Lo chiamavano Jeeg Robot |
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Un film di Gabriele Mainetti.
Con Claudio Santamaria, Luca Marinelli, Ilenia Pastorelli, Stefano Ambrogi.
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Azione,
Ratings: Kids+13,
durata 112 min.
- Italia 2015.
- Lucky Red
uscita giovedì 25 febbraio 2016.
MYMONETRO
Lo chiamavano Jeeg Robot
valutazione media:
3,52
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il supereroe neorealistadi jackiechan90Feedback: 7144 | altri commenti e recensioni di jackiechan90 |
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venerdì 4 marzo 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Enzo Cicotti (Claudio Santamaria) è il tipico borgataro romano, ultimo erede della tradizione pasoliniana. Vive di piccoli furti e ricettazione, ma anche svolgendo lavori ingrati per la piccola criminalità romana. Sarà l'incontro con una ragazza (Ilenia Pastorelli) e un'immersione nel Tevere, dove entra a contatto con una sostanza radioattiva, a cambiare la sua visione del mondo e a dargli una nuova vocazione: diventare (letteralmente) Jeeg Robot, il famoso supereroe. Il superhero movie è un genere tutto americano, poco praticato nel nostro paese. Per questo motivo ogni regista che decide di cimentarsi nel genere appare come un vero e proprio innovatore. Se poi il regista in questione si chiama Gabriele Mainetti (già autore di due corti-omaggi all'animazione giapponese come "Basette" e "Tiger Boy") allora il risultato è senz'altro dei migliori. Sì perché questo regista-artigiano (ben diverso dal regista-autore Salvatores, poco adatto per questo genere) ha saputo mischiare la struttura tipica del superhero movie con elementi tipici del cinema italiano tra cui l'uso di personaggi comuni e antieroi, degni di tutta una tradizione di eroi scanzonati e "reali" (non a caso il titolo richiama inevitabilmente al Trinità di Terrence Hill) che si rifanno a Sergio Leone e al neorealismo italiano senza rinunciare al divertimento (e l'Entertainment rimane la caratteristica principale di questo tipo di film) grazie all'uso del grottesco e dell'eccesso. E qui abbiamo l'esempio del supercattivo della situazione, lo Zingaro (un immenso Luca Marinelli) degno contraltare del nostro eroe, irriverente, esibizionista ed edonista come pochi, esempio di una società basata sull'immagine. Sono questi riferimenti all'attualità e al costume a rendere tipicamente "italiano" il supereroe di Mainetti, molto più dell'ambientazione romana, e il film stesso come una "rielaborazione" e non semplicemente una squallida imitazione di un supereroe giapponese (peraltro rivolto più agli adulti che non agli adolescenti per cui Jeeg Robot è un personaggio sconosciuto). "Lo chiamavano Jeeg Robot" è una riuscita operazione d'intrattenimento, non scevra di difetti, certamente, e di una certa faciloneria ma comunque la più riuscita operazione di creazione di un supereroe tipicamente italiano. La speranza è che non si tratti di una meteora ma dell'inizio di un ciclo produttivo fecondo per il cinema italiano.
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