| Anno | 2025 |
| Genere | Horror, |
| Produzione | USA |
| Durata | 149 minuti |
| Regia di | Guillermo Del Toro |
| Attori | Oscar Isaac, Jacob Elordi, Christoph Waltz, Mia Goth, Felix Kammerer Charles Dance, David Bradley, Ralph Ineson, Nikolaj Lie Kaas, Lars Mikkelsen, Burn Gorman, Christian Convery, Lauren Collins, Kyle Gatehouse, Joachim Fjelstrup, Peter MacNeill, Sean Sullivan, Stuart Hughes, Gord Rand, Val Ovtcharov, Anders Yates, Adam Brown, Santiago Segura (II), Mark Steger, Gregory Mann, Roberto Campanella, Kim Morgan, Chris Andrews, William John Banks, Alex Henderson, Lucas Kelly, Santiago Segura. |
| Uscita | mercoledì 22 ottobre 2025 |
| Tag | Da vedere 2025 |
| Distribuzione | Lucky Red |
| MYmonetro | 3,19 su 27 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 23 ottobre 2025
Guillermo Del Toro dirige Frankenstein, un'avventura ispirata al mito della Creatura, con elementi religiosi e tratti da Shelley e dai film classici. Il film ha ottenuto 5 candidature a Golden Globes, In Italia al Box Office Frankenstein ha incassato nelle prime 7 settimane di programmazione 3,6 mila euro e 2 mila euro nel primo weekend.
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CONSIGLIATO SÌ
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Metà del XIX secolo: una spedizione di marinai bloccati nel Polo Nord s'imbatte in un uomo ferito e in una mostruosa creatura che uccide chiunque lo avvicini. L'uomo, che una volta in salvo racconta la sua storia, è Victor Frankestein, scienziato ossessionato dalla possibilità di vincere sulla morte e responsabile, con il sostegno di un industriale, del fratello e della fidanzata di quest'ultimo, della creazione di un essere umano assemblato con pezzi di cadaveri. Deluso però dalla sua creatura rozza e violenta, Victor ha però cercato di eliminarla scatenando la sua ira. Se però il suo racconto non fosse il solo possibile? Se anche il mostro raccontasse la sua versione, facendo così capire il suo desiderio di comprensione?
Del Toro adatta personalmente il romanzo di Mary Shelley e fa una sintesi del rapporto della cultura occidentale, figlia dello spirito positiva del XIX secolo, con la figura del mostro, la sua natura, le sue origini, la sua umanità.
Il primo scarto decisivo operato dal regista messicano rispetto al testo di partenza, in
un'operazione hollywoodiana targata Netflix che pensa costantemente per ritmo,
confezione e grandiosità a un pubblico il più vasto possibile, è la decisione di ambientarlo
a metà Ottocento, dunque nel secolo dominato dalla scienza e ossessionato dall'indagine
sul corpo umano, riconoscendo implicitamente nel lavoro di Mary Shelley una straordinaria
premonizione del secolo a venire. Il dottor Frankenstein di Oscar Isaac è un folle razionale
che considera Dio un «creatore incerto», figlio di un medico del Settecento (interpretato da
Charles Dance, in un ruolo identico a quello visto in The Book of Vision) che lo invita a
eliminare ogni possibile deriva spirituale o emotiva nello studio anatomico.
«L'avorio non sanguina», dice l'uomo al figlio che studia il parto con riproduzioni di figure
femminili, «ma il corpo sì»: e lungo questa linea di demarcazione tra la materia morta e la
vividezza del sangue, tra il bianco levigato della pietra (e più avanti della pelle del mostro)
e il rosso pulsante della carne, si gioca anche visivamente questo nuovo Frankenstein
dalla travolgente tenuta narrativa e, almeno nella prima parte, dalle scenografie e dai
costumi che ricordano le creature elegantemente deformi del Dracula di Coppola e
dall'interesse morboso per i frammenti umani e la loro composizione, come se questo
nuovo mostro fosse un incrocio tra i «lavori in pelle» di Blade Runner (in fondo le richieste
ai rispettivi creatori sono le medesime) e le cuciture del serial killer «dente di fata» di
Manhunter e Il silenzio degli innocenti.
L'altra grande variazione apportata da Del Toro è la divisione del racconto in due parti
precedute da un prologo: prima il racconto dal punto di vista dello scienziato, poi da quello
della sua creatura. Un modo per allineare i due protagonisti della storia e rendere
paritetico il loro confronto e la riappacificazione finale, ma anche - in linea coi tempi che
corrono - per dare profondità e complessità al mostro stesso, alla sua diversità, e di
rimando alla disumanità del creatore. «Come tutti i potenti si comporta da vittima», dice del
resto di Victor la fidanzata del fratello, la bellissima Elizabeth (Mia Goth), con rimando non
troppo nascosto a modalità attuali di gestione del potere...
Del Toro, insomma, dà al suo film un valore universale, popolare e insieme simbolico,
contemporaneo e senza tempo, peccando in realtà nell'eccessiva estetizzazione della
creatura, fin troppo seducente e statuaria nella prova di Jacob Elordi. Il suo film perde
consistenza nel momento in cui il punto di vista viene ribaltato, che coincide anche, forse
non a caso, con l'abbandono degli aspetti e dei luoghi a lui più cari. Come un Tim Burton
meno fiabesco, il regista messicano dà il meglio di sé nella costruzione della torre dove
Victor compie la sua folle ricerca, con una struttura da architettura gotica e un canale dalla
forma di buco nero. È invece quando ricorre eccessivamente alla CGI, ad esempio negli
spazi naturali in cui la creatura si rifugia e impara la lingua e l'affetto da un anziano
contadino cieco o nella sua lotta col branco di lupi, che il film s'allinea purtroppo
all'indistinta produzione commerciale hollywoodiana, per fortuna senza mai perdere la
strada di un'operazione comunque di grande tenuta, se non sempre espressiva, almeno
narrativa.
Certo, Del Toro non è Coppola, per l'appunto, e anche se la scelta dell'ambientazione a
metà Ottocento permette d'inserire il tema della riproduzione fotografica (nel film è
l'imprenditore che finanzia Victor interpretato da Christoph Waltz a immortalare i frammenti
di cadavere), il tema dell'identità legato allo sdoppiamento di sé in un'immagine (in una
fotografica come in uno specchio), così come quello del linguaggio che crea più della
scienza («Dì il mio nome», chiede implorante Victor al suo figlio deforme...), è solo
accennato e non diventa mai strutturale: è però già tanto che un Frankenstein di questo
tipo possa rimandare a un tale registro di complessità, dando a qualsiasi utente della più
popolare piattaforma in streaming del mondo un'ombra di cinema fatto come si dovrebbe.
La storia più volte raccontata al cinema del mostro creato dalla morte e del suo creatore
ancora più mostruoso diventa un nuovo prodotto altamente spettacolare, contemporaneo
e insieme universale.
L' involuzione di Guillermo del Toro era già iniziata con "La forma dell'acqua". Con questo film di un Frankenstein che amerebbe riprodursi, il regista sembra definitivamente in preda ad un attacco di climaterio virile. Perché solo con la menopausa maschile si può spiegare un simile scempio e di sprezzo del ridicolo.
FRANKENSTEIN... Dopo Pinocchio Guillermo del Toro adatta a modo suo un altro "classico" della letteratura europea facendo nuovamente centro. La storia, pi? volte raccontata al cinema, viene infarcita da tante tonalit? diverse spaziando dall'horror al drammatico passando per un triste romanticismo che viene evidenziato benissimo da una fotografia impeccabile in cui pennellate di colori vivi staccano [...] Vai alla recensione »
“Guillermo s'è perso s'è perso e non sa tornare”. Mi perdoni la buonanima di De Andrè, per questo eccesso di parafrasi, ma non riesco a rendere meglio lo smarrimento del regista e il mio di fronte a questo scempio filmico. Vi siete accaniti tanto a suo tempo sul “Frankenstein di Mary Shelley” sbeffeggiando la grandeur di Kenneth Branagh e giudicando [...] Vai alla recensione »
Premetto che non è il mio genere, ho voluto guardare ugualmente e devo dire che è fatto veramente bene, Del Toro 10 e lode
mi sono inscritto solo per fare questa recensione, da vedere almeno una volta nella vita, spettacolare, poetico, brutale.C'? di tutto, poesia, fisica, filosofia, quesiti su dio e la creazione dell'uomo, la superbia della razza umana, il dolore, la vita, la morte, il perdono, c'? tutto.
ormai guillermo del toro fa un film uguale all'altro, sempre la stessa storia il mostro buono, lo scienziato/militare cattivo, la ragazza che se ninnamora, tutto già visto in la forma dell'acqua, questa deriva "burtoniana" personalmente mi ha stancato, film noioso e non bastano alcune scene, tra l'altro smaccatamente digitali per risollevarlo
Netflix ha proposto una versione di Frankenstein a met? tra Avatar, per l'aspetto fisico del mostro, e La bella e la bestia, per la presenza dell?incantevole Elisabetta Lavenza, interpretata dalla talentuosa Mia Goth. Gi? apprezzata in pellicole come Pearl (facente parte di una trilogia horror).Manca la poesia della versione anni ?30 di Whale, forse inarrivabile e irripetibili.
Ho visto in questi giorni Frankenstein di Guillermo del Toro, il primo film che vedo del regista. Avevo letto che è maestro della forma, e devo dire che la fama è meritata: del Toro riesce a creare bellezza nel contrasto tra l’osceno e il sublime. C’è un’eleganza visiva che attraversa ogni inquadratura — i costumi, le luci, la fotografia — e [...] Vai alla recensione »
Film spettacolare che va oltre qualche piccolo vuoto nella sceneggiatura. Scene mozzafiato...se viste in sala; purtoppo Netflix, ancora una volta, produce un bellissimo film proiettato in una scatolina di un metro quadrato e un audio da allunaggio. DA VEDERE IN SALA, ma non si può perché ormai l'arte è asservita agli interessi privati.
Del Toro riesce nel suo intento di farti immedesimare nella creatura, di farti vedere come sia il riflesso di un' umanit? malata e indegna, e non solo del suo creatore. Recitato bene e la fotografia ? stupenda.Forse a tratti troppo splatter.
Paura è il tema predominante che ho percepito, ma non dal film ma dal regista Del Toro. Paura di fallire, paura di non fare un film all'altezza del mito di Frankenstein, paura di essere banale, paura di non soddisfare le proprie aspettative del suo culto. Come approccio mi ha ricordato il Nosferatu di Eggers( che viene risollevato da WIllem Dafoe), anche qui un approccio barocco, tanta ma [...] Vai alla recensione »
bel film non ? un horror ma piuttosto un drammatico/avventura a sfondo sociologicodue ore e mezza scorrono bene senza annoiareda vedere
Del Toro non produce film ma vere e proprie opere.Nello specifico di Frankenstein secondo il mio modesto parere, ? riuscito a creare un qualcosa che v? ben oltre alla storia che tutti conoscono,incredibile la sua capacit? di farti trasportare dal fascino e dall?ambizione di Victor nel primo capitolo (anche grazie alla maestria di Oscar Isaac) e come riesce Pian piano a farti sgretolare quel Dio della [...] Vai alla recensione »
Paura è il tema predominante che ho percepito, ma non dal film ma dal regista Del Toro. Paura di fallire, paura di non fare un film all'altezza del mito di Frankenstein, paura di essere banale, paura di non soddisfare le proprie aspettative del suo culto. Come approccio mi ha ricordato il Nosferatu di Eggers( che viene risollevato da WIllem Dafoe), anche qui un approccio barocco, tanta ma [...] Vai alla recensione »
Prodotto da Netflix, e dal 7 sarà sulla piattaforma però va visto in sala, sullo schermo più mega possibile: è spettacolo sontuoso. È il film che del Toro sognava di fare da tutta la vita, era ragazzo quando il romanzo di Mary Shelley lo folgorò. La passione traspare da ogni fotogramma, poco importa che non tutto ci convinca. Splendido il prologo tra i ghiacci, dove si tornerà per l'epilogo (gravato [...] Vai alla recensione »
Sembra che già dal 2007 Guillermo del Toro, dopo averlo sognato sin da bambino, cercasse di trasporre per lo schermo il famoso romanzo Frankenstein o, il moderno Prometeo (1818) di Mary Shelley che la scrittrice inglese scrisse a solo diciotto anni e pubblicò la prima volta anonimamente due anni dopo nel 1820. Da allora molta acqua è passata sotto i ponti cinematografici a partire dalla prima importante [...] Vai alla recensione »
«È l'amore il motore del mondo, solo quello ci salverà" ha asserito Guillermo Del Toro, presentando il suo "Frankenstein" a Venezia. Fedele a quell'idea, il regista messicano ha realizzato il proprio sogno di spettatore bambino, ipnotizzato da Boris Karloff (protagonista del secondo e più celebre adattamento cinematografico del romanzo gotico di Mary Wollstonecraft Shelley, diretto nel 1931 da James [...] Vai alla recensione »
Una nave imprigionata fra i ghiacci del Polo Nord. Un uomo ferito su una slitta. Un essere mostruoso e indistruttibile che fa strage fra i membri dell'equipaggio. A chi ricorda i vecchi Frankenstein con Boris Karloff o anche il mitico Frankenstein Junior di Mel Brooks questo incipit suonerà insolito, ma è esattamente così che iniziava il romanzo di Mary Shelley pubblicato nel lontano 1818.
Se pensate che sia facile, aspettate a vedere - esce la prossima settimana - "Dracula - L'amore perduto" di Luc Besson. Capirete la differenza tra un film sognato per una vita, profondamente sentito, e un film d'occasione, a suo modo ben fatto ma gelido. E affrettatevi a vedere questo meraviglioso "Frankenstein" finché sta nei cinema, purtroppo in una ventina di sale soltanto.
Esce l'ennesimo adattamento del classico racconto di Mary Shelley su Victor Frankenstein, uno scienziato brillante, ma egocentrico che dà vita a una creatura, in un mostruoso esperimento che alla fine porta alla rovina sia del creatore e forse anche della sua creazione. La storia è nota: una spedizione di marinai bloccati al Polo Nord, a metà Ottocento, raccoglie un uomo ferito, in fuga da una mostruosa [...] Vai alla recensione »
Guillermo del Toro ha un'affinità con i mostri. Che si tratti di figure simpatiche come il tritone incompreso di La forma dell'acqua o dell'inquietante mangia-bambini di Il labirinto del fauno, del Toro li tratta tutti con venerazione. Non sorprende, quindi, che adattare il classico di Mary Shelley fosse un'ambizione a lungo accarezzata dal regista.
Il regista messicano Guillermo del Toro firma per Netflix un imponente rivisitazione del mito di Frankenstein spostando l'ambientazione a metà del 1800 quando già la scienza aveva fatto passi da gigante e aggiunge il racconto dei due punti di vista, quello dello scienziato e quello della sua creatura per un film moderno e contemporaneo, al punto da rendere quasi troppo reale Frankenstein.
Spinto dall'ego, il brillante ma tormentato scienziato Victor Frankenstein, che con arroganza gioca a fare Dio, porta a termine la missione di creare una nuova vita. Nasce così la Creatura, risultato dell'assemblamento di parti di diversi cadaveri recuperati. Diretto dal messicano Guillermo del Toro e in concorso all'ultima Mostra di Venezia, la nuova versione di Frankenstein tratta dal celebre romanzo [...] Vai alla recensione »
Pubblicato anonimo nel 1818, Frankenstein ovvero il moderno Prometeo fu concepito da Mary Shelley nel 1816 sul lago Lemano, quando in una notte stregata di dormiveglia le apparve vivida l'immagine di un cereo studioso chino accanto all'orrenda sagoma di un uomo disteso, il cui corpo grazie a un potente macchinario vibrava come vivo a metà. Il romanzo, che profeticamente coglieva le prime contraddittorie [...] Vai alla recensione »
Isaac sperimenta la creazione, Waltz cerca l'immortalità, Elordi ricucito s'arrabbia, tra salotti londinesi, una torre gotica futuribile e il Polo Nord di buio e ghiaccio: Frankenstein, la versione di un vero fan del «gioco del cinema» con un personale bestiario dai miti horror, premio Oscar (La forma dell'acqua e Pinocchio), anche qui con budget top (200 milioni).
Il Mostro, la Creatura, l'Esserediverso è l'eroe, il "buono"; il Creatore, lo Scienziato, il Padre-Padrone è il vero dannato, il "cattivo". Lo sappiamo, è sempre stato così, più o meno tre le righe di tanta letteratura e cinema orrifici e fantastici. Era così anche nel romanzo di Mary Shelley, che Del Toro rispetta nella suddivisione in una sorta di prefazione (il resoconto del capitano Walton) e nei [...] Vai alla recensione »
L'ordine della Creazione che dialoga con la rivolta prometeica dell'Uomo, ribelle alla finitezza del suo destino di morte: Guillermo del Toro conosce bene il discorso e lo lascia vibrare in un Frankenstein che offre alla Creatura dimensioni statuarie, nitore marmoreo opposto alla corvina stortura del suo creatore, che trascina tra i ghiacci in una fuga impossibile.
Progetto inseguito da Del Toro per anni, il suo Frankenstein (infine realizzato per Netflix) è una favola nera e follemente romantica, in cui il Victor Frankenstein di Oscar Isaac, con boccoli ribelli e vistosi completi da dandy, è più simile a un artista capriccioso e umorale che a uno scienziato pazzo. «Perché non parli?» è infatti l'accusa che rivolge, furente, alla sua Creatura dall'intelletto [...] Vai alla recensione »
La poetica di Guillermo del Toro, la sua idea di cinema, l'estetica e i contenuti, la fascinazione per la dimensione orrorifica gotica sono sempre stati elementi così chiari da essere lampanti, come le fonti ispiratrici, da James Whale a Boris Karloff, passando per tutte le suggestioni messe nere su bianco da Mary Shelley. Insomma, con questo Frankenstein il cineasta messicano torna praticamente a [...] Vai alla recensione »
Dopo Pinocchio, Frankenstein. Guillermo Del Toro attinge ai classici per raccontare ancora una volta la passione per i diversi, i reietti, gli abbandonati. E se aveva affidato la sua rilettura collodiana all'animazione in stop-motion per il suo Frankenstein sceglie la strada del melodramma in costume, sfarzoso ma in fin dei conti inerte. Attenendosi piuttosto fedelmente al canovaccio narrativo del [...] Vai alla recensione »
Guillermo Del Toro, dopo la parentesi animata di Pinocchio, torna al cinema tradizionale, se pure sia possibile usare questo termine per uno dei registi più visionari e folli. Ecco quindi in concorso la sua ri-lettura del Frankenstein di Mary Shelley, con tutti gli interrogativi esistenziali sottesi alla vicenda. Si comincia tra i ghiacci dove una nave danese incagliata entra in contatto prima con [...] Vai alla recensione »
Non è facile approcciarsi (e addirittura riscrivere) a un capolavoro come "Frankenstein" di Mary Shelley. Non è facile perché, come ben sappiamo, è sempre molto delicato tradurre in immagini ciò che le parole stampate hanno saputo raccontare così bene, tenendo anche conto del fatto che di trasposizioni cinematografiche ne sono già state realizzate tante e tante dalle origini del cinema ai giorni nostri. [...] Vai alla recensione »
Traumatizzato dalla scomparsa prematura della madre, il giovane barone Victor Frankenstein (Oscar Isaac) ora ha un unico scopo: dominare la vita e la morte. Soprattutto la morte. Con l'aiuto del futuro ambizioso e interessato suocero (Christoph Waltz) riuscirà a realizzare la celeberrima impresa. Sarà l'inizio della fine. Il racconto horror gotico per eccellenza torna al cinema per manifestarsi nuovamente, [...] Vai alla recensione »
Come nel rapporto fra Pinocchio e Geppetto, anche quello tra Victor Frankenstein e l'austero padre è fondato sulla disobbedienza: il figlio ripudia la violenza di un padre che non lo ha mai accettato davvero e rimpiange l'affetto di una madre che lo ha lasciato troppo presto. Se l'indagine sulla morte è un punto cardine della cultura in cui lo stesso Guillermo del Toro si è formato - lo ribadisce il [...] Vai alla recensione »
Guillermo del Toro cerca di ristabilire con il suo "Frankenstein" un contatto più fedele e completo al romanzo gotico di Mary Shelley e di ricollegarsi ai capolavori di James Whale per il grande schermo. La storia del dottore (un febbrile Oscar Isaac) e della Creatura è arcinota, almeno nelle sue dinamiche principali. Il regista messicano gira un film classicamente maestoso e barocco, fin troppo esasperato [...] Vai alla recensione »
Su Frankenstein fecero anche tre film muti, negli anni '10. In fondo, perché no? Il mostro può far paura anche senza parlare. Contare tutti i film sonori dagli anni '30 in poi, parodie e cross-over inclusi (esiste anche Jesse James incontra la figlia di Frankenstein, 1966), è impresa impossibile. È un personaggio - anzi due, il dottore e la creatura - che non passerà mai di moda.
Mai visto un Frankenstein così sexy, tra il Miguel Bosé di Tacchi a spillo (1991) di Almodóvar e il Johnny Depp di Edward mani di forbice (1990) di Burton, nella Storia del Cinema. Lo ha creato quel geniaccio visionario amante pasionario dei mostri al secolo Guillermo del Toro il quale torna in competizione veneziana dopo aver vinto il Leone d'Oro, e poi l'Oscar per Miglior Film (prima volta che i [...] Vai alla recensione »
Frankenstein è uno dei personaggi letterari più amati dal mondo cinematografico. Guillermo Del Toro da molti anni accarezzava l'idea di farne una sua versione e adesso finalmente ci è riuscito, conquistando anche un posto nel concorso di Venezia 82, festival dove il regista messicano vinse il Leone d'oro con il suo La forma dell'acqua. Divisa in tre parti (Prologo; Il racconto di Victor; Il racconto [...] Vai alla recensione »
"Così il cuore si spezzerà, eppure spezzato vivrà" (Lord Byron) C'è il cuore che continua a battere in Frankenstein. Nel cinema di del Toro forse lo fa da sempre. Prima della nascita e dopo la morte. Il cineasta di origine messicana ha inseguito a lungo il progetto su Frankenstein che ha definito "il suo film del cuore" dopo aver visto la versione più famosa, quella diretta da James Whale nel 1931 [...] Vai alla recensione »
Il gotico ha un fascino immediato, che coinvolge sempre nuovi cineasti. A gennaio è arrivata sugli schermi una nuova versione di Nosferatu diretta da Robert Eggers, oggi alla Mostra del Cinema di Venezia (in concorso), uno dei film più attesi è Frankenstein di Guillermo del Toro. A colpire è l'elemento esoterico che si fonde con l'umano: la bella e la bestia, il demone e l'angelo, l'orrore che si lega [...] Vai alla recensione »