
Anno | 2025 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | USA |
Regia di | Dylan Southern |
Attori | Benedict Cumberbatch, David Thewlis, Sam Spruell, Tim Plester, Jessie Cave Vinette Robinson, Leo Bill, Adam Basil, Garry Cooper, Eric Lampaert, Pierre Bergman, Lesley Molony, Dwane Walcott, Joakim Skarli. |
Tag | Da vedere 2025 |
Distribuzione | Adler Entertainment |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento martedì 18 febbraio 2025
Quando un illustratore britannico resta vedovo tutto sembra crollare. Alla disperazione per la perdita della moglie si accompagnano molteplici difficoltà di gestire i due figli.
CONSIGLIATO SÌ
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Quando un illustratore britannico resta vedovo tutto sembra crollare. Alla disperazione per la perdita della moglie si accompagnano le molteplici difficoltà, pratiche come emotive, di gestire i due figli e nel frattempo provare a elaborare il suo lutto. Lo farà attraverso la sua passione per le illustrazioni e in particolare attraverso una sua creatura che prenderà vita, con insospettabili conseguenze.
Struggente, inquietante, a tratti spaventoso, il film di Dylan Southern tratto dal romanzo di Max Porter "Grief is the thing with feathers "ha sicuramente il merito di restare impresso.
Intanto per il suo protagonista e coproduttore Benedict Cumberbatch, che in The Thing with Feathers (letteralmente: la cosa con le piume) regala una performance di rara intensità nell'interpretare un uomo devastato dalla perdita di sua moglie. Southern dimostra di saper raccontare bene il senso di profonda alienazione quando si perde l'amore della propria vita e tuttavia la vita deve continuare: i figli devono essere nutriti e accompagnati a scuola, i lavori d'illustrazione portati a termine. Ma * non ce la fa, è un uomo spezzato che malgrado la terapia non riesce a risollevarsi dal suo dolore. Che inizia ad avere un volto e una forma, quella di un corvo gigante spaventoso.
Come nella serie Eric, Cumberbatch torna a vedersela con una creatura partorita dalla sua stessa immaginazione, per quanto qui il Corvo (interpretato da David Thewlis) assuma un significato psicoanalitico profondo, esplicitato prima nella scena in cui lotta con un demone sempre partorito dalla testa dell'illustratore, poi in quella tenerissima in cui i bambini - prime vittime dell'intera angosciosa situazione - abbracciano sia il padre che il Corvo. Perché il dolore può essere elaborato solo accettandolo e condividendolo insieme.
br/> È il senso ultimo di un film che ha il merito di intrattenere, intenerire, stupire, spaventare persino, accompagnando lo spettatore lungo l'abisso in cui inevitabilmente cade il disperato protagonista. La sceneggiatura, firmata dallo stesso Southern, si guarda bene dallo scivolare sui tentativi di retorica e banalità, giusto sul finale - volutamente catartico - calca un po' la mano sul sentimentalismo. Del resto il "sentire" di tutti i personaggi è il vero centro del film, non solo per tutte le emozioni laceranti e distruttive che assalgono il protagonista, ma anche per i sentimenti dei bambini, che oltre ad avere uno spazio importante nella storia (e uno dei quattro capitoli in cui è suddiviso il film) hanno una loro dignità. Dettaglio fondamentale, che pone tutti i personaggi della storia allo stesso livello, ognuno con una sua dimensione, uno spessore, un percorso emotivo da compiere, a modo proprio e non giudicabile, per elaborare il lutto. Funziona l'idea originale di inserire quel tocco di black fantasy che sfocia nel thriller cupo per raccontare le inquietanti deviazioni che la labirintica mente umana è in grado di seguire (e, prima, costruirsi), se sottoposta a condizioni di stress estremo.
Funziona lo stile realistico con cui anche i personaggi di fantasia vengono portati sullo schermo e funziona certamente l'espediente dell'emozione più forte (The Grief, il dolore appunto) travestita da mostro "buono" che resta "fin quando ne avrai bisogno". Ma funziona soprattutto la multifocalità della narrazione. La storia viene intelligentemente raccontata dal padre, dai figli, dal Corvo e persino dal demone, in una molteplicità di prospettive che include anche parenti, compagni di scuola e amici, e che anziché confondere arricchisce, rendendo sempre più coinvolgente la storia, fino all'ultimo.
Una serie di litografie apre The Thing with Feathers, adattamento del romanzo di Max Porter che sceglie di "nascondere" quel che il testo originale mette in evidenza: Grief Is the Thing with Feathers cioè Il dolore è una cosa con le piume. E più che una scelta dettata dall'asciuttezza sembra essere un modo per "nascondere" il film (a Berlino 75 come Special Gala dopo la première mondiale al Sundance). Pe [...] Vai alla recensione »