarnificata, un mezzo efficacissimo per far riflettere su cosa siamo e, dopotutto, cosa dovremmo fare per sentirci vivi. Spesso nella pellicola Jones si confronta con il cadavere, e a volte sembra apparire più morto di lui. Lee Jones, insomma, grida al simbolo, al valore che ogni uomo dovrebbe portarsi dietro, una tacita critica (mica tanto) a ciò che si è oggi, tra paesaggi wester splendidi in cui suonano cellulari e sbraitano computers, tra persone che si vendono ed altre che non vogliono farsi comprare. Il finale è un inno alle opere di Leone, con attori straordinari. Film bellissimo
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dandy
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venerdì 6 aprile 2012
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coinvolgente,seppur non eccelso.
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Dopo aver diretto un telefilm nel'95,Jones si unisce a quella schiera di attori(alcuni bravi altri meno)che decidono di passare dietro la macchina da presa,con esiti alternati.Il risultato qui,è decisamente sopra la media.Storia di un novello Michael Kohlhaas deciso a far rispettare la giustizia che altri sembrano ignorare,e riflessione malinconica sull'immagine dell'America come sogno di una nuova vita,(nonchè del mito della propria terra natia)irrimediabilmente sfiorita e demolita ai giorni nostri.La prima parte è costruita come un mosaico(facce,luoghi,sensazioni,sbalzi temporali).La seconda vira decisamente verso il western,più distesa e lineare.
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Dopo aver diretto un telefilm nel'95,Jones si unisce a quella schiera di attori(alcuni bravi altri meno)che decidono di passare dietro la macchina da presa,con esiti alternati.Il risultato qui,è decisamente sopra la media.Storia di un novello Michael Kohlhaas deciso a far rispettare la giustizia che altri sembrano ignorare,e riflessione malinconica sull'immagine dell'America come sogno di una nuova vita,(nonchè del mito della propria terra natia)irrimediabilmente sfiorita e demolita ai giorni nostri.La prima parte è costruita come un mosaico(facce,luoghi,sensazioni,sbalzi temporali).La seconda vira decisamente verso il western,più distesa e lineare.Un pò esagerato nella contrapposizione tra guardie di frontiera violente(anche nel privato)e messicani sostanzialmente buoni e umanitari.Azzeccati i personaggi della cameriera e dello sceriffo,commovente il cieco rimasto solo.I paesaggi sono utilizzati in modo non banale.Un film personale,non per tutti,ma se ci si lascia trasportare non dispiace affatto.
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fabio
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martedì 7 luglio 2009
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un buon western
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Texas, terra di confine. Una guardia di frontiera uccide per errore l'immigrato messicano Melquiades Estrada. Pete Perkins (T. L. Jones), datore di lavoro e amico della vittima, decide di indagare da solo su chi abbia ucciso il suo amico e rendere gistizia dandogli degna e desiderata sepoltura in una sperduta cittadina messicana. Una volta scoperto chi è l'assassino lo costringe a riportare insieme a lui la salma in Messico.
A sessant'anni ed alla prima regia T. L. Jones riesce nell'arduo compito di ridare linfa ad un genere ormai in disuso. Non dimenticando i maestri Leone e Packinpah riesce a non imitare e a non ripetersi anche grazie alla scrittura di G. Arriaga e all'efficace e misurato uso di flashback.
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Texas, terra di confine. Una guardia di frontiera uccide per errore l'immigrato messicano Melquiades Estrada. Pete Perkins (T. L. Jones), datore di lavoro e amico della vittima, decide di indagare da solo su chi abbia ucciso il suo amico e rendere gistizia dandogli degna e desiderata sepoltura in una sperduta cittadina messicana. Una volta scoperto chi è l'assassino lo costringe a riportare insieme a lui la salma in Messico.
A sessant'anni ed alla prima regia T. L. Jones riesce nell'arduo compito di ridare linfa ad un genere ormai in disuso. Non dimenticando i maestri Leone e Packinpah riesce a non imitare e a non ripetersi anche grazie alla scrittura di G. Arriaga e all'efficace e misurato uso di flashback. Sembra che in quella terra di confine tra razzismo ed ipocrisia ci sia anche posto per l'amicizia, l'onore, il sogno e qualche insegnamento.
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