A CURA DELLA REDAZIONE
Il più noto e premiato anche all'estero (due Coppe Volpi a Venezia, nel 1961 e nel 1965), l'interprete prediletto dal regista Kurosawa che a partire da L'angelo ubriacoe con la sola eccezione di Viverel'ha usato come protagonista in tutti i suoi film. Irruento, belluino, con le sue occhiate torve, i suoi balzi da pantera e i suoi urli improvvisi e scomposti, era il tipo ideale per impersonare il bandito-stupratore di Rashomon, Leon d'oro, 1951. Ma la sua carica di simpatia, in uno straordinario slancio di vitalismo autoironico, esplodeva altrettanto ciamorosamente nel personaggio del guerrierocontadino del film I sette samurai. Kurosawa ne ha fatto vibrare tutte le possibili corde interpretative: lo ha voluto in film moderni e in costume, come giovane e come vecchio, al limite della commedia e al limite della tragedia, così da lasciare agli altri registi soltanto lo sfruttamento di un cliché (come nello stesso Uomo del nicsciòdi Inagaki, Leon d'oro 1958). Certo, anche negli ultimi film di Kurosawa, l'attore ha ormai la sua dose di autonoma padronanza, che può sfociare in una sorta di retorica indiretta: nella Sfida del samurairecita 'di spalle' come i mattatori tedeschi del cinema muto e del primo sonoro; in Barbarossasi mantiene a lungo riservato e tranquillo, per dar poi più rilievo a un suo eccezionale balletto di bravura (e sono le due interpretazioni che gli procurano le due Coppe). Tra i film non noti in Italia nei quali eccellono le sue qualità di attore moderno vanno citati sempre sotto la guida di Kurosawa L'angelo ubriacodel 1948 e Testimonianza di un essere viventedel 1955.
