Shame |
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Un film di Steve McQueen (II).
Con Michael Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale, Nicole Beharie, Hannah Ware.
continua»
Drammatico,
durata 99 min.
- Gran Bretagna 2011.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 13 gennaio 2012.
- VM 14 -
MYMONETRO
Shame
valutazione media:
3,46
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Troppa arte e poco cinemadi Leonardo MalagutiFeedback: 636 | altri commenti e recensioni di Leonardo Malaguti |
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sabato 11 febbraio 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Brandon, yuppie newyorkese rispettabile e di bell’aspetto convive segretamente (o quasi) con una patologica dipendenza dal sesso che gli impedisce di avere una vera vita. Un giorno gli piomba in casa la sorella, cantante complessata e tremendamente bisognosa di attenzioni che scombina completamente lo schematico scorrere della sua vita. Steve McQueen prima di passare alla regia cinematografica era un video artista e si nota: tutto il film è montato su immagini evocative e figurativamente bellissime, curate nel minimo dettaglio, visivamente impressionanti (letteralmente). Troppo spesso però a ciò e ciò soltanto sembra ridursi. Il risultato è un film lento, manierato, la cui ricerca del momento scioccante e dell’inquadratura suggestiva, invece di rafforzare il crudo realismo che vorrebbe mettere in scena, lo indebolisce, lo edulcora involontariamente limitandolo ad una sequenza di monotone sebben brutali scene di sesso. In Shame c’è troppa arte e poco cinema e McQueen è troppo artista e poco regista. Manca una concezione cinematografica dell’opera, non ce n’è la tempistica né la metodologia di narrazione organica della vicenda. La sceneggiatura sfiora solamente le tematiche trattate, si avverte spesso la mancanza di profondità nello scavo psicologico dei personaggi, come si avverte la debolezza dell’intreccio, che ingrana pianissimo, sembra a un certo punto raggiungere finalmente un climax per poi invece scemare nuovamente. A coprire le falle però interviene Fassbender. La sua interpretazione è semplicemente sublime, quasi perfetta nella sua commistione di rabbia, dolore feroce, battaglia interiore, il suo Brandon è un fascio di nervi, una bomba a orologeria repressa dietro un fragile muro di irreprensibilità. A tutto ciò che manca del personaggio nella sceneggiatura Fassbender ovvia con il suo viso, con il suo corpo, con un’espressività sorprendente e, a differenza della regia, sotto le righe, per nulla manierata. Anche Carey Mulligan, nel ruolo di Sissy, spicca per credibilità e intensità e la sintonia tra i due attori è tangibile. Un film discreto che poteva essere un ottimo film, ma che probabilmente è solo l’esordio di un regista promettente ma non ancora del tutto capace, valido soprattutto per le struggenti interpretazioni dei protagonisti. Voto **1/2
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