
Un film che esplora il tema dell’adozione internazionale, ma va ben oltre. La protagonista Freddie è alla ricerca di sé stessa e si distacca costantemente dalle identità che le vengono attribuite. Dall'11 maggio al cinema.
Freddie ha 25 anni, da molto piccola è stata adottata da una coppia francese che l'ha cresciuta amorevolmente, ma per qualche recondito motivo le sue origini coreane rimangono per lei un nodo irrisolto. In maniera piuttosto fortuita è costretta a trasferire il suo viaggio da Tokyo a Seoul, luogo in cui non riuscirà a ignorare il richiamo delle sue radici e finirà per mettersi alla ricerca della sua famiglia biologica. Nel giro di anni, fatti di silenzio, freddezza e poi riavvicinamenti, Freddie prova a ricostruire i pezzi sparsi della sua identità, cercando di comunicare con un padre alcolizzato che non parla nemmeno la sua lingua e una madre che non vuole farsi trovare.
Quando si parla di identità e integrazione, ci si trova spesso di fronte a banali trame romanzate nelle quali, con il tocco di una bacchetta magica, i personaggi si trovano improvvisamente in pace con sé stessi. Si potrebbe pensare che, nelle storie che parlano di adozione, l’incontro con i genitori biologici sia l’elemento che permette di rimarginare le ferite. Ma in realtà, a giudicare dai racconti che ho ascoltato, l’incontro tende a essere il momento in cui iniziano tutti i problemi!
Ritorno a Seoul - di cui vediamo una clip in esclusiva su MYmovies - è stato selezionato per Un Certain Regard al Festival di Cannes 2022 ed è stato presentato in anteprima italiana al Torino Film Festival. L'opera di Davy Chou si avvale dell'interpretazione intensa dell'attrice non professionista Park Ji-Min che veste i panni di Freddie.
Distribuito da I Wonder Pictures, in collaborazione con MUBI, Ritorno a Seoul uscirà al cinema da giovedì 11 maggio.