Il sol dell'avvenire

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Un film di Nanni Moretti. Con Nanni Moretti, Margherita Buy, Silvio Orlando, Barbora Bobulova.
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Drammatico, durata 95 min. - Italia 2023. - 01 Distribution uscita giovedì 20 aprile 2023. MYMONETRO Il sol dell'avvenire * * * 1/2 - valutazione media: 3,78 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

MORETTI E IL REGISTA GIOVANNI. CONSIGLIATISSIMO!! Valutazione 4 stelle su cinque

di cinzia


Feedback: 1137 | altri commenti e recensioni di cinzia
giovedì 18 maggio 2023

Giovanni (interpretato dallo stesso Moretti) è un regista che gira pochi film (come Moretti)
e se ne lamenta, é fuori dal coro (come Moretti) con una figlia compositrice (anche per le
colonne sonore del padre) e una moglie (Buy) che di solito gli produce i film (non questa
volta in quanto sta seguendo la produzione di un lungometraggio coreano formalmente e
per contenuti all’apposto delle opere del marito).
Il regista Giovanni è alle prese con i primi ciak del suo ultimo film ambientato nell’autunno
del 1956, a Roma, nel momento in cui i carri armati sovietici soffocano nel sangue
l’insurrezione ungherese, fatto drammatico che provocò dissidi e scissioni all’interno del
Partito Comunista Italiano tra coloro che volevano ripudiare il comunismo sovietico, in
quanto violento, repressivo e dittatoriale e coloro che invece, pur sconvolti, scelsero di non
abbandonarlo; nella realtà vinse questa seconda linea e gli altri o abbozzarono o
restituirono la tessera e qualcuno aderì al partito socialista.
Nanni Moretti e il suo alter ego nel “ Il sol dell’avvenire” invece, scrivono una
sceneggiatura dove il finale è capovolto e quindi il PCI (c’era Togliatti al tempo) dopo un
travaglio interiore, lunghe discussioni e a furor di popolo (comunista) decide di staccarsi
dal partito madre (e padre) sovietico denunciando apertamente l’ingiustizia e la ferocia
della repressione sovietica a Budapest.
Rileggendo mi accorgo di aver scritto un pippone noioso, ma Moretti è riuscito a girare un
film simpatico, divertente, ricco di battute pur lavorando su una materia che può risultare
ostica in quanto si tratta di storia passata e di scelte di coscienza distorte dalla politica e
ora, nel 2023, tutto ci fa pensare a “chissenefrega della politica” che è anche una
citazione di una battuta di Barbora Bobulova, dolce sartina comunista innamorata del capo

sezione (Silvio Orlando).
Il sorprendente, ma la storia si sa si ripete, è che l’invasione di un paese da parte di una
potenza aggressiva ora è il nostro presente: Moretti, pur girando pochi film, riesce ad
anticipare il futuro, come e di più di tanti “instant movie”. Scrivo tutto ciò con cognizione di
causa in quanto da un’intervista ho appreso che Moretti ha ideato il film prima che la
Russia invadesse l’Ucraina, tanto per essere chiari e mettere i puntini sulle i.
Ma i fatti ungheresi sono solo un pretesto, il film infatti è incentrato sui rapporti umani, tra il
regista e la moglie, tra loro come genitori e la figlia, tra il regista e tutta la girandola di
umanità che attiene alla realizzazione di un film (attori, staff, produttori, distributori -
fantastica la scenetta tra il regista Giovanni e i funzionari di Netflix). La mescolanza di fatti
privati e pubblici (rimarcata dalle due battute opposte di Ennio/Silvio Orlando che “per chi
è nel partito, non esiste il privato” detta nel film dentro al film e quella del regista Giovanni
nel film “ma che fa? Traduce anche questo? No no no sono frasi private, sto parlando con
mia moglie” diretta all’interprete della delegazione di produttori coreani) è allietata dalle
canzoni e dai balletti che vedono protagonista lo stesso Moretti, assieme con la sua troupe
e rafforzano il senso del surreale dato dal metacinema (il film nel film con il gioco di
specchi e di rimandi tra passato e presente, tra finzione e racconto similrealista) e dalla
descrizione di fatti passati (non solo i fatti ungheresi) come si sarebbe voluto che si
fossero svolti. Ma d’altronde non è sempre così il racconto? sia esso sotto forma di libro o
di film e se non bastasse lo dice anche il regista Giovanni “Stalin era un dittatore e io nei
miei manifesti dentro al mio film non ce lo voglio” e alle parole segue lo straapp dell’azione
con la lacerazione del faccione di Stalin dal poster e noi continuiamo a leggere libri e
andare al cinema anche per questo.

CONSIGLIATISSIMO! Magistrale anche la scena in cui il regista Giovanni (che qui si
identifica con Moretti) mostra e dimostra l’effetto devastante sugli spettatori di un certo tipo
di violenza nei film. Basta. Andate a vedervelo, accippicchia!
(e dopo averlo visto ho pensato a Otto e Mezzo di Fellini anche se non l’ho mai visto,
salvo qualche scena passata in Tv o nel web)

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