Nuovo capitolo cinematografico a oltre trent'anni dall'ultimo film della saga. Espandi ▽
Lupin e la sua gang – Jigen, Goemon e Fujiko Mine – si ritrovano coinvolti in un’avventura che ruota attorno a un antico manufatto legato a una misteriosa “stirpe immortale”: un clan sopravvissuto nei secoli grazie a poteri sovrannaturali e a un’ossessione per la conquista globale. Dopo l’incendio del suo covo segreto, Lupin viene invitato in un’isola che non è segnata su alcuna mappa e quando si avvicina alla meta il suo aereo precipita, trascinando con sé anche l’eterno inseguitore Zenigata. Sull’isola ritroveranno alcune vecchie conoscenze, sicari che in passato tentarono di eliminare il ladro dalla circolazione.
Tra inseguimenti, doppi giochi e l’immancabile presenza di Jigen, Goemon, Fujiko e del tenace Zenigata, l’avventura si sviluppa come un crescendo action che combina tecnologia, mitologia e fantascienza.
Lupin III: La stirpe immortale si inserisce nel vasto mosaico del franchise con un rispetto quasi devoto per il suo canone. C’è tutto ciò che ci si aspetta da una produzione dedicata al ladro gentiluomo: l’umorismo svelto, i colpi di scena, l’alchimia collaudata della banda, la scaltrezza di Lupin e la rincorsa di Zenigata, che per la sua nemesi prova un affetto quasi paterno, nascosto sotto i doveri della legge. Eppure, proprio questa fedeltà impeccabile lascia emergere il limite dell’operazione. La stirpe immortale appare spesso un esercizio di stile ben confezionato ma poco coraggioso, che non prova a reinventare davvero la formula né a rileggerla alla luce delle sensibilità contemporanee. L’azione è spettacolare, ma raramente sorprendente; l’intreccio è solido, ma anche fin troppo prevedibile. Il risultato è un film che scorre con gradevolezza, senza però imprimersi a fondo nella memoria.