Alice in Wonderland |
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Un film di Tim Burton.
Con Mia Wasikowska, Johnny Depp, Helena Bonham Carter, Crispin Glover, Anne Hathaway.
continua»
Fantastico,
Ratings: Kids,
durata 108 min.
- USA 2010.
- Walt Disney
uscita mercoledì 3 marzo 2010.
MYMONETRO
Alice in Wonderland
valutazione media:
2,64
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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UN BRUCO NELL'ACQUAdi Massimiliano MorelliFeedback: 1721 | altri commenti e recensioni di Massimiliano Morelli |
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giovedì 11 marzo 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
3D. Deludente, discutibile, discontinuo. Poteva essere il climax di una carriera visionaria brillante e irresistibile, ma Tim fallisce l’affondo, costringendo la sua Alice, algida come il cornetto omonimo, ad un viaggio ben lontano dalle fantasmagoriche burle del suo papà letterario. C’è tutto e niente nel calderone fantasy messo a lucido dal burattinaio dei sogni gotici, e la frenesia di creare un paese delle meraviglie nouvelle vague, si infrange su di uno specchio deformante, che di fatto non viene attraversato mai, semmai va in frantumi, con le nostre aspettative. Dispiace vedere un’ Alice che fu sognatrice frastornata trasformata in una militante radicale femminista e guerrafondaia, che corre in lungo ed in largo per l’oltretomba, con l’unico scopo di affettare il ciciarampa di sotto, per poi correre a sbolognare il cicisbeo che l’aspetta di sopra. Tutto si sa troppo presto, un gioco già bello e svelato dai ricordi disneyani prima, e dalla sceneggiatura un po’ telefonata, poi. Venuta meno la delicata ragnatela ironica e mattacchiona che ci si aspettava da un ragazzaccio come Burton, perdono colore anche tutti i colpi d’ala che comunque sono sparsi qua e là, con riconoscibile e riconosciuto talento. Molti personaggi animati saltellano davanti agli occhi lasciando un ricordo e un impatto visivo notevole, lo Stregatto è sornione e vaporoso al punto giusto, i cicciotti Pincopanco e Pancopinco sono di per sé irresistibili, così come piace lo squinternato convivio agli ordini del cappellaio. Ma è l’artificio narrativo che lascia a desiderare, non si può ricucire una tela bizzarra, forzandola in schemi stucchevoli triti e ritriti che finiscono nella banale epopea di un’eroina che ammazza lancia e spada il dragoncello per ridare la luce al regno avvolto dalle tenebre. Non ha senso a quel punto portarsi dietro un bel cappellaio matto, che Depp tratteggia con il consueto, delirante, istrionismo hippy. Svanisce nel nulla, anche il tocco da fiaba anarchica di quella deliranza che ci sarebbe piaciuto sniffare dal primo all’ultimo centimetro di pellicola. Menzione d’onore per le signore reali. Sia la bella che la bestia sono all’altezza del ruolo, isterico-svampite quanto basta per lasciarsi apprezzare e ricordare nei commenti dagli spogliatoi. Non piace tutto il bestiario cagnesco-draghesco, troppo preso in prestito dalla carica di centouno film tolkeniani usciti nei paraggi, né tantomeno il re di cuori, tanto sorcino da sembrare Renato Zero, o peggio, per lui, il neoeletto vincitore del GF.
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