emanuele 1968
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martedì 5 marzo 2024
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destino
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Bellissimo, ben narrato, una storia orribile di sopravvivenza, tutti abbiamo uno stano percorso di vita, qui entra in gioco il destino, il caso, fato e fatalita.
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felicity
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giovedì 8 febbraio 2024
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la capacità di trasformare un ambiente ostile
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La società della neve è soprattutto un drammone (di quasi due ore e mezza) che racconta questa presa di coscienza collettiva e la forza che il singolo può trarre dalla comunità, ma le scene catastrofiche e di tensione non mancano. Il disastro aereo è raccontato in maniera succinta e rigorosa e funziona come brutale wake up call per tutti i coinvolti. La sfida centrale è invece la valanga che, a un certo punto, colpì il relitto quando ormai i sopravvissuti erano riusciti a crearsi un decente sistema per tirare avanti alla meno peggio. Ne segue una scena angosciantissima e claustrofobica, in cui Bayona fa un ottimo uso dell’angusto spazio della fusoliera.
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La società della neve è soprattutto un drammone (di quasi due ore e mezza) che racconta questa presa di coscienza collettiva e la forza che il singolo può trarre dalla comunità, ma le scene catastrofiche e di tensione non mancano. Il disastro aereo è raccontato in maniera succinta e rigorosa e funziona come brutale wake up call per tutti i coinvolti. La sfida centrale è invece la valanga che, a un certo punto, colpì il relitto quando ormai i sopravvissuti erano riusciti a crearsi un decente sistema per tirare avanti alla meno peggio. Ne segue una scena angosciantissima e claustrofobica, in cui Bayona fa un ottimo uso dell’angusto spazio della fusoliera. E poi naturalmente ci sono le escursioni dei protagonisti, scene in cui invece Bayona mette a confronto il molto piccolo, gli esseri umani, col molto grande.
Quando si tratta di raccontare quanto la cosa più terribile che toccò fare ai superstiti, ovvero il ben noto cannibalismo, fosse diventata in breve tempo normalissima. Bayona dimentica di mostrarci una progressione. Avrebbe dovuto rendere l’idea di quanto quella decisione, così fondamentale, sia stata allo stesso tempo disturbante, devastante a livello psicologico, soprattutto per un gruppo di ragazzi fortemente cattolici.
Bayona si concentra su altro, su come, anche nelle condizioni più impensabili, gli esseri umani tendano a ricreare una quotidianità e una normalità. Dopo il salvataggio, la regia indugia sui dettagli del relitto, trasformato, in un paio di mesi, in una vera e propria casa. Bayona ci parla così di come l’arma evolutiva principale dell’Uomo sia proprio la sua capacità di trasformare il suo ambiente, di modellarlo alle sue esigenze.
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calogero licata
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giovedì 18 gennaio 2024
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capolavoro
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Tutto perfetto. Ho apprezzato il fatto che non ci siano i soliti gruppi divisi tipici dei sourvivor ma siano tutti coesi tanto da farti venire voglia di aver vissuto anche tu la parte meno terribile di questa avventura nonostante sia una tragedia.
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adriano da pozzo
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domenica 14 gennaio 2024
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una domanda riguardo una scena
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Verso la fine del film, quando Fernando Parrado e Roberto Canessa si incamminano verso il Cile, c'è una scena dove Canessa tira fuori la carne dal sacchetto, la annusa e poi la mangia. Poco dopo la vomita. Secondo voi era andata a male visto il tempo trascorso in atmosfera sopra lo zero (quindi non più congelata) oppure lui, ormai vicino alla salvezza, realizza solo in quell'istante che sta mangiando un suo compagno?
Anticipatamente grazie per le risposte.
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andrea
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martedì 9 gennaio 2024
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distante dal predecessore
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Film discreto e a tratti interessante ma non si entra in empatia con i personaggi e la storia come nel predecessore Alive decisamente di un altro livello.
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gattoquatto
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sabato 6 gennaio 2024
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i sopravvissuti delle ande
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Il film narra la storia del disastro aereo avvenuto sulla catena montiuosa delle Ande nel 1972, e la terribile esperienza del gruppo di sopravvissuti, bloccati per oltre due mesi tra le cime innevate della Cordillera andina a più di 3600 metri di altezza. La vicenda ebbe risonanza internazionale quando fu chiaro che per restare in vita i superstiti furono costretti a ricorrere al cannibalismo.
I fatti erano già stati rievocati nel dettagliato libro di Piers Paul Read "Tabù" uscito nel 1974 e successivamente nel film "Alive, sopravvissuti" del 1993.
Questo film è quindi una sorta di remake della precedente pellicola e mi ha deluso fin dalle prime battute a causa di un approccio troppo sensazionalistico e approssimativo.
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Il film narra la storia del disastro aereo avvenuto sulla catena montiuosa delle Ande nel 1972, e la terribile esperienza del gruppo di sopravvissuti, bloccati per oltre due mesi tra le cime innevate della Cordillera andina a più di 3600 metri di altezza. La vicenda ebbe risonanza internazionale quando fu chiaro che per restare in vita i superstiti furono costretti a ricorrere al cannibalismo.
I fatti erano già stati rievocati nel dettagliato libro di Piers Paul Read "Tabù" uscito nel 1974 e successivamente nel film "Alive, sopravvissuti" del 1993.
Questo film è quindi una sorta di remake della precedente pellicola e mi ha deluso fin dalle prime battute a causa di un approccio troppo sensazionalistico e approssimativo.
La vicenda oggetto della narrazione è una tragedia complessa e multiforme. Dall'incidente aereo alle dinamiche umane interne al gruppo di superstiti, fino all'avventurosa spedizione in cerca di soccorsi, la storia sarebbe ricca di dettagli, sfumature emotive e psicologiche, episodi di rilievo e accadimenti quotidiani cui il film accenna in modo molto sommario (o che ignora del tutto), puntando invece sugli aspetti più spettacolari e scenografici. Per esempio pressoché nulla sappiamo della psicologia dei personaggi e del loro dramma individuale: il debole e il forte, il pauroso e il coraggioso, il malato e il sano. Ben poco comprendiamo della surreale quotidianità della vita su un costone di roccia innevata a 3600 metri, dell'organizzazione e delle dinamiche di gruppo, la lentezza esaspertante dell'attesa, il confronto quotidiano con la morte, ecc. La ricostruzione dell'incidente aereo, seppure spettacolare, corrisponde solo grossolanamente all'effettiva dinamica della sciagura. L'avventurosa e incredibile spedizione alla ricerca di soccorsi, durata per dieci giorni di arrampicate tra le più alte e pericolose vette della catena montuosa, solo con equipaggiamenti di fortuna, viene compressa nei pochi minuti finali della proiezione. Ci sono poi aspetti incomprensibili: per esempio si vedono personaggi fumare in continuazione ma i fiammiferi non sono mai usati per accendere un fuoco e riscaldarsi. Tutti questi elementi necessitano di dettagli, tempo e immagini per essere narrati, mentre il regista pare soffermarsi con attenzione quasi morbosa soltanto sul tema del cannibalismo. La durata del film (2h e 20 minuti) avrebbe sicuramente permesso molti approfondimenti.
Al contempo il film non merita un giudizio del tutto negativo: soprattutto per chi ignora la vicenda si tratta di un lavoro comunque interessante, sufficiente per dare un'idea. La realizzazione è professionale e la visione scorre. Particolarmente toccanti sono le battute finali, in cui le immagini d'epoca vengono abbinate a quelle della finzione cinematografica.
A mio parere tuttavia la versione del 1993 è superiore e riesce trasmettere una visione d'insieme più accurata, più umana e più coinvolgente, anche se con i suoi limiti, mentre questa nuova versione nulla fa per correggerli, anzi.
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beluga
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sabato 6 gennaio 2024
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perfettamente riuscito
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Uno dei miglori film di sopravvivenza che abbia mai visto. La tragica vicenda è affrontata a 360 gradi con particolare attenzione al lato umano e a come sia stato difficile per tutti i protagonisti fare le cose che hanno fatto. Vorrei sottolineare che a riguardo non c'è mai stata nessuna scena cruenta, la tragicità delle loro azioni è stata ripresa più da lontano soffermandosi sulle loro emozioni e sui dilemmi morali che hanno inizialmente affrontato. Il titolo infatti già indica come il film si concentri su come i sopravvissuti si sono aiutati l'un l'altro, dandosi la forza mentale per andare avanti. Nonostante questo focus, non è mai risultato noioso, il ritmo va avanti ben sostenuto.
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Uno dei miglori film di sopravvivenza che abbia mai visto. La tragica vicenda è affrontata a 360 gradi con particolare attenzione al lato umano e a come sia stato difficile per tutti i protagonisti fare le cose che hanno fatto. Vorrei sottolineare che a riguardo non c'è mai stata nessuna scena cruenta, la tragicità delle loro azioni è stata ripresa più da lontano soffermandosi sulle loro emozioni e sui dilemmi morali che hanno inizialmente affrontato. Il titolo infatti già indica come il film si concentri su come i sopravvissuti si sono aiutati l'un l'altro, dandosi la forza mentale per andare avanti. Nonostante questo focus, non è mai risultato noioso, il ritmo va avanti ben sostenuto.
Il film è inoltre molto gradevole per i bellissimi panorami che offre, in altre situazioni chiunque sarebbe rimasto a bocca aperta se si fosse trovato lì. Decisamente ben riuscito, per quanto mi riguarda il miglior film di sopravvivenza che abbia visto, insieme con Cast Away e forse pochi altri.
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