A prima vista Che Bella Giornata sembra una commedia romantica che gioca sugli stereotipi tipici dell'italiano medio. Però il film si scontra con una caratterizzazione dei personaggi poco accurata che va a inficiare su di una trama piuttosto esile. La terrorista Akkari, per esempio, dovrebbe giocare con il suo ruolo doppio al fine di creare quegli equivoci che tanto amano i registi italiani. Eppure la giovane Nabiha svela subito la sua reale indole, finendo per mandare a spasso ogni ipotesi di intreccio che possa basarsi sulla dualità del suo personaggio.
Poco male, perché, visto il protagonista della storia, è semplice immaginare una sceneggiatura che punti forte sulla demenzialità. Ma la pellicola manca della frenesia tipica di questo tipo di commedia, inoltre il disegno del personaggio principale è solo in apparenza irriverente, mentre nella realtà la sensazione è che le battute siano sempre trattenute al fine di non offendere nessuno.
Così il film si piazza nel posto più sbagliato del mondo, ovvero nel mezzo tra i due generi. Il risultato è un lavoro piatto, con un andamento monocorde e arricchito da un sacco di sequenze inutili che sembrano piazzate sullo schermo solo per fare minutaggio e dare alle mille guest la possibilità di mostrarsi al pubblico.
Certo, c'è Checco Zalone al massimo della sua popolarità e questo si nota. La storia è costruita, evidentemente, tutta attorno a lui e al suo personaggio bislacco. Egli interpreta una guardia giurata imbranata, convinta di avere capacità superiori al comune che, come un Forrest Gump de noantri, raggiunge comunque il massimo delle sue aspettative.
Il personaggio di Zalone è una fonte comica piena di risorse. Ma spesso il suo italiano stentato, le canzoni in sottofondo e gli atteggiamenti sembrano forzati oltremodo. Certo, qualche battuta indovinata c'è e gli permette di portare a casa più di una risata. Ma l'alchimia riesce quando quasi non ce se la aspetta, quando, cioè, la sua comicità sembra meno castrata dalla sceneggiatura (che comunque ha scritto lui).
Ciò non riesce comunque a nascondere il problema principale del film: qui ci si annoia parecchio. Interi periodi della trama sono un'autentica tortura, ulteriormente aggravata dall'assenza totale di ritmo che la pellicola propone. L'infinito battesimo ad Alberobello, il continuo giocare con i terroristi (quando si sa benissimo che non rappresentano un pericolo reale) e Rocco Papaleo, sono momenti difficili da buttar giù, se non del tutto inutili visti gli obbiettivi di questo lavoro.
Zalone (so che non è il suo vero nome) e Nunziante, infatti, sembrano aver fatto un accordo per sfruttare al massimo la popolarità del primo ed allungare il suo periodo d'oro. Potrei dire che a pagare questo sforzo è lo spettatore, ma in realtà il film è andato benissimo ed è piaciuto parecchio.
L'unica cosa che mi sento di salvare io, oltre a qualche battuta riuscita del comico, è un finale per una volta non scontato. Rovinato anch'esso da una serie di lungaggini che non servivano.
Insomma, un disastro.
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