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Il film di Alì Asgari e Alireza KAthami è un mosaico di 9 episodi di vita quotidiana a Theran, 9 protagonisti identificati da un nome che si trovano , chi per un motivo, chi per un altro di fronte a un'autorità del regime o un rappresentante di esso, a dover giustificare un comportamento o difendersi dalle accuse. C'è quello che vorrebbe chiamare il figlio appena nato David, che si vede rifiutata la scelta perchè non sono ammessi nomi occidentali, la bambina che non può vestirsi di rosso per andare a scuola, la ragazza che alla guida della sua auto non indossava il velo, oppure il tipo che per il rinnovo della patente si deve spogliare perchè l'incaricato deve leggere i versi che si è tatuato sul corpo, il regista che deve farsi approvare la sceneggiatura del suo film , ma è costretto a stracciarla per poter lavorare. Sono storie assurde nella loro drammaticità che inchioda le persone a una raggelante impotenza contro un nemico temibile e invisibile, non a caso chi rappresenta il regime è fuori campo, si sente solo la voce e si intravede al massimo una mano. E' un film minimale, coraggioso , che vuole essere oltraggioso nel denunciare l'abuso di potere e lo fa mettendo i malcapitati protagonisti di fronte lo spettatore, ripresi da una camera fissa che ci costringe a un'urgente presa di coscienza che riempie di sdegno, perchè la libertà va difesa e perseguita e gli sguardi sconcertati e umiliati delle vittime sono i segmenti di un dogma che toglie ogni respiro, che necessita di una violenta scossa che rada al suolo ogni forma di repressione , e si avvale della forza di una tagliente ironia , arma potente per una rinascita.
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recensioni di critica, pubblico e dizionari.
