Echo 3

Il thriller si svolge tra Colombia e Venezuela e racconta le operazioni di salvataggio di Amber Chesborough (Jessica Collins), una scienziata che viene qui riconosciuta come spia della Cia. Il fratello Bambi (Luke Evans) e il marito Prince (Michiel Huisman) affronteranno una missione ai limiti delle loro capacità umane e militari: entrambi soldati delle forze speciali, nella loro ricerca dovranno fronteggiare non solo le difficoltà nella gestione dei rapporti geopolitici ma anche e soprattutto un conflitto umano, relazionale e intimo.

Echo 3 rappresenta una vera svolta nel racconto di guerra, ponendo lo spettatore in una condizione di visione complessa, costantemente sollecitato a interpretare il racconto su due livelli narrativi che si sviluppano innanzitutto a livello diegetico.

Dividendo il racconto tra il trauma umano a cui è sottoposta Amber - messa in condizioni di totale abbandono, interrogata e affamata dai suoi aguzzini - e la disperazione di Bambi e Prince nella ricerca di aiuti e nel gioco politico in cui sono costretti a entrare per cercare di salvarla, Echo 3 si propone contemporaneamente come thriller, dramma umano e racconto di guerra.

La complessità narrativa della serie Apple, adattamento della miniserie israeliana Quando gli eroi volano, non si ferma a questo ma pone una serie di coniugazioni interessanti e tutt'altro che scontate. Il premio Oscar Mark Boal (The Hurt Locker, Zero Dark Thirty) trasforma infatti il conflitto geopolitico in una lotta umana, psicologica, caratterizzata dai segreti e dai traumi personali dei tre protagonisti, portati alla luce dagli eventi della macro-storia. Benché presenti, le scene della vita militare, gli scontri armati, i traumi psico-fisici vissuti da Amber, fungono da pretesto per i momenti di confronto tra quest'ultima, Bambi e Prince, a cavallo tra un passato e un presente narrativi intrecciati attraverso un montaggio ineccepibile.

Duplice anche l'anima del racconto, sia a livello linguistico - perseguendo quella che ormai è una cifra stilistica della serialità Apple - che relazionale, dove la ricerca di Amber è parallela alla ricerca di una sintonia umana perduta, che indaga i dislivelli di genere, la mascolinità tossica e contemporaneamente il ruolo internazionale di una nazione (gli Stati Uniti) che viene messo criticamente in discussione.

La regia è anch'essa sfaccettata e introduce, oltre a quello di Boal, anche i punti di vista di Pablo Trapero (punta di diamante del cinema latino-americano contemporaneo) e di Claudia Llosa (Orso d'Oro con Il canto di Paloma nel 2010, primo film peruviano nominato nella storia degli Oscar). Una regia composita, ricca di primi piani mescolati a movimenti arditi della macchina da presa e all'uso di droni, che pretende incessantemente un grande impegno nella visione e nell'interpretazione degli elementi, afferenti a più stili.

Ottime anche le interpretazioni di Huisman, Collins ed Evans, certamente caratterizzate da una ricerca intima e personale che sfonda i confini dell'Actors Studio e si avvicina a una ricerca più europea del personaggio, garantendo così, insieme alla regia, l'accesso alle metafore e ai parallelismi tra le relazioni umane e i rapporti di politica interna ed estera degli USA. 