| Anno | 2025 |
| Genere | Animazione |
| Produzione | USA |
| Regia di | John Fang |
| Attori | Terri Douglas, Michael Woodley, Kimberly Bailey, David Boat, Secunda Wood Dave B. Mitchell, Michael Ralph, Fred Tatasciore, Isaac Robinson-Smith, Debra Wilson, Terry Maratos, Alexi Stavrou. |
| Tag | Da vedere 2025 |
| MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento martedì 12 agosto 2025
Azione e avventura per una serie d'animazione ambientata nel mondo Marvel.
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CONSIGLIATO SÌ
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Creta 1260 a.C., il Leone, un agente wakandiano che ha rubato alcune armi e altri oggetti a base di vibranio, sta dando inizio a un piano di conquista del mondo antico. Nessuno è ancora stato capace di fermarlo e recuperare il prezioso metallo, così l'incarico viene assegnato a Noni, una Dora Milaje insubordinata, che ha dovuto lasciare il corpo di guerriere scelte ma, per questo motivo, è ignota al Leone. Non molti anni dopo, durante l'assedio di Troia, Memnon cerca di recuperare un artefatto che contiene vibranio infiltratosi tra gli Achei. Combatte al fianco di Achille, ma i diversi obiettivi dei due avranno esito tragico. Molti secoli più tardi, nella Cina del 1400, l'agente Basha recupera dell'altro vibranio perduto, ma incorre in una maledizione... Infine, nel corso della guerra coloniale combattuta dagli invasori italiani contro gli Etiopi, nella città di Adua nel 1896, il principe Tafari e l'agente Kuda ritrovano un ulteriore frammento di vibranio perduto, ma il loro viaggio di ritorno in Wakanda viene interrotto da... L'ultima Black Panther.
Composta da soli 4 episodi, la serie semi-antologica Eyes of Wakanda vanta animazione di ottimo livello, con magnifici sfondi, ma se i primi tre episodi funzionano, quando arriva il momento di tirare le fila l'intreccio risulta troppo pretestuoso.
Che gli artefatti contenenti il vibranio da recuperare siano il McGuffin delle varie avventure di questa serie è chiaro fin da subito, ma quando uno di questi è improvvisamente legato a una apocalisse futura e non va riportato in Wakanda ecco che le cose non sembrano più avere senso né ricevono spiegazioni. Gli eventi sembrano mossi solo da un espediente narrativo fin troppo evidente, tale da compromettere l'immersione nel racconto. Allo stesso modo, il possibile legame tra gli oggetti visti nei precedenti episodi non viene elaborato: cerca di infiocchettare l'intero pacchetto in modo però privo di sostanza. Se almeno l'osservatore dal futuro fosse stato al centro di un racconto cornice, l'amalgama sarebbe risultata più coesa. Così com'è, invece, sembra soltanto un elemento appiccicato sul finale. Questa faciloneria, questa fretta di chiudere, rende piuttosto evidente che la serie ha cambiato più volte strada prima di arrivare alla versione da soli quattro episodi. Magari ci sarà una seconda stagione ma, considerato il costo, potrebbe anche fermarsi qui.
La produzione di Disney e della società di Ryan Coogler, Proximity Media, sembra abbia infatti investito 20 milioni di dollari per queste quattro puntate: una cifra molto alta. La realizzazione è stata affidata agli inglesi di Axis Animation, che si sono espressi in una tecnica ibrida, con sfondi dipinti a mano in digitale e con personaggi invece animati fluidamente in CGI. Si tratta di uno stile non molto lontano da Arcane, ma senza le irruzioni di diverse tecniche che hanno fatto della serie di Fortiche un vero unicum. In Eyes of Wakanda invece l'unica rottura stilistica è contenuta nella sigla iniziale, animata in tecnica tradizionale da Studio AKA e molto suggestiva nel suo gioco di ombre, che rielabora alcune scene chiave della serie. La sigla finale consiste poi di cartelli con Concept Art, come già quella di The Mandalorian. Il risultato complessivo è un'animazione di buon livello, dove il disegno eccelle negli sfondi, i movimenti sono agili sia per figure sia per la "macchina da presa" virtuale. Il character design è ispirato alle figure allungate dell'artista afroamericano Ernie Barnes, mentre l'illustratore e artista di murali Dean Cornwell ha influenzato la gamma cromatica e il decor afrofuturista del Wakanda.
Tematicamente la serie problematizza la posizione politica del Wakanda, avanzato ma tanto isolazionista da mandare nel mondo esterno agenti pronti, pur di controllare che il vibranio non finisca in altre mani. La serie inizia con il tradimento di una di queste spie, dette Hatut Zaraze: sono i loro gli occhi del Wakanda del titolo, che scrutano in incognito quel che succede negli altri Paesi. Ma come illustreranno le puntate successive alla prima, una tragica e una invece leggera, vivere una vita in incognito per una ragione di stato ha un prezzo: tradire le persone con le quali la si condivide.
Se inizialmente il Wakanda si riprende ciò che è suo, quando poi la missione di recupero si protrae lungo molti secoli sfocia nell'appropriazione culturale, di tesori che sono ormai altrui da oltre un millennio. Nello scontro tra culture al centro della serie stupisce per la scelta del colonialismo italiano in Africa, così raramente trattato nei media e tanto meno in quelli di produzione angloamericana. Si tratta solo di una piccola parentesi, perché la puntata verte principalmente sui viaggi nel tempo, ma è comunque una rappresentazione di insolita crudezza degli "italiani brava gente".
Il terzo episodio introduce, per la prima volta nel Marvel Cinematic Universe canonico, un eroe che a fumetti vanta una dinastia immortale, qui protagonista di sequenze d'azione coreografate con studiata eleganza. Una conferma che i valori della serie sono prima di tutto tecnici e figurativi, ma bastano, per lo meno per tre puntate su quattro, a compensare un arco narrativo complessivo raffazzonato.