Napoli Milionaria

Polemicamente, di primo acchito, verrebbe da chiedersi cosa c’entra uno dei tanti registi di film di cassetta, che affollano le sale dei cinema nostrani di gente che vuole soltanto divertirsi, con uno dei capolavori di Eduardo, che dovrebbe invitare piuttosto a una drammatica riflessione sull’esistenza umana e sul significato profondo ed ambiguo di parole di cui oggi tanti si riempiono la bocca a sproposito come “Pace”, se non fosse che proprio perché si tratta di un’opera immortale la sua messa in scena passa in secondo piano rispetto alla performance del cast, che, oramai, più che recitare il copione, per quanto lo stesso è amato e conosciuto, è chiamato a salmodiarlo in coro con lo spettatore che ripete con l’attore le battute dentro di sé come se più che assistere ad una commedia stesse partecipando ad una funzione sacra. [+]

Polemicamente, di primo acchito, verrebbe da chiedersi cosa c’entra uno dei tanti registi di film di cassetta, che affollano le sale dei cinema nostrani di gente che vuole soltanto divertirsi, con uno dei capolavori di Eduardo, che dovrebbe invitare piuttosto a una drammatica riflessione sull’esistenza umana e sul significato profondo ed ambiguo di parole di cui oggi tanti si riempiono la bocca a sproposito come “Pace”, se non fosse che proprio perché si tratta di un’opera immortale la sua messa in scena passa in secondo piano rispetto alla performance del cast, che, oramai, più che recitare il copione, per quanto lo stesso è amato e conosciuto, è chiamato a salmodiarlo in coro con lo spettatore che ripete con l’attore le battute dentro di sé come se più che assistere ad una commedia stesse partecipando ad una funzione sacra. Gallo riesce nell’impresa titanica, negata ad altri suoi colleghi contemporanei, di interpretare il testo in modo esemplare, parimenti distante sia da ogni inutile tentativo di somigliare a Eduardo sia dalla presunzione spesso accompagnata all’arrogante ciucciaggine di volerne dare una propria versione. Gallo si annulla e lavora per sottrazione fino all’esaurimento, direi quasi allo svanimento, del suo stesso personaggio, che scompare tra la gente del vicolo diventando una delle tante voci del popolo napoletano in una tragedia corale, che dal dopoguerra continua in altri modi fino ad oggi. Molto bene in questo senso la sequenza finale di Luca Miniero, con le luci della porta-finestra del basso che incorniciano i volti di Gallo e di Vanessa Scalera, forse un po’ eccessiva quest’ultima rispetto all’algida sobrietà di una Regina Bianchi, che si allontanano svanendo in dissolvenza nella città avvolta dalle tenebre. Meno indovinata, anche se furba, l’idea di chiudere il film con un pezzo di Pino Daniele mentre scorrono i titoli di coda, come peraltro Sorrentino nel suo ultimo lavoro, aggiungendo a buon mercato una facile retorica dei sentimenti, che risulta ridondante rispetto al pathos dell’opera compiutamente espresso e sintetizzato nell’ultima memorabile battuta “Adda passà ‘a nuttata” magnificamente pronunciata con un filo di voce da Gallo. [-]