emanuele
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lunedì 24 maggio 2004
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dovete morire tutti comunisti di merda
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CON QUESTO FILM SI VUOLE METTERE IN RISALTO SEMPRE LA SOLITA CONDIZIONE SOCIALE DELL'AMERICA LATINA. SI PARLA DI CHE GUEVARA COME UN DIO, COME QUALCUNO CHE HA COMBATTUTO PER GLI IDEALI DI POPOLO, MA DOPO QUASI QUARANTANNI LA GENTE LO ESALTA ANCORA. SEMPRE IL SOLITO FILM DI CHI APPOGGIA E STRUMENTALIZZA LE TEORIE DELLA SINISTRA ESTREMA E DI QUEL PUPAZZO DI BERTINOTTI CHE E' BRAVO SOLO A PAROLE, FACENDO SEMPRE LE ASSEMBLEE CONTESTANDO, E INVOGLIARE I LAVORATORI A FARE SCIOPERO
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camilla
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venerdì 2 marzo 2007
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latinoamericana
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Il viaggio sulla Poderosa II è il sogno ad occhi aperti di un ragazzo di ventitré anni. Alla guida dell’acciaccato bolide non c’è ancora il comandante Guevara, leader politico e guerrigliero carismatico di qualche anno più tardi, ma soltanto un ragazzo lieto di affacciarsi alla vita.
Le immagini ci scorrono dinanzi voluttuose coinvolgendo tutti i nostri sensi. Percepiamo i colori forti dei luoghi con gli occhi, ma chiudendoli per un istante, udiamo i silenzi chiassosi della natura, e gli odori penetranti della fertile terra latina dopo la pioggia battente, e così, carichi di entusiasmo, saliamo anche noi volentieri sull’amato ronzinante a motore, vagando senza una meta definita, con l’euforia e la spensieratezza consueta dei vent’anni.
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Il viaggio sulla Poderosa II è il sogno ad occhi aperti di un ragazzo di ventitré anni. Alla guida dell’acciaccato bolide non c’è ancora il comandante Guevara, leader politico e guerrigliero carismatico di qualche anno più tardi, ma soltanto un ragazzo lieto di affacciarsi alla vita.
Le immagini ci scorrono dinanzi voluttuose coinvolgendo tutti i nostri sensi. Percepiamo i colori forti dei luoghi con gli occhi, ma chiudendoli per un istante, udiamo i silenzi chiassosi della natura, e gli odori penetranti della fertile terra latina dopo la pioggia battente, e così, carichi di entusiasmo, saliamo anche noi volentieri sull’amato ronzinante a motore, vagando senza una meta definita, con l’euforia e la spensieratezza consueta dei vent’anni.
Lo spirito iniziale dell’avventura per il giovane Che, ancora ignaro della vita che verrà, è quello della vacanza, del giro turistico e del divertimento a tutti i costi con l’inseparabile compagno e amico di sempre, il caro Mìal; in sella all’affannata motocicletta i due, inarrestabili, percorrono strade desolate inerpicandosi lungo i tortuosi sentieri andini, giungendo dinanzi a panorami mozzafiato di remote terre.
Non senza motivo vengono rapiti dal formidabile splendore delle rovine del Machu Pichu, e ancor di più rimangono incantati dalla bellezza di Cuzco e da quella dei suoi abitanti. Confidando nella generosità altrui, come autentici viandanti vanno avanti decidendo di elemosinare i pasti e il riposo ed abbracciando in ogni occasione l’umanità che incontrano, convinti di far partecipe ognuno della propria sfrontata e contagiosa allegria, nonché del desiderio sprovveduto di sfidare la vita, certi e fieri della propria invincibilità, perché a vent’anni la morte non esiste.
Ma ben presto altre emozioni prenderanno il sopravvento sulle intenzioni di gioia ed allora comincerà per i due girovaghi un tragitto nuovo, diretto a sondare l’umanità dei loro cuori e destinato a cambiare per sempre le loro vite.
Disarcionati dalla Poderosa, i due sono costretti a continuare il viaggio a piedi, e mano a mano che si inoltrano nella quotidianità dei luoghi che visitano, vedono aprirsi davanti a se scenari sconosciuti e inattesi. Gli incontri con una popolazione rassegnata al proprio destino di sofferenza e iniquità svegliano e rivelano, soprattutto al giovane Ernesto, l’aspirazione nuova e forte di cambiare e vedere cambiato il mondo, attraverso la forza delle proprie idee.
I volti segnati dalla fatica e gli occhi vitrei dei contadini si imprimono violentemente nelle menti dei due ragazzi, opprimendo in maniera insistente la loro coscienza col bisogno di sollevare dalla muta disperazione chiunque incrocino sul proprio cammino.
Il disagio del Che per l’appartenenza ad un cerchio di privilegiati diviene così subito strumento inevitabile di analisi e di comprensione per il sofferente mondo dei diseredati latinoamericani, nonché stimolo energico per la realizzazione successiva di un progetto politico in grado di coinvolgere gli indios, nel tentativo, non del tutto riuscito, di renderli artefici di una società più egualitaria.
Inevitabilmente dunque l’incontro con l’anziana donna malata a cui Ernesto regala tutte le sue medicine contro l’asma da principio ad un’esplorazione nuova, non più dei luoghi ma delle anime degli oppressi e degli sfruttati della martoriata terra sudamericana. L’avvenimento che segna però il vero e definitivo punto di rottura con le fanciullesche scorribande è però senza dubbio la conversazione con la coppia di operai comunisti, nel deserto di Atacama. La povertà ha portato loro via il bene più caro, l’amore del figlio, chiedendogli anche il sacrificio più grande, cioè la consegna ad altri dell’amato piccino nella speranza che possa essere sfamato, e questa inumana privazione non può che colpire in modo particolare il giovane Che.
Lo scenario delle misere condizioni di lavoro dei lavoratori della cava di rame, cava gestita da una multinazionale straniera, offre poi un’occasione in più ad Ernesto di mettere alla prova il suo senso di umanità e giustizia, deviando gradatamente le proprie riflessioni dal piano filantropico a quello politico.
La successiva tappa al lebbrosario di San Paolo suggella dunque le nuove intenzioni di un uomo già profondamente mutato nell’animo, e la cui dura esperienza a contatto con la sofferenza della malattia non fa che, ancora una volta, generare spontanea immedesimazione con un’altra categoria di deboli, quella dei malati di lebbra, perché anche l’aspirante medico Guevara, afflitto dalla nascita da un’insanabile asma, conosce bene il dolore del corpo.
Il viaggio dei due esploratori della vita non termina con la partenza dei due da San Paolo, ma sicuramente, da questa tappa in poi, comincia per entrambi un percorso nuovo, influenzato innegabilmente da quanto i loro sensi dovettero cogliere nei 12 mila km percorsi lungo l’America latina, consegnando le loro vite a destini diversi da quelli programmati.
Il film, stilisticamente perfetto, caratterizzato da una perfetta fotografia, nonché da una fedele quanto sintetica riproduzione degli episodi narrati nel diario, è interpretato magistralmente, da un intenso e partecipe Gael García Bernal nei panni del giovane Guevara, che ha scelto, pena la perdita di credibilità, di non risparmiarsi in nessun modo, proponendosi personalmente anche per le scene della nuotata notturna.
L’ultima inquadratura sfuma sul volto anziano del vero Alberto Granado, che, con occhi ricolmi di nostalgia, ci rimanda a dolci e lontani ricordi di gioventù e di quella che fu certamente una straordinaria amicizia.
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fefy
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giovedì 10 gennaio 2008
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in viaggio con “che” guevara
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Buenos Aires, gennaio 1952. Due giovani amici, Fùser (il furibondo Sern, dal cognome della madre, Celia de la Serna) e Miàl (mio Alberto, come con affetto l’apostrofava l’amico), decidono di intraprendere un viaggio epico in America Latina in cerca d’avventura e forse, ancor di più, per osservare e capire quel continente conosciuto solo attraverso i libri. In sella alla “Poderosa”, la motocicletta di Alberto, una Norton 500 del 1939 percorreranno più di diecimila chilometri attraversando l’Argentina, il Cile, il Perù fino ad arrivare, quasi sette mesi dopo, in Venezuela.
Le strade polverose, le regioni aride e desertiche, la neve delle Ande segneranno il carattere di quei ragazzi, ma ancor più a cambiare la loro vita, forse per sempre, sarà l’incontro con la miseria e l’ingiustizia sociale che schiacciano le genti che abitano l’America Latina, non padrone della loro vita e incapaci di scrivere la propria storia.
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Buenos Aires, gennaio 1952. Due giovani amici, Fùser (il furibondo Sern, dal cognome della madre, Celia de la Serna) e Miàl (mio Alberto, come con affetto l’apostrofava l’amico), decidono di intraprendere un viaggio epico in America Latina in cerca d’avventura e forse, ancor di più, per osservare e capire quel continente conosciuto solo attraverso i libri. In sella alla “Poderosa”, la motocicletta di Alberto, una Norton 500 del 1939 percorreranno più di diecimila chilometri attraversando l’Argentina, il Cile, il Perù fino ad arrivare, quasi sette mesi dopo, in Venezuela.
Le strade polverose, le regioni aride e desertiche, la neve delle Ande segneranno il carattere di quei ragazzi, ma ancor più a cambiare la loro vita, forse per sempre, sarà l’incontro con la miseria e l’ingiustizia sociale che schiacciano le genti che abitano l’America Latina, non padrone della loro vita e incapaci di scrivere la propria storia. I due ragazzi erano Ernesto Guevara de la Serna, allora ventitreenne studente di medicina che poi sarebbe diventato il Comandante “Che”, e il ventinovenne Alberto Granado, biochimico, che otto anni dopo questa loro avventura fu chiamato da Ernesto a Cuba e qui fondò una scuola di medicina.
Il film, diretto da Walter Salles (Central do Brasil – 1998), non è un film politico, piuttosto un racconto di formazione che non indugia in sentimentalismi, ma narra, descrivendolo in modo efficace, il mondo fatto di ideali e sentimenti coraggiosi di due giovani che volevano cambiare il mondo. L’uso dei campi lunghi e lunghissimi non è mai sfruttato per regalare panorami mozzafiato, ma semmai per descrivere nel modo più sincero possibile un continente ricco per natura e tradizioni.
L’utilizzo, in alcune scene, della cinepresa a mano, invece, ci avvicina in modo più intimo ai personaggi rendendoci quasi partecipi degli avvenimenti.
Giova molto, ed è decisiva, l’interpretazione dei due attori protagonisti, Gael Garcia Bernal (Ernesto) e Rodrigo de la Serna (Alberto), molto bravi, spontanei e intensi, specialmente il primo già bravo interprete di “Amores perros”. Gli attori di contorno, tra i quali ricordiamo Mia Maestro (Frida 2002), sono altrettanto bravi e sapientemente orchestrati dal regista che attraverso loro delinea con più precisione le figure dei due protagonisti.
In sostanza si tratta di un bel film, uno di quei film che ti fanno venire voglia di andare in libreria ad acquistare i libri che hanno ispirato la pellicola o che in qualche modo ne fanno parte. In questo caso si tratta di “Latinoamericana” scritto da Ernesto “Che” Guevara, edito in Italia da Feltrinelli, che è il diario di quel viaggio, e di “Un gitano sedentario”, la autobiografia di Alberto Granado (ora ottantaduenne), edita da Sperling&Koupfer, e che prende il titolo dal soprannome che Ernesto diede ad Alberto nell’ultima lettera che il “Che” gli inviò..
In una scena del film, osservando a Machu Picchu le rovine della civiltà Inca, Ernesto si chiederà: “Come si può avere nostalgia di qualcuno che non si è conosciuto?”, è la stessa domanda che ci poniamo noi uscendo dalla sala cinematografica…
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(di josef)
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luca scialò
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lunedì 14 marzo 2011
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dove nasce la sete di giustizia sociale dello che
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Alberto Granado ed Ernesto Guevara sono due giovani studenti universitari argentini prossimi alla laurea. Il primo, prima di compiere 30 anni, invita il secondo a risalire il Sud America in motocicletta. Un'impresa ardua, che quando si è ancora giovani e spensierati non è proibitiva. Comincia così una straordinaria avventura, con la moto che si guasta già dopo qualche mese, ma i due non demordono e con vari passaggi di fortuna, aiutandosi spacciandosi per due medici-ricercatori, attraversano il Cile, il Perù, la Colombia, fino ad arrivare in Venezuela. Conosceranno tanta disperazione popolare e ingiustizia sociale. Un'esperienza profonda che li farà maturare moltissimo, al punto che in Ernesto crescerà una gran voglia di rendersi utile per quella gente; anche al costo di rinunciare alle proprie ambizioni personali.
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Alberto Granado ed Ernesto Guevara sono due giovani studenti universitari argentini prossimi alla laurea. Il primo, prima di compiere 30 anni, invita il secondo a risalire il Sud America in motocicletta. Un'impresa ardua, che quando si è ancora giovani e spensierati non è proibitiva. Comincia così una straordinaria avventura, con la moto che si guasta già dopo qualche mese, ma i due non demordono e con vari passaggi di fortuna, aiutandosi spacciandosi per due medici-ricercatori, attraversano il Cile, il Perù, la Colombia, fino ad arrivare in Venezuela. Conosceranno tanta disperazione popolare e ingiustizia sociale. Un'esperienza profonda che li farà maturare moltissimo, al punto che in Ernesto crescerà una gran voglia di rendersi utile per quella gente; anche al costo di rinunciare alle proprie ambizioni personali. Quelle motivazioni che lo consegneranno alla storia come il "Che".
Con i diari della motocicletta, il regista brasiliano Walter Salles traspone sul grande schermo una vera leggenda, o almeno per chi lo vede così: Il viaggio che un giovanissimo Ernesto Che Guevara intraprese con l'amico Alberto Granado in diversi paesi del Sud America dal gennaio 1952. L'entusiamo dei due, spinti dall'incoscienza e dalla voglia di esplorare quel Mondo a loro fisicamente così vicino ma tanto lontano nella percezione, è forte al punto da superare le molte avversità che un siffatto viaggio presenta: il clima spesso ostico, una motocicletta decadente come mezzo di trasporto, il procurarsi da mangiare, l'asma di Ernesto. Un viaggio che gli farà conoscere non solo le bellezze paesaggistiche del Sud America, ma anche la disperazione popolare. Il viaggio è raccontato con naturalezza, privato di qualsiasi ricerca sofisticata nel montaggio o nell'inquadratura. Il volto della gente segnato dalle malattie o dalla disperazione, e i paesaggi mozzafiato latino americani, rendono molto più di qualsiasi trucco registico.
Durante i titoli di cosa è possibile apprezzare foto autentiche di Alberto e Ernesto durante il viaggio. Alberto Granado è scomparso pochi giorni fa, all'età di 88 anni.
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sinkro
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giovedì 16 settembre 2010
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un roadmovie.
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Ecco il viaggio di Ernesto Guevare prima che diventasse il famoso Che.
La pellicola ci mostra questo ragazzo gentile e puro di cuore che col suo amico Alberto e la Portentosa si fa la transamerica; quì verrà in contatto con tutti gli oppressi del contentinente sudamericano, e da quì (immagino perchè il film non lo racconta) maturerà la sua idea rivoluzionaria che lo renderà quel personaggio che conosciamo.
Il regista è capace di mostrare la storia senza retorica o moralismi e si mantiene sempre apolitico. Forse troppo apolitico perchè Ernesto parlerà di "Rivoluzione" solo in un dialogo insignificante con Alberto.
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Ecco il viaggio di Ernesto Guevare prima che diventasse il famoso Che.
La pellicola ci mostra questo ragazzo gentile e puro di cuore che col suo amico Alberto e la Portentosa si fa la transamerica; quì verrà in contatto con tutti gli oppressi del contentinente sudamericano, e da quì (immagino perchè il film non lo racconta) maturerà la sua idea rivoluzionaria che lo renderà quel personaggio che conosciamo.
Il regista è capace di mostrare la storia senza retorica o moralismi e si mantiene sempre apolitico. Forse troppo apolitico perchè Ernesto parlerà di "Rivoluzione" solo in un dialogo insignificante con Alberto. Per me quì ci sta l'errore del regista: quella scena andava o cancellata così da non mettere davvero nulla di politico o ampliata e spiegata così da far comprendere quali saranno le idee del futuro Che. In tutto il film viene accuratamente evitata la questione politica che compare solo in quello spot.
Per il resto la storia passa con i suoi momenti un po' più vivi e altri un po' più smorti, senza mai strafare. Solo che ogni momento è buono per mostrare la bontà di Ernesto (dopo un po' lo si era capito). A volte pare un po' insipido con tutta il pepe che si poteva aggiungere. Guardatelo se volete vedervi un road movie. Non è un agiografia del Che, solo un film su Ernesto e Alberto.
PS: Tutti questi fascisti coi loro commenti idioti su mymovies francamente sono inappropriati
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alberto cinelli
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venerdì 11 febbraio 2005
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nulla di nuovo sotto il sole
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Piuttosto deludente. Una storia almeno all'inizio coinvolgente ma che durante il percorso cala di tensione. L'intento era quello di raccontarci il viaggio compiuto dal giovane Ernesto Guevara col suo amico Alberto Granado nell'America Meridionale al principio degli anni Cinquanta, durante il quale, presa coscienza delle condizioni della gente povera sarebbe nata in lui - di origine borghese - la vocazione per raddrizzare torti e ingiustizie che lo avrebbe portato a diventare il Che. A conti fatti però è venuto fuori un film di ordinaria amministrazione, sincero e onesto ma di maniera e che per questo non ci dice niente di nuovo, con in più una struttura narrativa e uno stile piuttosto vecchiotti, prolisso e anche un po' noioso.
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Piuttosto deludente. Una storia almeno all'inizio coinvolgente ma che durante il percorso cala di tensione. L'intento era quello di raccontarci il viaggio compiuto dal giovane Ernesto Guevara col suo amico Alberto Granado nell'America Meridionale al principio degli anni Cinquanta, durante il quale, presa coscienza delle condizioni della gente povera sarebbe nata in lui - di origine borghese - la vocazione per raddrizzare torti e ingiustizie che lo avrebbe portato a diventare il Che. A conti fatti però è venuto fuori un film di ordinaria amministrazione, sincero e onesto ma di maniera e che per questo non ci dice niente di nuovo, con in più una struttura narrativa e uno stile piuttosto vecchiotti, prolisso e anche un po' noioso.
Dei due attori ha più rilievo quello che impersona Granado, l'altro quasi non esiste.
Peccato, perché c'erano le premesse affinché venisse fuori un'opera interessante. Non diciamo che sia completamente da buttare via, perché qualche merito c'è (l'ambientazione, la fotografia, certi paesaggi, e poi il fatto che i road movies sono sempre e comunque interessanti), ma francamente ci si aspettava di più. Quando il film è stato presentato a Cannes, il vero Alberto Granado, appositamente invitato, dopo la proiezione pare sia rimasto freddo e indifferente. Se è così, ci sarà pure stata una ragione.
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(di marta)
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demelzius
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mercoledì 18 luglio 2007
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l'unico vero paese komunista al mondo è l'italia
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Politici, impiegati comunali, impiegati provinciali,
impiegati statali,insegnanti materna,insegnanti elementari,insegnanti medie, insegnanti superiori,insegnanti universitari, medici ,infermieri, poliziotti,carabinieri,guardi di finanza, pompieri,vigili urbani, esercito, aereonautica, guardie forestali
impiegati comunali,provinciali,regionali
impiegagti socialmente utili, impiegati alle poste,alle ferrovie dello stato
Basta non dimentico nulla? Ah lo sapevate che la regione calabria da sola ha lo stesso numero di guardi forestali di tutto il Canada?
Provate ad ammalarvi in cina popolare, vediamo se vi ricoverano gratuitamente ( provare per crederci). Ma ke cazzo andate cercando siamo già in un paese komunista basta vedere le tasse che paghiamo!! Ormai si ruba al povero pirla che lavora per dare a chi non produce un cazzo, classico comunismo: Viva Che Guevara? Poveri Noi e Poveri Voi che vivete col paraocchi.
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Politici, impiegati comunali, impiegati provinciali,
impiegati statali,insegnanti materna,insegnanti elementari,insegnanti medie, insegnanti superiori,insegnanti universitari, medici ,infermieri, poliziotti,carabinieri,guardi di finanza, pompieri,vigili urbani, esercito, aereonautica, guardie forestali
impiegati comunali,provinciali,regionali
impiegagti socialmente utili, impiegati alle poste,alle ferrovie dello stato
Basta non dimentico nulla? Ah lo sapevate che la regione calabria da sola ha lo stesso numero di guardi forestali di tutto il Canada?
Provate ad ammalarvi in cina popolare, vediamo se vi ricoverano gratuitamente ( provare per crederci). Ma ke cazzo andate cercando siamo già in un paese komunista basta vedere le tasse che paghiamo!! Ormai si ruba al povero pirla che lavora per dare a chi non produce un cazzo, classico comunismo: Viva Che Guevara? Poveri Noi e Poveri Voi che vivete col paraocchi. Svegliatevi cazzo la rivoluzione komunista è già arrivata e ci sta rovinando da 40 anni a questa parte ! E' ora di rovesciare il regime komunista! Viva la libera imprenditoria Viva la Libertà! Abbasso lo statalismo sinonimo di Immobilismo. Privatizzare la parola d'ordine!! Basta komunismo!!!
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[+] sistema mafioso
(di fabry)
[ - ] sistema mafioso
[+] demelzius=..............
(di wjkehrgliu)
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[+] che c'entra con il film?
(di josef)
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(di alexscorpio)
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