| Anno | 2024 |
| Genere | Drammatico, |
| Produzione | USA |
| Durata | 90 minuti |
| Regia di | Sarah Friedland |
| Attori | Kathleen Chalfant, H. Jon Benjamin, Rafael Hernández (II), Florinda Medina Carolyn Michelle, Bernard Beck, Katelyn Nacon, Carolyn Michelle Smith, Andy McQueen, London Garcia, Joahn Webb, Mike G., Alison Martin, Pierce Minor. |
| Uscita | giovedì 25 settembre 2025 |
| Tag | Da vedere 2024 |
| Distribuzione | Fandango |
| MYmonetro | 3,64 su 16 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 17 settembre 2025
Una donna mette in discussione se stessa dopo aver cominciato una nuova vita in una casa di cura. Il film è stato premiato a Venezia, ha ottenuto 3 candidature e vinto un premio ai Spirit Awards, In Italia al Box Office Familiar Touch ha incassato nelle prime 11 settimane di programmazione 26,4 mila euro e 11,5 mila euro nel primo weekend.
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CONSIGLIATO SÌ
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L'anziana vedova Ruth si prepara nella sua grande casa per una cena con un giovane uomo che non conosce. Si tratta, in realtà, di suo figlio Steven, che lei non riconosce perché sta perdendo la memoria e la consapevolezza di chi è e chi è stata in passato. Ruth sta per essere accolta in una casa di riposo per anziani, la Bella Vista, e Steven è lì per accompagnarla. Arrivata nella struttura, la donna è accolta dalla badante Vanessa, gentile e premurosa, ma fatica a capire la nuova collocazione. Coi giorni Ruth passa da momenti di lucidità ad altri di smarrimento, vivendo comunque liberamente la sua vita e i suoi desideri di donna anziana.
Il film ha vinto lo scorso anno il premio per la miglior regia nella sezione Orizzonti della Mostra di Venezia ed è una delle più delicate e toccanti rappresentazioni della vecchiaia viste al cinema negli ultimi anni.
Di recente, del resto, il soggetto non è stato così raro come in passato, come dimostrano The Father - Nulla è come sembra di Florian Zeller, dramma sulla malattia d'Alzheimer che ha regalato un Oscar a Anthony Hopkins, o sul versante horror Relic o The Rule of Jenny Pen. Con Familiar Touch, però, siamo dalle parti di un cinema diverso, più fragile, forse, ma più intimo e diretto. La regista Sarah Friedland mette da parte ogni tentazione drammatica e con stile essenziale e misurato - lo dimostrano i piani fissi e frontali negli interni o i primi piani ravvicinati della protagonista, ricordando l'importanza di una regia che sappia da quale distanza mostrare le cose e le persone - si concentra sulla rappresentazione fisica e insieme psicologica di una donna alienata a sua insaputa dalla realtà.
Grazie alla straordinaria interpretazione di Kathleen Chalfant, attrice teatrale all'esordio nel cinema e anch'ella premiata a Venezia, Familiar Touch offre il ritratto di un corpo, di un volto, di una figura che mostrano le mille sfamuture di un essere umano, il suo presente, il suo passato, il suo nulla. Ruth è una donna indipendente, volitiva, appassionata, sia quando crede di vivere una vita che non è mai stata sua o ha dimenticato (scambia il figlio per un amante, non ricorda di essere stata madre, nella cucina della casa di riposo torna a lavorare per un giorno come cuoca) sia nei rari momenti di lucidità (come quando sotto la doccia ricorda di avere un figlio) che immediatamente le danno la consapevolezza delle sue mancanze («Non me lo ricorderò», si dice).
Il cuore del film non sta nel trasmettere la condizione interiore della protagonista, come invece avveniva in The Father, dove la soggettivizzazione dell'esperienza della malattia portava a inevitabili semplificazioni, ma al contrario ne mostra l'apparenza esteriore. Senza restare in superficie, ma anzi raffigurando con candore e lucidità l'esistenza del personaggio, il film mostra la realtà unica e assoluta di una memoria che sta svanendo e perde dunque consapevolezza dello spazio e del tempo.
Da questa scelta prima di tutto di scrittura nasce lo stile essenziale del film, in cui l'equilibrio dei colori e delle scenografie è parte stessa della rappresentazione della condizione della protagonista. Se nella casa di Ruth i toni sono caldi, sia prima sia dopo la sua partenza (quando ad esempio il figlio Steven si abbandona alle lacrime e ai ricordi), nella casa di cura dominano il beige o il bianco latte, e in entrambi i casi gli ambienti (la stanza da letto, la biblioteca, anche la città di notte, quando Ruth fugge dalla struttura) tendono a nascondere o sbiadire la figura di Ruth, in intima relazione con il suo percorso interiore.
Come si scopre alla fine, prima dei titoli di testa in forma di ringraziamento, Sarah Friedland ha lavorato con i veri clienti della casa d'accoglienza Villa Gardens di Pasadena, in California, e forse proprio muovendosi alla confluenza fra esperienza, vita e finzione ha potuto dare sostanza concreta al racconto di una donna inconsapevole e rappresentare così la vertigine temporale della vita.
Opera prima, delicata e intima, della trentatreenne regista statunitense Sarah Friedland, Familiar Touch nasce dalla sua esperienza di caregiver per anziani con demenza senile. Proprio come la protagonista Ruth, la strepito- sa da Kathleen Chalfant (premiata alla Mostra del cinema di Venezia nel 2024), portata dal figlio in una casa di riposo che la rende ancora più spaesata.
Da Il Giornale, 25 settembre 2025
Il film della regista e coreografa Sarah Friedland è stato girato all'interno e con la collaborazione di Villa Gardens Retirement Comunity di Los Angeles, una RSA di livello nella quale viene ricoverata Ruth Goldman (Kathleen Chalfant). Ruth soffre di demenza senile o di Alzehimer, è per lo più lucida ma talvolta si perde. Nell'incipit, ad esempio, dopo avere scaldato il pane nel tostapane lo ripone [...] Vai alla recensione »
L'anziana Ruth soffre di Alzheimer e suo figlio Steven, decide di farla ricoverare in una casa di riposo. È un po' smarrita all'inizio, ma presto troverà equilibrio e serenità. Siamo lontani dalla qualità di "Fathee di Florian Zeller (il tema è lo stesso) anche se Kathleen Chalfant nei panni di Ruth compete in bravura con Hopkins. La Friedland eccede un po' troppo nel clima mieloso della buona accoglienza [...] Vai alla recensione »
La vecchia signora pranza con un uomo più giovane. Chiacchierano del più e del meno, lei diresti stia flirtando. «Ah, è sposato! Anche io». La signora non ricorda un dettaglio: quell'uomo è suo figlio. Non può più vivere sola. «Andiamo a fare una gita, mamma». II film è stato girato in una vera casa di riposo, in California, gli ospiti mischiati agli attori.
Un anno fa, o poco più, l'esordiente Sarah Friedland vinceva il Leone del futuro - Premio Venezia opera prima "Luigi De Laurentiis" a Venezia 81, oltre alla Miglior Regia della sezione Orizzonti, e tanto è dovuto passare prima che il suo Familiar Touch riuscisse ad arrivare al cinema. Dal 25 settembre 2025, infatti, Fandango Distribuzione porta in sala una storia importante (girata in collaborazione [...] Vai alla recensione »
Nelle scene iniziali del silenzioso e meraviglioso primo lungometraggio della sceneggiatrice e regista Sarah Friedland, una cadenza giocosa e seduttiva s'insinua nella voce di Ruth (Chalfant) mentre serve il pranzo a un uomo più giovane. "Andremo d'accordo", lo prende in giro dopo che lui le dice di essere sposato e lei risponde che anche lei è sposata.
Ruth Goldman, una donna anziana con demenza causata dall'Alzheimer, esce di casa per un appuntamento. Ma quello che pensa sia un hotel si rivela una struttura per anziani, e mentre la sua identità e i suoi desideri cambiano, la donna dovrà confrontarsi con una serie di volti, routine e ambienti nuovi, fino ad ora sconosciuti. Presentato nella sezione Orizzonti Mostra del Cinema di Venezia 2024, dove [...] Vai alla recensione »
Ruth Goldman è nata a Brooklyn il 6 marzo 1937. Sta cercando tra i suoi vestiti qualcosa da indossare. Si reca in cucina, sapremo in seguito che in passato è stata un'eccellente cuoca. Prepara un sandwich. Riceve la visita di un uomo. È più giovane di lei. Dal loro dialogo è possibile supporre che i due non si siano mai incontrati prima d'ora. Poi, lui le chiede come sta e lei è sorpresa di tanta [...] Vai alla recensione »
Indimenticabile, alla fine di questo «piccolo» ma profondo film sulla perdita di sé, Kathleen Chalfant, celebre attrice americana di teatro che a 80 anni esordisce al cinema. Nella sua bella casa Ruth aspetta a cena un giovane uomo sconosciuto. È suo figlio... Per una volta nel tema ormai ciclico dell'Alzheimer un preciso «pedinamento» degli stati progressivi del personaggio ci portano vicino all'esperienz [...] Vai alla recensione »
Familiar Touch è qualcosa di speciale, è un film ma è anche un laboratorio di cinema, è qualcosa che fa pensare e anche una prova di recitazione, è uno strumento di riflessione su un tema che tocca tutti, il passare del tempo, la vecchiaia, la memoria. Familiar Touch è come quelle cose preziose che nascondi in un cassetto chiuso a chiave perché sono strazianti ma felici, affilate che ti ci puoi tagliare [...] Vai alla recensione »
La vita dell'anziana Ruth, vedova con un figlio, è cambiata soprattutto nel momento in cui la memoria ha iniziato lentamente a evaporare, lasciando il vuoto dei ricordi. Lo si capisce subito, all'inizio, quando nella sua casa elegante e perfettamente composta la donna riceve la visita di un uomo più giovane, al quale a un certo punto sembra voler fare delle avance.
La commovente e dolorosa lotta tra il graduale spegnersi delle facoltà di Ruth e le incontrollabili resistenze ad abbandonarsi al suo male, emerge fin dalla sequenza d'apertura do Familiar Touch, opera prima di Sarah Friedland: la casa della donna è bella, riccamente addobbata di piante ancora verdissime e quadri, e pezzi d'arredamento che ne certificano il gusto estetico; lei cucina con attenzione [...] Vai alla recensione »
E se il racconto di formazione iniziasse a 80 anni? In effetti, l'insolito coming of age di Ruth (l'ottima Kathleen Chalfant), ottuagenaria che sta perdendo i ricordi, prende avvio quando lei entra in una casa di cura (una vera residenza per anziani in California: il personale e gli ospiti hanno partecipato alle riprese), in cui deve dare forma a una nuova, sconosciuta versione di sé.
Una donna anziana sembra prepararsi meticolosamente per un incontro galante. Si veste, si trucca, prepara la tavola per un pranzo. L'uomo che sta aspettando e con cui inizia a mangiare è di mezza età, più giovane di lei. Leggermente imbarazzato, rispetto ai modi di fare gentili e ammiccanti della donna, che si chiama Ruth. "Andiamo a fare un giro" dice lui, portando con sé un trolley.
È il film più premiato di Venezia 81: migliore opera prima, miglior regia e miglior interpretazione femminile. Non era in gara per il Leone d'Oro, ma in Orizzonti. E la riflessione sul posizionamento di Familiar Touch nella selezione di quest'anno viene quasi spontaneo: diretto dall'esordiente Sarah Friedland, non sarebbe stato meglio inserirlo nel concorso principale (su 21 titoli, 0 opere prime...), [...] Vai alla recensione »