La domenica della buona gente |
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Un film di Anton Giulio Majano.
Con Sophia Loren, Renato Salvatori, Maria Fiore, Ave Ninchi, Alberto Talegalli.
continua»
Commedia,
b/n
durata 95 min.
- Italia 1953.
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un po''neorealista ma con risvolti conciliatoridi elgatolocoFeedback: |
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sabato 26 febbraio 2022 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
"La domenica della buona gente"(Anton Giulio Majano, scritto da Vasco Pratolini e Gain DOmenico Giugni per il soggetto, dagli stessi Pratolini e Giugni, con il regista e Massimo Mida per la sceneggiatura, 1953) è film non a episodi distinti ma nel qiale gli episodi(un calciatore ormai ex che può doventire allenatore ma a quano pare non vi riesce, due giovani fidanzati un po'incerti, dove il mashcietto rischia di perderesi, ma non tanto, con una signora, un oensionato che gioca fanaticamente al Totocalcio e spunta comunque un dodici, sperando invece di far 13...e rimane esterrefatto, una signora, appunto, che attende un dandy che l'ha resa incinta scappadno poi... e lei porta con sè una pistola...). Il tutto sullo sfondo di una normale domenica primaverile, a Roma, quando si svolge la"storica"partita di calcio tra Roma e Napoli, con debordante vittoria dlela Roma. Drammi ricomposti, tragedie solo lontananamnte sfiorate, in un fillm vagamente"neorealista"tratto da un radiodramma a firma Giugni-Pratolini, dove il grande scrittore sanfredianese, prima ancora che fiorentino, ha evidentemente dovuto soggiacere al controllo dellla RAI(allora radiofonmia, non acnora TV), con il moralismo rassicurante della voce fuori campo(oggi, per noi, sarebbe un orpello inutile per non dire"rivoltante"), con la scelta di stare sul crinale dramma.comedia, con interporeti comunque validi come Renato Salvatori, Vittorio Sanipoli, una Sophia Loren non troppo "prfilata", Nino Manfredi quasi irrinconsicibile e doppiato da Corrado Mantoni ma doppiante Salvatori, Maria Fiore(penso proragonista di altri film"Neorealisti"), Ave Ninchi e qualche altro, meno"in voga"e famoso... Da apprezzare per quello che è, senza porre troppa attenzione alle singolarità e appunto tenedno conto di un film che dal neorelaismo non esce, ma ne propone una versione"soft", lontana dalla forza espressiva dei film di Rossellini e id De Sica, dietro il quale c'era lo scrittore Cesare Zavattini, dalla chiara concezione dle mondo orientata marxisticamente. El Gato
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