elgatoloco
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giovedì 16 giugno 2022
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un altrolynch?forse no, anzi no.
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Pensare al grande David Lynch, pittore, musicista, sceneggiatore, scrittore, regista, che al cinema ha realizzato(inter cetera)"THe Elephnat Man", "Dune"; "Blue Velver", "Twin Peaks"etc. e vedere "THe Straight Sotry"fa un certo effetto, perche'e'una sotira vera, "piana"nella narrazion e(soggetto e sceneggiatura di JOan Roach e Peter Seeemey, 1999), che parla di un agricoltore che a 73 anni, sofferente, va da un paese dell'Iowa IN Winsconsin, per trovare il fratello infartato, fratello, tra l'alro, con cui aveva litigato anche di brutto. Lo fa con un piccole trattore tagliaerba, che spesso"lo pianta in asso"per l'ovvio motivo che non e'adatto a percorrere lunghi tratti, tra l'alro anche in salita, in condizioni di starda e autostrada, dato che e'adatto ai territori agricoli, coltivati.
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Pensare al grande David Lynch, pittore, musicista, sceneggiatore, scrittore, regista, che al cinema ha realizzato(inter cetera)"THe Elephnat Man", "Dune"; "Blue Velver", "Twin Peaks"etc. e vedere "THe Straight Sotry"fa un certo effetto, perche'e'una sotira vera, "piana"nella narrazion e(soggetto e sceneggiatura di JOan Roach e Peter Seeemey, 1999), che parla di un agricoltore che a 73 anni, sofferente, va da un paese dell'Iowa IN Winsconsin, per trovare il fratello infartato, fratello, tra l'alro, con cui aveva litigato anche di brutto. Lo fa con un piccole trattore tagliaerba, che spesso"lo pianta in asso"per l'ovvio motivo che non e'adatto a percorrere lunghi tratti, tra l'alro anche in salita, in condizioni di starda e autostrada, dato che e'adatto ai territori agricoli, coltivati. Decisamente una condizione diversa da quella, appunto, abituale- Non viaggia di notte e si ferma, dunque, dovec capita, Arriva a destinazione, dopo aver raccontato a una ragazza scappata di casa perche'0incinta e a un vecchio suo coeraneo le vicnede ma piu'che altro le sensazioni della sua vita, dall'etilismo indotto dalla partecipazione alla Seconda Guerra Mondiale, al dramma della figlia, considerata"aktra", "rtiardata", per motivi invero banali, della vita dei figlia(erano 14, ma ne erano sopravvistuti solo 7). Ma e ¿un lynch diverso dal solito autorre vistionario?No, il fascino dei temporali, della notte, del crepuscolo, dell'alba m in gewnere di tutto il mondo naturlae viene rivissuto nella sua totalita', da quel grande pittore che ´e'Lynch, allievo di Francis Bacon, dunque questa "storia vera", avvenuta nel 1994, dunque un lustro prima della realizzazione del fikm, e'soria di grande umanita'(ma non lo erano anche gli altri suoi film, a iniziare da"The Elephant Man"?Domanda reotirca con risposta decisamentre affermativa...)che ci fa pensare, sognare, vivere insieme con quel grande attore protagonista che era Richard Famsworth, qui nella sua ultima interpretazione. Haeey Dean Stanton, nella parte del fratello, si vede, ovviamente solo alla fine del filn, brevemente, ma la sua presenza lascia un segno indelebile, come quello lasciato da Sissy Spacek, nel ruolo della figlia. Un grande film che va visto e rivisto, anche/e ovviamente ascoltato) con il sound.track di Angelo Badalamenti, la cui musica qui va dal country.-western a una sotria di aria vagamente(dovendo definirla)"Pucciniana". El Gato
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rickyrossi
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sabato 5 giugno 2021
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intensa interpretazione
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Sono rimasto ammaliato da questa interpretazione del protagonista. Storia intensa in cui emerge la forza dei rapporti umani, su tutti il rapporto padre-figlia. Il tutto accompagnato da una melodia delicata, profonda, forte. Consiglio la visione.
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great steven
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martedì 1 dicembre 2020
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alvin straight, viaggiatore comune e coraggioso.
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UNA STORIA VERA (USA, 1999) di DAVID LYNCH. Interpretato da RICHARD FARNSWORTH, SISSY SPACEK, EVERETT MCGILL, JANE GALLOWAY, HARRY DEAN STANTON ● Ispirato a un fatto realmente accaduto. Nell’autunno del 1994 il 73enne Alvin Straight viene a sapere che suo fratello Lyle, col quale non parla da dieci anni a causa di un furioso litigio, ha avuto un infarto. Decide dunque di raggiungerlo a casa sua, malgrado le ansiose incertezze della figlia Rosie. Dal momento che Alvin abita a Laurens nell’Iowa e deve arrivare a Mount Zion nel Wisconsin (la distanza è di 317 miglia, in chilometri circa 500) e che sceglie come mezzo di trasporto per il suo viaggio un malconcio trattorino tosaerba a cui per giunta attacca un rimorchio troppo grande, e considerando infine che l’uomo cammina con due bastoni e non ha la patente per via della vista alquanto debole, tutti gli sconsigliano di partire per quest’avventura certamente rischiosa.
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UNA STORIA VERA (USA, 1999) di DAVID LYNCH. Interpretato da RICHARD FARNSWORTH, SISSY SPACEK, EVERETT MCGILL, JANE GALLOWAY, HARRY DEAN STANTON ● Ispirato a un fatto realmente accaduto. Nell’autunno del 1994 il 73enne Alvin Straight viene a sapere che suo fratello Lyle, col quale non parla da dieci anni a causa di un furioso litigio, ha avuto un infarto. Decide dunque di raggiungerlo a casa sua, malgrado le ansiose incertezze della figlia Rosie. Dal momento che Alvin abita a Laurens nell’Iowa e deve arrivare a Mount Zion nel Wisconsin (la distanza è di 317 miglia, in chilometri circa 500) e che sceglie come mezzo di trasporto per il suo viaggio un malconcio trattorino tosaerba a cui per giunta attacca un rimorchio troppo grande, e considerando infine che l’uomo cammina con due bastoni e non ha la patente per via della vista alquanto debole, tutti gli sconsigliano di partire per quest’avventura certamente rischiosa. Ma la sua testardaggine prevale sul buonsenso. Contro ogni previsione, il tragitto è sereno: il vecchio fa numerosi incontri – una ragazza incinta scappata di casa, un gruppo di giovani e atletici ciclisti, una donna isterica, una famiglia generosa di cui fanno parte due stralunati meccanici gemelli, un prete che ha visitato Lyle quando ha accusato il malore – e infine raggiunge la sua meta, ricongiungendosi col fratello e riallacciando i rapporti con lui. Difficile apprezzare questo road movie alla prima visione, soprattutto se si è abituati al tipo di cinema che viene frequentemente proposto oggigiorno, e non per forza solo quello hollywoodiano o quello dello stesso Lynch, spesso caratterizzato da un vivido impianto visionario. Qui abbiamo a che fare con una pellicola i cui elementi sono tutti fuori moda: lentezza, malinconia della vecchiaia, classica semplicità della scrittura, personaggi positivi, svolgimento disteso senza l’ombra di un evento drammatico. Eppure, ad un esame più meditato e approfondito, un occhio non superficiale riesce a coglierne l’importanza dei temi (sussurrata, ma comunque esposta), la struttura interiore di racconto di formazione, la proposta che avanza del bisogno di dialogo e affetto tra famigliari e lo spirito di sacrificio altrettanto valorizzato dalla narrazione che permea l’intera vicenda fino a rappresentarne il motore principale. Pertanto, nonostante il ribaltamento della sua abituale prospettiva, Lynch ha vinto la scommessa e ha realizzato, col suo opus n. 8, una riflessione in formato audiovisivo che dà allo spettatore il tempo di ragionare e commuoversi e anche di immedesimarsi nel protagonista, un vecchio signore all’apparenza un po’ svitato che però sa sorprendere chiunque col progredire della storia. Il regista, infatti, non ha cambiato il suo stile inconfondibile: del resto, come è possibile non immergersi nella bellezza soave dei campi al tramonto, di un temporale che scroscia nel Midwest e del cielo notturno stellato? Sceneggiatura firmata dalla montatrice Mary Sweeney e scritta insieme a John Roach. Prodotto anche con finanziamenti francesi. R. Farnsworth, qui alla sua ultima prova recitativa, attivo nel cinema fin da bambino (esordì nel 1937), divenuto stuntman e poi caratterista, è l’altra carta vincente del film, poiché l’ironia e la capacità di coinvolgere emozionalmente del suo personaggio fanno faville; l’attore ebbe una nomination all’Oscar nel 1979 per Arriva un cavaliere libero e selvaggio e un’altra per questo film. Morì nel 2000.
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onufrio
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mercoledì 5 giugno 2019
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il viaggio della redenzione
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Appresa la notizia del fratello colpito da un infarto, il 73enne Alvin Straight è intenzionato a raggiungerlo per fargli visita, i due non si parlano da 10 anni per futili motivi,Alvin cerca così di rimediare intraprendendo una sorta di viaggio di redenzione su di un tosaerba. Quasi 400 km dividono i due fratelli, in questo lungo viaggio tanti saranno gli intoppi, anche per via della sua salute non proprio perfetta, anche se lungo il percorso troverà sempre gente disponibile a dargli una mano. Incredibilmente tratto da una storia vera, Lynch sorprende con una regia lineare che bada al sodo e racconta una storia particolare in grado di colpire positivamente lo spettatore.
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Appresa la notizia del fratello colpito da un infarto, il 73enne Alvin Straight è intenzionato a raggiungerlo per fargli visita, i due non si parlano da 10 anni per futili motivi,Alvin cerca così di rimediare intraprendendo una sorta di viaggio di redenzione su di un tosaerba. Quasi 400 km dividono i due fratelli, in questo lungo viaggio tanti saranno gli intoppi, anche per via della sua salute non proprio perfetta, anche se lungo il percorso troverà sempre gente disponibile a dargli una mano. Incredibilmente tratto da una storia vera, Lynch sorprende con una regia lineare che bada al sodo e racconta una storia particolare in grado di colpire positivamente lo spettatore.
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lucaguar
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domenica 31 dicembre 2017
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un film...vero
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David Lynch ci regala una storia straordinaria, ma realmente accaduta: il vecchio Alvin Straight, di salute cagionevole e con una figlia leggermente ritardata, decide di intraprendere un lunghissimo viaggio per andare a trovare il fratello reduce da un infarto; a causa della sua condizione fisica però non ha più la patente e quindi inizia il suo avventuroso itinerario su di un trattorino tosaerba.
Durante il persorso il vecchio Alvin incontra vari personaggi, tutti in qualche modo feriti dalla vita e, dialogando con essi, trova così occasione di riflettere anche sulla sua esistenza.
Un film vero e autentico, in cui sono messi magistralmente in risalto i temi dell'amore familiare, della guerra, del perdono, della vecchiaia e del valore dei rapporti umani solidali, ma lontanissimo da ogni retorica e da ogni romanticismo "a buon mercato".
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David Lynch ci regala una storia straordinaria, ma realmente accaduta: il vecchio Alvin Straight, di salute cagionevole e con una figlia leggermente ritardata, decide di intraprendere un lunghissimo viaggio per andare a trovare il fratello reduce da un infarto; a causa della sua condizione fisica però non ha più la patente e quindi inizia il suo avventuroso itinerario su di un trattorino tosaerba.
Durante il persorso il vecchio Alvin incontra vari personaggi, tutti in qualche modo feriti dalla vita e, dialogando con essi, trova così occasione di riflettere anche sulla sua esistenza.
Un film vero e autentico, in cui sono messi magistralmente in risalto i temi dell'amore familiare, della guerra, del perdono, della vecchiaia e del valore dei rapporti umani solidali, ma lontanissimo da ogni retorica e da ogni romanticismo "a buon mercato". Emblematica è la scena finale, quella dell'incontro tra i due fratelli (che non si vedevano da dieci anni), in cui ci si aspetterebbe un finale edulcorato e dove invece si assiste ad un epilogo vero e coerente, in cui vengono spese poche parole, ma nonostante ciò è proprio nel silenzio che traspare il grande amore che li unisce, e che non li ha mai veramente divisi, soprattutto nello sguardo commosso di Lyle quando pronincia la frase finale: "Hai fatto tanta strada con quel coso per venire da me?", e al quale Alvin risponderà: "Sì, Lyle".
Lynch si dimostra ancora una volta un fuoriclasse della settima arte, soprattutto in quest'opera, che esce un pò dalle tipicità esplicitamente "lynchiane". Splendida la fotografia di Francis e, come al solito, meravigliose le musiche di Badalamenti.
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toty bottalla
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domenica 1 novembre 2015
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storia curiosa di un viaggio lento e pieno di vita
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Alvin Straight è un 73enne che vive con la figlia nella città di Laurens nell'Lowa, una telefonata lo informa che il fratello che non vede da oltre 10 anni e con cui ha litigato ha avuto un infarto così, nonostante le sue precarie condizioni fisiche decide di andarlo a trovare e intraprende il lungo viaggio a bordo di un tagliaerbe...Lynch racconta la storia realmente accaduta con grazia e stile esaltando i silenzi e le pause e trattando la fase drammatica con gusto introverso e dignitoso, un lungo viaggio a bordo di una metafora che sa di buono, ottima la prova di Richard Farnsworth e la regia di David Lynch. Saluti.
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evildevin87
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lunedì 18 novembre 2013
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un piccolo capolavoro
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Un uomo anziano privo di patente decide di intraprendere un viaggio di circa 400 chilometri col suo tagliaerba per andare a trovare il fratello, che non vede da tanti anni e col quale non è in bei rapporti, in seguito a un malanno di quest'ultimo. A sentire il soggetto di questo film può venire quasi da ridere. E invece il maestro David Lynch confeziona un film più che ottimo che ci mostra un uomo che seppur bizzarro, mostra grande determinazione e profondità d'animo. Nel corso del suo viaggio farà svariati incontri, grazie ai quali capiremo meglio lui e le sue ragioni. Un film che nella sua semplicità affascina, riesce ad essere originale e non si lascia dimenticare facilmente.
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Un uomo anziano privo di patente decide di intraprendere un viaggio di circa 400 chilometri col suo tagliaerba per andare a trovare il fratello, che non vede da tanti anni e col quale non è in bei rapporti, in seguito a un malanno di quest'ultimo. A sentire il soggetto di questo film può venire quasi da ridere. E invece il maestro David Lynch confeziona un film più che ottimo che ci mostra un uomo che seppur bizzarro, mostra grande determinazione e profondità d'animo. Nel corso del suo viaggio farà svariati incontri, grazie ai quali capiremo meglio lui e le sue ragioni. Un film che nella sua semplicità affascina, riesce ad essere originale e non si lascia dimenticare facilmente. Grande prova Lynch!
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penelope
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giovedì 30 maggio 2013
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un tagliaerba: simbolo di riscatto e perdono
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Un tagliaerba che avanza a fatica come simbolo di una vita sulle spalle, dello scorrere del tempo, del moltiplicarsi dei ricordi negli occhi del protagonista che cerca il proprio riscatto, quando ancora non è troppo tardi per dare e ricevere il perdono. Una regia lenta, come i movimenti di Alvin, che faticosamente si muove con l'aiuto dei suoi due bastoni, ma che al contempo non si arrende, e la sua forza d'animo si evince da quegli occhi, affaticati, stanchi, vaganti, ma sempre vivi. Dialoghi brevi, panoramiche quasi infinite, dove le parole sono sapientemente sostituite da note malinconiche,profonde, a tratti molto tristi,ma di certo commoventi. Un film senza artefici, che mostra la complessità di certe emozioni senza effetti speciali o battute d'impatto, a semplice testimonianza che la vita, anche solo nel suo ultimo tratto, può essere grandiosa, eroica.
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Un tagliaerba che avanza a fatica come simbolo di una vita sulle spalle, dello scorrere del tempo, del moltiplicarsi dei ricordi negli occhi del protagonista che cerca il proprio riscatto, quando ancora non è troppo tardi per dare e ricevere il perdono. Una regia lenta, come i movimenti di Alvin, che faticosamente si muove con l'aiuto dei suoi due bastoni, ma che al contempo non si arrende, e la sua forza d'animo si evince da quegli occhi, affaticati, stanchi, vaganti, ma sempre vivi. Dialoghi brevi, panoramiche quasi infinite, dove le parole sono sapientemente sostituite da note malinconiche,profonde, a tratti molto tristi,ma di certo commoventi. Un film senza artefici, che mostra la complessità di certe emozioni senza effetti speciali o battute d'impatto, a semplice testimonianza che la vita, anche solo nel suo ultimo tratto, può essere grandiosa, eroica.
Il valore della famiglia, gli orrori della guerra, i rimpianti, i sensi di colpa e le amarezze di un affetto negato, lontano, ma non ancora perduto, sono sovrastati da un cielo stellato, immenso, dove ogni stella è "preziosa".
Un film, questo, che sui titoli di coda ti porta ad alzare gli occhi al cielo e chiedersi: "Avrei, io, il coraggio di Alvin?".
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jacopo b98
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mercoledì 29 maggio 2013
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il capolavoro di lynch è un inno alla vita
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Alvin Straight (Farnsworth) ha settantatré anni e nel 1994 viene a sapere che il fratello (Stanton), con cui non parla da dieci anni per un litigio, ha preso un infarto. Non sapendo guidare l’automobile e odiando quando qualcuno guida per lui, parte con il suo tagliaerba e percorre oltre trecento miglia, pur di riconciliarsi con il fratello. Ottavo film di Lynch, forse la sua opera migliore, eppure una vera eccezione nella sua carriera: chi conosce lo stile delirante, sicuramente fascinoso, crudo, violento e grottesco del regista sicuramente rimane impressionato da un film davvero diverso. È un film bellissimo, dolce, sincero, e si potrebbe anche non dire altro.
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Alvin Straight (Farnsworth) ha settantatré anni e nel 1994 viene a sapere che il fratello (Stanton), con cui non parla da dieci anni per un litigio, ha preso un infarto. Non sapendo guidare l’automobile e odiando quando qualcuno guida per lui, parte con il suo tagliaerba e percorre oltre trecento miglia, pur di riconciliarsi con il fratello. Ottavo film di Lynch, forse la sua opera migliore, eppure una vera eccezione nella sua carriera: chi conosce lo stile delirante, sicuramente fascinoso, crudo, violento e grottesco del regista sicuramente rimane impressionato da un film davvero diverso. È un film bellissimo, dolce, sincero, e si potrebbe anche non dire altro. Uno di quei film che, quando si vedono fanno capire allo spettatore che cos’è il cinema: insegnamento, vita, filosofia. E così questo road-movie lento (velocità di tagliaerba) e raffinato è un dolce, bellissimo inno alla vita, alla vecchiaia e a quanto la vita sia bella e valga la pena di essere vissuta. E così Alvin diventa il paladino della vita, in tutta la sua bellezza, grazie anche alla magnifica interpretazione di Farnsworth, a settantanove anni nominato all’Oscar per la seconda volta, purtroppo non vinse nell’anno del trionfo (peraltro meritatissimo) di Kevin Spacey per American Beauty; l’anno seguente, il sei ottobre 2000, malato terminale, si è sparato nella sua tenuta in New Mexico. Bravi tutti gli attori e ottimi i vari contributi tecnici: la musica di Angelo Badalamenti, la fotografia di Freddie Francis. Scritto da Mary Sweeney e John Roach.
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laionel
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mercoledì 30 gennaio 2013
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uno dei film migliori mai girati
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questo film non si può descrivere: commovente, unico e recitato splendidamente...non mi capacito di come un film cosi non abbia vinto nemmeno un oscar ma, come si sa, nn è una statuetta che fa di un film un capolavoro!
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