kyotrix
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domenica 10 marzo 2024
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pensavo di meglio..
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..dai commenti e recensioni. Si lascia guardare, ma nulla di speciale, di emozionante, da ricordare.
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dandy
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lunedì 29 gennaio 2024
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dare una mano non sempre giova...
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Debutto del duo australiano,youtubers già noti in patria per i loro corti e co-produttori di "Babadook".Un horror che a dispetto dello spunto non approfondito a dovere ed un tantino forzato non solo trova in esso innegabile fascino e la capacità di rinnovare il classico tema della possessione e dei pericoli dell'aldilà,ma sorprende anche per la cupezza davvero inusitata con cui tratteggia la vicenda.Emerge un ritratto ben poco accomodante di una gioventù irresponsabile e superficiale,dove un potere nefasto è utilizzato come becero passatempo e la protagonista nella smania di accettazione e di voler far luce a tutti i costi su una tragedia personale diventa causa scatenante del male contro chi la circonda.
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Debutto del duo australiano,youtubers già noti in patria per i loro corti e co-produttori di "Babadook".Un horror che a dispetto dello spunto non approfondito a dovere ed un tantino forzato non solo trova in esso innegabile fascino e la capacità di rinnovare il classico tema della possessione e dei pericoli dell'aldilà,ma sorprende anche per la cupezza davvero inusitata con cui tratteggia la vicenda.Emerge un ritratto ben poco accomodante di una gioventù irresponsabile e superficiale,dove un potere nefasto è utilizzato come becero passatempo e la protagonista nella smania di accettazione e di voler far luce a tutti i costi su una tragedia personale diventa causa scatenante del male contro chi la circonda.L'atmosfera opprimente con pochi (ma ben assestati)momenti shock ricordano "Herditary" e i registi(anche sceneggiatori) gestiscono bene sia la storia(notevole il prologo ed azzeccato il finale tragico e sospeso allo stesso tempo)che la confezione.Discreto successo sia in patria che altrove(quasi 100 milioni di incasso per un budget di 4 e mezzo)che pare abbia spinto i registi a realizzarne sia un prequel che un sequel.Speriamo non si tarpino le ali subito dopo aver spiccato il volo,perchè questo rappresenta un inizio degno di rispetto e sarebbe davvero un peccato rovinare tutto...
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piema
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martedì 24 ottobre 2023
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film sconclusionato e confusivo
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Non si comprendono le positive recensioni per questo filmaccio sconclusionato e confusivo, che impasta spiritismo con una storia di problematici rapporti familiari. Voto zero, soldi buttati
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demonio
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domenica 22 ottobre 2023
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bello bello. inquietante e terrificante
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Sicuramente uno dei migliori film horror realizzati, depurato da tutte le scene telenovela che caratterizzano molti film, vedi in ultimo l esorcista il credente (brutto brutto).
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luca percival
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domenica 22 ottobre 2023
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la nuova wave
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La totale (o quasi) assenza di paura chimica scaturita da jumpscare privi di senso e una regia indovinata e tecnicamente ricercata, portano questo "piccolo" film ad una consistenza inaspettata. La prima metà è praticamente perfetta nella costruzione narrativa e nell'introduzione alla storia, senza mai fornire il classico spiegone che tranquillizza lo spettatore, ma nemmeno propina con superficialità personaggi e storyline. Anzi, nella figura della protagonista Mia, si condensano molti temi delicati affrontati con un certo riguardo dal renderli espliciti, ma di facile comprensione per occhi allenati. Le scene intense che lo sbattono nella categoria horror, funzionano grazie ad un girato interessante e con scelte stilistiche che oggettivamente si vede escano da due registi appena trentenni.
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La totale (o quasi) assenza di paura chimica scaturita da jumpscare privi di senso e una regia indovinata e tecnicamente ricercata, portano questo "piccolo" film ad una consistenza inaspettata. La prima metà è praticamente perfetta nella costruzione narrativa e nell'introduzione alla storia, senza mai fornire il classico spiegone che tranquillizza lo spettatore, ma nemmeno propina con superficialità personaggi e storyline. Anzi, nella figura della protagonista Mia, si condensano molti temi delicati affrontati con un certo riguardo dal renderli espliciti, ma di facile comprensione per occhi allenati. Le scene intense che lo sbattono nella categoria horror, funzionano grazie ad un girato interessante e con scelte stilistiche che oggettivamente si vede escano da due registi appena trentenni. Ottime le interpretazioni e il supporto sonoro, sibillino nella presenza senza assillare mai. Montaggio sonoro centillinato. Sia chiaro, non è assolutamente esente da difetti: la seconda parte cala in ritmo e lascia qualche situazione abbandonarsi a se stessa, ma funziona nel complesso con un finale leggermente sbrigativo ma che chiude il cerchio in modo soddisfacente in stile "Nightmare Alley" di Guillermo del Toro. Un plauso sincero alla scelta della mano come sorta di mcGuffin e ad alcune scene (Mia quando entra in casa poco prima che il padre legga la lettera della madre, il piede succhiato, la possessione di Riley e la prima di Mia su tutte) che sono un chiaro esempio di come per il genere, ci sia ancora una vivida speranza di rinnovarsi. Consigliato, sarà un futuro cult.
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martedì 17 ottobre 2023
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jump scare?
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"La sospensione dell'incredulità che conduce al jump scare"... Ma perché dovete scrivere così?
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fabio1967
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giovedì 12 ottobre 2023
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la quadratura del cerchio
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Sapete quando guardiamo un film e non riusciamo a capire il senso che lega le varie scene, quando la narrazione si sfilaccia in mille rigagnoli e con salti temporali, possibili tagli nel montaggio, incoerenza di avvenimenti e recitazione, alla fine abbiamo la sensazione di essere di fronte ad un gran pasticcio? Bene, questo film e' esattamente il contrario di cosi', tutto gira come in un meccanismo svizzero, ed alla fine il cerchio si chiude con la giusta dose di coerenza, e' come un puzzle in cui ogni pezzo si incasta perfettamente regalandoci un insieme equilibrato, capace di bilanciare tutti gli aspetti di un horror con efficacissima potenza espressiva. Lo splatter e' consistente ma misurato, sempre coerente con la resa che si prefigge, non e' mai gratuito o sguaiatamente ridondante.
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Sapete quando guardiamo un film e non riusciamo a capire il senso che lega le varie scene, quando la narrazione si sfilaccia in mille rigagnoli e con salti temporali, possibili tagli nel montaggio, incoerenza di avvenimenti e recitazione, alla fine abbiamo la sensazione di essere di fronte ad un gran pasticcio? Bene, questo film e' esattamente il contrario di cosi', tutto gira come in un meccanismo svizzero, ed alla fine il cerchio si chiude con la giusta dose di coerenza, e' come un puzzle in cui ogni pezzo si incasta perfettamente regalandoci un insieme equilibrato, capace di bilanciare tutti gli aspetti di un horror con efficacissima potenza espressiva. Lo splatter e' consistente ma misurato, sempre coerente con la resa che si prefigge, non e' mai gratuito o sguaiatamente ridondante.
L'angoscia domina sovrana ed un clima sinistro e cupo "inebria" protagonisti e spettatori, tutti partecipi di uno sviluppo semplice ma coinvolgente che ci trascina sempre piu' giu, alla ricerca spasmodica del colpo di scena, dell'inaspettato, della situazione ad effetto, che poi sono puntualmente serviti soddisfacendo in pieno le aspettative.
Gli stilemi della socialita' giovanilistica sono rispettati, si fa a gara a chi dimostra piu' coraggio, a chi sfida per piu' tempo gli spiriti dei morti che si manifestano compiendo un preciso rituale. Piu' volte si fa riferimento a queste "sedute" come ad una droga, un qualcosa di incredibilmente coinvolgente che ti entra nel cervello e ti lega a se. Cosa accade quando i giovani iniziano a drogarsi? La risposta a questa frase retorica e' semplice, l'abuso e' dietro l'angolo, diventa la principale regola del gioco. E l'abuso di una droga, lo sappiamo, porta dritto alla sofferenza, al delirio ed infine alla morte. Il film mostra con gradualita' questa discesa all'inferno, dove tutti i passaggi saranno rilevanti e ben tratteggiati, complice l'insicurezza e la fragilita' dei protagonisti.
La severita' della censura, che ha rivalutato la pellicola da V.M. 14 a V.M. 18 anni, registra proprio questo, l'abuso visto come necessita' di affermazione di se, come nel caso del piu' giovane del gruppo che vi si sottopone per sembrare all'altezza degli altri, o come necessita' di colmare un vuoto lasciato da una tragedia del passato, come per la protagonista. Il tutto tassativamente filmato e condivisodo, per la necessita' ormai spasmodica di pubblicizzare gli eccessi.
Messaggio assai poco educativo quindi, anche se specchio fedele dei tempi in cui viviamo.
La morale e' pero' rivelatrice, e piu' che raccontata in maniera diretta e' lasciata intuire, con raffinatezza ed ingegno. Un film horror giovanilistico quindi, con tutti i limiti del campo espressivo in cui si dipana la storia, ma efficacissimo ed a tratti quasi sofisticato, come nel finale. Solo qualche momento di noia qua e la, nella prima parte del film quando ancora i personaggi dialogano mettendo in scena la loro pochezza, prima che l'angoscia per i loro stessi peccati, li fagociti per sbatterli al muro senza appello.
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tom cine
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martedì 3 ottobre 2023
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un horror intelligente e spiazzante
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La storia dell’horror cinematografico ha una caratteristica ricorrente: il meglio viene spesso da piccole produzioni che prendono vita da zone che sono geograficamente o produttivamente, anche se spesso le due cose coincidono, lontane dagli studios delle grandi case di produzione. Ci sono le eccezioni (“L’esorcista”, per esempio), ma spesso i cult di questo genere nascono così ed è quello che è avvenuto per “Talk to me”.
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La storia dell’horror cinematografico ha una caratteristica ricorrente: il meglio viene spesso da piccole produzioni che prendono vita da zone che sono geograficamente o produttivamente, anche se spesso le due cose coincidono, lontane dagli studios delle grandi case di produzione. Ci sono le eccezioni (“L’esorcista”, per esempio), ma spesso i cult di questo genere nascono così ed è quello che è avvenuto per “Talk to me”. Il film dei fratelli Philippou è una piccola produzione che viene, addirittura, dall’Australia. E da lì è andata alla carica negli Stati Uniti per poi arrivare, dopo aver sbancato i botteghini statunitensi, in Italia. A cosa si deve il motivo di tale riuscita? La risposta è semplice: sa avvincere e sa spaventare, perché è fatto molto bene e non ricorre, perché non ne ha bisogno, a facili stratagemmi. E sa fondere, come pochi, elementi che derivano da paure antiche (in questo caso, gli spiriti e l’inferno, di cui il film ci propone una visione fuggevole ma talmente raccapricciante che ci si augura davvero che un posto del genere non esista) con altri generatori di angosce più moderne (il cinismo con cui, a volte, vengono usate le chat). E c’è di più, molto di più: l’horror, quando è al suo meglio, è un genere che può diventare il termometro dei malesseri della società e questo film sa affrontare il tema della solitudine delle nuove generazioni affondando il coltello nella piaga con perizia quasi chirurgica. E lo fa mettendo, al centro della storia, la giovane Mia (la promettente Sophie Wilde). La ragazza, che ha perso la madre da un anno e ha un rapporto conflittuale con il padre, viene ospitata in casa di un’amica, Jade, che vuole aiutarla. Qui stringe amicizia anche con il fratellino di Jade, Riley. Le due ragazze vengono a sapere, tramite Internet, di una strana challenge (una sfida diffusa tramite dei video immessi nella Rete) promossa da una loro amica, Hayley, insieme ad un altro personaggio: una sorta di seduta spiritica che si svolge tramite un antico manufatto (una mano imbalsamata e ricoperta di ceramica) e in cui alcuni ragazzi si alternano per fare da medium. Un pò per cercare di confutare le dicerie sull’effettiva efficacia del rito, un pò per divertirsi (ma la sceneggiatura è sottile nel suggerire che Mia è mossa dal desiderio inconscio di rivedere la madre morta), le due ragazze (a cui si aggiunge Riley) decidono di prendere accordi con Hayley e di assistere di persona ad una delle sedute. Nel corso della serata, Mia decide di fare da cavia e si sottopone al contatto con il mondo degli spiriti. Accettata nel gruppo, Mia reitera la pericolosa esperienza insieme agli altri. Peccato, però, che il termine “spiriti” include anche la categoria dei demoni e quando una delle “presenze” si presenta spacciandosi per la madre della ragazza, le conseguenze saranno terrificanti e dolorose.
Con il riassunto della trama, mi fermo qui perché i colpi di scena non mancano e sono anche costruiti bene. “Talk to me” è un film spiazzante e lo spunto di partenza è sviluppato splendidamente e senza tentennare nei momenti di paura più intensa, chiamando in causa il malessere sociale e una caratterizzazione credibile dei personaggi che non sono statici e hanno tutti delle evoluzioni coerenti e verosimili. Sono tutti soltanto apparentemente uniti, perché sono immersi nelle loro solitudini, amplificate dall’uso delle chat e degli smartphone e questo permette al film di compiere brillantemente un feroce giro di boa a metà della narrazione, accelerandone anche il ritmo. Dopo un prologo molto violento (e su cui non si dovrebbe sapere nulla prima della visione), il film si presenta come il classico horror-movie per teenager: ci sono i giovani immaturi e quindi irresponsabili, l’elemento soprannaturale, le feste, la goliardia, il rapporto problematico con i genitori, eccetera. Si assiste perfino aduna parentesi ironica, quasi al limite della parodia, con le varie possessioni girate e montate come un videoclip. Perfino le presenze soprannaturali non inquietano più di tanto. Ma poi prende una piega inaspettatamente cupa e drammatica, dove la violenza grafica non è molta (ma le scene sanguinose ci sono e, anche se sono pochissime, sono piuttosto forti), ma dove impera quella psicologica e dove a creare disagio non sono soltanto le presenze diaboliche, che oltre ad essere visivamente laide agiscono anche con abnorme perfidia, ma soprattutto l’isolamento emotivo che stringe i personaggi e, ovviamente, la protagonista in particolare che rimane da sola con i suoi rimorsi, le sue insicurezze e le sue paure. Isolamento che viene reso magnificamente dalla fredda fotografia del film e dalla regia che sa creare un’atmosfera che lo amplifica anche attraverso le location che altro non sono se non fredde e anonime periferie urbane. “Talk to me”, come tutti gli horror davvero riusciti, usa il fantastico per parlare di qualcosa di molto più reale: apparentemente racconta soltanto una storia di spiriti diabolici, di possessioni e di sedute spiritiche, ma dice anche qualcosa sulle fragilità, usando le figure demoniache come pretesti. E lo fa magnificamente bene: quindi, tanto di cappello!
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[+] ben oltre di un teen-horror soprannaturale
(di antonio montefalcone)
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imperior max
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lunedì 2 ottobre 2023
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una metafora sulla depressione e lo sballo abusato.
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Australia, una ragazza, postuma da una crisi depressiva, partecipa insieme ad un gruppo di amici ad una seduta spiritica con una mano mozzata ricoperta di ceramica. Attraverso una candela, una stretta di mano e un paio di frasi specifiche si evoca lo spirito che prende possesso della persona. Tutto però entro un tempo limitato sennò si rischia l’irreversibile e lo spirito rimarrà nel corpo del posseduto. Tutto ciò lo prenderanno come un gioco finché ad uno di loro capiterà lo spirito sbagliato che manderà a puttane le loro vite.
Una trametta raccontata così. E invece ha una sceneggiatura e una messinscena della madonna dove la possessione viene trattata alla stregua dello sballo e della droga e i personaggi sono stereotipati sì, ma fino ad un certo punto senza troppi eccessi di componente da teen movie.
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Australia, una ragazza, postuma da una crisi depressiva, partecipa insieme ad un gruppo di amici ad una seduta spiritica con una mano mozzata ricoperta di ceramica. Attraverso una candela, una stretta di mano e un paio di frasi specifiche si evoca lo spirito che prende possesso della persona. Tutto però entro un tempo limitato sennò si rischia l’irreversibile e lo spirito rimarrà nel corpo del posseduto. Tutto ciò lo prenderanno come un gioco finché ad uno di loro capiterà lo spirito sbagliato che manderà a puttane le loro vite.
Una trametta raccontata così. E invece ha una sceneggiatura e una messinscena della madonna dove la possessione viene trattata alla stregua dello sballo e della droga e i personaggi sono stereotipati sì, ma fino ad un certo punto senza troppi eccessi di componente da teen movie. L’origine della mano è introdotta, ma non spiegonata, lo splatter esplode dove deve esplodere, i jumpscare sono pochi, ma ben costruiti da lunghi istanti di tensione, la follia e l’irrealtà prendono il sopravvento anche con situazioni all’apparenza sopra le righe, ma mai banali.
Il finale è da applausi, Fulciano, per niente scontato, riflessivo e molto interpretativo. Un’ora e mezza di horror scorrevole e bello ritmato, purtroppo non un capolavoro, ma un vero filmone. I Philippou sembrano avere talento e cognizione del mezzo, perciò largo a loro per il prequel.
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