uedro
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giovedì 29 dicembre 2005
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l'insostenibile frivolezza dell'essere
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Il film scivola frivolo e brillante come il suo protagonista tra un sorriso ammiccante guardando in macchina e una frasetta maliziosa alla partner di turno. Ma come il suo protagonista il film ha un'anima drammatica. Improvvisamente nel circo della superficialità irrompe il dramma della vita. Gli occhi di Alfie non sono mai felici. Sono velati di tristezza. Alfie al fondo è un vinto e la sua forza è sapere di esserlo. Sapere che le sue teorie da conquistatore non lo salvano,che il suo atteggiamento e il suo modo di rapportarsi al gentil sesso (che è poi specchio del suo modo di rapportarsi alla vita) non gli danno la felicità. Può avere tutte le donne che vuole,ma le uniche tre che lui vuole veramente gli si negano.
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Il film scivola frivolo e brillante come il suo protagonista tra un sorriso ammiccante guardando in macchina e una frasetta maliziosa alla partner di turno. Ma come il suo protagonista il film ha un'anima drammatica. Improvvisamente nel circo della superficialità irrompe il dramma della vita. Gli occhi di Alfie non sono mai felici. Sono velati di tristezza. Alfie al fondo è un vinto e la sua forza è sapere di esserlo. Sapere che le sue teorie da conquistatore non lo salvano,che il suo atteggiamento e il suo modo di rapportarsi al gentil sesso (che è poi specchio del suo modo di rapportarsi alla vita) non gli danno la felicità. Può avere tutte le donne che vuole,ma le uniche tre che lui vuole veramente gli si negano. E quegli occhi cercheranno di ingannarci guizzando furbi per tutto il film fino alla fine,fino all'ultima inquadratuta quando,chiedendosi cos'è la vita e cos'è la felicità,saranno per la prima volta sinceri e non avranno la sfrontatezza di guardare dritto verso di noi.
Forse più serial tv che film vero e proprio (vedi "sex and the city" mi dicono) con una spruzzata di videoclip,la pellicola colpisce per la cura del dettaglio mostrato in ogni particolare,sempre alla ricerca del cool e del fashion (i vestiti,la città,gli arredamenti) e per il modo scatante con cui è girato shakerando anni 70 e modernità con una fantastica fotografia che esalta,se mai ve ne fosse bisogno,la sublimità della Grande Mela.
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kondor17
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martedì 31 gennaio 2012
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jude mitico
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Innanzitutto una interpretazione degna di un oscar. Jude Law non è semplicemente bello... anzi il suo innegabile charme passa addirittura in secondo piano, se solo si vede questo film e si pensa di capire qualcosa di cinema. Mi domando come vengono scelti "recensori" di mymovies, quando parlano di Alfie come di un film privo di contenuti, cioè vuoto... come lo chiamavano? un sottoprodotto di packaging o qualcosa del genere. Forse hanno visto qualcos'altro o magari hanno girato canale :)
FIlm intenso, brillante, coinvolgente, che tratta le debolezze maschili del macho e le inevitabili crisi a cui va incontro, con estrema delicatezza e una nonchalance tutta francese. Bravissimi gli attori, splendida la musica, fotografia e montaggio (!!!) stupendi, un ritmo incalzante.
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Innanzitutto una interpretazione degna di un oscar. Jude Law non è semplicemente bello... anzi il suo innegabile charme passa addirittura in secondo piano, se solo si vede questo film e si pensa di capire qualcosa di cinema. Mi domando come vengono scelti "recensori" di mymovies, quando parlano di Alfie come di un film privo di contenuti, cioè vuoto... come lo chiamavano? un sottoprodotto di packaging o qualcosa del genere. Forse hanno visto qualcos'altro o magari hanno girato canale :)
FIlm intenso, brillante, coinvolgente, che tratta le debolezze maschili del macho e le inevitabili crisi a cui va incontro, con estrema delicatezza e una nonchalance tutta francese. Bravissimi gli attori, splendida la musica, fotografia e montaggio (!!!) stupendi, un ritmo incalzante. Si è vero, all'inizio sembra assistere al solito trito panettone del londinese a New York in cerca di fortuna... ma basta proseguire al di là dei clichè prestampati della nostra mente, per vedere che il film cresce, fotogramma dopo fotogramma, scena dopo scena, portandoti dove vuole lui, coinvolgendoti e sorprendendoti sempre più, facendoti fare e sentire quello che vuole lui. Lui chi: ma ALfie, che continua a parlarti, a sorriderti, a rivolgere a te, si proprio a te la parola... ti prende in giro, si prende in giro, fino alla fine, quando - disperato? - scopre di essere troppo vecchio per una donna (grande Susan Sarandon) che potrebbe quasi essere sua madre...
Un film nuovo. Nuovo nell'impostazione, nella narrazione e di notevole impatto, che merita assolutamente di essere visto.
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angela cinicolo
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venerdì 18 aprile 2008
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i dolori del giovane alfred
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Dannatamente bello, sorprendentemente bravo, Jude Law è il protagonista di una commedia romantica mediamente leggera che, se inizialmente sembra accartocciarsi in scontati e banali cliché postmoderni e sgraziarsi con l'uso di spot light che fanno il vezzo ai più prevedibili videoclip musicali, si conclude con il beneplacito del politically uncorrect. Alfred, Alfie per gli amici, anzi per le donne, è un glamourous playboy, una versione meno commerciale di Hitch, che ricorda il tenebroso James Dean, molto più sexy del Michael Caine dell'originale, e che, da perfetto esteta metropolitano, va in giro per Manhattan, a bordo di una vespa vintage degli, ostentati, anni '60 a conquistare le donne che siano dotate di faccia, tette e culo mozzafiato.
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Dannatamente bello, sorprendentemente bravo, Jude Law è il protagonista di una commedia romantica mediamente leggera che, se inizialmente sembra accartocciarsi in scontati e banali cliché postmoderni e sgraziarsi con l'uso di spot light che fanno il vezzo ai più prevedibili videoclip musicali, si conclude con il beneplacito del politically uncorrect. Alfred, Alfie per gli amici, anzi per le donne, è un glamourous playboy, una versione meno commerciale di Hitch, che ricorda il tenebroso James Dean, molto più sexy del Michael Caine dell'originale, e che, da perfetto esteta metropolitano, va in giro per Manhattan, a bordo di una vespa vintage degli, ostentati, anni '60 a conquistare le donne che siano dotate di faccia, tette e culo mozzafiato. La cinepresa corre dietro le sue storie e le sue maree sentimentali perché la sfortuna vuole che s'innamori, solo della donna sbagliata. Quando le dinamiche del cuore sono esplorate con l'intelligente realismo di Mike Nichols ponderate e spolverate con le melense atmosfere natalizie, la voce al vetriolo di Mick Jagger sembra bilanciare col misurino e dare una sferzata benevola ad un film che può redimere perfino i single cronici. Certo ne è vivamente sconsigliata la visione ai diabetici e a quante non si lasciano ammaliare dal fascino del giovane attore inglese.
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dario
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domenica 22 marzo 2015
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mieloso
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Una delusione piena. Comincia benino e finisce malissimo, zavorrato da un moralismo insopportabile. La regia è compiaciuta, ma combina poco: il ritmo è soporifero. Personaggio belloccio e simpatico, attrici guardinghe e imbronciate, disinvolte e pentite. Un guazzabuglio senza sapore.
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elgatoloco
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giovedì 25 giugno 2015
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film contraddittorio, ma non banale
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Contraddittorio, non banale, questo"Alfie"in seconda battuta o remake(non ho mai visto l'originale, devo precisare):very british da un lato(con qualche siparietto dove in realtà riemerge, esplicitamente o meno, l'atavico-eterno tema della differenza tra"English Men"e"Yankees"...), quindi scarsamente desideroso di"toccare il cuore"(cfr.la recensione"ufficiale", in parte certo condivisibile), dall'altro attento alle differenze. Con tratti wildiani(ancora una volta ha ragione Mattia Nicoletti), con un finale non del tutto immemore di Oscar Wilde e del suo celebre"The Picture of Dorian Gray", accentuati dal protagonista Jude Law, sex-symbol indubbio, "Alfie"degli anni Duemila(oggi sarebbe ancora diverso, forse, vista la dromologia incessante.
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Contraddittorio, non banale, questo"Alfie"in seconda battuta o remake(non ho mai visto l'originale, devo precisare):very british da un lato(con qualche siparietto dove in realtà riemerge, esplicitamente o meno, l'atavico-eterno tema della differenza tra"English Men"e"Yankees"...), quindi scarsamente desideroso di"toccare il cuore"(cfr.la recensione"ufficiale", in parte certo condivisibile), dall'altro attento alle differenze. Con tratti wildiani(ancora una volta ha ragione Mattia Nicoletti), con un finale non del tutto immemore di Oscar Wilde e del suo celebre"The Picture of Dorian Gray", accentuati dal protagonista Jude Law, sex-symbol indubbio, "Alfie"degli anni Duemila(oggi sarebbe ancora diverso, forse, vista la dromologia incessante...?)propone però, senza moralismo, il tema del playboy potenzialmente"forever"che improvvisamente si accorge del tempo che passa e della necessità(?)di"tornare a casa"(cfr.Christiane Collange negli anni Ottanta e della sua virata al pre-femminismo dopo anni di lotte)"riterritorializzante". Brave le interprete femminili(non solo la sempre aitante Susan Sarandon), una volta tanto non banale la"voce fuori campo narrante"del protagonista. El Gato
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sy
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lunedì 14 marzo 2005
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che sonno!
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Solita solfa del "povero" sciupafemmine che prima o poi si trova alle prese con i propri sensi di colpa, noioso e troppo lento con un bellissimo Jude Law ed una bravissima (come sempre) Susan Sarandon nei panni della donna matura, che mette il protagonista di fronte ad una sofferenza che precedentemente era solito fare provare alle sue "vittime" e che ora invece ha provato sulla sua pelle.
[+] dormi.
(di yuri)
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