| Anno | 2025 |
| Genere | Drammatico |
| Produzione | USA |
| Durata | 108 minuti |
| Regia di | Jesse Armstrong |
| Attori | Steve Carell, Ramy Youssef, Jason Schwartzman, Andy Daly, Cory Michael Smith Hadley Robinson, Daniel Oreskes, David W. Thompson, Amie MacKenzie. |
| Tag | Da vedere 2025 |
| MYmonetro | 3,17 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 12 settembre 2025
Il primo film del creatore della serie cult Succession.
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CONSIGLIATO SÌ
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Hugo Van Yalk ha invitato i suoi amici bilionari, Randall, Ven e Jeff, a una partita di poker nella sua nuova, lussuosa residenza in montagna. Spera di convincere uno di loro a investire nella sua app di meditazione, che stenta a decollare. Hugo continua così a essere il più povero del gruppo, un "semplice" milionario. Randall ha problemi più seri: una diagnosi di cancro che rifiuta di accettare e lo porta a manipolare Ven e Jeff perché collaborino con le loro risorse informatiche, sperando che arrivino a una soluzione transumana che gli permetta di rendere la sua coscienza immortale.
Ven ha problemi ancora più seri: la sua società, Traam, sta diffondendo fake news con filmati indistinguibili dalla realtà, che vengono usati in tutto il mondo per innescare focolai di odio e violenza. Persino il Presidente degli Stati Uniti pretende da lui una soluzione, che potrebbe forse arrivare alla nuova AI di Jeff, ritenuta capace di distinguere quali di questi contenuti siano veri e quali no. Ma Jeff non intende vendere la sua creatura, così Randall e Ven iniziano a considerarlo un pericoloso "decelerazionista".
È ancora una satira del ricchissimo 0,1%, il debutto alla regia cinematografica dello sceneggiatore di Succession Jesse Armstrong, ma il suo grottesco crescendo è qui in un ambiente chiuso, che gli conferisce una dimensione teatrale e astratta.
Non mancano naturalmente legami con l'attualità, continuamente richiamata: dalle fake news, all'ossessione dei bilionari per la vita eterna, dai loro rapporti con il complesso industriale militare americano, allo sviluppo delle AI, passando per l'influenza degli scritti di Ayn Rand e via dicendo. Mountainhead è in questo senso una raccolta di tutto quello che dovrebbe farci paura dell'onnipotenza dei miliardari ed è anche una sorta di instant movie sull'ascesa a consigliere della Presidenza americana di Elon Musk, visto che è stato scritto proprio a gennaio di quest'anno. Infatti Ven, l'uomo più ricco del mondo, ha un rapporto diretto con il presidente, ma non arriva a rivoltarglisi apertamente contro come ha fatto brevemente Musk, dimostrando che, ancora una volta, la verità ha superato la fantasia.
La scrittura di Armstrong è un continuo susseguirsi di battute affilate, frecciate dirette o doppi sensi sarcastici, che i miliardari si rifilano a vicenda, mentre il pusillanime milionario Hugo può solo incassare umiliazioni e ottenere ruoli ingrati da esecutore materiale. Questo non fa di lui un personaggio empatico, ma solo viscidamente patetico, con un complesso di inferiorità schiacciante verso figure ricchissime ma mostruose. Jeff ha invece il ruolo del bastian contrario, anche per via della sua etnia: è interpretato da Rami Youssef e quindi è l'unico personaggio non bianco del cast. Che sia davvero affranto per le tragedie che avvengono nel terzo mondo a causa dei deepfake di Ven è però tutto da dimostrare: il dolore dei disperati sembra per lui solo un argomento retorico per irritare i rivali, anche perché egli stesso dice che la propria AI potrebbe risolvere la crisi in un attimo, ma si rifiuta di venderla e quindi di salvare delle vite.
Questa galleria di mostri è composta, come direbbe il capofamiglia di Succession da "persone poco serie", in linea con il registro satirico scelto che vuole essere un aperto sberleffo al potere. Armstrong si spinge quasi al grottesco, ma non va fino in fondo, preferendo riportare alla quasi normalità una situazione che sfiorava l'apocalisse morale e la distopia planetaria. Il finale vuole ridare spessore ai personaggi e rilanciare ulteriormente il gioco delle alleanze e dei tradimenti, con esito beffardo.
Nell'ambientare la storia tra queste altissime sfere, che Armstrong vuole ridicolizzare senza umanizzarle, l'autore si lascia alle spalle lo sguardo umanista di Succession, dove i personaggi erano ancora feriti nelle emozioni e pagavano un prezzo traumatico per la propria crudele inettitudine. In Mountainhead l'autore non vuole toccare corde umane, rappresenta un mondo che si ritiene al di sopra di qualunque cosa, dove i bilionari sono come bambini crudeli: sadici ma pure volubili, facili alla noia e privi di profondità emotiva. Tutto ciò che non riguarda il loro ego, fosse persino prendere il controllo dell'Argentina o affondare la Cina, non è che un pensiero passeggero, insufficienti a mantenere il loro vanesio interesse. Cercano a tratti di comportarsi da persone con affetti reali, ma è solo la messa in scena di involucri vuoti, ossessionati dal proprio valore in borsa e da sogni di immortalità.
Succedere a Succession non era cosa semplice, ma Jesse Armstrong, l'autore di una delle serie più potenti di sempre, firma il suo primo lungometraggio con un piglio, una rabbia, un'ironia all'altezza del titolo: con Mountainhead siamo veramente in vetta. Nella prima parte si fa un po' fatica a inseguire la verbosità straripante dei quattro chicchi ricchi ma quando finalmente [...] Vai alla recensione »
Dopo aver segnato gli ultimi anni di televisione con Succession, la storia di una famiglia di tycoon della televisione ispirata a Fox News, Jesse Armstrong alza l'asticella della propria ambizione con Mountainhead, un tv-movie prodotto e distribuito da HBO che arriva sui piccoli schermi italiani grazie a Sky. L'area di interesse di Armstrong, regista, sceneggiatore e produttore del film, è più meno [...] Vai alla recensione »
La villa è meravigliosa, tra nevi e pineta. I quattro maschi riuniti sono quelli che hanno cambiato il mondo. Vorrebbero cambiarlo ancora un po', non importa se il mondo ancora non sa usare "quel che gli diamo in mano". Se non nella maniera peggiore. Le notizie che arrivano in tv raccontano rivolte quasi ovunque nel mondo, e un sindaco di Parigi assassinato (risatine).
In una memorabile sequenza della stagione finale di Succession, capolavoro dello sceneggiatore e showrunner britannico Jesse Armstrong, il patriarca Logan Roy si congedava dai suoi quattro figli dicendo loro «vi voglio bene, ma non siete persone serie». Anche i protagonisti di Mountainhead, esordio di Armstrong alla regia di un lungo, sono decisamente persone non serie, nelle cui mani è però concentrato [...] Vai alla recensione »