| Titolo originale | Den Stygge Stesosteren |
| Anno | 2025 |
| Genere | Horror, |
| Produzione | Norvegia, Danimarca, Romania, Polonia |
| Durata | 105 minuti |
| Al cinema | 15 sale cinematografiche |
| Regia di | Emilie Blichfeldt |
| Attori | Lea Myren, Ane Dahl Torp, Thea Sofie Loch Næss, Flo Fagerli, Isac Calmroth Malte Gårdinger, Ralph Carlsson, Isac Aspberg, Albin Weidenbladh, Adam Lundgren, Willy Ramnek Petri, Cecilia Forss, Philip Lenkowsky. |
| Uscita | giovedì 30 ottobre 2025 |
| Tag | Da vedere 2025 |
| Distribuzione | I Wonder Pictures |
| Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 |
| MYmonetro | 3,49 su 13 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 28 ottobre 2025
Una versione distorta della classica storia di Cenerentola. The Ugly Stepsister è 53° in classifica al Box Office, ieri ha incassato € 700,00 e registrato 72.526 presenze.
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CONSIGLIATO SÌ
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La vedova Rebekka giunge, con le figlie Elvira e Alma, al palazzo del nobile Otto, altrettanto vedovo, per convolare a giuste nozze. Dopo il matrimonio, però, Otto muore improvvisamente, pianto dalla figlia Agnes. A dipartita avvenuta, emerge che Otto era in difficoltà economiche almeno quanto Rebekka (che lo pensava invece benestante) e quindi urge trovare una soluzione. L'idea della donna è quella di dare in sposa Elvira al fascinoso principe Julian, che cerca moglie. Elvira ne è infatuata e legge avidamente le poesie scritte dal giovane principe sperando di diventare la sua consorte.
Per riuscire nello scopo, però, è necessario "abbellire" Elvira attraverso gli interventi del dottor Esthétique e le cure della scuola di galateo di madame Sophie. Nel frattempo, la possibile rivale Agnes, naturalmente bella, viene ridotta al rango di Cenerentola perché non comprometta il piano della sorellastra. Cruciale è il ballo in programma a palazzo, durante il quale il principe sceglierà la sua sposa tra le molte pretendenti.
Simpatica e spesso "cruda" rivisitazione della fiaba di Cenerentola vista attraverso le vicissitudini della sorellastra in cerca dell'amore eterno del principe.
Il film mette in scena l'assoluta determinazione a ottenere un risultato impossibile da parte di una persona che non si arrende di fronte alle proprie imperfezioni, ma nel farlo il film svolge anche e soprattutto delle non banali riflessioni sul ruolo della donna, vista come assolutamente subalterna al potere maschile al punto che la sua massima "realizzazione" è quella di farsi accettare come sposa dal principe di turno. E così, se Cenerentola sembra la prescelta naturale per vivere il sogno d'amore con il nobile virgulto, noi sappiamo che in realtà è innamorata del povero stalliere e sarà costretta a una vita di presumibile infelicità.
Allo stesso modo, la povera Elvira si vede obbligata, per rivendicare il proprio ruolo sociale, a subire le violenze di una chirurgia estetica rudimentale e sadica esercitata dall'impagabile dottor Esthétique e a compiere lei stessa violenza su di sé in modo ancora più brutale per cercare di adattare il proprio corpo a quelle che ritiene delle necessità imprescindibili. Tutto questo sotto la supervisione di una madre pronta a tutto, anche ad adattare alle circostanze le proprie pretese, scendendo se necessario qualche gradino nella scala sociale delle aspettative.
Se il personaggio di Elvira emerge in tutta la sua comica drammaticità, tra ovuli di vermi ingeriti per poter dimagrire mangiando e totale adesione a una trasformazione fisica da body horror, l'unico personaggio positivo del film è quello della sorella minore che osserva con attonito sgomento le manovre dei suoi familiari e mantiene un approccio fiero e indipendente senza perdere l'empatia con una sorella maggiore di cui non approva le scelte, ma di cui percepisce l'assoluta sofferenza. La storia forse non presenta particolari sorprese nel suo svolgimento, ma forse è proprio la sua ineluttabilità a colpire, mentre si precisa un po' alla volta l'infausto destino della protagonista.
Emilie Blichfeldt, autrice anche della sceneggiatura, esordisce, dopo una serie di cortometraggi, in modo positivo e sicuro nella regia di un lungometraggio, scegliendo un approccio al tempo stesso ironico, sarcastico e realistico - oltre che caratterizzato da un sublime gusto per il grottesco ben assecondato dalla fotografia di Marcel Zyskind e dai costumi di Manon Rasmussen - che rivitalizza e aggiorna ai nostri tempi, pur mantenendo un'ambientazione favolistica, una classica vicenda di cui vengono esplorati aspetti originali e inediti che danno luogo, soprattutto nella parte conclusiva, a risvolti pienamente orrorifici che ben si adattano a rappresentare il prezzo, alto e nel contempo inutile, da pagare per sovvertire la propria realtà fisica e inseguire un sogno impossibile e anch'esso inutile e fuorviante.
Il tutto senza trascurare tocchi di riuscita critica sociale, per così dire, come nella presentazione delle ragazze al ballo che ricorda la vacua leggiadria dei concorsi di bellezza. Di notevole qualità l'apporto del cast femminile con l'intensa e determinata Lea Myren in particolare evidenza nel ruolo della povera Elvira.
Cenerentola riscritta in chiave di body horror femminista. Assumendo il punto di vista della sorellastra Emilie, che la madre vorrebbe dare in sposa al principe per evitare il tracollo economico della famiglia. (La signora spiantata ha sposato il vedovo Olaf, padre di Agnes Cenerentola, credendolo ricco. A torto, e lui ha pure la malagrazia di schiattare subito dopo le nozze).
In tempi di crescenti deep fake e fotorealismo digitale - emanazioni di un esercizio di Intelligenza Artificiale sempre più ossessionato dal corpo, come se la riproduzione del dispositivo umano sia l'ultima frontiera da superare per una sostituzione integrale del virtuale sull'analogico - il cinema horror contemporaneo sembra aver trovato, da un paio d'anni a questa parte, la forza di rispondere avocando [...] Vai alla recensione »
Non lo scopriamo certo adesso che le fiabe, in particolare quelle dei Fratelli Grimm, sono piene di una violenza neanche troppo sotterranea, ma di una violenza esplicita: la matrigna che incarica il cacciatore di ammazzare Biancaneve e pretende i suoi polmoni e il suo fegato a riprova dell'avvenuta uccisione, il lupo che si mangia Cappuccetto Rosso, l'antropofagia della strega in Hänsel e Gretel. Vai alla recensione »
Cenerentola in abiti ottocenteschi, con qualche licenza femminista. Con le fiabe si può, sono durate a lungo perché ognuno le adatta, e certe scene cruente si addolciscono per i bambini più delicati (meglio: per i loro genitori, più sensibili, soprattutto se affiancati da insegnanti e psicologi). Oppure diventano splatter, o magari porno, se bisogna rivolgersi al pubblico adulto, e insistere sugli [...] Vai alla recensione »
Fiabe, cartoni animati e romanzi classici: nulla sfugge, ormai, alla riscrittura horror/pop di un'industria cinematografica sempre più a secco di idee originali. Aspettando, infatti, l'uscita di "Bambi: La vendetta" (rilettura splatter del classico cartone della Disney), arriva anche nelle sale italiane "The Ugly Stepsister", una nuova versione di "Cenerentola" che ha raccolto molto entusiasmo nei [...] Vai alla recensione »
Il raggiungimento della bellezza e della perfezione estetica, l'ossequio ai canoni stabiliti e costruiti dalla società maschile sono diventati tema di riflessione per i racconti dell'orrore, a partire forse dalla serie tv Nip/Tuck che nel 2003 mostrava cosa significava in termini di violenza sui corpi la chirurgia estetica. Ma a ben guardare i precedenti sono più lontani e più atavici, sono le fiabe [...] Vai alla recensione »
L'intramontabilità della fiaba risiede tutta nella sua natura archetipica. Basandosi sui topoi aristotelici, ovvero sulle stesse strutture del narrare, un racconto fiabesco può essere rimodellato, aggiornato o decostruito a seconda dei tempi e delle necessità drammaturgiche di chi lo rimaneggia, senza che il testo disperda le sue singolarità né le specificità che gli hanno permesso di attraversare [...] Vai alla recensione »
La favola di Cenerentola che tutti conoscono (grazie, soprattutto, alla trasposizione cinematografica di Walt Disney) è molto diversa dalla versione letteraria dei fratelli Grimm. Soprattutto per le sorellastre la cui sorte è decisamente crudele ... Prima, per riuscire a calzare il piede nella scarpetta, una si mozza le dita mentre l'altra il calcagno.
L'attualità e l'urgenza del body horror declinato al femminile ha ovviamente radici profonde e lontane nel tempo, già viste e attraversate in forme diverse, ma per ovvi motivi plasmate in passato da mani o occhi maschili. Questione quindi di punti di vista, di adesioni che non potevano essere totali, di sensibilità altre. In tal senso, pellicole come The Ugly Stepsister, opera prima di Emilie Blichfeldt, [...] Vai alla recensione »
La versione delle sorellastre, nel finale più diffuso della fiaba dei fratelli Grimm, è un supplizio persecutorio, già (revenge) horror, con le due arpie ostracizzate e barbaramente accecate. Ripulito nei successivi, innumerevoli adattamenti mainstream per bimbe, il fato delle ugly stepsister si fa meno trucido ma altrettanto fallimentare - anche se in un sequel Disney straight-to-video una delle due [...] Vai alla recensione »
La rivisitazione in chiave horror delle fiabe è tutt'altro che una novità, per il cinema; lo stesso immaginario fiabesco, d'altronde, per com'è stato tramandato e rimodellato lungo i secoli, ha sempre mantenuto in sé un'inestricabile componente oscura, tale da renderlo particolarmente adeguato a essere interpretato in chiave di genere. Rispetto alle tante operazioni analoghe, comunque (tra le più recenti [...] Vai alla recensione »
Vedova subito dopo le nozze, Rebekka scopre che la fortuna che pensava di ereditare non esiste. Al suo posto si ritrova la splendida figliastra Agnes e la necessità di trovare un nuovo benefattore. La figlia Elvira deve perciò sposare il principe Julian, ma al contrario di Agnes, è goffa e maldestra. Con l'aiuto di un chirurgo plastico cocainomane può essere rimodellata in tempo per il gran ballo. Vai alla recensione »