Uno. Collezionare ruoli vari. Due. Essere sempre elegantissime. Tre. Sulla scena, abbinare al meglio le movenze alla voce. Quattro. Saper ben spendere il proprio denaro. Cinque. Saper ben spendere il proprio tempo! Sei. Preferire gli stuntman agli attori. Sette. Fingersi esperte sul set... sempre!!! Otto. Recitare in almeno sei film in costume. Nove. Essere professionali. Dieci. Lavorare affinché il nome diventi una garanzia. E se quel nome è Yvonne De Carlo, tanto meglio!
Aveva tre anni quando suo padre abbandonò la sua famiglia e sua madre fu costretta a lavorare come cameriera in un ristorante, ma con un unico sogno in testa, fare di Yvonne, detta Peggy, una star di Hollywood. Così la iscrisse nella scuola di danza della città e le fece studiare recitazione.
Dal carattere non eccessivamente timido, cominciò a recitare in produzioni locali, fino a quando, nel 1937, a soli 15 anni (dopo aver vinto il titolo di Miss Venice Beach), tentò la strada di Hollywood, ma la fortuna non fu sulla sua stessa via, così ritornò in Canada. Ci riprovò una seconda volta, più sicura di sé, negli anni Quaranta, partecipando al cortometraggio musicale I Look at You. Yvonne riuscì così a mettersi in luce sia come ballerina che come interprete e approdò al suo primo lungometraggio: Harvard, Here I Come!(1941) di Lew Landers.
Per i primi anni fece delle piccole parti in mediocri film sfornati da Hollywood (eccezion fatta per Per chi suona la campana), senza effettivamente bruciare la scena. Fu nuovamente Lew Landers a offrirle un ruolo più corposo e importante con la pellicola (inedita in Italia) The Deerslayer (1943) nel ruolo della principessa Wah-Tah. Ruolo che fra l'altro lei non amava molto, ma che le portò più popolarità del previsto.
L'anno successivo si specializzò in parti da segretaria, fidanzatina, impiegata, infermiera, anche per registi come Cecil B. De Mille e Mark Sandrich. Tutte le aspiranti attrici del tempo avrebbero fatto dietro-front al suo posto, tornando a casa e scegliendo progetti meno ambiziosi. Lei restò e continuò, imperitura, la sua formidabile gavetta, arrivando a una parte da protagonista (finalmente), quella nella pellicola Salomé del 1945, di Charles Lamont. Il ruolo le porterà un contratto con la Universal che la inserirà nei cast de: Fiamma dell'Ovest (1945), Sherazade (1947), Forza bruta (1947), La vergine di Tripolii (1947), Dietro la maschera (1949), Casbah (1948) e La signora del fiume (1948).
Affiancata da Burt Lancaster (con il quale divise spesse volte il set) in Doppio gioco (1949) di Robert Siodmak, proseguirà la sua carriera con estremo successo, soprattutto nelle pellicole western, approdando perfino nel cast di Gli sparvieri dello stretto (1953) di Raoul Walsh. Ma il suo più grande successo è segnato da ruolo di Sephora, moglie di Mosé nel kolossal I dieci comandamenti (1955) di Cecil B. De Mille.
E dopo piccoli ruoli in televisione (Bonanza) e qualche apparizione sul grande schermo (La banda degli angeli, 1957, di Walsh), arrivò perfino sugli schermi italiani diretta da Carlo Ludovico Bragaglia in La spada e la croce (1958), dove interpretò una bellissima Maria Maddalena, accanto a Rossana Podestà e Massimo Serato.
E dopo essere passata nella mani dell'introspettivo Jacques Tourneur, eccola tingersi un ciuffo di bianco diventando, per tutti gli anni Sessanta, la tetra e surreale Lily Munster, strega-vampira dell'esilarante serial comico-horror I Mostri (1964-1966). Ottenne però grandi successi anche nei teatri di Broadway nel musical "Follies", che le fruttò una nomination ai Tony Award. E dopo Russ Meyer, una tonnellata di b-movies horror e Oscar - Un fidanzato per due figlie (1991) di John Landis, si ritirò dalle scene, facendosi coccolare dai suoi due figli, Bob e Michael Morgan, avuti dall'attore-stuntman Bob Morgan. Muore nel 2006, in California, a 84 anni.
La recitazione di Yvonne De Carlo va così perduta. Nessuno avrà più la sua postura o il suo rapporto limitato con la fisicità che le portò una certa dose di grazia. Estremamente sensibile e portata un successo clamoroso.