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Ultimo aggiornamento giovedì 27 agosto 2020
Quattro donne, quattro modi di vivere e di rapportarsi con gli uomini molto diversi. In Italia al Box Office Quattro vite ha incassato nelle prime 5 settimane di programmazione 2,3 mila euro e 66 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Kiki, Karine, Sandra, Renée sono la stessa donna. Al presente è Renée a incarnarle tutte. Le nasconde nel fondo di sé dove cova un passato che non passa mai. Il leitmotiv della sua esistenza sono gli uomini e la violenza, quella fisica e quella psicologica. Ma adesso c'è Darius che la ama davvero, un lavoro da insegnante e il desiderio di avere un figlio. Tra il presente e il futuro, si insinua Tara, una femme fatale venuta dal passato per chiederle il conto.
Marcel Proust aveva una sua teoria sul passato, quel tempo perduto di cui è fatto il presente che concepisce l'avvenire. Aveva la sua teoria sulle persone che diventiamo nel corso della vita, sovente estranee l'una all'altra. Il bambino che eravamo non assomiglia mai all'adulto che siamo diventati. Di dentro. È quella invisibile transizione l'origine di Quattro vite: comporre la metamorfosi di una donna interpretata da quattro attrici differenti.
L'idea è semplice ma bisognava pensarci. Siamo diversi a ogni età, forgiati, pervasi, erosi dagli incontri, gli scacchi, i successi, gli accidenti, gli azzardi della vita.
Procedendo dal presente verso il passato, Arnaud des Pallières ci presenta Renée (Adèle Haenel) che articola come una matrioska. Dentro la donna (Renée) c'è la giovane donna (Sandra), dentro la giovane donna c'è l'adolescente (Karine), dentro l'adolescente c'è la bambina (Kiki). Renée (Adèle Haenel) vive al riparo dal passato, Sandra (Adèle Exarchopoulos) 'scommette' sui suoi vent'anni, Karine (Solène Rigot) fugge gli abusi, Kiki (Vega Cuzytek) è testimone di un dramma. La 'loro' esistenza si svolge sullo schermo in ordine di apparizione e dentro un mondo dominato da patriarcato e machismo (padre brutale, amanti miserevoli, padrini mafiosi).
Non è il cambiamento fisico a interessare il regista, che elude creativamente i limiti dell'invecchiamento al cinema, quanto l'intercettazione e l'ascolto di una nuova soggettività ad ogni stazione, una nuova persona di fronte al mondo e in rapporto all'età. La nota segreta del ritratto, che cambia di volto e di nome, è la domanda d'amore. Un bisogno immenso e senza fondo che ciascuna delle attrici interpreta con sensibilità e urgenza, contribuendo a garantire la continuità narrativa e un epilogo di indipendenza.
Quattro età della vita, quattro donne che ne fanno una, disegnando una 'figura dolente': una trentenne bionda che ha bisogno di ancora un po' di tempo per assomigliarsi. Adèle Haenel è la sola che ritorna, è lei a rappresentare l'immediato di questa eroina-orfana che può ancora giocarsi la partita, rimettere insieme le 'unità' precedenti (delle precedenti), diventare una persona che finalmente sceglie.
Arnaud de Pallières accompagna e incoraggia la crudezza dell'emancipazione. A mancare è soltanto un po' di empatia. Come i suoi uomini, forse inquietanti, forse generosi, l'autore dimora ambiguo davanti a tutto quello che fa la vita. La vita di una donna diretta dal desiderio di un uomo. Adèle H è la femme di domani, Adèle A. la sensualità solare di ieri (confidiamo volti per sempre la pagina Kechiche), Solène Rigot è la rivelazione, Vega Cuzytek lo sguardo blu dell'anima che le guida.
QUATTRO VITE disponibile in DVD o BluRay |
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Terzo film per Arnaud des Pallières, che divide in 4 parti la vita di Renée. Interpretate ad ogni fase da una attrice diversa: Adèle Haenel, Adèle Exarchopoulos, Solène Rigot e Vega Cuzytek. Ciascuna molto brava ad imprimere la forte personalità della protagonista in relazione all'età.Si parte, come accade in molte pellicole, però dal presente. E andando sempre più indietro fino all'infanzia, per poi [...] Vai alla recensione »
Quattro donne. Una donna. Quattro diverse stagioni della vita. In un tempo indefinito. Di segno proustiano, moltiplicato, non lineare, illogico, evanescente. Il titolo originale è Orpheline, ma in sala arriva come Quattro vite, un racconto di identità spezzate, interrotte e più volte riprese. Come a volte, forse, capita davvero. Magari più spesso di quanto immaginiamo.
La trentenne Renée, la ventenne Sandra, la tredicenne Karine e la piccola Kiki. Potrebbero sembrare quattro persone differenti, con le loro storie presentate come se fossero dei corti. In realtà, al centro c'è una sola donna vista in vari momenti della sua travagliata vita, sballottata dalla mancanza di affetti sicuri famigliari. Il punto in comune? Cattive frequentazioni, uomini che la sfruttano, [...] Vai alla recensione »
Ecco un film da vedere. Al cinema, ovviamente, dopo la grand bouffe televisiva degli ultimi mesi e della forzata preclusione delle sale. E poco importa che non sia nuovissimo, essendo uscito tre anni fa in Francia, opera quinta del cineasta parigino Arnaud des Pallières, in arrivo in Italia dal 27 agosto con tutte le garanzie emotive ed artistiche di poterne garantire una felice fruizione.
Come dice il titolo originale Orpheline, la protagonista dell'ultimo film di Arnaud des Pallières (in sala a quattro anni dalla presentazione al Festival di Toronto), interpretata da quattro attrici diverse in altrettante fasi della vita, è un'orfana a cui non mancano i genitori, ma più sottilmente l'identità e in maniera più evidente un nome e un corpo in cui riconoscersi e farsi riconoscere.
Ritratto di donna in quattro movimenti, rimescolando il tempo, i decenni. Senza rispettare una cronologia lineare. Si procede al contrario, per poi tornare al presente, come se fossimo in Memento di Christopher Nolan. E la partenza è in chiave thriller. Una detenuta misteriosa viene rilasciata e incontra una sua vecchia conoscenza, che nel mentre ha nascosto la sua identità.