jacopo-bologna
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martedì 16 marzo 2010
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la crudeltà nel silenzio delle immagini
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La ciociara è un crudele affresco dell'Italia che resite sia ai tedeschi, che agli americani che bombardano, la protagonista del film oltre la Loren è l'Italia : un'Italia dilaniata sia nel paesaggio sia nelle sue unità, le persone.
La Loren è la metafora di quest'Italia violata ed umiliata come la Magnani 16 anni prima.
Belmondo è Michele, svincolato dal suo personaggio duro ed istrionico, l'unico che reagisce all'inerzia collettiva e all'abitudine, alla tradizione ed alla propaganda che oramai anche i vecchi, che hanno già vissuto una guerra, hanno assorbito; Michele è la voce e la coscienza di chi ricorda e sottolinea, con un'amarezza mal celata, gli errori degli alleati e degli italiani troppo arrendevoli e confusi.
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La ciociara è un crudele affresco dell'Italia che resite sia ai tedeschi, che agli americani che bombardano, la protagonista del film oltre la Loren è l'Italia : un'Italia dilaniata sia nel paesaggio sia nelle sue unità, le persone.
La Loren è la metafora di quest'Italia violata ed umiliata come la Magnani 16 anni prima.
Belmondo è Michele, svincolato dal suo personaggio duro ed istrionico, l'unico che reagisce all'inerzia collettiva e all'abitudine, alla tradizione ed alla propaganda che oramai anche i vecchi, che hanno già vissuto una guerra, hanno assorbito; Michele è la voce e la coscienza di chi ricorda e sottolinea, con un'amarezza mal celata, gli errori degli alleati e degli italiani troppo arrendevoli e confusi.
Emblematico il tedesco che sottolinea all'italiano l'esistenza della differenza di classe.
La Loren (concedetemi questo voluto errore di grammatica)/Cesira è madre, è donna, è italiana, vive per sua figlia e muore con la morte della verginità di sua figlia.
Michele è la coscienza morale e cristiana ( tanto voluta dal neorealismo di Rossellini e Desica , lontano ma solo cronologicamente), correbbe spingere il popolo ad una presa di coscienza, ad un risveglio collettivo; ma invece ne risulta distaccato, troppo colto e cerebrale per essere compreso.
Il film risulta crudo, poetico, vero e spietato sia nella morte di Michele che nello stupro che vengono svuotati di significato perchè totalmente inutili ed evitabili.
Un vero capolavoro, inattacabile sia la storia che i molteplici temi trattati, probabilmente tra i 5 film più belli di tutto il cinema italiano.
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[+] bravo jacopo
(di stefano mantini)
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alessandra verdino
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lunedì 5 ottobre 2009
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due donne nella guerra. e un grande uomo.
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"La Ciociara" é un magnifico e scioccante film di Vittorio De Sica, e un romanzo di Vittorio Moravia.
Uno dei nostri scrittori più famosi, che sapeva rappresentare molto bene i problemi e la vita delle donne nel mondo contemporaneo.
"La Ciociara" é un'apologia sulla guerra, che tutto distrugge, e sulla libidine e cattivieria di molti uomini verso le donne.
Sophia Loren.
La nostra diva più famosa. E, non certo, a caso.
In questo film, raggiunge il massimo della sua grandissima forma espressiva.
Sa interpretare, molto bene, la madre per eccellenza.
L'amore per l'unica, adorata figlia.
Una creatura innocente, che tenta di proteggere in tutti i modi, non certo aiutatata da un periodo storico difficile.
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"La Ciociara" é un magnifico e scioccante film di Vittorio De Sica, e un romanzo di Vittorio Moravia.
Uno dei nostri scrittori più famosi, che sapeva rappresentare molto bene i problemi e la vita delle donne nel mondo contemporaneo.
"La Ciociara" é un'apologia sulla guerra, che tutto distrugge, e sulla libidine e cattivieria di molti uomini verso le donne.
Sophia Loren.
La nostra diva più famosa. E, non certo, a caso.
In questo film, raggiunge il massimo della sua grandissima forma espressiva.
Sa interpretare, molto bene, la madre per eccellenza.
L'amore per l'unica, adorata figlia.
Una creatura innocente, che tenta di proteggere in tutti i modi, non certo aiutatata da un periodo storico difficile.
D'altronde, qui Sophia Loren interpreta, benissimo, se stessa.
Sono infatti conosciuti da tutti la sua ansia di essere madre e il grande amore verso i suoi due figli.
Torniamo al film.
Gli uomini. Riscattati dal personaggio di Michele, Jean Paul Belmondo, un uomo mite, con una grande ansia di libertà e di giustizia nel cuore.
Il suo unico, vero amico.
La scena, terribile dello stupro in una chiesa, quindi in una casa di Dio.
La forza espressiva di Sophia Loren é alimentata da una grandissima abilità e dal sentirsi, interiormente, come ho già detto, una mamma.
Scioccata, con il terrore negli occhi e nel cuore, vedendo l'apatia e la distruzione dell'adorata figlia.
Il personaggio di Rosetta, la figlia: pura, innocente come un angelo.
Che però non riuscirà, come la madre, a sopportare la violenza.
La debolezza dell'adolescenza. Sarà sporcata, corrotta nel fisico e nell'anima.
Ed eccoci arrivati a Vittorio De Sica.
Uno dei Padri del Neorealismo Italiano.
Solo un gran gentiluomo, profondamente pulito nel cuore, poteva realizzare questo film.
Denunciando la violenza di cui le donne possono essere vittime.
Una violenza che possono sopportare le più forti, quelle che hanno un grande ottimismo e fiducia in se stesse.
Vittorio De Sica é stato un uomo che fa onore agli uomini.
Quindi, direi, non tutto é perduto.
Due done. Sole. Di fronte a grandi problemi quotidiani, resi atroci da un periodo di guerra.
Alle prese con la fame, i bombardamenti, lo sfollamento nelle campagne (la Ciociaria).
Che si aiutano a vicenda.
Una (la Loren) trovando forza nell'innocenza della figlia. La quale si abbandona, consapevolmente, alla protezione della madre.
Un film che dedico a mia madre.
E a tutte le donne del mondo.
Se esistono uomini come Vittorio De Sica, esiste la possibilità del rispetto reciproco e dell'amore, visto come la forza più positiva della vita.
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[+] de sica unico
(di ragnetto46)
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g. romagna
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lunedì 6 settembre 2010
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la ciociara
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Roma, 1943. Cesira (Sophia Loren), giovane vedova, fugge daa Roma, assieme all'amata figlia tredicenne, verso sud per sfuggire ai bombardamenti della capitale. Si ferma in Ciociaria, trovando rifugio presso dei parenti. Qui conosce Michele (Jean Paul Belmondo), giovane laureato in lettere socialista e, nonostante questo, profondamente religioso. Tra i due nasce un profondo affetto, e Michele s'innamora di lei. Dopo lo sbarco degli Alleati in Sicilia, Cesira decide di fare ritorno a Roma mentre Michele è costretto da un gruppo di soldati tedeschi a far loro da guida sulle montagne per sfuggire alle truppe nemiche. Durante il cammino verso la capitale Cesira e la figlia vengono violentate brutalmente da un gruppo di uomini militante nelle truppe alleate, e poco dopo vengono a sapere che Michele è stato ucciso dai Tedeschi che accompagnava.
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Roma, 1943. Cesira (Sophia Loren), giovane vedova, fugge daa Roma, assieme all'amata figlia tredicenne, verso sud per sfuggire ai bombardamenti della capitale. Si ferma in Ciociaria, trovando rifugio presso dei parenti. Qui conosce Michele (Jean Paul Belmondo), giovane laureato in lettere socialista e, nonostante questo, profondamente religioso. Tra i due nasce un profondo affetto, e Michele s'innamora di lei. Dopo lo sbarco degli Alleati in Sicilia, Cesira decide di fare ritorno a Roma mentre Michele è costretto da un gruppo di soldati tedeschi a far loro da guida sulle montagne per sfuggire alle truppe nemiche. Durante il cammino verso la capitale Cesira e la figlia vengono violentate brutalmente da un gruppo di uomini militante nelle truppe alleate, e poco dopo vengono a sapere che Michele è stato ucciso dai Tedeschi che accompagnava. Tratto dal'omonimo romanzo di Moravia, La Ciociara mette mirabilmente in luce, accomunando la tragicità dei destini dei due protagonisti ma ponendo agli antipodi l'identità dei carnefici, la brutalità della guerra a tutto campo. In Cesira, personaggio fermo, risoluto e capace di amare con tutta la purezza che tale sentimento richiede, sta incarnata quella forza popolare che, seppur a fatica, ha spinto le incolpevoli vittime dell'orrore a non soccombere di fronte a tutto il male che era loro perpetrato. Se nel "Ma va' a mmorì ammazzato" di Anna Magnani ad un soldato tedesco in Roma Città Aperta si sprigionava una forza catartica e liberatoria capace di coinvolgere l'intera popolazione esasperata dal conflitto, in quel "Ladri, cornuti, figli di mignotta" urlato da Cesira contro gli americani De Sica cattura tutta la disperazione di un'epoca che da tante grida come quelle ha saputo poi riprendere a camminare sulle proprie gambe dopo aver rasentato la distruzione. Splendida Sophia Loren.
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joker 91
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lunedì 9 maggio 2011
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un grande film
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Una sofia loren strepitosa meritevole dell'oscar alla miglior attrice sotto ogni punto di vista in un interpretazione abilissima.
De sica dirige bene il film senza strafare ed in alcune parti il lavoro è davvero fantastico,bellissimo il personaggio di Belmondo che fa riflettere su cosa era l'italia popolare e su cosa sarebbe poi diventata.
Un'altra italia cinematografica vera non fasulla e lontana anni luce dalla nuova dove i maestri eravamo noi,un bellissimo film che riflette oltre all'epoca l'amore di una donna senza cultura ma vera come non mai nel manifestare i propri sentimenti ed protettiva eroina nei confronti della figlia,crudo e stupendo resta una grande opera italiana,DA VEDERE PER CHI IL CINEMA LO AMA
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dandy
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venerdì 2 dicembre 2011
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altra colonna portante del neorealismo.
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Quindici anni dopo "Roma città aperta"(e guardacaso Roma centra anche qui),un altro grandioso ritratto realistico e crudo dell'Italia devastata dalla guerra,incarnata nella figura di Cesira e sua figlia.E un altro esempio di cinema con la C maiuscola,cui oggi siamo distanti anni luce.Adattato da DeSica dall'omonimo romanzo di Moravia,il film alterna sapientemente parentesi bozzettische e scene madri,risate e tensione,dolore e sgomento.E sempre come nel film di Rossellini,l'aria da commedia inframmezzata da scarti bruschi nella prima parte,lascia il posto nella seconda alla tensione e alla tragedia inesorabile,da cui però le due protagoniste si sforzano di trovare una via d'uscita(memorabile il finale dove,Cesira,consolando la figlia dopo averle riferito della morte di Michele,chiude la finestra per non sentire gli ennesimi bombardamenti con la telecamera che si fa via via più distante).
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Quindici anni dopo "Roma città aperta"(e guardacaso Roma centra anche qui),un altro grandioso ritratto realistico e crudo dell'Italia devastata dalla guerra,incarnata nella figura di Cesira e sua figlia.E un altro esempio di cinema con la C maiuscola,cui oggi siamo distanti anni luce.Adattato da DeSica dall'omonimo romanzo di Moravia,il film alterna sapientemente parentesi bozzettische e scene madri,risate e tensione,dolore e sgomento.E sempre come nel film di Rossellini,l'aria da commedia inframmezzata da scarti bruschi nella prima parte,lascia il posto nella seconda alla tensione e alla tragedia inesorabile,da cui però le due protagoniste si sforzano di trovare una via d'uscita(memorabile il finale dove,Cesira,consolando la figlia dopo averle riferito della morte di Michele,chiude la finestra per non sentire gli ennesimi bombardamenti con la telecamera che si fa via via più distante).Ancora oggi certe scene lasciano sgomenti,e non solo quella del duplice stupro(ispirata tra l'altro ai veri crimini commessi all'epoca dagli alleati marocchini in tutta Italia):quella della donna che,perso il bambino si ritrova ad offrire il seno a chi capita non è meno agghiacciante.La Loren,fino ad allora impegnata in ruoli comici,fu premiata con l'Oscar al festival di Cannes.La dodicenne Brown avrebbe meritato almeno una nomination.Originariamente il ruolo di Rosetta doveva andare alla Loren,e Cesira avrebbe dovuto essere interpretata da Anna Magnani.
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filippo catani
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giovedì 28 giugno 2012
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basta soffrire
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Nell'estate del 1943 una giovane madre con un negozio di alimentari a Roma, decide di tornare tra le sue campagne per sfuggire ai bombardamenti e dare così un po' di tranquillità anche alla figlia dodicenne. Farà così la conoscenza del giovane idealista e antifascista Michele con cui instaurerà un ottimo rapporto. Ma gli orrori della guerra arriveranno fino a lì.
Stupenda opera di De Sica con due attori straordinari come la Loren e Belmondo. Intanto il film ci restituisce il grande caos dovuto alla guerra quando ormai il mito del Duce (a parte per pochi fedelissimi) cominciava ad appannarsi. Ed ecco le campagne dove tutti cercano di aiutarsi l'uno con l'altro cercando di trovare quel poco di serenità necessaria per superare questo momento critico.
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Nell'estate del 1943 una giovane madre con un negozio di alimentari a Roma, decide di tornare tra le sue campagne per sfuggire ai bombardamenti e dare così un po' di tranquillità anche alla figlia dodicenne. Farà così la conoscenza del giovane idealista e antifascista Michele con cui instaurerà un ottimo rapporto. Ma gli orrori della guerra arriveranno fino a lì.
Stupenda opera di De Sica con due attori straordinari come la Loren e Belmondo. Intanto il film ci restituisce il grande caos dovuto alla guerra quando ormai il mito del Duce (a parte per pochi fedelissimi) cominciava ad appannarsi. Ed ecco le campagne dove tutti cercano di aiutarsi l'uno con l'altro cercando di trovare quel poco di serenità necessaria per superare questo momento critico. E così può nascere anche un nuovo amore tra la bella negoziante e il giovane e un po' impacciato idealista che voleva farsi prete ma non lo ha fatto perchè sentiva di averne la vocazione (una delle battute più amare del film). Ma poi ecco arrivare la guerra con le sue brutalità da ambo le parti e così se i tedeschi porteranno con se il giovane Michele, madre e figlia subiranno la violenza delle truppe alleate. Il grido finale con cui si chiude la pellicola (basta soffrire) è veramente struggente e contribuisce a rendere immortale questa splendida pellicola valsa un meritatissimo Oscar alla Loren.
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luigi chierico
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sabato 13 luglio 2013
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la guerra non giustifica la violenza
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Potrei dire che il vero scopo del film è l’esaltazione del ruolo della MAMMA,
“che intender non può chi non è Madre”.
Il film è tremendamente triste e sconvolgente per chi non ha vissuto gli orrori della guerra. Troppo vero per chi la ricorda. La tragedia di una guerra colpisce l’ intera umanità e il singolo individuo che dà in olocausto tutto il suo mondo interiore.
Assistiamo con crudo realismo agli orrori della guerra voluta dai potenti che mandano la propria gente ad uccidere altra gente. Vi è una ragione, uno scopo fatto passare per religioso, politico, strategico, di sopravvivenza. Chi è stato mandato ad uccidere deve uccidere, ma quanti altri delitti vengono commessi per la sola cattiveria dell’uomo.
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Potrei dire che il vero scopo del film è l’esaltazione del ruolo della MAMMA,
“che intender non può chi non è Madre”.
Il film è tremendamente triste e sconvolgente per chi non ha vissuto gli orrori della guerra. Troppo vero per chi la ricorda. La tragedia di una guerra colpisce l’ intera umanità e il singolo individuo che dà in olocausto tutto il suo mondo interiore.
Assistiamo con crudo realismo agli orrori della guerra voluta dai potenti che mandano la propria gente ad uccidere altra gente. Vi è una ragione, uno scopo fatto passare per religioso, politico, strategico, di sopravvivenza. Chi è stato mandato ad uccidere deve uccidere, ma quanti altri delitti vengono commessi per la sola cattiveria dell’uomo. Homo omini lupus. Poi c’è la violenza gratuita giustificata dal : “siamo in guerra”! la guerra che già di per sé non si giustifica, nulla può giustificare. Ed ecco la pagina più nera, la violenza più vergognosa che segna la vita di due donne, una giovane madre e, ancora peggio, sua figlia di 13 anni. Orrore !
Ancora oggi la violenza subita atrocemente grida vendetta “tremenda vendetta”.
A portare sul volto questo dolore immenso c’è Sofia Loren che, per una scena, si colloca con diritto nella Storia del Cinema. Lo strazio per la figlia, in arte Eleonora Brown, derubata della sua giovinezza, della sua castità, è peggiore di una guerra persa; con un gesto la Mamma chiede giustizia a chi giustizia non può darle. Quel che è andato perso, violato, non si può riavere. La vita continua e la tragedia è compiuta. Non resta che abbandonarsi al pianto e versare lacrime di sangue.
Il film, girato in bianco e nero, è di un verismo che ci appartiene a pieno merito da “Roma città aperta” a “Paisà.
Non ci sono parole per elogiare Sofia Loren e il regista Vittorio De Sica; ci sono i premi raccolti a darne testimonianza.
Tuttavia l’elogio va rivolto anche agli altri attori Jean-Paul Belmondo, Eleonora Brown, Andrea Checchi, Pupella Maggio ecc., alle musiche di Armando Trovajoli , alla sceneggiatura di Cesare Zavattini, al soggetto di Alberto Moravia.
Tutti nomi prestigiosi che hanno lasciato un segno indelebile.
chigi
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great steven
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mercoledì 13 agosto 2014
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oscar per sophia, una sfollata davvero eccellente.
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LA CIOCIARA (IT, 1960) diretto da VITTORIO DE SICA. Interpretato da SOPHIA LOREN – JEAN-PAUL BELMONDO – ELEONORA BROWN – CARLO NINCHI – RAF VALLONE – EMMA BARON – RENATO SALVATORI – ANDREA CHECCHI – PUPELLA MAGGIO – ANTONELLA DELLA PORTA § Nel 1943, Cesira gestisce un negozio di alimentari e ha una figlia adolescente di nome Rosetta. È pure vedova già da qualche tempo. In seguito ai bombardamenti degli alleati sul paese in cui si estende il suo emporio, decide di fare le valigie e raggiungere il paese d’origine in Ciociaria. Laggiù conosce Michele, un giovane intellettuale inesperto di donne ma robusto di mente che s’innamora di lei, essendone segretamente ricambiato.
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LA CIOCIARA (IT, 1960) diretto da VITTORIO DE SICA. Interpretato da SOPHIA LOREN – JEAN-PAUL BELMONDO – ELEONORA BROWN – CARLO NINCHI – RAF VALLONE – EMMA BARON – RENATO SALVATORI – ANDREA CHECCHI – PUPELLA MAGGIO – ANTONELLA DELLA PORTA § Nel 1943, Cesira gestisce un negozio di alimentari e ha una figlia adolescente di nome Rosetta. È pure vedova già da qualche tempo. In seguito ai bombardamenti degli alleati sul paese in cui si estende il suo emporio, decide di fare le valigie e raggiungere il paese d’origine in Ciociaria. Laggiù conosce Michele, un giovane intellettuale inesperto di donne ma robusto di mente che s’innamora di lei, essendone segretamente ricambiato. Dopo l’armistizio dell’8 settembre, gli anglo-americani risalgono la penisola e sia lei che la figlia vengono violentate da un plotone di soldati marocchini. Dopo questa tragica esperienza, la loro vita e la loro mente cambieranno in modo perentorio e definitivo. Tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia, uscito nel 1957, il film ebbe iniziali vicissitudini produttive che De Sica riassume così: “Ponti e Girosi pensavano in un primo momento di affidare il ruolo della madre ad Anna Magnani e quello della figlia a Sophia Loren. Fui io a prospettare a Ponti la possibilità di incaricare la Loren del personaggio della madre e di dare la parte della figlia a una bambina di dodici anni. In Ciociaria le ragazze si sviluppano in fretta, e si sposano a quindici anni; basterebbe appioppare due anni di più alla Loren e il gioco è fatto”. Una versione più “malevola” racconta che la Magnani avesse rifiutato il ruolo della madre per problemi relativi alle reciproche stature. Fatto sta che questo elemento contingente (a prescindere da qualunque causa l’avesse scatenato) costituisce la forza del film. Perché, come rammenta Enrico Lucherini, “fra De Sica e la Loren c’era una lunghezza d’onda comune, c’era un’identica capacità di calore, di entusiasmo e d’immediatezza”. Tutto ciò emerge con stupore in un film che fece conquistare all’attrice un meritato Oscar perché il suo essere popolare e di origini popolane viene qui a misurarsi con un personaggio complesso, capace di grandi slanci, dotato di un’irrefrenabile vitalità ma anche portatore di una furia interiore nei confronti di una situazione bellica che la turba più di quanto non accada ad altri con cui deve condividere la sua situazione di sfollata. Per questo motivo si avvicina, lei incolta ma resa consapevole dalla vita, al giovane Michele, idealista incapace di compromessi. È un film intenso che sa arrivare ad un grande pubblico, ricordandogli un passato che forse si vorrebbe gettar alle spalle e questo senza fare sconti ai fascisti ma neppure idolatrando i liberatori. L’unica nota stonata è fornita da Rosetta, interpretata da E. Brown. V. De Sica, che così bene aveva saputo dare vita a personaggi fanciulleschi (basti citare Sciuscià e Ladri di biciclette), in questa occasione ci presenta per tre quarti del film una specie di santa in formato mignon (si inginocchia ispirata per pregare quando gli aerei lanciano i proiettili che illuminano la notte) per poi trasformarla bruscamente in una piccola prostituta pronta a tutto per indossare un paio di calze di nylon. Equilibrio e verosimiglianza per una volta lasciano un po’ a desiderare. Ma c’è uno strepitoso J. P. Belmondo ventisettenne che ci regala un giovanotto estremamente acculturato, di nobili ideali anche se un po’ foschi e ribelli, pronto a tutto pur di difendere ciò in cui crede fervidamente e disposto a intrallazzare coi nemici a costo di salvare la vita alla sua famiglia e alle due donne conosciute poco tempo prima, sacrificandosi in nome della libertà (comprese quelle di pensiero e d’azione, non le ultime dell’elenco da sfoderare). La sua interpretazione fa da splendido contraltare drammatico e antigenico a quella della Loren, i cui duetti danno l’acqua della vita alla sceneggiatura di quest’opera, che segue fedelmente il libro pur omettendone alcuni dettagli (tipo la decisione di Michele di farsi sacerdote) ma seguendone coerentemente e senza manierismi la morale, il fine e le plausibili giustificazioni. Tra gli altri personaggi maschili, spiccano C. Ninchi nel ruolo di un severo ma bonario contadino (il padre di Michele) che non condivide le scelte e le decisioni del figlio pur continuando a volergli bene, R. Vallone che rappresenta il pacato e grezzo carbonaio/grossista che ha la famiglia lontana e non rinuncia per una sola e innocente volta a tradire la moglie con Cesira (avendola dalla sua parte e perfettamente consenziente) e infine R. Salvatori nella parte di un rude e gaudente camionista che dà un passaggio alla coppia femminile e ricambia con favori sessuali l’amicizia che offre con successo e soddisfazioni erotiche a Rosetta. Una delle migliori opere nel ciclo cinematografico del regista, che dirige con saggio mestiere senza dimenticare una fotografia in bianco e nero che abbraccia i paesaggi agresti al confine fra Lazio e Campania e una colonna sonora sobria e soffusa che accompagna il viaggio delle due donne con carineria e sofficità.
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renato c.
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lunedì 21 marzo 2016
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sophia, il premio oscar l'hai proprio meritato!
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Il film più famoso con Sophia Loren, premio Oscar come migliore attrice protagonista! E penso proprio che sia il film che ha rivelato Sophia come grande attrice! In questo film è la naturalezza di donna e di mamma! Donna perchè non disdegna le sue passioni, in montagna, pensando a Giovanni (Raf Vallone) dice che vorrebbe essere a Roma! Mamma perchè la figlia è il suo primo pensiero, sempre, per tutto il film, e quando gli Africani violentano entrambe, la sua preoccupazione è solamente per la figlia, indipendentemente da quello che stanno facendo anche a lei! Lo sfondo del film sono evidentemente gli orrori causati dalla 2^ guerra mondiale! Nella quale l'Italia si è anche venuta poi a trovare in una situazione del tutto particolare Tedesc
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Il film più famoso con Sophia Loren, premio Oscar come migliore attrice protagonista! E penso proprio che sia il film che ha rivelato Sophia come grande attrice! In questo film è la naturalezza di donna e di mamma! Donna perchè non disdegna le sue passioni, in montagna, pensando a Giovanni (Raf Vallone) dice che vorrebbe essere a Roma! Mamma perchè la figlia è il suo primo pensiero, sempre, per tutto il film, e quando gli Africani violentano entrambe, la sua preoccupazione è solamente per la figlia, indipendentemente da quello che stanno facendo anche a lei! Lo sfondo del film sono evidentemente gli orrori causati dalla 2^ guerra mondiale! Nella quale l'Italia si è anche venuta poi a trovare in una situazione del tutto particolare Tedeschi e Anglo-Americani che si combattevano sul territorio italiano ed Italiani che si combattevano tra di loro in una guerra civile! E chi sono state le vittime principali!? La popolazione che non aveva alcuna colpa e che avrebbe desiderato solo vivere in pace, e che si è trovata invece ad essere bottino e sfogo dei militari di entrambe le parti!! Oltre a ciò che è capitato a Cesira ed alla figlia, la cui esitenza sarebbe stata segnata per sempre, vediamo la figura di quella madre impazzita che offriva il latte del suo seno, e poi quella dell'idealista Michele (Jean-Paul Belmondo), portato via dai Tedeschi come guida e poi, una volta giunti a destinazione lo hanno ammazzato!
Ottima storia che porta tanto a desiderare che le "teste calde" si tengano il più lontano possibile da qualunque "vento di guerra"! Ottimi gli interpreti, e tanto di cappello al regista: il grande Vittorio De Sica!
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fedeleto
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lunedì 11 aprile 2016
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sofia loren la ciociara...
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Verso la fine della seconda guerra mondiale,Cesira scappa dai bombardamenti insieme alla figlia,per tornare nel suo paese d'origine.Gli americani verranno per liberare l'Italia dalla guerra,ma il prezzo da pagare è fin troppo alto e a rimettiamo saranno madre e figlia.Diretto da Vittorio De Sica (miracolo a Milano,stazione termini),la ciociara è un film di forte impatto visivo e psicologico.Tratto dal romanzo di Alberto Moravia e sceneggiato dall'inconfondibile Cesare Zavattini,il film presenta notevoli aspetti importanti e degni di ammirazione.Il tema centrale della pellicola è il dramma di una madre,che ama sua figlia più di ogni altra cosa,ma la guerra distruttrice non solo di corpi ma anche di anime,mette in ginocchio la povera donna.
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Verso la fine della seconda guerra mondiale,Cesira scappa dai bombardamenti insieme alla figlia,per tornare nel suo paese d'origine.Gli americani verranno per liberare l'Italia dalla guerra,ma il prezzo da pagare è fin troppo alto e a rimettiamo saranno madre e figlia.Diretto da Vittorio De Sica (miracolo a Milano,stazione termini),la ciociara è un film di forte impatto visivo e psicologico.Tratto dal romanzo di Alberto Moravia e sceneggiato dall'inconfondibile Cesare Zavattini,il film presenta notevoli aspetti importanti e degni di ammirazione.Il tema centrale della pellicola è il dramma di una madre,che ama sua figlia più di ogni altra cosa,ma la guerra distruttrice non solo di corpi ma anche di anime,mette in ginocchio la povera donna.Il regista di Sora,come spesso nei suoi film,evidenzia l'ingiustizia di una società ormai bellica che profana la purezza di una giovane ragazza avvelenando la sua anima e il suo cuore.De Sica abilmente tocca uno dei suoi migliori apici nella scena dello stupro,dove la ragazza è attratta da un buco nella chiesa abbandonata,quello squarcio rappresenta dunque un vedere oltre ma allo stesso tempo un non più esser vergine nel senso freudiano,dove la fessura diventa spazio per tesi sessualità legati all'apparato geniale femminile.Notevoli diventano anche le scene con Michele,vero martire idealista di una società che ormai è vittima di orrore e morte,in tutto questo proprio la sua morte torna a far rivivere il rapporto tra madre e figlia oramai tendente alla fine.L'odore del neorealismo è percepibile,ma ad ogni modo Sofia Loren merita il suo oscar per la bravura con cui condisce spesso umorismo e tragedia.Rimane un gioiello del cinema italiano che colpisce dritto al cuore lo spettatore, impotente di fronte a questo scempio.Una lode si deve anche all'ottimo direttore della fotografia Gabor Pogany,nella scena iniziale dove Cesira viene sedotta dall'uomo nel suo locale in cui lo sguardo viene illuminato e tutto il resto oscurato chiaro esempio di anime che si guardano.Da vedere e ammirare.
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