
Anno | 2025 |
Genere | Commedia, |
Produzione | Italia |
Durata | 97 minuti |
Al cinema | 6 sale cinematografiche |
Regia di | Gianni Di Gregorio |
Attori | Gianni Di Gregorio, Greta Scarano, Tom Wlaschiha, Anna Losano, Pietro Serpi Iaia Forte, Alessandro Bedetti, Marco Lo Chiatto. |
Uscita | venerdì 5 settembre 2025 |
Tag | Da vedere 2025 |
Distribuzione | Fandango |
MYmonetro | 2,97 su 12 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 8 settembre 2025
Un ex professore in pensione vive solo e in pace, finché la figlia tradita torna con i figli: la sua quiete svanisce e la vita cambia del tutto. Come ti muovi, sbagli è 31° in classifica al Box Office. mercoledì 8 ottobre ha incassato € 1.358,00 e registrato 53.897 presenze.
CONSIGLIATO SÌ
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Un ex professore di liceo trascorre gli anni della pensione nella sua grande casa vuota, spesso sonnecchiando sul divano, e scansando accuratamente ogni imprevisto. Dopo le dipartite della moglie, che non c'è più, e della figlia Sofia, che vive in Germania, ha scelto di vivere serenamente da solo, evitando anche le velate proposte della piacente amica Giovanna. Ma improvvisamente Sofia piomba a Roma dalla Germania con i due figli Olga e Tommaso perché il marito tedesco Helmut l'ha tradita. Figlia e nipoti si piazzano in casa del professore ponendo fine alla sua quiete, e lui si ritroverà coinvolto a tempo pieno nella gestione di Olga e Tommaso, dato che Sofia da un lato studia per assicurarsi un nuovo lavoro, dall'altro incontra una serie di uomini nella speranza che le facciano dimenticare il fedifrago Helmut. Il quale, pentito, decide di raggiungere a piedi Roma dalla Germania, intraprendendo un percorso di espiazione nella speranza di ottenere il perdono della moglie.
Per capire il senso profondo di Come ti muovi sbagli, sesta regia di Gianni Di Gregorio e terza cosceneggiatura insieme a Marco Pettenello, bisogna partire proprio dal titolo, e arrivare con pazienza fino alla fine.
Perché il titolo enuncia il problema al centro non solo della trama, ma della nostra vita di esseri umani fallibili, e perché, come nei precedenti film di Di Gregorio e Pettenello Lontano lontano e Astolfo, solo in fondo ci rendiamo conto che l'apparente favoletta leggera ha un doppiofondo grave (ma per fortuna non greve) e un retrogusto doloroso. Come ti muovi sbagli è una parabola sulla fragilità, a cominciare da quella del protagonista che si illude di potersi chiamare fuori dalla vita e le sue grane, per continuare con quella di Sofia che crede di poter rimpiazzare il marito e scopre che gli uomini sui coetanei sono inconsistenti e vacui, e finire con quella di Helmut, il cui atto di debolezza non a caso è l'incipit del film, e la cui onesta disamina del perché una persona ceda alle tentazioni, pur intuendone le conseguenze, costituisce il dialogo più significativo della storia.
La messa in scena di Di Gregorio ha però limiti visibili: un impianto quasi televisivo, una lentezza intenzionale che indugia troppo a lungo sulle espressioni tipiche dell'autore - che ovviamente incarna il professore - una naïveté a volte eccessiva. Ma la confezione retrò è anche la cifra autoriale caratteristica di Di Gregorio, che ha trovato un suo spazio nel panorama cinematografico italiano in età avanzata, e che fa del racconto di ciò che si impara a quell'età un gradevole unicum. Di Gregorio, anche all'interno della sua convenzionalità "vecchio stile", riesce ad evitare le ovvietà e a rappresentare reazioni umane non scontate. Il suo Professore è un Oblomov contemporaneo, ma la sua passività e indecisione si scontrano con il più italiano dei richiami. ovvero quei legami famigliari "che ti fregano", risucchiandoti dentro la vita anche quando vorresti gradualmente abbandonarla. Greta Scarano e Iaia Forte (rispettivamente Sofia e Giovanna) sono le donne che legano il professore alla realtà insieme alla nipote Olga, ben interpretata da Anna Losano (vista di recente nella serie Fuochi d'artificio, e chissà perché definita in Come ti muovi sbagli una "bambina" quando è evidentemente un'adolescente). Pietro Serpi (il piccolo Tommaso) e l'attore tedesco Tom Wlaschiha (Helmut), già apprezzato ne L'incredibile storia dell'Isola delle Rose, rappresentano invece l'irrequietezza e una certa sventatezza maschile, che sono comunque manifestazioni essenziali di vitalità. Ed è proprio sul tiro alla fune fra vita e morte che si assesta il senso più profondo di questa ulteriore parabola di Di Gregorio, un autore che rallenta e li dilata i ritmi e i paradigmi del cinema contemporaneo per ricordarci che nel nostro tempo ci sono ancora spazi di umanità resistente, e narrazioni refrattarie ad ogni manuale di sceneggiatura.
C'è un cinema sommesso, gentile, mai sopra le righe, che racconta di gente normale, che conduce una vita normale, senza eccessi, senza pretese, senza fretta , un cinema semplice che racchiude una profondità di sentimenti, dove vincono gli affetti, la famiglia, la comprensione della fragilità umana. E' il cinema di Gianni De Gregorio, che dal suo esordio con " [...] Vai alla recensione »
Differentemente dal linguaggio impoverito, scurrile e volgare di film come I Roses (Warren Adler) e Una notte a New York (Christy Hall), o l’enfasi per quello che le donne hanno in mezzo alle gambe (Povere creature! di Yorgos Lanthimos) qui abbiamo la possibilità di vedere un commedia all’italiana piacevole, dignitosissima, non offensiva, ironica quanto basta, che ci permette di [...] Vai alla recensione »
“Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende, prese costui della bella persona che mi fu tolta … Amor, ch'a nullo amato amar perdona”: se non ricordo male è questo verso di Dante che dà inizio al film, è la Francesca del V° canto dell'inferno: ci troviamo in una classe di liceo forse di Heidelberg, e il professor Helmut spiega la solennità [...] Vai alla recensione »
Di Gregorio non si smentisce,una commedia leggera e profonda che fa sorridere e riflettere nello stesso tempo.Bravo!
Di Gregorio non si smentisce,una commedia leggera e profonda che fa sorridere e riflettere nello stesso tempo.Bravo!
Di Gregorio non si smentisce,una commedia leggera che fa sorridere e rifletter allo stesso tempo. Bravo!
Cosa c'è di imbarazzante? La recitazione di lui. Quella dei bambini. I dialoghi. La storia. Io me lo sono chiesto, "ho troppe pretese?" No. Questo è un film davvero patetico.
Il prof in pensione Di Gregorio vive solo, scrive senza troppo dannarsi un saggio sui longobardi, tiene a distanza laia Forte che gli ronza intorno. E contento così, gli piace star tranquillo. Alla tranquillità deve rinunciare quando la figlia Greta Scarano - in rotta col marito tedesco e prof, e le ha messo le corna - e i due nipoti gli si stabiliscono in casa.
È il sesto film di Gianni Di Gregorio, dopo l'esordio in quota senior del 2008 con Pranzo di ferragosto e una amabile serie di film coi quali ha stabilito una sua cifra microrealistica, che rifugge il rigore ideologico del realismo in favore di un approccio più caratteriale ed empatico, di quartiere, tendente alla narrazione supina di una realtà che nasce e resta antidrammatica.
Chi conosce Di Gregorio, autore che della sua anzianità riservata e cauta fa una drammaturgia umoristica tra indulgenza, rassegnazione e famiglie disfunzionali (da Pranzo di Ferragosto a Astolfo), sa che al fondo del suoi episodi filmici c'è uno sguardo critico: l'elogio della solitudine che s'infrange sulla sollecitazione del mondo, amici, parenti, casini di ogni tipo.
Garbato come sempre, Gianni Di Gregorio ci regala una nuova commedia in grado di far brillare le sfumature del vivere quotidiano. Classe 1949, il cineasta e attore romano negli ultimi anni - dal fortunato «Pranzo di Ferragosto» (2008) in avanti - si è cucito addosso un cinema personale, che fa perno sulla sua arguzia da sceneggiatore attento alle sfumature e diviene confidenziale grazie alla sua presenza [...] Vai alla recensione »
L'impossibilità di essere normale. Professore in pensione da dieci anni, il protagonista vede piombare in casa la figlia tradita dal marito, professore anche lui, e i due vivaci nipotini. Vita normale da single, addio. Quando la nuova famiglia inizia persino a diventare gustosa, tutto si interrompe: addio, risorta normalità. Come ti muovi, insomma, sbagli.
Ogni vita è un equilibrio instabile tra slanci e cadute, tra il desiderio di avanzare e la paura di sbagliare. Come ti muovi, sbagli porta questo paradosso già nel titolo, trasformandolo in dichiarazione poetica: non il giudizio amaro, ma l'accettazione serena che gli errori sono la sostanza stessa del vivere, il segno della nostra imperfezione condivisa.
A casa di Gianni Di Gregorio- regista, sceneggiatore e personaggio, dopo "Pranzo di Ferragosto" che lo fece uscire da dietro le quinte dove aveva lavorato tutta la vita - arriva la figlia con i nipotini. Non è una visita di cortesia. Arrivano per stare, dopo che il marito di lei, a Heidelberg dove dovrebbe insegnare, leggendo la "Divina Commedia" ha scambiato occhiate di fuoco con una bella studentessa. [...] Vai alla recensione »
"Come ti muovi, sbagli" di Gianni Di Gregorio è un piccolo film-panacea, uno di quei titoli che confortano lo spettatore avvilito e deluso dalle troppe commedie italiane contorte, aggressive o volgari. Il settantaseienne regista romano, buono nel senso proprio del termine anziché buonista, attento alle cose del mondo fingendo di perdersi nei dettagli, saggio senza impancarsi a maestro, antico senza [...] Vai alla recensione »
"Che me lo dai un bicchieretto?". Ed eccoci di nuovo nel Gianni Di Gregorio Universe, ché poi non si trova in una galassia lontana ma letteralmente alla porta accanto, in una Roma a misura d'uomo dove la vita scorre placida e indolente, i supplì si digeriscono meglio con un po' di vinello e un'insalatina per alleggerire, si guardano i vecchi western in televisione e si leggono libri per prepararsi [...] Vai alla recensione »
Ha un gentilezza perduta il cinema di Gianni Di Gregorio. I suoi personaggi riattraversano i luoghi riconoscibili di Roma, un po' come Jacques Tati faceva con Parigi. Dall'esordio di Pranzo di Ferragosto cerca di recuperare l'anima popolare e genuina di luoghi e personaggi che oggi o sono nascosti o appartengono ai suoi ricordi oppure rappresentano il modo di vivere del suo personaggio.
Il cinema di Gianni Di Gregorio è unico. In pochi riescono a trasmettere un'empatia profonda, un affetto rivolto a pubblico e attori. Il punto di forza sono i sentimenti, le atmo sfere agrodolci che sfociano in un sorriso. Come ti muovi, sbagli, con Di Gregorio (nella foto, al centro) dietro e davanti la macchina da presa, è stato presentato a Venezia.