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Amaro in bocca. Tanto. Già dall'inizio del film intuisci che uscirai dalla sala con questa sensazione, ma il problema è il perchè ne uscirai così. Ma andiamo per gradi.
Fincher ritorna in gran spolvero, e ci sbatte davanti agli occhi senza remore alcuno i retroscena di un matrimonio allo scatafascio dominato ormai dalla paura, dalla sfiducia e divorato fino al midollo dalla quotidianità. Il tutto estremamente romanzato se vogliamo, ma il film (almeno per 3/4 circa) si mantiene sul filo della coerenza e acquista una propria relativa credibilità. Tutta la pellicola si regge su un ritmo lento ma costante e che tiene sù il tutto senza mai cedere, grazie alla sempre pulita regia del buon David Fincher, sempre chirurgico nei tempi. La recitazione è abbastanza buona, eccezion fatta per il sempre monoespressivo Ben Affleck.
Quello che da un duro colpo alla pellicola è senz'altro l'ultima mezz'ora. Qui sembra veramente che lo sceneggiatore fosse rimasto tutto a un tratto a corto di idee e abbia voluto forzare il tutto a costo di sputtanare buona parte di quello che si è visto in precedenza. Scelta imperdonabile a mio avviso. Ok, un finale rose e fiori poco si confà alla storia e saremmo scaduti nell'ennesima storiellina buonista, e un finale amaro era senz'altro più adatto per elevare il film e renderlo indimenticabile, ma la sceneggiatura a costo di arrivarci diventa estremamente macchinosa e fa scendere non poco il tono di un film che fino a poco prima si è saputo tenere su un ottimo livello.
Chiariamoci poi, i soldi del biglietto li vale tutti e lo consiglio assolutamente. C'è da dire che la meccanicità permea tutto il film e molti eventi si svolgono troppo sul filo della perfezione, ma la cosa non stucca più di tanto finchè non arriviamo all'ultima parte che fa crollare il tutto come un castello di carte e va a rovinare un film che poteva davvero essere un capolavoro. Peccato.
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