Il regista fa nuovamente dell'horror il giusto campo di riflessione linguistica fondendo l'immaginario videoludico con la tradizione del genere di possessione. Russell Crowe autentico mattatore.
di Lorenzo Levach Sentieri Selvaggi
Il cinema di Avery è un luogo di continua sperimentazione linguistica abilmente celato sotto mentite spoglie. Perchè sono indubbie le capacità del regista australiano di conservare nel suo sguardo il tocco scanzonato tipico di una certa tipologia di horror americano generazionale. L'esorcista del Papa superficialmente sembra pervaso da un demone che già in precedenza si era manifestato nel suo cinema. Ma è proprio qui che Avery non cade nel tranello più evidente da smascherare ma allo stesso tempo più pericoloso da evitare, decidendo di non cavalcare in maniera convenzionale le aspettative implicite del sottogenere della possessione ma facendole proprie per ragionare nuovamente sulla coesione di stili". [...]
di Lorenzo Levach, articolo completo (3298 caratteri spazi inclusi) su Sentieri Selvaggi 13 aprile 2023