| Anno | 2025 |
| Genere | Drammatico |
| Regia di | Jeremiah Zagar, Salli Richardson-Whitfield |
| Attori | Mark Ruffalo, Tom Pelphrey, Emilia Jones, Fabien Frankel, Thuso Mbedu Raúl Castillo, Alison Oliver, Jamie McShane, Owen Teague, Sam Keeley. |
| Tag | Da vedere 2025 |
| MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento martedì 16 settembre 2025
Un crime drama targato HBO dal creatore di Omicidio a Easttown.
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CONSIGLIATO SÌ
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Tom è un padre che ancora cerca di elaborare il crudele lutto della moglie, inoltre incombe su di lui e sulla figlia adottiva una chiamata in tribunale, dove testimoniare sui fatti che hanno portato alla morte della donna. Robbie è a sua volta in lutto per il fratello, inoltre è stato lasciato dalla moglie, che ha abbandonato i figli alle cure della nipote Maeve. La figlia del fratello di Robbie infatti li ospita nella casa che ha ereditato dal padre, sacrificando alla loro attenzione gli anni migliori della sua vita. Robbie approfitta di questo supporto per progettare un elaborato piano di furti e vendetta, dove con gli amici Cliff e Peaches deruba i covi di spacciatori di Fentanyl legati alla gang di biker Dark Hearts.
Tom, ex prete cattolico divenuto agente dell'FBI, viene messo a capo della task force che dovrà fermarlo, composta però da membri poco esperti e dotata di mezzi quasi di fortuna. Ne fanno parte il belloccio Anthony Grasso, la nervosa Lizzie e l'efficiente afroamericana Aleah.
Task è la nuova serie crime dell'autore di Omicidio a Easttown, realizzata per HBO con un grande cast e notevoli mezzi. Questo volta il tono è però più piatto, alcune svolte sono prevedibili e il finale è davvero trascinato.
Imperfezioni che non ne fanno certo una cattiva miniserie, perché in larga parte compensate dall'ottima prova di tutti gli attori e da una buona regia, che dà sfoggio di sé in numerose scene d'azione. Ma Task è un crime che mette moltissima carne al fuoco, soprattutto in termini di sottotrame legate ai singoli personaggi e magari ai loro affetti. Così, quando a circa metà del quinto episodio la vicenda si risolve, restano ancora ben novanta minuti di chiusura. I primi trenta arriverebbero già a un buon finale e ci si poteva pure fermare lì. Invece bisogna dare spazio a Mark Ruffalo perché Tom superi la sfida di perdonare qualcosa di imperdonabile; bisogna regolare i conti tra i membri della task force, con prevedibile sacrificio di redenzione; bisogna sistemare la questione in sospeso dei soldi e via di questo passo. Un lunghissimo epilogo che mette in cattiva luce l'impianto generale.
Se anche una vicenda non si può chiudere insieme alle sue sottotrame, ci sono opzioni migliori del prolungarla fino a mettere un fiocco a tutti fili narrativi lasciati in sospeso. Ci sono cose che possono anche restare aperte in un finale, così come potevano essere tagliate quando era chiaro che per chiuderle si sarebbe dovuto abbondare negli epiloghi. O, più semplicemente, si poteva essere più secchi e sintetici, invece il ritmo rimane meticoloso sia durante l'indagine sia dopo la sua chiusura, risultando poco modulato e appiattito. Sembra quasi che la seria sia nata per essere un progetto su più stagioni, ma si sia poi deciso di farne una miniserie, senza poter rimandare niente all'annata successiva. Non crediamo sia davvero questo il caso, ma è mancato un lavoro di story editing con il coraggio di sforbiciare dove serviva.
C'è poi la questione della reticenza che lascia abbastanza perplessi: perché devono passare diversi episodi prima di capire fatti basilari della vita dei protagonisti? Per esempio il lutto della moglie di Tom è legato a una terribile tragedia, ed è cosa nota a tutte le persone coinvolte, ma per il pubblico è una sorta di mistero che si dipana artificiosamente nel corso delle puntate. Allo stesso modo le ragioni di Bobby, conosciute dai suoi amici e da Maeve, ci vengono nascoste nelle prime puntate ed emergono solo con il procedere degli episodi. In questo caso l'artificio ha anche le gambe corte: quello che noi scopriamo lentamente è invece noto da subito ai membri della gang di biker, dunque si stenta a comprendere perché questi geni del male non riescano a fare due più due e capire chi ha davvero un motivo per prendersela con loro.
La cosa migliore della serie allora, ancora più di un dolente Ruffalo, è il tenace e malinconico Tom Pelphrey, attore spesso incastrato in ruoli vagamente antisociali come in Banshee e in Ozark. Qui può dare corpo a un criminale controverso, di buon cuore e violento, capace di pianificare ma pure preso di sorpresa dagli eventi, rapitore e salvatore al tempo stesso. Tra lui e Tom si istituisce un rapporto che è quasi un passaggio di testimone, dove una figura (che non riveliamo) rappresenta il sogno, illusorio, di poter ricominciare e viene accolta prima da Robbie e poi da Tom. In definitiva, Task è una riflessione sul perdono - degli altri, ma soprattutto di sé stessi - un tema trattato con serietà fin troppo ponderosa, che però spinge gli attori a dare il meglio di sé.