Anno | 2002 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 132 minuti |
Regia di | Lee Chang-dong |
Attori | So-Ri Moon, Sul Kyoung-gu, Ahn Naesang, Ryoo Seung-wan, Kwi-Jung Chu, Jin-gu Kim Byung-ho Son, Ga-hyun Yun, Myeong-shin Park, Kyung-geun Park, Dae-gwan Han, Jin-seob Han, Seo-hie Ko. |
Tag | Da vedere 2002 |
MYmonetro | 3,25 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 22 marzo 2011
Hong Jong-du è un giovane coreano che dopo aver ucciso un uomo, guidando ubriaco, è condannato e imprigionato. Uscito di prigione, vive nella solitudine dell'emarginazione. Il film è stato premiato al Festival di Venezia,
CONSIGLIATO SÌ
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Hong Jong-du è un giovane coreano sensibile e premuroso, ma certamente svitato. Appena uscito di prigione, per essersi incolpato di aver ucciso un uomo guidando ubriaco (in realtà alla guida era il fratello capofamiglia), vive nella solitudine nell'emarginazione. Deciso a scusarsi con la famiglia dell'uomo che avrebbe ucciso, va a casa sua, dove incontra la figlia del morto, Han Gong-ju: una giovane disabile che conduce una vita di solitudine, praticamente abbandonata dalla famiglia in un misero appartamento delle case popolari. Hong Jong-du, all'inizio, tenta di violentarla, ma presto si pente del suo gesto malsano e, cercato da lei, torna dalla giovane, che invece di sentirsi traumatizzata prova un certo appagamento per essere finalmente vista come una donna. Tra i due nasce una tenera e intensa relazione, impossibile in una società gerarchica e ipocrita quale quella che circonda i due ragazzi: Hong Jong-du è l'unico uomo ad aver desiderato la ragazza e a farle scoprire la propria femminilità. Il giovane viene, però, sorpreso nell'intimità e la famiglia della giovane lo denuncia e vuole giustizia. Viene così condannato per stupro e nuovamente incarcerato non prima di aver effettuatp un gesto generoso e plateale che rivela i suoi veri sentimenti per la ragazza. Il loro amore resisterà anche alla condanna di Hong e la giovane ritroverà motivazioni per vivere nell'attesa del suo ritorno. Film crudo e poetico al contempo che richiama il grande cinema della stagione neorealista.
Oasis è un tappeto dipinto sulla parete della stanzetta di Han Gong-ju,paraplegica che fratello e cognata accudiscono al minimo e con un infastidito senso del dovere,portandole cibo e affidandola alla vicina indaffarata del casermone di periferia perché le dia un’occhiata. Loro vivono in un bell'appartamento assegnato dal Comune ai disabili,per la visita di controllo sistemano Han Gong-ju in una [...] Vai alla recensione »
Un film che ti prende forte alla gola, non puoi scappare o saresti un vile. Nel finale mi sono scoperto a fare il tifo per la ragazza al posto di polizia, sperando ch'ella riuscisse a raccontare la sua verità. Ma non è stato poi così importante. Quello che appare come il momento più drammatico e squallido della prima parte del film, un ritardato mentale che tenta di [...] Vai alla recensione »
Hong Jong-du è un ventottenne un pò ritardato che finisce sempre per mettersi nei guai. Uscito di prigione per essersi assunto colpe non proprie salvando il fratello maggiore, conosce una ragazza disabile, Han Gong-ju, trascurata dalla famiglia; tra i due nascerà una storia d'amore basata sul fatto che entrambi si rispettano e si vogliono bene al di là dei propri problemi [...] Vai alla recensione »
Premiato a Venezia per la regia e per i due protagonisti, tutto fuorché un prodotto di pronto consumo. Comincia come un film-verità, si sviluppa in un melodramma d'amore impossibile. Il regista e romanziere coreano Lee Chang-dong mette in scena la passione proibita (per convenzioni sociali, ipocrisia, senso di fastidio), tra un giovane ritardato mentale che entra e esce dal carcere e una ragazza afflitta [...] Vai alla recensione »
Non lo diciamo forte, ma sembra che le lamentele sulla penuria del nostro mercato, cieco di fronte alla ricchezza di certo cinema, siano finalmente arrivate a qualcuno. Oasis è soltanto uno degli esempi di un valore oggettivo che è doveroso proporre. Questa storia d’amore tra un poco di buono e una disabile possiede uno sguardo morale che fa male tanto è lucido.
Qual è il limite per raccontare una storia d'amore, tra un giovane emarginato e una paraplegica, che comprenda aggressività e sudditanza, sgradevoli passaggi di violenza e sorpendenti tenerezze? È per la capacità di controllare il confine tra ricatto sentimentale e verità che questo cineasta coreano ha meritato a Venezia il premio per la miglior regia, e non c'è dubbio che il fascino del film viene [...] Vai alla recensione »