Che bella giornata |
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Un film di Gennaro Nunziante.
Con Checco Zalone, Nabiha Akkari, Rocco Papaleo, Tullio Solenghi, Annarita del Piano.
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Comico,
durata 97 min.
- Italia 2011.
- Medusa
uscita mercoledì 5 gennaio 2011.
MYMONETRO
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Zalone addetto alla sicurezza del duomo di Milano.
di Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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lunedì 2 dicembre 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
CHE BELLA GIORNATA (IT, 2011) di GENNARO NUNZIANTE con CHECCO ZALONE – NABIHA AKKARI – TULLIO SOLENGHI – IVANO MARESCOTTI – ROCCO PAPALEO – ANNARITA DEL PIANO – MICHELE ALHAIQUE – BRUNO CESARE ARMANDO § Checco lavora come addetto alla sicurezza in una modesta discoteca in Brianza, ma coltiva il sogno di lavorare per la sicurezza al Duomo di Milano. Dopo ben tre colloqui andati male presso l'Arma dei Carabinieri, finalmente uno zio lo raccomanda, e Checco riesce ad ottenere il posto tanto ambito. Qui conosce una ragazza araba, Farah, la quale sta portando avanti, sotto le false spoglie di studentessa, il progetto di piazzare una bomba sotto la Madunnina per vendicare un omicidio di famiglia. Ma è un compito molto più difficile del previsto a causa dell'inaffrontabile stupidità di Checco, che pure cade nella sua trappola sentimentale. Poco più di un anno dopo la prima prova cinematografica, il trio Zalone-Nunziante-Valsecchi (quest'ultimo alla produzione) si ricostituisce e consegna alle sale il 2° maggiore incasso nella storia del nostro cinema: 43 milioni di euro. Un inizio assai incoraggiante seguito da una definitiva consacrazione nell'Olimpo dei campioni d'incasso, entrambe queste cose si potrebbero spiegare semplicemente sulla base degli ovvi motivi per cui un film del genere attira il pubblico (battute scurrili di facile presa, razzismo gratuito, buffoneria agli estremi, luoghi comuni a bizzeffe), e si rimarrebbe solo in superficie. Che il cabarettista pugliese sia diventato un fenomeno mediatico è ormai fuori discussione, ma ogni cosa merita un'attenzione precisa: grazie (e non dietro) alla maschera di disadattato alla ricerca forsennata di una collocazione sociale, Zalone si rende cantore dello squallore morale, del degrado sociologico e della massificazione culturale al ribasso che l'Italia sta vivendo a partire pressappoco dal Nuovo Millennio. I vari simboli e concetti della società globalizzata (Facebook, sesso a buon mercato, sovrapposizione di religioni, terrorismo incombente) vengono sì solo nominati e mai approfonditi, ma Zalone ci mette tutto l'entusiasmo e l'ironia sottile che occorrono per smascherarne l'ipocrisia. Okay, siamo ben lontani dai personaggi-carogna di Sordi, dal sarcasmo di Manfredi o dalla debordante grossolanità di Villaggio, eppure il nostro eroe senza spada e senza vessillo non ne sbaglia una: è capacissimo di mostrare gentilezza e prendere in giro allo stesso tempo. In due frasi che rimandano ad altrettanti paragoni si può sintetizzare il suo registro comico: mentre gli altri sanno tutto e non sanno niente, lui è effettivamente ignorante ma sa dire ugualmente cose giuste, più che giuste. Aiutato anche da un'ottima compagine di caratteristi (il sempre divertente Papaleo, Solenghi "vescovo di malafede" e Marescotti come grottesco antagonista di Zalone), migliora.
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