Anno | 1971 |
Genere | Giallo |
Produzione | Italia, Francia, Germania |
Durata | 112 minuti |
Regia di | Dario Argento |
Attori | Rada Rassimov, Tino Carraro, James Franciscus, Catherine Spaak, Karl Malden, Emilio Marchesini Umberto Raho, Stefano Oppedisano, Horst Frank, Vittorio Congia, Corrado Olmi, Ugo Fangareggi, Martial Boschero, Jacques Stany, Fulvio Mingozzi, Werner Pochath, Aldo Reggiani, Pier Paolo Capponi, Carlo Alighiero, Tom Felleghy, Pino Patti, Ada Pometti, Walter Pinelli, Sacha Helwin, Maria Luise Zetha, Cinzia De Carolis. |
MYmonetro | 2,86 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 6 giugno 2019
In un istituto di ricerche scientifiche, un medico fa una scoperta sconvolgente: gli individui che possiedono un determinato corredo genetico sono tutti temibili delinquenti.
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Un enigmista cieco, Franco Arnò, e un giornalista, Carlo Giordani, si trovano ad unire le forze per fare luce su una catena di misteriosi omicidi strettamente correlati con quell'Istituto Terzi all'avanguardia sulle ricerche genetiche. Di volta in volta, chiunque si dimostri in grado di rivelare dettagli su quanto accade nel centro scientifico trova la morte per mano di un assassino che comincerà, ben presto, a minacciare i due improvvisati detective pur di nascondere il proprio segreto.
Generalmente considerato come l'anello debole della cosiddetta "trilogia degli animali", cui fanno parte il precedente L'uccello dalle piume di cristallo e il successivo Quattro mosche di velluto grigio, il secondo film di Argento ha, innegabilmente, un impatto minore sullo spettatore, sia per l'eccessiva adesione alle convenzioni del thriller all'americana sia per una struttura narrativa troppo macchinosa e dunque meno salda. Nonostante parta da un'ottima idea (tutto è legato alla scoperta di una combinazione cromosomica in grado di individuare la propensione di un individuo alla criminalità), non c'è dubbio che, qui, il mistero risulti meno intrigante, paradossalmente più di norma, legato ad interessi che esulano dalla follia generata da una trauma del passato com'era stato e sarà nei film successivi. Eppure, Il gatto a nove code ha i suoi grandi momenti, si pensi alla straordinaria sequenza notturna nel cimitero, di diritto tra le migliori ideate e dirette dal regista, oppure al ricorso insistito sul dettaglio della pupilla dilatata dell'assassino, quasi fosse un paradossale e feroce controcanto alla cecità dell'enigmista interpretato con autorevolezza da Karl Malden. In definitiva, non si tratta necessariamente di un passo indietro rispetto a quel folgorante esordio uscito nelle sale solo pochi mesi prima, ma soltanto di un lavoro più compromesso con le esigenze della produzione e con le aspettative di un pubblico già vasto, una battuta d'arresto solo apparente che vale più per le singole sequenze che per il disegno d'insieme.
Tra le diverse citazioni disseminate nel testo, non si può non citare il bicchiere di latte con cui si ammicca a Il sospetto di Alfred Hitchcock, del quale Argento era, all'epoca, considerato una sorta di dotato discepolo. Scelto per cavalcare l'onda del precedente successo, il titolo prende spunto da un romanzo di Ellery Queen, Il gatto dalle molte code, da cui si attinge anche per l'idea della corda usata come strumento di morte. Molto riuscita la colonna sonora di Ennio Morricone, in cui spicca il tema Ninna nanna in blu.
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2 capitolo della trilogia degli animali, 2 film di Argento. Qui Argento testa un nuovo tipo di film, più all'americana di Hitchcock, ma sempre nei suoi limiti: investigatori improvvisati, pochi indizi che portano all'assassino ecc... . Stavolta però l'investigatore è cieco, e insieme a un giornalista vogliono scoprire chi è l'assassino.
Il film è spesso annoverato come anello debole tra i tre film dedicati agli animali dopo "4 mosche di velluto grigio" e "l'uccello dalle piume di cristallo"......io non concordo affatto. Ho trovato "4 mosche...." troppo lento e "L'uccello dalle piume...." bello si ma assolutamente non meno bello di questo.
Il gatto a nove code allude alle molte soluzioni possibili dell'indagine oppure a diverse combinazioni cromosomiche. Perché il secondo film di Dario Argento, che suscita riflessioni filosofiche nonché sul ruolo della scienza, ha come argomento di fondo la presunta predisposizione genetica alla criminalità dovuta a un cromosoma maschile soprannumerario (47, XXY), tema molto sostenuto nella comunità [...] Vai alla recensione »
Una soluzionedell'enigma un po' deludente,in quanto banale,non inficia questo passo in avanti nella filmografia argentiana. Stupisce il livello della recitazione nei gialli anni '70,anche qui molto alto,al cospetto delle interpretazioni imbarazzanti da fine anni '80 ad oggi,salvo rare eccezioni illuminanti (Stefania Rocca,ad esempio).
Un enigmista cieco, Franco Arnò, e il reporter Giordani indagano su un furto in un laboratorio nel quale si studiano le alterazioni genetiche. Seguono alcuni omicidi. Le piste da seguire sono nove: come un gatto a nove code (non inteso come arma, come spesso si fraintende). Secondo thrilling di Dario Argento, che si diletta a mettere in scena un buon duo di detective improvvisato, le idee che (all'epoca) [...] Vai alla recensione »
NEL COMPLESSO QUINDI IL FILM MERITA UNA VOTAZIONE DISCRETA.MA LA SCENEGGIATURA E' AD UN LIVELLO APPENA SUFFICENTE. VOTO 7
Questo secondo film conferma il talento di Dario argento. Il tema della genetica è molto interessante e coinvolgente. Un riconoscimento particolare va dato a Karl malden che ricopre alla grande il ruolo di Franco Arnò. Bella e ricca di suspence la sequenza del cimitero, grandi come sempre le musiche di ennio morricone. Però c'è una pecca nella narrazione: come fa il misterioso assassino a sapere in [...] Vai alla recensione »
Un presunto furto all'interno di una misteriosa clinica dà inizio ad una serie interminabili di efferati omicidi che il giornalista Giordani con l'aiuto di un uomo cieco interpretato ottimamente da Karl Malden cercheranno di risolvere. Film ben strutturato, unico punto debole è il finale, chiuso in fretta e furia un pò approssimativo.
RISPETTO AI PRIMI CINQUE LAVORI DI DARIO ARGENTO DEGLI ANNI SETTANTA (L'UCCELLO DALLE PIUME DI CRISTALLO, QUATTRO MOSCHE DI VELLUTO GRIGIO, PROFONDO ROSSO E SUSPIRIA), QUESTO SECONDO FILM DI DARIO ARGENTO RISULTA IL MENO RIUSCITO. NON PER LE SCENE VIOLENTE DEGLI OMICIDI CHE INVECE IL REGISTA INTERPRETA IN MANIERA SUBLIME COME PER GLI ALTRI FILM DEL RESTO, MA PER LA PESANTEZZA DELLA SCENEGGIATURA CHE [...] Vai alla recensione »
Pur non raggiungendo il grande livello degli altri film della cosiddetta trilogia degli animali, il film di Argento è comunque piacevole e coinvolgente,il meccanismo del trhriller è quello classico, ma non per questo meno godibile.Le atmosfere sono giuste ,l'interpretazione degli attori brillante,la trama intrigante. Fa piacere rivederlo &nbs [...] Vai alla recensione »
Il gatto a nove code rispecchia molto l'aspetto di Hitchcock a dover impressionare a chi guarda il film con tanta suspence e paura. Dopo L'uccello dalle piume di cristallo anche questa volta Argento a fatto un ottimo Giallo. Adoro la colonna sonora di Ennio Morricone. Da vedere il film.
Film complessivamente ben riuscito. Inferiore a L'Uccello Dalle Piume Di Cristallo ma superiore a Quattro Mosche Di Velluto Grigio. Presenta nuovamente un ottimo uso dell'ambiente. Purtroppo la scieneggiatura si regge a fatica. Comunque alcune scene come quella nel cimitero e l'incipit dimostrano che dietro alla macchina siede il principe del thriller.
Un buon giallo classico per Argento che forse soffre un pò la narrazione ma tutto sommato ci sono tutti gli ingredienti adatti per un thriller all' "Argento".
Col secondo capitolo della "trilogia degli animali", il maestro del brivido procede a passo di gambero rispetto al promettente esordio, offrendo allo spettatore un prodotto superficiale e a tratti imbarazzante. Un giornalista ed un enigmista cieco indagano su una serie di omicidi misteriosamente legati ad un centro scientifico.