barmario
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venerdì 25 dicembre 2009
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film che esalta il valore della famiglia
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Film che esalta il valore della famiglia, raccontando una storia vera, di un anziano che sul suo trattore cerca di andare a trovare il fratello, benchè i due non siano mai andati d'accordo. Film davvero piacevole, basato su buoni sentimenti.
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mahleriano
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sabato 16 maggio 2009
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una vicenda umana indimenticabile
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Difficile dimenticare un film poetico come questo. Per molte ragioni e una più bella dell'altra. Intanto per l'originalità di una storia in cui un vecchio e non patentato protagonista affronta un viaggio di 500 km a bordo di un tagliaerba, per andare a trovare il fratello infartuato e con cui è in rotta da molti anni. Poteva essere facile indulgere, durante il percorso, sulla bellezza indiscussa dei paesaggi, dei tramonti, delle albe o di quei cieli stellati più neri e profondi, visibili solo nelle campagne più lontane dalla civiltà. Ma l'occhio che ammira tutto ciò non è mai il nostro, ma solo quello del protagonista. Non può esistere spettatore in questo film, perché la sete di pace, di riconciliazione ed in fondo di amore che trabocca da questo nonno tenace e orgoglioso della propria indipendenza, trasforma in sé stesso, Alvin, qualunque spettatore.
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Difficile dimenticare un film poetico come questo. Per molte ragioni e una più bella dell'altra. Intanto per l'originalità di una storia in cui un vecchio e non patentato protagonista affronta un viaggio di 500 km a bordo di un tagliaerba, per andare a trovare il fratello infartuato e con cui è in rotta da molti anni. Poteva essere facile indulgere, durante il percorso, sulla bellezza indiscussa dei paesaggi, dei tramonti, delle albe o di quei cieli stellati più neri e profondi, visibili solo nelle campagne più lontane dalla civiltà. Ma l'occhio che ammira tutto ciò non è mai il nostro, ma solo quello del protagonista. Non può esistere spettatore in questo film, perché la sete di pace, di riconciliazione ed in fondo di amore che trabocca da questo nonno tenace e orgoglioso della propria indipendenza, trasforma in sé stesso, Alvin, qualunque spettatore. E con una partecipazione così coinvolgente, per l'incredibile intensità dell'attore, da rimanerne scossi. La stessa intensità che si ritrova negli sguardi della figlia, sognanti e amorevolissimi, che letteralmente parla con gli occhi in ogni inquadratura.
Durante il viaggio incontrerà diverse persone, ed ognuna sarà motivo di dialoghi densi ed evocativi. Ma c'è una domanda rivolta da un giovane: "ci sarà pur qualcosa di buono nella vecchiaia", a cui risponderà con una mezza verità. La prima mezza verità, amara, è che la cosa triste della vecchiaia è il ricordo di quando si era giovani. Ma l'altra mezza, ben più grandiosa, è riposta nell'intero suo viaggio, che con la sua cadenza lenta testimonia forse si una fisicità ormai lontana dalla vigoria giovanile, ma che ad ogni istante mostra una vecchiaia che non cede mai il passo alla rinuncia, in un'accettazione serena dei limiti da essa stessa imposti. E sarà il compimento di quel percorso a trasfigurare l'intero cammino proprio in quel cielo stellato proiezione di sogni, domande, desideri e ricordi di un affetto profondo ritrovato, che in fondo sono l'unica vera vittoria umana su qualunque fisicità ormai decadente.
Per i messaggi che vi si possono leggere, per la fotografia stupenda, per gli interpreti così reali da far dimenticare il concetto di attore, per il giusto dosaggio di ironia e meditazione e soprattutto per la poesia che lo permea da cima a fondo, non posso che dare a questo film il massimo possibile.
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(di matteo78)
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giusva
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giovedì 19 febbraio 2009
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commovente,bellissimo
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Che belli i film che ti fanno piangere...
fotografia bella,protagonisti da oscar
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anna
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mercoledì 14 gennaio 2009
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una storia vera
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davide
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sabato 25 ottobre 2008
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un grande film
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The Straight Story è un Film da Assaporare come si potrebbe fare con il miglior vino da meditazione in circolazione, senza interruzioni, da sorseggiare per cogliere ogni sapore.....
The Straight Story è un Capolavoro.
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francesco manca
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martedì 22 luglio 2008
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"la storia che cancella"
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David Lynch compie un passo molto significativo per la sua carriera, costellata di incubi, allucinazioni visive e psicologiche e ossessioni. “The Straight Story” rappresenta per il regista una sorta di traguardo, di liberazione, di pace interiore che è riuscito momentaneamente a trovare, per poi nuovamente “scatenarsi” due anni più tardi con il viaggio metafisico di “Mulholland Dr.”. Fatto sta che quello a cui ci troviamo di fronte, è un ritratto di una cultura, di un paese, di una persona e di un entità dal valore inestimabile, ove si possono Non facilmente scorgere delle vene di tristezza e solitudine interiore, provocate da enormi ferite, sia fisiche che spirituali, di cui ci narrerà il protagonista Alvin Straight nel corso della pellicola.
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David Lynch compie un passo molto significativo per la sua carriera, costellata di incubi, allucinazioni visive e psicologiche e ossessioni. “The Straight Story” rappresenta per il regista una sorta di traguardo, di liberazione, di pace interiore che è riuscito momentaneamente a trovare, per poi nuovamente “scatenarsi” due anni più tardi con il viaggio metafisico di “Mulholland Dr.”. Fatto sta che quello a cui ci troviamo di fronte, è un ritratto di una cultura, di un paese, di una persona e di un entità dal valore inestimabile, ove si possono Non facilmente scorgere delle vene di tristezza e solitudine interiore, provocate da enormi ferite, sia fisiche che spirituali, di cui ci narrerà il protagonista Alvin Straight nel corso della pellicola. L’anomalia di questa opera estremamente ed insolitamente omogenea di David Lynch, è quella di non apparire neanche come un lavoro del regista, perché priva di tutte le caratteristiche che hanno contraddistinto titoli come “Eraserhead”, “The Elephant Man”, “Velluto Blu” e “Strade perdute”, difatti, “The Straight Story” è privo di qualsiasi allusione a tonalità cupe e dark che hanno sempre delineato la filmografia di Lynch. Però, c’è da fare molta attenzione ad un particolare: i demoni, i fantasmi, i conflitti interiori che ci ha sempre raccontato Lynch attraverso la sua “macabra” e vivida creatività, sono presenti anche in “The Straight Story”, solo che, a differenza di come accadeva nei titoli sopra citati, qui sono quasi invisibili. Alvin Straight, interpretato da un magistrale Richard Fansworth, conserva in sé i terribili ricordi del suo passato come soldato nella seconda Guerra Mondiale, della quale discuterà con un altro personaggio secondario incontrato durante il suo percorso; la figlia di Alvin, Rosie, la fantastica Sissy Spacek, balbuziente e “leggermente ritardata”, evoca sentimenti estremamente dolci e sottili, così come la storia stessa della pellicola, che racconta come Straight sia riuscito, lottando contro la fatica, a raggiungere il fratello Lyle (Harry Dean Stanton) improvvisamente colpito da un infarto, con il quale non si vede da dieci anni; il tagliaerba sul quale viaggia Alvin è un altro elemento che identifica la forza morale e la determinazione di questo grande uomo, che ha vissuto un’intera vita, solo per accorgersi che ne dovrà immediatamente iniziare un’altra, e forse, il messaggio che il finale del “film” di Lynch (metto le virgolette attorno alla parola film perché non considero le Opere di Lynch come veri e propri film, ma qualcosa di più complesso) ci vuole comunicare, perché probabilmente la pace di cui ho accennato in precedenza, sta proprio nella riconciliazione tra due fratelli, perché, come dice lo stesso Alvin, nessuno ti conosce meglio di un fratello...
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(di rraya)
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lux1980
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mercoledì 2 luglio 2008
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meraviglioso
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Un film emozionante, delicato, una poesia fatta film. L'ho visto una sera per caso, e mi sono addormentato con un senso di pace nel cuore. Il viaggio del protagonista (un commovente Richard Farnsworth) in fondo è un viaggio interiore, lungo il quale raccoglie e dissemina piccole perle che splendono come le stelle che aprono e chiudono il film. La colonna sonora accarezza l'anima, e alla fine viene da piangere... non per gioia né per tristezza, ma per le pure emozioni che Lynch riesce a suscitare. Consigliato a sognatori, animi sensibili e cuori puri; astenersi bulli, burini, veline e simili.
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alessandra
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venerdì 16 maggio 2008
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una storia vera
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anche noi a scuola abbiamo visto questo film.Il prof ci ha anche fatto fare la relazione.Mi è piaciuto davvero molto.
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gianvito
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sabato 5 aprile 2008
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semplicemente spettacolare...
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uno dei più bei film che abbia mai visto... sicuramente un film che segna... chapeaux david lynch...
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godyorke
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venerdì 28 marzo 2008
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correzioni
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Volevo solo dire due cose sulla recensione.Una è che comunque Alvin non è che non abbia mai avuto un grande rapporto con il fratello anzi, dice proprio che da piccoli erano sempre insieme e che si ritrovavano a guardare le stelle e a porsi delle domande.E' proprio questo che distrugge Alvin,il fatto di aver perso ormai da 10 anni tutti i contatti con la persona che più di tutti lo conosce,suo fratello.La seconda cosa è che il mezzo che Alvin usa per fare più di 300 miglia per raggiundere suo fratello non è un trattore malandato ma bensì un tagliaerba.Questo sta a sottolineare ancora di più la pesantezza per un vecchio 73enne di compiere un viaggio che però è così importante a tal punto da rischiare la vita.
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